Numero: 14
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Pratiche pacifiche

A quel tempo Manjushri, principe del Dharma, bodhisattva mahasattva, disse al Budda: «Onorato dal mondo, questi bodhisattva devono affrontare un compito molto difficile. Poiché riveriscono il Budda e gli ubbidiscono, hanno pronunciato il grande voto di proteggere, sostenere, leggere, recitare e predicare il Sutra del Loto nell’era malvagia che seguirà. Onorato dal mondo, come dovrebbero comportarsi i bodhisattva e i mahasattva per predicare questo sutra nell’era malvagia che seguirà?»

Il Budda disse a Manjushri: «Se questi bodhisattva e mahasattva desiderano predicare questo sutra nell’era malvagia che seguirà, dovranno attenersi a quattro regole. Per prima cosa devono attenersi alle pratiche e alle frequentazioni appropriate ai bodhisattva, in modo da poter esporre questo sutra per il bene degli esseri viventi. Manjushri, che cosa intendo quando parlo di pratiche di un bodhisattva mahasattva? Se un bodhisattva mahasattva si basa sulla perseveranza, è gentile e affabile, mai violento né interiormente turbato; se rispetto ai fenomeni non compie alcuna azione, ma osserva il vero aspetto dei fenomeni senza agire od operare distinzioni, queste le chiamo pratiche di un bodhisattva mahasattva.

«Per ciò che riguarda le frequentazioni loro appropriate, un bodhisattva mahasattva non deve frequentare intimamente governanti, principi, ministri o alti funzionari. Non deve frequentare intimamente i non buddisti, i brahmani o i giainisti, né coloro che scrivono opere letterarie secolari o libri che sostengono i non buddisti; né deve frequentare intimamente i Lokayata o gli anti-Lokayata.1 Egli non deve dedicarsi a passatempi brutali, al pugilato o alla lotta, né frequentare attori o altre persone dedite a vari generi di intrattenimenti illusori, i chandala, le persone che allevano maiali, pecore, pollame o cani, le persone che cacciano, pescano o praticano altre attività malvagie. Nel caso che tali persone vadano da lui, allora egli potrà predicare la Legge per loro, ma senza aspettarsi nulla in cambio. Inoltre non deve frequentare monaci, monache, laici e laiche che cercano di diventare ascoltatori della voce né discutere con loro o recarsi a visitarli. Non deve restare con loro nella stessa stanza o nel luogo dove fanno esercizi o nella sala delle lezioni né deve partecipare alle loro attività. Nel caso che qualcuno di costoro dovesse recarsi da lui, gli potrà predicare la Legge in modo appropriato alla circostanza, ma senza aspettarsi nulla in cambio.

«Manjushri, il bodhisattva mahasattva, quando predica la Legge alle donne, deve farlo in modo da non far sorgere in loro dei desideri né deve provare piacere nel vederle. Se deve entrare nella casa di un’altra persona, non dovrà chiacchierare con le fanciulle, con le donne non sposate o con le vedove. Egli non dovrà nemmeno accostarsi ai cinque tipi di uomini privi di virilità2 né intrattenere con loro rapporti troppo stretti. Non deve entrare da solo in casa di un’altra persona. Se per qualche ragione fosse obbligato a farlo, concentri tutta la sua mente sul Budda. Se deve predicare la Legge per una donna, non mostri i denti sorridendo né lasci vedere il torace; non deve avere alcun rapporto intimo con lei, neanche per amore della Legge, tantomeno per qualsiasi altro scopo.

«Egli non deve provare piacere a educare discepoli adolescenti, shramanera o bambini, e non deve gradire di condividere con loro lo stesso maestro. Egli deve sempre preferire il sedere in meditazione in un luogo tranquillo imparando a placare la mente. Manjushri, queste sono le cose cui deve accostarsi prima di tutto.

«Poi il bodhisattva mahasattva dovrebbe considerare tutti i fenomeni come vuoti, riconoscendo in ciò il loro vero aspetto. Essi non si capovolgono, non si muovono, non regrediscono, non ruotano. Sono come lo spazio vuoto, privi di natura propria, al di là della portata delle parole. Essi non nascono, non emergono, non sorgono. Sono privi di nome, privi di forma, privi di vera essenza. Sono privi di volume, privi di limiti, privi di ostacoli, privi di barriere. Soltanto in virtù di cause e di condizioni essi esistono ma, a causa del disordine, sorgono gli errori. Perciò dico che egli si dovrebbe sempre compiacere di considerare l’aspetto dei fenomeni in questo modo. Questa è la seconda cosa cui devono accostarsi i bodhisattva mahasattva.»

A quel tempo l’onorato dal mondo, desiderando ribadire le sue parole, si espresse in versi dicendo:

Se vi sono bodhisattva

che nell’era malvagia che seguirà

desiderano con cuore impavido

predicare questo sutra,

questi sono i luoghi in cui dovrebbero entrare

e le persone che dovrebbero frequentare.

In ogni circostanza evitate i governanti

e i principi dei regni,

i ministri e gli alti funzionari,

coloro che si dedicano a passatempi violenti,

i chandala,

i non buddisti e i brahmani.

Non frequentate

persone estremamente arroganti

o coloro che aderiscono ostinatamente alpiccolo veicolo

e sono istruiti nei tre forzieri.3

Monaci che violano i precetti,

arhat tali soltanto di nome,

monache che si compiacciono

di facezie e risate,

credenti laiche

profondamente aggrappate ai cinque desideri

o che cercano un accesso immediato all’estinzione:

tutti costoro non devono essere frequentati.

Se tali persone,

con cuore sincero,

si recano nel luogo del bodhisattva

per udire la Via del Budda,

allora il bodhisattva,

senza timore

ma senza nutrire aspettative,

predichi loro la Legge.

Le vedove, le donne non sposate

e i diversi tipi di uomini privi di virilità,

non devono essere frequentati

né trattati con intimità.

Non frequenti neppure i macellai o i tagliatoridi carne,

chi caccia gli animali o pesca i pesci,

chi uccide o fa del male per trarne guadagno.

Venditori ambulanti di carne,

o coloro che mettono in mostra le donne e nevendono i favori:

persone come queste

non devono essere frequentate.

Coloro che si dedicano a giochi brutali, alla lotta

o ad altri generi di divertimenti,

donne di natura lasciva:

nessuno di loro deve essere frequentato.

Non si rechi mai da solo in un luogo chiuso

per predicare la Legge a una donna.

Allorché predica la Legge,

non lasci spazio alle facezie e alle risate.

Se entra in un villaggio in cerca di cibo,

porti con sé un altro monaco;

se non vi è nessun monaco nei paraggi,

si concentri unicamente sul Budda.

Queste sono ciò che io chiamo

pratiche e frequentazioni appropriate.

Facendo attenzione a queste due regole,

si può predicare in modo pacifico.

Non dibatta

di dottrine superiori, medie e inferiori,

di dottrine del condizionato o dell’incondizionato,

del reale e dell’irreale.

Inoltre non faccia distinzioni

dicendo: «Questo è un uomo, questa è una donna.»

Non cerchi di afferrare i fenomeni,

di capirli o di vederli.

Queste sono ciò che io chiamo

le pratiche del bodhisattva.

Tutti i fenomeni

sono vuoti, privi di essenza,

senza un substrato permanente,

privi di origine o di estinzione.

Questa io chiamo la posizione

cui aderisce la persona saggia.

Dal disordine derivano le distinzioni,

che i fenomeni esistono, che non esistono,

che sono reali, che sono irreali,

che nascono, che non nascono.

Accomodatevi in un ambiente tranquillo,

imparate a placare la vostra mente,

rimanete quieti, immobili,

come il monte Sumeru.

Contemplate tutti i fenomeni

privi di essenza,

come uno spazio vuoto,

quasi fossero privi di stabilità e solidità,

non nati, non sorgenti,

non in movimento, non in regressione,

costantemente dimoranti in un unico aspetto:

questo è ciò cui bisogna avvicinarsi.

Se dopo la mia estinzione

i monaci

seguiranno queste pratiche

e queste frequentazioni,

allora, quando predicheranno questo sutra,

saranno privi di timore e timidezza.

Se il bodhisattva talvolta

entrerà in una stanza tranquilla

e con il corretto atteggiamento mentale

osserverà i fenomeni secondo il principio,

e in seguito, destandosi dalla meditazione,

per il bene del governante,

dei principi, dei ministri e del popolo,

dei brahmani e degli altri

rivelerà, propagherà, esporrà,

e predicherà questo sutra,

allora la sua mente sarà serena,

libera da timore e timidezza.

Manjushri,

tutto questo io chiamo il primo gruppo di regole

cui deve conformarsi il bodhisattva

in modo che in epoche future

possa predicare il Sutra del Loto.

«Inoltre, Manjushri, dopo l’estinzione del Tathagata, chi desidera predicare questo sutra nell’epoca del declino della Legge deve seguire queste pratiche pacifiche. Quando apre la bocca per insegnare o quando legge il sutra, non si compiaccia di parlare degli errori di altre persone o delle scritture. Non mostri disprezzo per altri maestri della Legge, non parli dei pregi o dei difetti altrui. Riguardo agli ascoltatori della voce, non faccia il loro nome quando ne enumera le mancanze o ne loda le qualità. Non permetta che la sua mente sia colma di odio o di risentimento. Dato che egli sa coltivare una tale mente serena, chi lo ascolta non si opporrà alle sue idee. Se gli verranno poste domande difficili, egli non deve replicare con gli insegnamenti del piccolo veicolo; tratti le questioni solo mediante il grande veicolo, così che le persone siano in grado di acquisire la saggezza onnicomprensiva.»

A quel tempo l’onorato dal mondo, desiderando ribadire le sue parole, si espresse in versi dicendo:

Il bodhisattva deve sempre compiacersi

di predicare la Legge in modo pacato.

Su un terreno puro e pulito

stenda la sua stuoia,

unga il suo corpo d’olio,

lavi via la polvere e le impurità,

indossi una veste nuova e pulita

e si purifichi sia internamente sia esternamente.

Sedendo confortevolmente sul seggio del Dharma,

predichi la Legge secondo le domande.

Se vi fossero dei monaci

o delle monache,

dei laici,

delle laiche,

sovrani e principi,

funzionari, gentiluomini e persone comuni,

egli predichi per loro con espressione dolce

le dottrine sottili e meravigliose.

Se gli vengono poste domande difficili,

risponda in accordo con le dottrine,

si avvalga di cause e condizioni, similitudini e parabole

per predicare e compiere le distinzioni;

tramite questi espedienti

farà sì che gli ascoltatori anelino all’illuminazione,

accrescano a poco a poco i loro meriti

ed entrino nella Via del Budda.

Rimuova da sé ogni idea di pigrizia,

tutti i pensieri di negligenza e comodità,

si liberi da preoccupazioni e affanni

e predichi la Legge con mente compassionevole.

Esponga costantemente, giorno e notte,

l’insegnamento della Via suprema,

e, utilizzando varie cause e condizioni,

innumerevoli similitudini e parabole,

lo riveli agli esseri viventi

così che provino gioia.

Le vesti e il giaciglio,

il cibo, le bevande, le medicine,

rispetto a queste cose

non nutra aspettative,

ma concentri la sua mente

sulle ragioni per cui predica la Legge:

il desiderio di conseguire la Via del Budda

e di far sì che i membri dell’assemblea facciano altrettanto.

Ciò recherà loro un grande profitto,

un’offerta di pace.

Se dopo la mia estinzione,

vi saranno monaci

capaci di esporre

questo Sutra del Loto della Legge Meravigliosa,

le loro menti saranno libere da gelosia e collera,

da tutte le preoccupazioni e dagli ostacoli.

Nessuno potrà tormentarli,

né maledirli o insultarli.

Essi non conosceranno la paura,

né attacchi con spade e bastoni

né mai saranno banditi,

perché dimorano nella pazienza.

Le persone sagge saranno capaci

di coltivare la loro mente in questo modo

e potranno dimorare in pace

proprio come ho descritto.

I benefici di tali persone

sono al di là di ogni enumerazione, similitudine o parabola;

migliaia, decine di migliaia, milioni di kalpa

non basterebbero a descriverli.

«Inoltre Manjushri, se un bodhisattva mahasattva nell’era ultima che seguirà, allorché la Legge sarà sul punto di perire, accetta e abbraccia, legge e recita questo sutra, non dovrà nutrire in cuore gelosia, adulazione o inganno. Egli non dovrà disprezzare od offendere coloro che studiano la Via del Budda né mettere in luce i loro limiti.

«Se vi saranno monaci, monache, laici o laiche che cercano di diventare ascoltatori della voce, che cercano di diventare pratyekabuddha o ricercano la via dei bodhisattva, non bisogna turbarli causando in loro dubbi e rimpianti col dire: “Siete molto lontani dalla Via e alla fine non riuscirete mai a conseguire la saggezza onnicomprensiva. Perché? Perché siete persone autoindulgenti e ostinate, che trascurano la Via!”

«Inoltre, non deve mai impegnarsi in dibattiti frivoli sulle diverse dottrine né disputare o litigare in merito a esse. Nei confronti di tutti gli esseri viventi, egli deve sempre pensare a loro con grande compassione. Nei confronti dei Tathagata, deve pensare a loro come a padri premurosi. Nei confronti dei bodhisattva, deve pensare a loro come a grandi maestri. Verso i grandi bodhisattva delle dieci direzioni deve tenere in ogni momento un atteggiamento serio tributando loro rispetto e obbedienza. Deve predicare la Legge a tutti gli esseri viventi in modo equanime. Il fatto che una persona si conformi alla Legge non significa dover modificare la durata della predicazione. Anche di fronte a coloro che mostrano un profondo amore per la Legge, non si dovrebbe predicare a lungo.

«Manjushri, se nell’era ultima che seguirà, allorché la Legge sarà sul punto di perire, vi saranno bodhisattva mahasattva che coltivano questo terzo gruppo di pratiche pacifiche, allora, quando predicheranno questa Legge, saranno liberi da ansie e confusione e troveranno buoni discepoli insieme ai quali leggere e recitare questo sutra. Essi raduneranno intorno a sé un vasto seguito di persone desiderose di ascoltare e assentire. Dopo che l’avranno ascoltato, esse l’abbracceranno; dopo che l’avranno abbracciato, lo reciteranno; dopo che l’avranno recitato, lo predicheranno; e dopo che l’avranno predicato, lo copieranno o lo faranno copiare ad altri, offriranno doni ai rotoli del sutra, trattandoli con reverenza, rispetto e lode.»

A quel tempo l’onorato dal mondo, desiderando ribadire le sue parole, si espresse in versi dicendo:

Se desiderate predicare questo sutra,

dovete liberarvi da gelosia, odio, arroganza,

da una mente adulatrice, subdola, falsa

e mantenere assiduamente una condotta retta e onesta.

Non guardate gli altri con disprezzo

né discutete in modo superficiale della Legge.

Non causate dubbi e rimpianti negli altri

dicendo: «Non diverrai mai un Budda!»

Quando un figlio del Budda predica la Legge,

è sempre gentile e molto paziente,

prova pietà e compassione per tutti

e non è mai indolente o negligente.

I grandi bodhisattva delle dieci direzioni

praticano la Via mossi dalla compassione per la moltitudine.

Bisogna imparare a rispettarli e riverirli

dicendo: «Questi sono i miei grandi maestri!»

Rispetto ai Budda, agli onorati dal mondo,

imparate a pensare a loro come a padri ineguagliabili.

Liberate la mente dall’orgoglio e dall’arroganza

e predicate la Legge senza ostacoli.

Tale è il terzo gruppo di regole:

le persone sagge dovrebbero proteggerle e rispettarle.

Seguendo fedelmente queste pratiche pacifiche

saranno rispettate da innumerevoli moltitudini.

«Manjushri, nell’era che seguirà, allorché la Legge sarà sul punto di perire, i bodhisattva mahasattva che accettano e abbracciano il Sutra del Loto dovranno nutrire una profonda compassione per i credenti, sia che vivano in famiglia sia che l’abbiano abbandonata, e dovranno parimenti nutrire una profonda compassione per coloro che non sono ancora bodhisattva, pensando dentro di sé: “Queste persone hanno perso molto. Sebbene il Tathagata predichi la Legge con espedienti in modo appropriato alle circostanze, essi non ascoltano, non conoscono, non si rendono conto, non domandano, non credono, non capiscono. Ma anche se queste persone non domandano, non credono e non capiscono questo sutra, allorché avrò conseguito l’anuttara-­samyak-sambodhi, dovunque io mi trovi, mi avvarrò dei miei poteri sovrannaturali e del potere della saggezza per avvicinarle a me e farle dimorare in questa Legge.”

«Manjushri, dopo l’estinzione del Tathagata, i bodhisattva mahasattva che riusciranno a coltivare questo quarto gruppo di regole non commetteranno errori nella predicazione della Legge. Monaci, monache, laici, laiche, governanti, principi, grandi ministri, persone comuni, brahmani e capifamiglia porgeranno loro continuamente offerte, li riveriranno, li rispetteranno e li loderanno. Le divinità, per ascoltare la Legge, li seguiranno ininterrottamente dal cielo e avranno cura di loro. Se si troveranno in un villaggio o in una città, in un luogo isolato e deserto o in una foresta, e le persone li avvicineranno per porre loro domande difficili, gli esseri celesti giorno e notte li proteggeranno e li difenderanno per amore della Legge e faranno gioire tutti gli ascoltatori. Perché? Perché questo sutra è protetto dai poteri sovrannaturali di tutti i Budda del passato, del presente e del futuro.

«Manjushri, anche in un incalcolabile numero di terre non è possibile udire il nome di questo Sutra del Loto né tanto meno è possibile vederlo, accettarlo e abbracciarlo, leggerlo e recitarlo. Manjushri, immagina per esempio che un re potente e saggio che mette in moto la ruota desideri sottomettere con la forza altri paesi, ma che i sovrani minori si rifiutino di sottomettersi ai suoi voleri. Allora il re che fa girare la ruota raduna le sue numerose truppe e si prepara a lanciare l’attacco. Se il re vede che una delle sue armate si distingue in battaglia, ne prova un immenso piacere e subito ricompensa i soldati secondo i loro meriti: concede loro campi, case, territori, città, abiti e ornamenti, o dona loro vari oggetti preziosi, oro, argento, lapislazzuli, madreperla, agata, corallo o ambra, oppure dona elefanti, cavalli, carri, schiavi, schiave e altri servitori. Egli tuttavia non dona a nessuno lo splendido gioiello che porta in cima al capo. Perché? Perché quello è un gioiello che può stare soltanto sulla testa del re e, se lui lo cedesse, provocherebbe certamente costernazione e allarme fra i suoi sudditi.

«Manjushri, il Tathagata fa lo stesso. Egli usa il potere della meditazione e della saggezza per conquistare le terre del Dharma e diventare re del triplice mondo. Ma i re demoni rifiutano di obbedire e di sottomettersi. I saggi e valenti comandanti delle armate del Tathagata li affrontano in battaglia e, allorché uno dei soldati del Budda si mette in evidenza, il Budda ne gioisce in cuor suo e predica diversi sutra alle quattro categorie di credenti, facendo nascere gioia nei loro cuori. Egli dona loro meditazione, emancipazione, facoltà libere da illusioni, poteri e altri tesori della Legge. Egli fa anche dono della città del nirvana e dice che essi hanno conseguito l’estinzione, guidandone le menti e facendoli gioire tutti. Ma non predica loro il Sutra del Loto.

«Manjushri, quando il re che fa girare la ruota vede che uno dei suoi soldati si è distinto in modo assolutamente grandioso, il suo cuore ne gioisce a tal punto che egli prende il gioiello incredibilmente prezioso, che ha custodito nella crocchia in cima al capo per tanto tempo e che non è mai stato donato incautamente a nessuno, e lo affida a quell’uomo. La stessa cosa fa il Tathagata. Nel triplice mondo egli agisce come il grande Re del Dharma. Egli utilizza la Legge per istruire e convertire tutti gli esseri viventi e osserva le sue armate sagge e valenti ingaggiare battaglia con i demoni delle cinque componenti, i demoni delle illusioni e dei desideri e il demone della morte. E quando essi si sono guadagnati distinzione e merito annientando i tre veleni, emergendo dal triplice mondo e distruggendo i lacci dei demoni, a quel tempo il Tathagata è ricolmo di immensa gioia. Questo Sutra del Loto può far conseguire agli esseri viventi la saggezza onnicomprensiva. Nel mondo dovrà fronteggiare molta ostilità e sarà difficile credervi. Non è stato predicato finora, ma io adesso lo predico.

«Manjushri, questo Sutra del Loto è il supremo tra tutti quelli che sono stati predicati dai Tathagata. Tra tutti quelli che sono stati predicati è il più profondo. E viene esposto per ultimo, nello stesso modo in cui il potente re in ultimo donò lo splendido gioiello che aveva custodito per tanto tempo.

«Manjushri, questo Sutra del Loto è il tesoro segreto dei Budda, dei Tathagata. Fra tutti i sutra gli spetta il posto più alto. Per tutta la lunga notte io l’ho custodito e protetto e non l’ho mai propagato incautamente. Tuttavia, oggi per la prima volta lo espongo a vostro beneficio.»

A quel tempo l’onorato dal mondo, desiderando ribadire le sue parole, si espresse in versi dicendo:

Praticate assiduamente la pazienza,

abbiate pietà di tutti gli esseri

e fate del vostro meglio per esporre e predicare

il sutra lodato dal Budda.

Nell’era ultima che seguirà,

verso le persone che abbracceranno questo sutra,

sia che vivano in famiglia sia che l’abbiano lasciata,

verso le persone che non sono bodhisattva,

dovete nutrire pietà e compassione

dicendo: «Se non ascoltano

e non credono in questo sutra

stanno commettendo un grave errore.

Guadagnando la Via del Budda

io utilizzerò vari espedienti

e predicherò la Legge per loro,

facendoli dimorare in essa.»

Immaginate un potente re

che mette in moto la ruota.

I suoi soldati si sono distinti in battaglia

ed egli li ricompensa con diversi doni,

elefanti, cavalli, carri,

ornamenti per la persona,

campi e case,

territori e città;

oppure dona loro abiti,

diversi oggetti preziosi,

schiavi e schiave, ricchezze e beni,

distribuendo tutto ciò con piacere.

Ma se vi è qualcuno prode e coraggioso,

capace di compiere un’impresa difficile,

il re allora rimuove il gioiello dalla crocchia sul suo capo

e lo dona all’uomo.

Così si comporta il Tathagata.

Egli è il re della dottrina,

che possiede il grande potere della perseveranza

e il prezioso forziere della saggezza,

e per la sua grande pietà e compassione

converte le generazioni con la Legge.

Egli osserva tutte le persone

colpite da sofferenze e angosce,

che cercano di ottenere l’emancipazione

lottando contro i demoni,

e, per il bene di questi esseri viventi,

espone diverse dottrine;

utilizzando grandi espedienti,

predica questi sutra.

Quando capisce che gli esseri viventi

grazie a essi hanno sviluppato le proprie capacità,

allora, all’ultimo momento, a loro beneficio

predica questo Sutra del Loto,

proprio come il re che si scioglie la crocchia

e dona il suo splendente gioiello.

Questo sutra deve essere onorato

come il sommo tra tutti i sutra.

Io lo proteggo e lo custodisco costantemente,

non lo rivelo incautamente.

Ma questo è il momento adatto

per esporlo a voi.

Dopo la mia estinzione,

se qualcuno ricercherà la Via del Budda

e vorrà riuscire a esporre

pacificamente questo sutra,

dovrà seguire rigorosamente

le quattro regole che ho descritto.

Chiunque legga questo sutra

sarà sempre libero da angosce e preoccupazioni,

come pure sarà esente da malattie e dolori;

la sua espressione sarà fresca e splendente.

Non nascerà in miseria,

in umili circostanze o di cattivo aspetto.

Gli esseri viventi saranno lieti di vederlo

e lo venereranno come un saggio e un santo.

I giovani figli del cielo

lo assisteranno e lo serviranno.

Spade e bastoni non lo toccheranno

e il veleno non avrà il potere di nuocergli.

Se la gente parlerà male di lui e lo ingiurierà,

le loro bocche verranno serrate e fermate.

Andrà per ogni dove senza paura

come il re leone.

La sua saggezza brillerà

con lo splendore del sole;

anche nei sogni

egli vedrà solo cose meravigliose.

Vedrà i Tathagata

assisi su troni di leone,

circondati da moltitudini di monaci,

mentre predicano la Legge.

Egli vedrà draghi, asura e altri,

numerosi come le sabbie del Gange,

che giungono le mani con reverenza.

Vedrà se stesso in quel luogo

predicare la Legge per loro.

Ancora, egli vedrà i Budda

dal corpo dorato

emettere raggi innumerevoli

che illuminano tutte le cose,

e con voce di Brahma

esporre le dottrine.

Per le quattro categorie di credenti

il Budda predicherà la Legge suprema,

ed egli vedrà se stesso tra coloro

che giungono le mani e lodano il Budda.

Egli ascolterà la Legge, ne gioirà

e tributerà offerte.

Otterrà i dharani

e la prova della saggezza che non regredisce.

Quando il Budda avrà percepito che la sua mente

è penetrata profondamente nella Via del Budda,

allora gli conferirà la predizione

che conseguirà la suprema, corretta illuminazione.

«Tu, uomo devoto,

in un’epoca a venire

conseguirai una saggezza incommensurabile,

la grande Via del Budda.

La tua terra sarà adorna e pura,

incomparabilmente vasta e immensa,

e le quattro categorie di credenti

ascolteranno la Legge giungendo le mani.»

Ancora vedrà se stesso

in mezzo a montagne e foreste

praticare la buona Legge,

comprendere il vero aspetto di tutti i fenomeni,

entrare in profonda meditazione

e vedere i Budda delle dieci direzioni.

Budda dal colorito aureo,

adorni dei cento segni di fortuna,

persone intente ad ascoltare la Legge e a predicarlaalle genti:

tali saranno sempre i bei sogni che farà.

E sognerà di essere un re

che, rinunciando ai suoi beni e ai suoi servitori,

ai magnifici squisiti oggetti dei cinque desideri,

si ritira nel luogo dell’illuminazione

e sotto l’albero di bodhi

prende posto su un trono di leone;

trascorsi sette giorni nella ricerca della Via,

ottiene infine la saggezza dei Budda.

Avendo realizzato la Via suprema,

egli si alza e, mettendo in moto la ruota della Legge,

predica la Legge per le quattro categorie di credenti.

Per migliaia, decine di migliaia, milioni di kalpa

predica la Legge meravigliosa priva di errori

salvando innumerevoli esseri viventi.

Infine entrerà nel nirvana

come il fumo che svanisce quando si spegne una lampada.

Chi predicherà questa Legge suprema

nell’era malvagia che seguirà

otterrà grandi benefici,

immensi come quelli che sono stati descritti fin qui.

Cenni Storici


Note
1. I Lokayata al tempo di Shakyamuni erano sostenitori di una dottrina materialista. Gli anti-Lokayata li avversavano e cercavano di confutarne le dottrine.
2. Uomini che sono impotenti o soffrono di altri generi di disfunzioni sessuali.
3. Il Tripitaka (le tre ceste).