A quel tempo la mente di Shariputra danzò di gioia. Egli si alzò immediatamente, giunse le mani, guardò con reverenza il viso dell’onorato dal mondo e disse al Budda: «Ora, udendo dall’onorato dal mondo questa voce della Legge, il mio cuore ha esultato di gioia. Sento di aver ottenuto qualcosa che mai in precedenza avevo pensato di poter ottenere. Perché dico questo? Perché in passato, allorché udivo una Legge come questa insegnata dal Budda e vedevo come ai bodhisattva venisse predetto il conseguimento della Buddità, io e gli altri ci sentivamo sempre esclusi. Eravamo tutti profondamente rattristati al pensiero che mai avremmo raggiunto l’incommensurabile intuito del Tathagata.
«Onorato dal mondo, sono vissuto a lungo nelle foreste montane o in solitudine tra i boschi; a volte sedendo, altre volte vagando qua e là, mi sono sempre chiesto: “Dato che io e tutti gli altri siamo entrati nella vera natura dei fenomeni, perché il Tathagata si serve dell’insegnamento del piccolo veicolo per condurci alla salvezza?”
«Ma è colpa nostra, non dell’onorato dal mondo. Perché dico ciò? Se noi avessimo atteso il momento in cui il vero mezzo per il raggiungimento dell’anuttara-samyak-sambodhi fosse stato predicato, avremmo sicuramente ottenuto la liberazione per mezzo del grande veicolo. Ma noi non siamo stati capaci di comprendere che il Budda stava utilizzando un espediente e stava predicando in accordo con le circostanze. Così, nel momento in cui udimmo l’insegnamento del Budda, credemmo immediatamente in esso e lo facemmo nostro, ritenendo di aver raggiunto la piena comprensione.
«Onorato dal mondo, da lungo tempo, giorno e notte senza tregua, mi sono tormentato con questo pensiero. Ma ora ho udito dal Budda ciò che non avevo mai udito prima, una Legge che mai nel passato è stata conosciuta, e questo ha posto fine a tutti i miei dubbi e rimpianti. Il mio corpo e la mia mente sono sereni e provo una meravigliosa sensazione di pace e sicurezza. Oggi finalmente ho capito di essere davvero figlio del Budda, nato dalla bocca del Budda, nato dalla conversione alla Legge, e di poter condividere la Legge del Budda!»
Allora Shariputra, desiderando ribadire le sue parole, si espresse in versi dicendo:
Quando ho udito il suono di questa Legge
ho conseguito una cosa senza precedenti.
La mia mente ha provato una profonda gioia
e ho sciolto i lacci della rete del dubbio.
Già nel passato avevo ascoltato gli insegnamenti del Budda
e il grande veicolo non mi era stato negato.
È assai raro udire la voce del Budda,
che può liberare gli esseri viventi dall’angoscia.
Avevo già sradicato ogni illusione,
ma udendolo mi sono liberato anche dall’ansia.
Sono vissuto nelle vallate montane
o tra gli alberi delle foreste,
talvolta seduto, talvolta errando,
e ho pensato di continuo a questo fatto.
Oh! Per quanto tempo mi sono tormentato!
“Perché sono stato ingannato?” mi chiedevo.
“Anch’io e gli altri siamo figli del Budda
e abbiamo avuto accesso alla Legge priva di difetti;
eppure, per tutte le epoche a venire
non saremo mai in grado di esporre la Via suprema.
Il corpo aureo, i trentadue segni,
i dieci poteri, le varie forme di emancipazione:
sebbene anche noi condividiamo un’unica Legge,
non potremo mai conseguirli.
Le ottanta caratteristiche meravigliose,
le diciotto proprietà esclusive
e gli altri meriti di questo genere
non sono alla nostra portata!”
Vagavo da solo all’intorno
e vedevo il Budda seduto nella grande assemblea:
la sua fama permeava le dieci direzioni
arrecando benefici agli esseri viventi per ogni dove,
e dentro di me pensavo: “Io sono privato di tali benefici!
Oh! Quanto sono stato ingannato!”
Giorno e notte, costantemente,
ogni volta che vi riflettevo,
desideravo chiedere all’onorato dal mondo
se io fossi veramente escluso o no.
Vedendo l’onorato dal mondo
intento a lodare i bodhisattva,
giorno e notte, senza sosta,
rimuginavo su tutto questo.
Ma ora, ascoltando la voce del Budda,
capisco che egli predica la Legge priva di errori, di difficilecomprensione,
nel modo più appropriato,
per guidare le persone al luogo dell’illuminazione.
In precedenza mi ero aggrappato a visioni erronee,
comportandomi come un maestro brahmano.
Ma l’onorato dal mondo, conoscendo la mia mente,
sradicò i miei errori predicando il nirvana.
Allora fui liberato dalle mie visioni erronee
e arrivai a comprendere la Legge della vacuità.
A quel tempo credetti dentro di me
di aver raggiunto lo stadio dell’estinzione,
ma ora mi accorgo
che quella non era la vera estinzione.
Se verrà un tempo in cui potrò divenire un Budda,
allora possiederò i trentadue segni
e gli esseri celesti e umani e gli yaksha,
i draghi e chiunque altro mi riveriranno.
Quando giungerà quel giorno,
potrò dire che finalmente tutto è annientato senza residui!
Al cospetto della grande assemblea
il Budda ha dichiarato che diverrò un Budda.
Quando ho udito il suono di questa Legge
tutti i miei dubbi e i rimpianti sono svaniti.
Sulle prime, udendo le parole del Budda,
la mia mente fu attraversata da grande stupore e dubbio.
Pensai: “Che sia un demone che finge di essere il Budda
e cerca di turbare e confondere la mia mente?”
Ma il Budda, ricorrendo a varie cause,
similitudini e parabole, si è espresso con eloquenza.
La sua mente era calma come il mare
e ascoltandolo ho sentito dissolversi la rete dei dubbi.
Il Budda disse che nelle epoche passate
gli innumerevoli Budda estinti
dimoravano serenamente fra gli espedienti
e che tutti predicavano questa Legge.
I Budda del presente e del futuro,
il cui numero è impossibile calcolare,
faranno anch’essi uso di espedienti
nel predicare questa medesima Legge.
Così l’attuale onorato dal mondo
dopo la nascita e il distacco dalla famiglia,
dopo aver raggiunto la Via e aver messo in moto la ruotadella Legge,
parimenti si avvale di espedienti nella sua predicazione.
L’onorato dal mondo predica la vera Via.
Papiyas non sarebbe in grado di farlo.
So quindi per certo
che non è un demone che si spaccia per un Budda.
Ma dato che ero caduto nella rete dei dubbi,
ho creduto che tutto questo fosse opera del demone.
Ora odo il suono delicato e gentile del Budda,
profondo, sottile e meraviglioso, che si diffonde lontano;
udendolo predicare la pura Legge
la mia mente si riempie di immensa gioia.
Cessano per sempre i miei dubbi e i miei rimpianti,
e dimorerò saldo nella vera saggezza.
Sono sicuro che diverrò un Budda,
riverito dagli esseri celesti e umani,
metterò in moto la ruota della Legge suprema,
istruendo e convertendo i bodhisattva.
A quel tempo il Budda disse a Shariputra: «Ora, al cospetto di questa grande assemblea di esseri celesti e umani, di shramana, di brahmani e molti altri, dico questo. Nel passato, sotto ventimila milioni di Budda, per amore della Via suprema ti ho costantemente istruito e ti ho convertito. E tu, per tutta la lunga notte, mi hai seguito e hai accolto le mie istruzioni. Poiché ho fatto uso di espedienti per guidarti, tu sei nato nella mia Legge.
«Shariputra, nel passato ti ho insegnato ad aspirare alla Via del Budda e a far voto di conseguirla. Ma ora tu hai dimenticato tutto ciò e pensi invece di aver già raggiunto l’estinzione. Adesso, dato che desidero richiamarti alla memoria la Via cui in origine ti votasti, sto predicando a beneficio degli ascoltatori della voce questo sutra del grande veicolo chiamato il Loto della Legge Meravigliosa, un insegnamento atto a istruire i bodhisattva, custodito nel cuore dai Budda.
«Shariputra, in epoche a venire, dopo che sarà trascorso un numero illimitato, incalcolabile, inconcepibile di kalpa, tu farai offerte a migliaia, decine di migliaia, milioni di Budda, e onorerai e sosterrai l’insegnamento corretto. Realizzerai ogni aspetto della via del bodhisattva e sarai in grado di divenire un Budda che si chiamerà Tathagata Fiore Splendente, degno di offerte, perfettamente illuminato, di chiara e perfetta condotta, ben andato, conoscitore del mondo, il più eminente fra gli uomini, istruttore della gente, maestro degli esseri celesti e umani, Budda, onorato dal mondo.
«Il tuo regno si chiamerà Senza Macchia, la terra sarà dolce e pianeggiante, pura e adorna di bellezze, pacifica, generosa e felice. Là fioriranno esseri celesti e umani. Il suolo sarà di lapislazzuli, le sue vie si incroceranno nelle otto direzioni, e i suoi confini saranno segnati da corde d’oro. Lungo ogni strada cresceranno filari di alberi ornati di sette gioielli, che fioriranno e fruttificheranno di continuo. E questo Tathagata Fiore Splendente utilizzerà i tre veicoli per istruire e convertire gli esseri viventi.
«Shariputra, quando questo Budda farà il suo avvento, sebbene non si tratti di un’epoca malvagia, a causa del suo voto originale predicherà la Legge per mezzo dei tre veicoli. Il suo kalpa si chiamerà Ornato di Grandi Tesori. Perché si chiamerà Ornato di Grandi Tesori? Perché in quella terra i bodhisattva saranno considerati un grande tesoro. Questi bodhisattva saranno in numero infinito, illimitato, inconcepibile, al di là di ogni capacità di immaginazione o di parabole e similitudini. Senza il potere della saggezza del Budda è impossibile calcolare quanti saranno. Ogni volta che questi bodhisattva muoveranno un passo in qualche direzione, i loro piedi poggeranno su un tappeto di fiori preziosi.
«Non saranno bodhisattva che hanno appena concepito il desiderio dell’illuminazione, ma si saranno tutti dedicati da lungo tempo a piantare radici di virtù. Sotto innumerevoli centinaia, migliaia, decine di migliaia, milioni di Budda avranno svolto diligentemente le pratiche di brahma e saranno stati lodati in eterno dai Budda. Avranno coltivato con costanza la saggezza del Budda, avranno acquisito i poteri sovrannaturali e compreso la via di accesso a tutte le dottrine. Avranno una personalità integra, priva di doppiezza, risoluta nel pensiero e nelle intenzioni. I bodhisattva di questo genere abbonderanno in quella terra.
«Shariputra, la durata della vita del Budda Fiore Spendente sarà di dodici piccoli kalpa, senza tenere conto del periodo durante il quale egli sarà un principe e non sarà ancora divenuto un Budda. Gli abitanti della sua terra vivranno per otto piccoli kalpa. Quando il Tathagata Fiore Splendente sarà vissuto per dodici piccoli kalpa, annuncerà con una profezia che il bodhisattva Assoluta Fermezza otterrà l’anuttara-samyak-sambodhi. Dirà ai monaci: “Il bodhisattva Assoluta Fermezza sarà il prossimo a divenire Budda. Il suo nome sarà Piede Fiorito che Cammina Sicuro, tathagata, arhat, samyak-sambuddha. La sua terra di Budda sarà identica alla mia.”
«Shariputra, dopo l’estinzione del Budda Fiore Splendente, l’era della Legge corretta durerà trentadue piccoli kalpa e l’era della Legge formale durerà per altri trentadue piccoli kalpa.»
Allora l’onorato dal mondo, desiderando ribadire le sue parole, si espresse in versi dicendo:
Shariputra, nelle epoche a venire
tu diventerai un Budda, dotato di saggezza universale,venerabile,
chiamato Fiore Splendente
e salverai infinite moltitudini.
Farai offerte a innumerevoli Budda,
sarai dotato di tutte le pratiche dei bodhisattva,
dei dieci poteri e di tutti gli altri benefici,
e realizzerai la Via suprema.
Dopo che saranno trascorsi innumerevoli kalpa,
il tuo kalpa si chiamerà Ornato di Grandi Tesori.
La tua terra si chiamerà Senza Macchia,
sarà pura, libera da ogni macchia.
Il suolo sarà ricoperto di lapislazzuli,
le strade delimitate da corde d’oro,
gli alberi, ornati di sette gioielli in una sinfonia di colori,
saranno sempre carichi di fiori e frutti.
I bodhisattva di quel regno
saranno sempre risoluti nel pensiero e nelle intenzioni.
Tutti saranno dotati
di poteri sovrannaturali e di paramita
e, sotto innumerevoli Budda,
tutti percorreranno con diligenza la via del bodhisattva.
Questi grandi uomini
saranno convertiti dal Budda Fiore Splendente.
Quando quel Budda era ancora un principe
abbandonò il suo paese rinunciando a tuttele glorie terrene
e, nella sua incarnazione finale,
lasciò la famiglia e raggiunse la Via del Budda.
Il Budda Fiore Splendente continuerà a esistere
per dodici piccoli kalpa.
Gli abitanti della sua terra
vivranno per otto piccoli kalpa.
Dopo l’estinzione di quel Budda
la Legge corretta si protrarrà nel mondo
per trentadue piccoli kalpa
salvando gli esseri viventi per ogni dove.
Quando la Legge corretta si sarà estinta,
la Legge formale subentrerà per trentadue piccoli kalpa.
Le reliquie del Budda saranno distribuite ovunque
e gli esseri celesti e umani le venereranno con offerte.
Il Budda Fiore Splendente
agirà nel modo che ho descritto.
Questo saggio, il più venerabile tra tutti gli essericon due gambe,
sarà primo senza eguali.
E quel Budda sarai proprio tu,
rallegrati e considerati fortunato.
A quel tempo, allorché le quattro categorie di credenti, i monaci, le monache, i laici e le laiche, e gli esseri celesti, i draghi, gli yaksha, i gandharva, gli asura, i garuda, i kimnara, i mahoraga e gli altri esseri presenti nella grande assemblea videro Shariputra ricevere dal Budda la predizione che avrebbe conseguito l’anuttara-samyak-sambodhi, provarono una grande gioia ed esultarono senza fine. Si liberarono tutti della sopravveste che indossavano e la offrirono al Budda. Anche Shakra Devanam Indra, il re Brahma e i numerosi figli del cielo offrirono al Budda le loro vesti celesti, i celesti fiori di mandarava e di grande mandarava. Le vesti celesti sparse intorno rimasero sospese nell’aria e presero a ruotare su se stesse. Gli esseri celesti suonarono tutti insieme nel cielo cento, mille, diecimila varietà di musiche, provocarono una pioggia di fiori celesti e dissero: «In passato a Varanasi il Budda mise in moto per la prima volta la ruota della Legge. Ora sta facendo girare di nuovo la ruota della Legge suprema, che non ha eguali!»
A quel tempo i figli del cielo, desiderando ribadire le proprie parole, si espressero in versi dicendo:
In passato a Varanasi
hai messo in moto la ruota della Legge delle quattronobili verità
e, operando distinzioni, hai predicato che tutte le cose,
costituite di cinque aggregati, sono soggette a nascitae morte.
Ora fai girare la ruota della Legge
meravigliosa e ineguagliabile.
Questa Legge è molto difficile e complessa,
pochi sono in grado di credervi.
Da lungo tempo noi abbiamo udito
predicare l’onorato dal mondo,
ma mai abbiamo udito
una Legge profonda, meravigliosa, suprema come questa.
Poiché l’onorato dal mondo predica questa Legge,
tutti noi la accogliamo con gioia.
Shariputra con la sua grande saggezza
ha ora ricevuto questa venerabile predizione.
Anche noi, allo stesso modo,
sicuramente potremo conseguire la Buddità,
il sommo, insuperato scopo
in tutti i mondi.
È difficile scandagliare la Via del Budda,
ma tu ti avvali di espedienti per esporla nel modopiù appropriato.
Le azioni meritorie da noi compiute
in questa e nelle passate esistenze
e i benefici che otterremo vedendo il Budda,
tutto questo consacreremo alla Via del Budda.
A quel tempo Shariputra disse al Budda: «Onorato dal mondo, ora non ho più dubbi né rimpianti. Ho ricevuto personalmente dal Budda la predizione che otterrò l’anuttara-samyak-sambodhi. Qui vi sono milleduecento persone le cui menti sono libere; in passato sono rimaste nello stadio di apprendimento e il Budda le ha istruite con assiduità e le ha convertite dicendo loro: “La mia Legge può liberarvi dalla nascita, dall’invecchiamento, dalla malattia e dalla morte e vi permette di raggiungere infine il nirvana.” Queste persone, alcune già istruite, altre non ancora completamente istruite, essendosi liberate dell’idea di ‘io’ e anche dei concetti di esistenza e non esistenza, credevano di aver raggiunto il nirvana. Ma ora odono l’onorato dal mondo parlare di cose che non hanno mai udito e sono dubbiose e perplesse.
«Molto bene, onorato dal mondo. A beneficio delle quattro categorie di credenti, ti prego di illustrare le cause e le condizioni che permetteranno loro di liberarsi da ogni dubbio e perplessità.»
A quel tempo il Budda disse a Shariputra: «Non ti ho già detto in precedenza che, allorché i Budda, gli onorati dal mondo, citano diverse cause e condizioni e fanno uso di similitudini, di parabole e di altre espressioni, avvalendosi di espedienti per predicare la Legge, fanno tutto questo mirando all’anuttara-samyak-sambodhi? Qualsiasi cosa essi predichino serve a convertire i bodhisattva.
«Inoltre, Shariputra, io stesso farò uso adesso di una parabola per chiarire maggiormente questo principio. Questo perché, grazie alle parabole, coloro che sono saggi possono capire.
«Shariputra, immagina che in una città di una qualche nazione sia vissuto un uomo molto ricco. Egli era già in età avanzata e le sue ricchezze andavano al di là di ogni immaginazione. Possedeva molte terre, palazzi e servitori. La sua dimora era grande ma in pessimo stato e aveva un solo accesso. In essa viveva un enorme numero di persone, cento, duecento, forse addirittura cinquecento. I saloni e le stanze erano vecchi e cadenti, i muri crepati, i pilastri marci alla base, le travature deformate e incurvate.
«A quel tempo scoppiò improvvisamente un incendio che si propagò rapidamente per tutto l’edificio. I figli dell’uomo ricco, dieci, venti, forse trenta, si trovavano all’interno del palazzo. Vedendo le alte lingue di fuoco che si levavano da ogni parte, il ricco si allarmò e provò una grande paura; dentro di sé pensò: “Potrei mettermi in salvo attraversando la porta in fiamme, ma i miei figli sono all’interno del palazzo che sta bruciando, tutti intenti nei loro giochi; ignari e inconsapevoli, non sono allarmati né impauriti. Il fuoco sta per chiudere loro ogni via di scampo, sofferenza e dolore incombono, ma essi non hanno la minima sensazione di pericolo e non cercano di scappare!”
«Shariputra, l’uomo pensò: “Io sono forte nel corpo e nelle braccia. Forse potrei avvolgerli in un abito o farli adagiare su una panca e trasportarli fuori dalla casa.” Ma poi ebbe un altro pensiero: “Tuttavia la casa ha una sola via d’accesso, piccola e stretta. I miei figli sono molto giovani e ancora non capiscono. Tutti intenti nei loro giochi, sono talmente presi che rischiano di bruciare tra le fiamme. Devo spiegare loro il mio allarme e la mia paura. Il palazzo è già in fiamme: devo farli venir fuori in fretta, devo evitare che brucino nell’incendio!”
«Dopo aver riflettuto così, attuò il suo piano chiamando i figli: “Voialtri, uscite immediatamente!” Tuttavia, sebbene il padre con compassione cercasse di persuaderli con belle parole, i figli erano presi dai loro giochi e non gli prestavano ascolto. Non erano affatto impauriti e non intendevano lasciare la casa. Inoltre non sapevano nemmeno cosa fosse il fuoco, cosa fosse il palazzo, cosa fosse il pericolo. Continuavano a scorrazzare qua e là giocando; guardavano il padre, ma non prestavano ascolto alle sue parole.
«A quel tempo il ricco pensò: “La casa è già avvolta dalle fiamme di questo incendio gigantesco; se io e i miei figli non usciamo subito, moriremo tutti. Devo escogitare qualche espediente che permetta ai bambini di sfuggire al pericolo incombente.”
«Il padre conosceva bene i propri figli e sapeva quali giocattoli e oggetti rari piacevano ai bambini e quali li divertivano. Così disse loro: “I giocattoli che preferite sono rari e difficili da trovare. Se non ne approfittate quando capita l’occasione, sicuramente ve ne pentirete. Per esempio, fuori dal cancello ci sono dei carri trainati da capre, dei carri trainati da cervi e dei carri trainati da buoi coi quali potete giocare. Quindi uscite immediatamente dal palazzo in fiamme e vi darò tutto quello che volete.”
«A quel tempo, quando i figli ebbero udito il padre descrivere quei rari giochi, che erano proprio quelli che avevano sempre desiderato, si entusiasmarono e, urtandosi e spingendosi, si precipitarono tutti fuori dal palazzo in fiamme.
«Allora il ricco, vedendo che i figli erano tutti in salvo, seduti all’aperto al centro di una piazza, e non correvano più alcun pericolo, si sentì sollevato e il suo cuore esultò di gioia. Allora ciascuno dei figli disse al padre: “I giochi che ci hai promesso poco fa, i carri trainati da capre, da cervi e da buoi, per favore, possiamo averli ora?”
«Shariputra, a quel tempo l’uomo diede a ciascuno dei suoi figli un identico grande carro. I carri erano alti, spaziosi e ornati di molti gioielli. Avevano delle sponde tutto intorno, dai quattro lati pendevano campanelli ed erano coperti da tende con preziose decorazioni. I bordi erano decorati da corde ingioiellate e da frange fiorite, mentre il pavimento era rivestito da uno strato di tappeti sui quali erano posati cuscini vermigli. Ciascun carro era trainato da un grande bue bianco dal manto puro e lucido, bellissimo d’aspetto e molto forte, capace di trainare il carro alla velocità del vento senza farlo traballare. Inoltre ogni carro era seguito e protetto da numerosi staffieri e servitori.
«Quale la ragione di tutto questo? L’uomo era di una ricchezza senza limiti e possedeva moltissimi forzieri colmi fino a traboccare. Egli pensò dentro di sé: “I miei possedimenti sono illimitati. Non sarebbe giusto dare a uno dei miei figli un carro di qualità inferiore. Questi fanciulli sono tutti figli miei e io li amo con assoluta imparzialità. Possiedo un enorme numero di grandi carri adorni di sette tipi di gemme; perciò devo darne uno a ciascuno dei miei figli senza fare discriminazioni. Perché? Se anche distribuissi queste mie ricchezze alla gente di tutto il paese, esse non si esaurirebbero; ancor meno potrei esaurirle distribuendole ai miei figli!”
«A quel tempo i figli salirono ognuno sul proprio carro: avevano ricevuto una cosa che non avevano mai posseduto in precedenza, qualcosa che non avevano mai sperato di avere. Shariputra, cosa ne pensi? Quest’uomo benestante, distribuendo imparzialmente a ciascuno dei suoi figli un identico carro adorno di rari gioielli, può essere accusato di menzogna?»
Shariputra disse: «No, onorato dal mondo. Il ricco di cui parli offrì semplicemente ai figli la possibilità di scampare al pericolo dell’incendio e di aver salva la vita. Egli non può essere accusato di menzogna. Perché dico questo? Perché se i figli fossero riusciti a preservare la loro vita, già questo sarebbe equivalso a ottenere un bellissimo gioco. Per di più, grazie a un espediente, riuscirono a salvarsi dalla casa in fiamme! Onorato dal mondo, anche se il ricco non avesse donato ai suoi figli neanche un piccolo carro, non sarebbe comunque colpevole di menzogna. Perché? Perché sin dal principio aveva deciso di ricorrere a un espediente per salvare i figli. Usare uno stratagemma simile non è un inganno. A maggior ragione poi se l’uomo, ben sapendo che le sue ricchezze erano illimitate, aveva deciso di arricchire e beneficare i figli donando a ciascuno di loro un grande carro.»
Il Budda disse a Shariputra: «Molto bene, molto bene. È proprio così come hai detto. Shariputra, il Tathagata agisce proprio così. Egli è come un padre per il mondo intero. Le sue paure, le preoccupazioni e le ansie, l’ignoranza e i malintesi sono cessati da lungo tempo senza lasciare traccia. Egli è riuscito ad acquisire un’acuta capacità d’intuizione, potere e libertà dalla paura; ha conseguito grandi poteri sovrannaturali e il potere della saggezza. Dotato delle paramita degli espedienti e della saggezza, la sua profonda compassione è costante e inesauribile; egli cerca in ogni momento di individuare ciò che è bene e che arrecherà benefici a tutti.
«Egli è nato nel triplice mondo, una casa in fiamme, un vecchio edificio in rovina, per salvare gli esseri viventi dall’incendio della nascita, dell’invecchiamento, della malattia e della morte, dalle ansie, dalle sofferenze, dalla stupidità, dall’incomprensione e dai tre veleni, per istruirli e convertirli mettendoli in grado di conseguire l’anuttara-samyak-sambodhi.
«Egli vede gli esseri viventi arsi dalla nascita, dall’invecchiamento, dalla malattia e dalla morte, dalle angosce e dalle sofferenze, li vede subire molti dolori a causa dei cinque desideri e della brama di ricchezza e di profitto. Non solo, a causa dell’avidità, dell’attaccamento ai desideri e degli sforzi che devono compiere, essi affrontano moltissime sofferenze nell’esistenza presente e in seguito subiscono una penosa rinascita nell’inferno o come animali o come spiriti affamati. Tuttavia, se anche rinascono nel regno celeste o nel regno degli esseri umani, c’è la sofferenza della miseria e del bisogno, il dolore di separarsi da coloro che amano, il dolore di incontrare coloro che detestano – tutti questi tipi di sofferenza.
«Eppure gli esseri viventi, mentre annegano in mezzo a tutto ciò, si trastullano e si divertono inconsapevoli, incoscienti e senza alcun timore. Non provano alcuna ripugnanza né cercano di fuggire. Nella casa che brucia, che è il triplice mondo, essi corrono in lungo e in largo e, sebbene affrontino grandi tormenti, non ne sono turbati.
«Shariputra, quando il Budda vede questo, pensa dentro di sé: “Io sono il padre di tutti gli esseri viventi e devo liberarli dalle loro sofferenze; devo offrire loro la gioia della saggezza incommensurabile e illimitata del Budda in modo che ne possano godere.”
«Shariputra, il Tathagata pensa anche un’altra cosa: “Se facessi soltanto uso dei poteri sovrannaturali e del potere della saggezza, se mettessi da parte gli espedienti e, a beneficio degli esseri viventi, lodassi la capacità di intuizione del Tathagata, i suoi poteri, la sua libertà dalla paura, essi non riuscirebbero a ottenere la salvezza. Perché? Perché questi esseri viventi non sono ancora sfuggiti alla nascita, all’invecchiamento, alla malattia e alla morte, ai tormenti e alle sofferenze, ma ardono nella casa in fiamme del triplice mondo. Come potrebbero comprendere la saggezza del Budda?
«Shariputra, sebbene l’uomo ricco fosse molto forte di corpo e di braccia, egli non si avvalse della sua forza. Scelse di utilizzare un abile espediente e fu in grado di salvare i figli dal pericolo dell’incendio; inoltre donò a ciascuno di essi un grande carro adorno di rari gioielli. Il Tathagata agisce nello stesso modo. Sebbene sia dotato di potere e sia libero dalla paura, non se ne serve. Si avvale unicamente della saggezza e degli espedienti per liberare gli esseri viventi dalla casa in fiamme del triplice mondo, illustrando loro i tre veicoli, quello degli ascoltatori della voce, quello dei pratyekabuddha e quello del Budda.
«Egli dice loro: “Non dovete essere contenti di stare in questa casa in fiamme del triplice mondo! Non siate avidi delle sue immagini, di suoni, profumi, sapori e sensazioni, grossolani e falsi. Se vi aggrappate a essi e vi abituate ad amarli, finirete arsi dalle fiamme. Dovete venire subito fuori dal triplice mondo, così da ottenere i tre veicoli, quello degli ascoltatori della voce, quello dei pratyekabuddha e quello del Budda. Vi prometto che li otterrete e non mancherò di tener fede alla promessa. Dovete solamente impegnarvi con diligenza.”
«Il Tathagata fa uso di questo espediente per persuadere gli esseri viventi. E dice loro: “Sappiate che queste dottrine dei tre veicoli sono lodate dai saggi. Esse sono libere, prive di contraddizioni. Non avete bisogno di cercarne altre da cui dipendere. Salite su questi tre veicoli e, con organi di senso che sono privi di illusioni, poteri, consapevolezza, via, meditazioni, emancipazioni e samadhi, gioirete e otterrete la beatitudine di pace e sicurezza illimitate.”
«Shariputra, se vi sono esseri viventi dotati per natura di saggezza, che ascoltano la Legge dal Budda, l’onorato dal mon-do, credono in essa, la accettano e compiono sforzi sinceri desiderando fuggire rapidamente dal triplice mondo e raggiungere il nirvana, essi saranno chiamati [coloro che seguono] il veicolo degli ascoltatori della voce. Essi sono come i figli che fuggirono dalla casa in fiamme sperando di ottenere i carri trainati da capre.
«Se vi sono esseri viventi che ascoltano la Legge dal Budda, l’onorato dal mondo, credono in essa, la accettano e si sforzano diligentemente ricercando la saggezza che sgorga autonomamente, traendone solitaria gioia e soddisfazione, capaci di comprendere profondamente le cause e le condizioni di tutti i fenomeni, essi saranno chiamati [coloro che seguono] il veicolo dei pratyekabuddha. Essi sono come i figli che fuggirono dalla casa in fiamme sperando di ottenere i carri trainati da cervi.
«Se vi sono esseri viventi che ascoltano la Legge dal Budda, l’onorato dal mondo, credono in essa, la accettano, e si sforzano diligentemente nella ricerca di una saggezza onnicomprensiva, la saggezza del Budda, la saggezza che sorge autonomamente, la saggezza senza maestri, l’intuizione del Tathagata, i poteri e la libertà dalla paura, che provano pietà e consolano innumerevoli esseri viventi, che beneficano esseri celesti e umani salvandoli tutti, essi saranno chiamati [coloro che seguono] il grande veicolo. Poiché i bodhisattva ricercano questo veicolo, sono chiamati mahasattva. Essi sono come i figli che fuggirono dalla casa in fiamme sperando di ottenere i carri trainati da buoi.
«Shariputra, l’uomo ricco, vedendo che tutti i suoi figli erano usciti sani e salvi dalla casa in fiamme e non correvano più alcun pericolo, si ricordò che le sue ricchezze erano illimitate e donò a ciascuno dei suoi figli un grande carro. Lo stesso fa il Tathagata. Egli è padre di tutti gli esseri viventi. Quando vede che innumerevoli migliaia di milioni di esseri viventi, grazie agli insegnamenti del Budda, possono sfuggire alle sofferenze del triplice mondo, alla strada terribile e pericolosa, e gioire del nirvana, egli, il Tathagata, pensa: “Io possiedo il forziere della saggezza sconfinata e senza limiti, i poteri, la libertà dalla paura e altri attributi dei Budda. Questi esseri viventi sono tutti figli miei. Io darò a ciascuno di loro in eguale misura il grande veicolo, così che non vi sarà chi otterrà l’estinzione da solo, ma tutti potranno ottenerla tramite l’estinzione del Tathagata.”
«Egli dunque regala a tutti gli esseri viventi che sono sfuggiti al triplice mondo la meditazione, l’emancipazione e gli altri magnifici doni dei Budda. Questi doni hanno tutti le medesime caratteristiche o peculiarità, sono lodati dai saggi e sono capaci di produrre un piacere puro, meraviglioso e supremo.
«Shariputra, l’uomo ricco si avvalse dei tre tipi di carri per attirare i figli, ma in seguito diede a ognuno di essi un grande carro adorno di gioielli, il più sicuro, il più comodo in assoluto. Ma nonostante questo, il ricco non fu colpevole di falsità. Il Tathagata fa lo stesso e neanche lui mente. Dapprima predica i tre veicoli per attirare e indirizzare gli esseri viventi, ma in seguito, per salvarli, adotta soltanto il grande veicolo. Perché? Il Tathagata possiede il forziere della saggezza senza limiti, potere, libertà dalla paura e altri attributi. Egli è in grado di offrire a tutti gli esseri viventi la Legge del grande veicolo. Ma non tutti sono in grado di riceverla.
«Sappi, Shariputra, che questa è la ragione per cui i Budda si avvalgono del potere degli espedienti. E facendo questo essi compiono delle distinzioni nel veicolo del Budda e lo predicano come se fossero tre.»
Il Budda, desiderando ribadire le sue parole, si espresse in versi dicendo:
Immaginate un uomo ricco
che possedeva un grande palazzo.
La casa era molto vecchia,
ridotta in pessimo stato, decrepita.
I saloni, molto alti, erano pericolanti,
le basi dei pilastri erano marce,
travi e controtravi erano incrinate e incurvate,
le fondamenta e le scale si sgretolavano.
Profonde crepe si aprivano nelle pareti
e l’intonaco si staccava ovunque.
La copertura del tetto mancava o era in rovina
e le estremità dei cornicioni erano cadute al suolo.
Lo steccato circostante era piegato o crollato in più punti
e cumuli di macerie erano ammassati qua e là.
Nel palazzo vivevano
circa cinquecento persone.
Nibbi, gufi, falchi, aquile,
corvi, gazze, colombi, piccioni,
lucertole, serpenti, vipere, scorpioni,
scolopendre e millepiedi,
scarafaggi e tritoni,
donnole, procioni, topi, ratti,
orde di creature maligne
scorrazzavano in lungo e in largo.
Vi erano luoghi che puzzavano per gli escrementi
ammassati a mucchi,
dimora di stercorari e altre creature.
Volpi, lupi e sciacalli
frugavano fra i rifiuti
rosicchiando e lacerando corpi morti,
sparpagliando ovunque ossa e carni.
A causa di ciò frotte di cani
si avventavano sul posto per addentare qualcosa,
spinti dalla fame e dalla paura,
frugando ogni luogo in cerca di cibo,
lottando, azzuffandosi,
digrignando i denti, ringhiando e ululando.
Il palazzo era terribile, spaventoso,
tanto mutato era il suo aspetto.
In ogni angolo vi erano torme di gnomi e folletti,
yaksha e spiriti maligni
che si nutrono di carne umana
o di creature velenose.
Gli uccelli rapaci e le belve
covavano, figliavano e nutrivano la prole;
ognuno nascondeva e proteggeva i propri piccoli,
ma gli yaksha rivaleggiavano tra loro
nella fretta di impadronirsene per divorarli.
E quando avevano mangiato a sazietà
i loro cuori malvagi divenivano ancor più feroci;
il rumore delle loro zuffe e lotte
era veramente tremendo.
I demoni kumbhanda,
appollaiati su cumuli di terra
o saltando uno o due piedi al di sopra del suolo,
vagavano in ozio qua e là
divertendosi a loro capriccio.
Talvolta ghermivano un cane con due delle loro zampe
e lo sbattevano fino a che non aveva più la forzadi latrare;
oppure gli piantavano gli artigli nel collo,
divertendosi nel vederlo terrorizzato.
C’erano anche demoni
di alta statura,
nudi, neri ed emaciati,
che vivevano sempre lì
ed emettevano urla orrende
strepitando in cerca di cibo.
Alcuni demoni avevano invece la gola stretta come un ago,
mentre altri avevano la testa di bue;
taluni si nutrivano di carne umana,
altri divoravano cani.
Avevano i capelli simili a un groviglio di erbacce,
erano crudeli e feroci;
spinti dalla fame e dalla sete
si scagliavano in ogni direzione urlando e ululando.
Gli yaksha, gli spiriti affamati,
i molti generi di uccelli rapaci e di belve
scorrazzavano per ogni dove in cerca di cibo,
sporgendosi dalle finestre della casa.
Tali erano i pericoli presenti nel palazzo,
minacciosi e spaventosi oltre ogni immaginazione.
Questa casa, vecchia e cadente,
apparteneva a un uomo
che si era recato in un luogo vicino;
non era partito da molto tempo
quando un incendio
scoppiò improvvisamente nella casa.
In un lampo le fiamme
si levarono imponenti da ogni lato.
Le travi di colmo, i pilastri, le travi dei soffitti
si fracassarono con un boato,
si ruppero in due e caddero giù a pezzi
mentre muri e pareti divisorie crollavano.
I vari demoni e gli spiriti
levarono alti gemiti,
i falchi, le aquile e gli altri uccelli,
i demoni kumbhanda,
erano tutti atterriti, terrorizzati,
e non sapevano come fuggire.
Gli animali feroci e le creature velenose
si nascosero nei covi e nelle tane,
mentre i demoni pishacha,
che pure vivevano nel palazzo,
poiché avevano accumulato scarsa fortuna,
si trovarono imprigionati dalle fiamme
e cominciarono a combattere tra di loro
bevendo sangue e inghiottendo carne.
Gli sciacalli e i loro simili
a questo punto erano già morti
e le belve di taglia maggiore
se ne disputavano le spoglie.
Vortici di fumo nauseabondo fluttuavano
invadendo tutta la casa.
Le scolopendre e i millepiedi,
i serpenti velenosi e altri rettili,
scottati dal fuoco,
fuggivano in fretta dai nascondigli,
ma poi cadevano preda dei demoni kumbhanda
che li divoravano.
Inoltre gli spiriti famelici,
con le fiamme all’altezza della testa,
affamati, assetati, incapaci di resistere al calore,
correvano all’impazzata in preda al panico.
Tale era lo stato della casa,
veramente spaventoso e terribile;
danni irreparabili, la rovina del fuoco,
molti mali, non uno soltanto, vi gravavano sopra.
In quel momento il padrone del palazzo
si trovava fuori dal cancello,
allorché udì qualcuno dire:
«Qualche istante fa i tuoi figli
sono entrati nel palazzo
per giocare.
Sono molto giovani e incapaci di comprendere;
ora saranno completamente assorbiti dai loro giochi».
Udito ciò, il ricco
corse allarmato dentro il palazzo che bruciava,
deciso a salvare i figli
e a impedire che morissero tra le fiamme.
Incitò i figli a dargli retta,
parlando loro dei molti pericoli,
degli spiriti maligni e delle creature velenose,
del fuoco che si stava diffondendo ovunque,
delle molte sofferenze
che si sarebbero susseguite senza fine;
vi erano serpenti velenosi, lucertole, vipere,
molti demoni
yaksha e kumbhanda,
sciacalli, volpi, cani,
falchi, aquile, nibbi e gufi,
scarafaggi e altri insetti simili,
tutti tormentati da fame e sete,
di cui bisogna aver paura.
I figli non potevano restare in un luogo tanto pericoloso,
tanto più sotto la minaccia dell’incendio.
Ma i figli non capivano
e, sebbene udissero gli ammonimenti del padre,
continuavano incuranti a divertirsi
senza smettere di giocare.
A quel tempo il ricco
pensò dentro di sé:
“I miei figli si comportano così
causandomi pena e angoscia.
Adesso la casa non offre la minima gioia;
tuttavia i miei bambini,
assorti nei giochi,
rifiutano di seguire i miei consigli
e rischiano di morire tra le fiamme!”
Allora pensò
di escogitare qualche espediente
e disse ai figli:
«Ho molti tipi
di giocattoli rari e meravigliosi,
splendidi carri adorni di gioielli,
carri trainati da capre, carri trainati da cervi,
carri trainati da grandi buoi.
Ora sono là, fuori dal cancello,
uscite a vederli!
Ho fatto questi carri appositamente per voi.
Potrete scegliere quello che preferite
e giocarci quanto vorrete!»
Quando i figli ebbero udito
la descrizione dei carri,
corsero fuori dalla casa all’istante
facendo a gara tra loro,
e furono presto all’aperto,
liberi da rischi e pericoli.
Allorché il ricco ebbe visto che i suoi figli
erano usciti dalla casa in fiamme
e si trovavano fuori,
si sedette su un trono leonino
e si congratulò dicendo:
«Ora sono felice e contento.
Ho faticato molto
per crescere i miei figli.
Sono fanciulli ignari e sconsiderati,
che sono entrati in quel palazzo pericoloso,
pieno di creature velenose
e di folletti spaventosi.
Le fiamme ruggenti dell’incendio
si sono levate in ogni angolo della casa,
ma loro non riuscivano
a staccarsi dai loro giochi.
Ma ora li ho tratti in salvo,
facendoli sfuggire al pericolo.
È questa la ragione, buona gente,
per cui mi sento felice e contento».
A quel tempo i figli,
vedendo il padre seduto comodamente,
si riunirono intorno a lui
e gli dissero:
«Per favore, dacci
i tre tipi di carri ingioiellati
che ci hai promesso poco fa.
Hai detto che se fossimo usciti dalla casa
ci avresti donato tre tipi di carri
e che noi avremmo potuto scegliere quello che volevamo.
Ora è il momento di darci
quello che ci hai promesso».
L’uomo era veramente molto ricco
e aveva molti magazzini.
Con oro, argento, lapislazzuli,
madreperla, agata
e altri materiali preziosi
egli fabbricò grandi carri
ornati e decorati in modo meraviglioso;
da ogni lato erano circondati da sponde
da cui pendevano dei campanelli.
Vi erano corde d’oro intrecciate in coppia,
fili di perle
distesi sul baldacchino
e frange di fiori dorati
pendenti da tutti i lati.
Decorazioni multicolori
attorniavano e cingevano i carri,
veli e morbide sete
servivano da cuscini;
bellissimo feltro di splendida fattura,
che valeva migliaia o milioni,
bianco, lucente e puro era steso sul pavimento.
Grandi buoi bianchi,
lucidi, robusti, di gran vigore,
bellissimi d’aspetto,
erano aggiogati a ogni carro ingioiellato
e molti staffieri e servitori
li accompagnavano e proteggevano.
L’uomo donò a ciascuno dei suoi figli
uno di questi carri meravigliosi.
Allora i figli
danzarono di gioia
e salirono sui carri ingioiellati
dirigendosi in tutte le direzioni,
gioendo e divertendosi
liberamente e senza alcun ostacolo.
Ti dico questo, Shariputra:
io sono come l’uomo ricco.
Io, il più venerabile tra i saggi,
sono il padre di questo mondo
e tutti gli esseri viventi
sono miei figli.
Ma essi sono profondamente aggrappati ai piaceri terreni
e nelle loro menti non alberga saggezza.
Non vi è salvezza nel triplice mondo;
esso è come una casa in fiamme,
pieno di innumerevoli sofferenze,
un luogo che incute timore,
assediato di continuo dai dolori e dai tormenti
della nascita, dell’invecchiamento, della malattiae della morte,
che, come roghi,
ardono impetuosamente senza mai cessare.
Il Tathagata ha già abbandonato
la casa in fiamme del triplice mondo
e vive nella quiete serena,
nella sicurezza della foresta e della pianura.
Tuttavia questo triplice mondo
costituisce il mio dominio
e gli esseri che ci vivono
sono tutti miei figli.
Questo luogo adesso
è pieno di dolore e sofferenza.
Io sono l’unica persona
che può salvarli e proteggerli,
ma, benché io li istruisca e li ammonisca,
essi non accettano i miei insegnamenti
perché, contaminati dai desideri,
sono sommersi dall’ingordigia e dagli attaccamenti.
Così mi avvalgo di un espediente:
illustro loro i tre veicoli,
facendo sì che gli esseri viventi
capiscano le sofferenze del triplice mondo.
Poi mostro loro
le vie per liberarsi dal mondo.
Se questi miei figli
lo decidono fermamente nel loro cuore,
possono acquisire le tre visioni
e i sei poteri sovrannaturali,
possono divenire dei pratyekabuddha
o dei bodhisattva che non regrediscono più.
Ti dico, Shariputra, che,
a beneficio degli esseri viventi,
io utilizzo parabole e similitudini
per esporre l’unico veicolo del Budda.
Se tu e tutti gli altri sarete in grado
di credere nelle mie parole e di accettarle,
allora è certo
che tutti voi raggiungerete la Via del Budda.
Questo veicolo è sottile, splendido,
assolutamente puro;
in tutto l’universo
non conosce uguali.
Il Budda ne gioisce e lo apprezza
e tutti gli esseri viventi
dovrebbero cantarne le lodi,
fargli offerte e tributargli rispetto.
In esso vi sono innumerevoli migliaia di milioni
di poteri, emancipazioni,
meditazioni, saggezze,
e altri attributi del Budda.
Se i suoi figli ottengono questo veicolo,
esso permetterà loro
di provare costante diletto,
giorno e notte, per kalpa innumerevoli,
di unirsi ai bodhisattva
e alla moltitudine degli ascoltatori della voce,
che salgono su questo veicolo adorno di gioielli
e procedono direttamente verso l’illuminazione.
Per questi motivi,
anche cercando attentamente nelle dieci direzioni,
non si troverebbe nessun altro veicolo
se non quello che il Budda predica come espediente.
Ti dico, Shariputra,
che tu e gli altri
siete tutti miei figli
e io sono il padre di voi tutti.
Per parecchi kalpa
siete rimasti avvolti dalle fiamme di molteplici sofferenze,
ma io vi salverò tutti
e vi farò sfuggire al triplice mondo.
Sebbene in precedenza io vi abbia detto
che avevate conseguito l’estinzione,
si trattava solo della fine del ciclo di nascita e morte:
non era vera estinzione.
Quello che occorre adesso
è semplicemente la saggezza del Budda.
Se vi sono dei bodhisattva
qui, in questa assemblea,
fate ascoltare loro la vera Legge dei Budda
con un unico pensiero in mente.
Sebbene i Budda, gli onorati dal mondo,
impieghino degli espedienti,
gli esseri viventi che essi convertono
sono tutti bodhisattva.
Se vi sono persone di scarsa saggezza,
profondamente aggrappate all’amore e al desiderio,
per costoro
il Budda predica la verità del dolore.
Allora gli esseri viventi proveranno gioia,
perché avranno ottenuto ciò che mai avevano avuto.
La verità del dolore predicata dal Budda
è vera e non cambia mai.
Se vi sono esseri viventi
che non comprendono l’origine del dolore,
che sono aggrappati alle cause del dolore
e non riescono a staccarsene per un solo istante,
per costoro
il Budda si avvale di espedienti per predicare la Via.
Riguardo alla causa del dolore,
esso origina dall’avidità e dal desiderio.
Se avidità e desideri vengono annientati,
[il dolore] non avrà più luogo ove risiedere.
L’annientamento del dolore,
questa è la terza verità.
Per realizzare questa verità, la verità dell’annientamento,
si pratica la Via.
Quando qualcuno si libera dalle catene del dolore,
si dice che ha conseguito l’emancipazione.
In quale modo è possibile
conseguire l’emancipazione?
Separarsi dalle falsità e dall’illusione:
solo questo è emancipazione.
Ma se una persona non si è realmente
emancipata da ogni cosa,
allora il Budda dirà
che non ha conseguito la vera estinzione,
perché tale persona
non ha ancora raggiunto la Via suprema.
Il mio scopo
non è cercare di portarle all’estinzione.
Io sono il re del Dharma,
libero di agire a mio piacimento nella Legge.
Donare pace e sicurezza agli esseri viventi:
questa è la ragione del mio avvento nel mondo.
Io ti dico, Shariputra,
predico questo mio sigillo del Dharma
per arrecare beneficio al mondo.
Non devi trasmetterlo incautamente
ovunque ti accada di recarti.
Se vi è qualcuno che lo ascolta,
risponde con gioia e lo accetta con gratitudine,
sappi che quella persona
è un avivartika.
Se vi è qualcuno che crede e accetta
la Legge di questo sutra,
quella persona ha già incontrato
i Budda nel passato,
ha fatto loro rispettose offerte
e ha ascoltato questa Legge.
Se vi è qualcuno in grado
di credere in ciò che tu predichi,
allora quella persona ha visto me,
e ha visto anche te
e gli altri monaci
e i bodhisattva.
Questo Sutra del Loto
è predicato per le persone di profonda saggezza.
Se persone di modeste capacità lo odono,
rimarranno perplesse e non riusciranno a capirlo.
Per quanto riguarda gli ascoltatori della voce
e i pratyekabuddha,
in questo sutra ci sono cose
che vanno al di là dei loro poteri.
Tu stesso, Shariputra,
nel caso di questo sutra
sei riuscito ad accedervi solo grazie alla fede.
A maggior ragione gli altri ascoltatori della voce.
Gli altri ascoltatori della voce
è grazie alla fede nelle parole del Budda
che possono seguire con osservanza questo sutra,
non in virtù di una loro particolare saggezza.
Inoltre, Shariputra,
non devi predicare questo sutra
alle persone che sono arroganti o pigre,
oppure assorbite in una propria concezione dell’io.
Coloro che hanno la modesta intelligenza dellepersone comuni
e che sono aggrappati tenacemente ai cinque desideri
non sono in grado di capirlo quando lo ascoltano.
Non predicarlo a queste persone.
Chi non riesce ad avere fede
e invece offende questo sutra,
distruggerà immediatamente tutti i semi
per divenire Budda in qualsiasi mondo.
Forse aggrotterà torvo la fronte
e nutrirà dubbi e perplessità.
Ascolta, ti dirò a quali punizioni
dovrà sottostare tale individuo.
Sia che il Budda viva nel mondo
sia che già si sia estinto,
se qualcuno dovesse offendere
un sutra come questo,
oppure se, vedendo coloro che leggono, recitano,
copiano e sostengono questo sutra,
li dovesse disprezzare, odiare, invidiare,
o provare rancore nei loro confronti,
le punizioni cui dovrà sottostare,
ascolta, ti dirò quali saranno.
Allorché la sua vita giungerà al termine
egli cadrà nell’inferno Avichi
e sarà confinato là per un intero kalpa;
quando il kalpa sarà trascorso, rinascerà nuovamente lì.
Egli ripeterà questo ciclo
per kalpa innumerevoli.
Se anche riuscisse a uscire dall’inferno
cadrà nel regno degli animali,
diventerà un cane o uno sciacallo;
il suo corpo sarà scarno e malconcio,
nerastro, ricoperto di croste e piaghe,
oggetto di scherno per gli uomini.
O ancora, egli sarà
odiato e disprezzato dagli altri,
continuamente tormentato da fame e sete;
il suo corpo sarà pelle e ossa,
in vita sempre soggetto a difficoltà e tormenti,
e in morte sepolto sotto ciottoli e pietre.
Egli soffrirà queste punizioni
per aver distrutto i semi della Buddità.
Se dovesse divenire un cammello
o rinascere in forma di asino,
il suo corpo sarà continuamente gravato da pesanti fardelli
e assaggerà di frequente il bastone o lo staffile.
I suoi unici pensieri saranno l’acqua e l’erba
e non potrà capire nient’altro.
Queste sono le punizioni che patirà
per aver offeso questo sutra.
Altrimenti rinascerà come uno sciacallo
che scende verso un villaggio,
col corpo ricoperto di piaghe e croste,
con un occhio solo,
bastonato e percosso dai bambini,
sottoposto a continui tormenti,
talvolta fino a morirne.
Dopo che sarà morto
rinascerà di nuovo in forma di serpente,
dal corpo lungo
cinquecento yojana,
sordo, ottuso, privo di zampe,
costretto a strisciare sul ventre,
punzecchiato e morso da insetti e parassiti,
tormentato notte e giorno
senza un istante di tregua.
Queste sono le punizioni che patirà
per aver offeso questo sutra.
Se dovesse diventare un essere umano,
sarà dotato di scarsissime facoltà,
sarà basso, brutto, incurvato, zoppo,
cieco, sordo, gobbo.
Le persone non crederanno
a quello che dirà,
il suo alito sarà sempre fetido;
posseduto da demoni,
povero, di umile condizione,
subordinato agli altri,
afflitto da molti disturbi, magro e sparuto,
senza nessuno su cui contare.
Lui si affezionerà agli altri,
ma nessuno si curerà di lui;
se anche dovesse riuscire a ottenere qualcosa,
la perderà immediatamente o se ne dimenticherà.
Se praticherà l’arte medica
e curerà con le sue terapie una malattia,
i suoi pazienti contrarranno subito altri mali
oppure moriranno.
Nel caso in cui cada malato,
non troverà nessuno che voglia assisterlo e curarlo;
e se anche dovesse prendere le medicine adatte,
non farebbe altro che peggiorare la sua condizione.
Se altri dovessero commettere aggressioni,
rapine e ruberie,
la responsabilità di queste azioni malvagie
ricadrà ingiustamente su di lui.
Un peccatore come questo
non vedrà mai il Budda,
il re di tutti i saggi,
predicare la Legge, insegnarla e convertire.
Un peccatore come questo
nascerà sempre in grande miseria,
sarà folle, sordo, avrà la mente confusa,
e non potrà mai udire la Legge.
Per kalpa innumerevoli,
numerosi quanto le sabbie del Gange,
rinascerà sordomuto,
menomato nelle facoltà mentali,
abiterà sempre nell’inferno
sguazzandoci come fosse un giardino,
e guarderà a tutti i cattivi sentieri dell’esistenza
come fossero la sua dimora.
Cammello, asino, maiale, cane,
queste saranno le forme che assumerà.
Queste sono le punizioni che patirà
per aver offeso questo sutra.
Se dovesse diventare un essere umano,
sarà sordo, cieco, stupido.
La povertà, il bisogno, tutti i segni della miseria
saranno il suo ornamento;
vesciche, diabete,
piaghe, croste, ulcere
e altre simili malattie
saranno i suoi vestiti.
Il suo corpo puzzerà,
sozzo e impuro.
Aggrappato a una propria concezione dell’io
sarà sempre collerico e odiato dagli altri;
bruciante di desideri licenziosi,
non sarà migliore di una bestia.
Queste sono le punizioni che patirà
per aver offeso questo sutra.
Io ti dico, Shariputra,
che se dovessi descrivere le punizioni in cui incorrono
coloro che offendono questo sutra,
potrei proseguire per un intero kalpa senza giungerealla fine.
Per questa ragione
ti dico chiaramente
di non predicare questo sutra
alle persone prive di saggezza.
Ma se vi sono persone di grandi capacità,
sagge e comprensive,
istruite e dotate di buona memoria,
che ricercano la Via del Budda,
a questo tipo di persone
è permesso predicare questo sutra.
Se vi sono persone che hanno visto
centinaia, migliaia, milioni di Budda,
che hanno piantato molte buone radici
e sono veramente ferme e determinate,
a questo tipo di persone
è permesso predicare questo sutra.
Se vi sono persone diligenti,
che coltivano costantemente la compassione
senza risparmiarsi,
allora è permesso predicare questo sutra.
Se vi sono persone rispettose, riverenti,
con in mente un unico scopo,
che si separano dalla folla degli stolti
e si ritirano a vivere tra le montagne,
a questo tipo di persone
è permesso predicare questo sutra.
Di più, Shariputra:
se vedi qualcuno
che allontana i cattivi amici
e cerca la compagnia di buoni amici,
a questo tipo di persona
è permesso predicare questo sutra.
Se vedi un figlio del Budda
che osserva i precetti, limpido, immacolato,
come una gemma pura e splendente,
che cerca il sutra del grande veicolo,
a questo tipo di persona
è permesso predicare questo sutra.
Se una persona non conosce la collera,
è di natura integra e gentile
sempre compassionevole verso gli esseri viventi,
rispettosa e riverente verso i Budda,
a questo tipo di persona
è permesso predicare questo sutra.
Ancora: se un figlio del Budda
nel mezzo di una grande assemblea,
con mente pura
dovesse utilizzare diverse cause e condizioni,
parabole, similitudini e varie altre metafore
per predicare la Legge senza impedimenti,
a questo tipo di persona
è permesso predicare questo sutra.
Se vi fossero dei monaci i quali,
in nome della saggezza onnicomprensiva,
cercano la Legge in ogni direzione,
congiungono le mani con gratitudine,
e desiderano abbracciare soltanto
il sutra del grande veicolo,
non accettando un solo verso
degli altri sutra,
a questo tipo di persone
è permesso predicare questo sutra.
Se una persona di mente sincera
ricerca questo sutra
come se fosse alla ricerca delle reliquie del Budda,
e, avendolo trovato, lo accetta con gratitudine,
senza la minima intenzione
di cercare altri sutra
e senza pensare per un solo istante
alle scritture non buddiste,
a questo tipo di persona
è permesso predicare questo sutra.
Ti dico, Shariputra,
se dovessi descrivere tutte le caratteristiche
di coloro che cercano la Via del Budda,
potrei proseguire per un intero kalpa senza giungerealla fine.
Persone quali quelle che ho descritto
sono in grado di credere e di capire.
A loro, perciò, dovresti predicare
il Sutra del Loto della Legge Meravigliosa.