Numero: 7
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La parabola della città fantasma

Il Budda fece questo annuncio ai monaci: «Una volta in passato, un incommensurabile, illimitato, inconcepibile numero di asamkhya kalpa or sono, visse un Budda chiamato Tathagata Grande Saggezza Universale, degno di offerte, perfettamente illuminato, di chiara e perfetta condotta, ben andato, conoscitore del mondo, il più eminente fra gli uomini, istruttore della gente, maestro degli esseri celesti e umani, Budda, onorato dal mondo. La sua terra si chiamava Ben Costituita e il suo kalpa aveva nome Grande Forma.

«Ora, o monaci, dall’estinzione di quel Budda è trascorso un tempo molto esteso, molto lungo. Supponete, per esempio, che qualcuno prenda tutti i pezzi di terra di un sistema maggiore di mondi e li frantumi riducendoli a polvere di inchiostro; e che, dopo aver attraversato mille mondi a oriente, lasci cadere una particella di polvere di inchiostro non più grande di un granello di polvere. E che lasci cadere un altro granello di polvere quando ha attraversato altri mille mondi. Immaginate che egli proceda così finché non abbia terminato di gettare tutti i granelli di inchiostro ottenuti dalla terra. Qual è la vostra opinione? Pensate che, a proposito di quelle terre, i maestri del calcolo o i loro discepoli sarebbero capaci di determinare il numero di mondi attraversati nel corso del procedimento?»

«Sarebbe impossibile, onorato dal mondo.»

«Ora, monaci, immaginate che qualcuno prenda la terra di tutti i mondi che quell’individuo ha attraversato, sia quelli su cui ha fatto cadere una particella di polvere, sia quelli su cui non l’ha fatta cadere, e la riduca tutta in polvere. E immaginate che una particella di polvere rappresenti un kalpa. I kalpa trascorsi da quando quel Budda si è estinto sarebbero comunque superiori al numero delle particelle di polvere, incommensurabili, illimitati, centinaia, migliaia, decine di migliaia, milioni di asamkhya kalpa. Ma, poiché io mi avvalgo del potere del Tathagata per vedere e conoscere, quando osservo quel tempo remoto mi appare come se fosse oggi.»

A quel tempo l’onorato dal mondo, desiderando ribadire le sue parole, si espresse in versi dicendo:

Ricordo che in passato,

un numero incommensurabile, illimitato di kalpa or sono,

visse un Budda, il più onorato tra gli esseri con due gambe,

chiamato Grande Saggezza Universale.

Se una persona avesse il potere di sbriciolare

la terra di un sistema maggiore di mondi,

se macinasse ogni particella di terra fino a ridurla

in polvere di inchiostro

e lasciasse cadere una particella di polvere

ogni volta che ha attraversato mille mondi,

e continuasse in questa maniera

fino a esaurimento delle particelle;

e se qualcuno prendesse tutta la terra deimondi attraversati,

che vi sia stata fatta cadere la particella o no,

e di nuovo riducesse in polvere tutta la terra,

considerando che ogni granello di polvere rappresentiun kalpa,

il numero dei minuscoli granelli di polveresarebbe inferiore

al numero di kalpa trascorsi da quando visse quel Budda.

Da quando quel Budda si è estinto

è trascorso un tale incommensurabile numero di kalpa.

Il Tathagata con la sua illimitata saggezza

conosce il momento in cui quel Budda si estinse,

i suoi ascoltatori della voce e bodhisattva,

come se stesse assistendo a quell’estinzionein questo istante.

Voi, monaci, sappiate

che la saggezza del Budda è pura, sottile, meravigliosa,

priva di difetti, priva di impedimenti,

vasta e capace di penetrare innumerevoli kalpa.

Il Budda annunciò ai monaci: «Il Budda Grande Saggezza Universale ha una durata di vita pari a cinquecentoquarantamila milioni di nayuta di kalpa. Questo Budda inizialmente si sedette nel luogo dell’illuminazione e, dopo aver sbaragliato le armate del demone, era sul punto di conseguire l’anuttara-­samyak-sambodhi, ma le Leggi dei Budda non gli si erano ancora manifestate. Questa situazione si protrasse per un piccolo kalpa e ancora per dieci piccoli kalpa; il Budda stava seduto a gambe incrociate, immobile nel corpo e nella mente, ma le dottrine dei Budda ancora non gli si erano manifestate.

«A quel tempo gli dèi del cielo Trayastrimsha avevano già approntato per il Budda, sotto un albero di bodhi, un trono di leone che misurava uno yojana di altezza, desiderando che il Budda sedesse lì una volta che avesse ottenuto l’anuttara-­samyak-sambodhi. Nello stesso momento in cui il Budda vi si assise, i re Brahma fecero piovere una moltitudine di fiori celesti, che coprirono il terreno circostante per cento yojana. Di tanto in tanto spirava un vento soave che portava via i fiori appassiti, al posto dei quali ne cadevano di nuovi. Tutto questo proseguì senza interruzione, come un’offerta rivolta al Budda, per dieci piccoli kalpa. I fiori continuarono a cadere fino al momento in cui egli si estinse. I quattro re celesti, come loro offerta al Budda, percossero i tamburi celesti, mentre gli altri esseri celesti suonarono i loro strumenti; tutto questo per dieci piccoli kalpa. Questa situazione perdurò fintanto che il Budda non si estinse.

«Ora, o monaci, il Budda Grande Saggezza Universale attese dieci piccoli kalpa prima che le Leggi dei Budda finalmente gli si rivelassero e fosse in grado di conseguire l’anuttara-­samyak-sambodhi. Prima che questo Budda lasciasse la sua vita secolare, aveva generato sedici figli, il primo dei quali si chiamava Accumulo di Saggezza. Ognuno di questi figli possedeva diversi oggetti rari e giocattoli di vario tipo, ma quando ebbero udito che il loro padre aveva raggiunto l’anuttara-­samyak-sambodhi, tutti li gettarono via e si recarono nel luogo in cui si trovava il Budda. Le loro madri li seguirono in lacrime.

«Il loro nonno, un re saggio che faceva girare la ruota, accompagnato da cento ministri di alto rango come pure da centinaia, migliaia, decine di migliaia, milioni di sudditi, con il suo seguito si unì ai figli e li seguì al luogo dell’illuminazione: desiderio di tutti era di avvicinarsi al Tathagata Grande Saggezza Universale, tributargli offerte, onore, rispetto e lode. Una volta giunti, si inchinarono ai suoi piedi fino a toccare il terreno con la testa. Dopo aver girato intorno al Budda, giunsero le mani devotamente, alzarono lo sguardo con reverenza verso l’onorato dal mondo e recitarono questi versi di lode:

L’onorato dal mondo, dotato di grande autorità e virtù,

per salvare gli esseri viventi

ha impiegato innumerevoli milioni di anni

ed è infine riuscito a divenire un Budda.

Bene! Tutti i tuoi voti sono ora esauditi,

non vi è fortuna maggiore!

È veramente cosa rara incontrare l’onorato dal mondo;

dieci piccoli kalpa sono trascorsi da quando si è sedutoal suo posto.

Il corpo, le mani e i piedi

rimangono fermi, senza un mimimo moto,

la sua mente, sempre calma e serena,

non conosce agitazione o disordine.

Alla fine egli consegue la tranquillità eterna e l’estinzione

riposando nella Legge senza difetti.

Ora, osservando l’onorato dal mondo

in tranquillità, che ha compiuto la Via del Budda,

noi otteniamo benefici eccelsi;

con grande gioia lo lodiamo e ci rallegriamo con lui.

Gli esseri viventi affrontano di continuo sofferenzee dolori,

sono ottenebrati, privi di maestro e di guida;

non sanno che vi è una Via per porre terminealle sofferenze,

non sanno come cercare l’emancipazione.

Per tutta la lunga notte seguono sempre piùi cattivi sentieri

mentre diminuisce il numero di esseri celesti;

dall’oscurità passano all’oscurità

e non una sola volta odono il nome del Budda.

Ora, tuttavia, il Budda ha conseguito lo stato supremo,

la tranquillità della Legge senza difetti.

Noi, insieme agli esseri celesti e umani,

otteniamo adesso il sommo beneficio.

Per questa ragione chiniamo la testa

e dedichiamo la vita al più venerabile degli uomini.

A quel tempo i sedici principi, dopo aver lodato il Budda con questi versi, invitarono l’onorato dal mondo a mettere in moto la ruota della Legge pronunciando tutti insieme queste parole: «Onorato dal mondo, esponi la Legge. Così facendo arrecherai tranquillità, benessere e benefici a una grande quantità di esseri celesti e umani.» Essi ripeterono la loro richiesta in versi dicendo:

Eroe del mondo senza pari,

adorno di cento segni di fortuna,

tu che hai conseguito la saggezza suprema,

ti preghiamo di predicare a beneficio del mondo intero.

Salva e libera

noi e tutti gli altri esseri viventi.

Opera le distinzioni, illuminaci

e consentici di ottenere la saggezza.

Se noi diveniamo Budda,

lo stesso varrà per tutti gli esseri viventi.

Onorato dal mondo, tu conosci i pensieri

che gli esseri viventi custodiscono nelle profonditàdella mente.

Tu conosci i sentieri che percorrono

e la forza della loro saggezza,

i piaceri, le fortune che hanno coltivato,

le azioni compiute nelle esistenze passate.

Onorato dal mondo, tu già conosci tutto questo:

ora devi mettere in moto la ruota insuperata.

Il Budda annunciò ai monaci: «Allorché il Budda Grande Saggezza Universale conseguì l’anuttara-­samyak-sambodhi, cinquecentodiecimila milioni di terre del Budda in ognuna delle dieci direzioni tremarono e furono scosse in sei modi diversi. I luoghi oscuri e remoti di quelle terre, ove mai riescono a penetrare la luce del sole o quella della luna, furono illuminati a giorno e gli esseri viventi furono in grado di vedersi gli uni con gli altri. Tutti esclamarono: “Come è possibile che in questo luogo siano apparsi improvvisamente altri esseri viventi?”

«Anche i palazzi dei vari esseri celesti in quelle terre e i palazzi di Brahma tremarono e furono scossi in sei modi diversi e una grande luce si irradiò per ogni dove, illuminando tutti i mondi e superando per intensità persino la luce dei cieli. A quel tempo nei cinquecentodiecimila milioni di terre della regione orientale i palazzi di Brahma rifulsero di una luce due volte più intensa del solito e ciascuno dei re Brahma pensò: “Ora il palazzo rifulge di una luce più intensa che mai. Quale può essere la ragione di questo fenomeno?”

«A quel tempo i re Brahma si incontrarono per discutere la questione. Fra di essi vi era un grande re Brahma chiamato Salvezza di Tutti il quale, a nome della moltitudine di re Brahma, parlò in versi dicendo:

I nostri palazzi rifulgono

di una luminosità mai vista prima.

Qual è la causa di ciò?

Ognuno di noi cerca una risposta.

È forse perché è nata una divinità dotata di grandi virtù,

o forse perché un Budda è apparso nel mondo

che questa grande luce radiosa

si irradia ovunque nelle dieci direzioni?

«A quel tempo i re Brahma dei cinquecentodiecimila milioni di terre, recando con sé i loro palazzi e prendendo ciascuno il proprio mantello riempito di fiori celesti, intrapresero tutti insieme il viaggio verso la regione occidentale per osservare colà i segni. Essi videro il Tathagata Grande Saggezza Universale nel luogo dell’illuminazione, assiso su un trono di leone sotto un albero di bodhi, circondato da esseri celesti, re dei draghi, gandharva, kimnara, mahoraga, esseri umani e non umani intenti a riverirlo. E videro i sedici principi che imploravano il Budda di mettere in moto la ruota della Legge.

«I re Brahma si inchinarono di fronte al Budda fino a toccare il suolo con la testa, volteggiarono intorno a lui per centomila volte e, presi i fiori celesti, li sparsero sul Budda. I fiori che disseminarono formarono un cumulo alto quanto il monte Sumeru. Essi li donarono come offerta anche all’albero di bodhi del Budda. Questo albero era alto dieci yojana. Quando ebbero terminato di offrire i fiori, ciascuno prese il proprio palazzo e lo offrì al Budda, pronunciando queste parole: “Ci auguriamo che tu ci conceda conforto e benefici. Ti preghiamo di accettare questi palazzi che ti doniamo e di dimorarvi.”

«A quel tempo i re Brahma, alla presenza del Budda, con unica mente e unica voce, recitarono questi versi di lode:

Onorato dal mondo che tanto di rado appari,

così difficile da incontrare,

dotato di incommensurabili benefici,

capace di salvare ogni essere,

grande maestro degli esseri celesti e umani,

tu hai compassione del mondo.

Gli esseri viventi nelle dieci direzioni

tutti ricevono ovunque benefici.

Nei cinquecentodiecimila milioni di terre

da cui proveniamo,

abbiamo rinunciato alla gioia della meditazione profonda

pur di fare offerte al Budda.

Grazie alla fortuna accumulata nelle esistenze precedenti,

i nostri palazzi sono riccamente adornati.

Ora li offriamo all’onorato dal mondo,

implorandolo di essere tanto cortese da accettarli.

«A quel tempo, quando i re Brahma ebbero finito di lodare il Budda parlando in versi, ognuno di essi pronunciò queste parole: “Imploriamo l’onorato dal mondo di mettere in moto la ruota della Legge, di salvare gli esseri viventi e di dischiudere la via del nirvana!”

«Poi i re Brahma, con unica mente e unica voce, si espressero in versi dicendo:

Eroe del mondo, il più onorato tra gli esseri condue gambe,

ti preghiamo di esporre la Legge.

Con il potere della tua profonda benevolenzae compassione

salva gli esseri viventi tormentati dal dolore e dallasofferenza!

«A quel tempo il Tathagata Grande Saggezza Universale tacitamente acconsentì. Ora, monaci, nei cinquecentodiecimila milioni di terre in direzione sud-orientale i re Brahma osservarono che i loro palazzi rifulgevano di una luce brillante come mai si era vista in passato. Esultando di gioia e sperimentando uno stato d’animo vissuto assai raramente, si riunirono per discutere insieme la questione.

«A quel tempo fra i membri dell’assemblea vi era un grande re Brahma, chiamato Grande Compassione, il quale, a nome della moltitudine di re Brahma, si espresse in versi dicendo:

Quale causa agisce

per rendere manifesto un tale segno?

I nostri palazzi rifulgono di una luminosità

mai vista prima.

È forse perché è nata una divinità dotata di grande virtù,

o forse perché un Budda è apparso nel mondo?

Non abbiamo mai visto un tale segno

e ne cerchiamo ardentemente la ragione.

A costo di attraversare mille, diecimila, un milione di terre,

insieme ricercheremo la causa di questa luce.

Probabilmente la causa è l’avvento di un Budda nel mondo

per salvare gli esseri viventi che soffrono.

«A quel tempo i re Brahma dei cinquecentodiecimila milioni di terre, recando con sé i loro palazzi e prendendo ciascuno il proprio mantello riempito di fiori celesti, intrapresero tutti insieme il viaggio verso la regione nord-occidentale per osservare colà i segni. Essi videro il Tathagata Grande Saggezza Universale nel luogo dell’illuminazione, assiso su un trono di leone sotto un albero di bodhi, circondato da esseri celesti, re dei draghi, gandharva, kimnara, mahoraga, esseri umani e non umani intenti a riverirlo. E videro i sedici principi che imploravano il Budda di mettere in moto la ruota della Legge.

«Immediatamente i re Brahma si inchinarono di fronte al Budda fino a toccare il suolo con la testa, volteggiarono intorno a lui per centomila volte e, presi i fiori celesti, li sparsero sul Budda. I fiori che disseminarono formarono un cumulo alto quanto il monte Sumeru. Essi li donarono come offerta anche all’albero della bodhi del Budda. Quando ebbero terminato di offrire i fiori, ciascuno prese il proprio palazzo e lo offrì al Budda, pronunciando queste parole: “Ci auguriamo che tu ci conceda conforto e benefici. Ti preghiamo di accettare questi palazzi che ti doniamo e di dimorarvi.”

«A quel tempo i re Brahma, alla presenza del Budda, con unica mente e unica voce, recitarono questi versi di lode:

Signore saggio, essere saggio tra gli altri esseri celesti,

la cui voce è uguale a quella dell’uccello kalavinka,

tu che provi pietà e rechi conforto agli esseri viventi,

noi ora ti onoriamo e ti riveriamo.

È cosa rara incontrare l’onorato dal mondo,

che appare una sola volta nel corso di ere lunghissime.

Centottanta kalpa sono trascorsi invano senza un Budda,

i tre cattivi sentieri sono dilagati ovunque

e la moltitudine di esseri celesti si è ridotta di numero.

Ora il Budda è apparso nel mondo

per essere l’occhio degli esseri viventi.

Il mondo intero correrà a lui

ed egli salverà e proteggerà tutti.

Sarà un padre per gli esseri viventi

arrecando loro conforto e benefici.

Noi, grazie alla fortuna delle esistenze passate,

possiamo ora incontrare l’onorato dal mondo.

«A quel tempo, quando i re Brahma ebbero finito di lodare il Budda parlando in versi, ognuno di essi pronunciò queste parole: “Imploriamo l’onorato dal mondo di aver compassione di tutti noi, di mettere in moto la ruota della Legge e di salvare gli esseri viventi.”

«Poi i re Brahma, con unica mente e unica voce, si espressero in versi dicendo:

Grande saggio, metti in moto la ruota della Legge,

rivela le caratteristiche di tutti i fenomeni,

salva gli esseri viventi tormentati dalla sofferenza

e consenti loro di ottenere la somma gioia.

Quando gli esseri viventi udranno questa Legge

avranno raggiunto la Via o rinasceranno in cielo;

diminuiranno coloro che vivono nei cattivi sentieri,

mentre aumenteranno coloro che perseverano nel bene.

«A quel tempo il Tathagata Grande Saggezza Universale tacitamente acconsentì. Ora, monaci, nei cinquecentodiecimila milioni di terre della regione meridionale i re Brahma osservarono che i loro palazzi rifulgevano di una luce brillante che mai si era vista in passato. Esultando di gioia e sperimentando uno stato d’animo vissuto assai raramente, essi si riunirono per discutere insieme la questione e dissero: “Qual è la ragione per cui i nostri palazzi irradiano una luce tanto brillante?”

«Fra i membri dell’assemblea vi era un grande re Brahma, chiamato Legge Meravigliosa, il quale, a nome della moltitudine di re Brahma, si espresse in versi dicendo:

I nostri palazzi

rifulgono di una luce insolita.

Ciò non può accadere senza una ragione:

è meglio che noi cerchiamo di conoscerla.

Per centinaia e migliaia di kalpa in passato

segni come questi non si sono mai visti.

Forse è nata qualche divinità dotata di grandi virtù,

o forse un Budda è apparso nel mondo.

«A quel tempo i re Brahma dei cinquecentodiecimila milioni di terre, recando con sé i loro palazzi e prendendo ciascuno il proprio mantello riempito di fiori celesti, intrapresero tutti insieme il viaggio verso la regione settentrionale per osservare colà i segni. Essi videro il Tathagata Grande Saggezza Universale nel luogo dell’illuminazione, assiso su un trono di leone sotto un albero della bodhi, circondato da esseri celesti, re dei draghi, gandharva, kimnara, mahoraga, esseri umani e non umani intenti a riverirlo. E videro i sedici principi che imploravano il Budda di mettere in moto la ruota della Legge.

«Immediatamente i re Brahma si inchinarono davanti al Budda fino a toccare il suolo con la testa, volteggiarono intorno a lui centomila volte e, presi i fiori celesti, li sparsero sul Budda. I fiori che disseminarono formarono un cumulo alto quanto il monte Sumeru. Essi li donarono come offerta anche all’albero di bodhi del Budda. Quando ebbero terminato di offrire i fiori, ciascuno prese il proprio palazzo e lo offrì al Budda, pronunciando queste parole: “Ci auguriamo che tu ci conceda conforto e benefici. Ti preghiamo di accettare questi palazzi che ti doniamo e di dimorarvi.”

«A quel tempo i re Brahma, alla presenza del Budda, con unica mente e unica voce, recitarono questi versi di lode:

Onorato dal mondo, così difficile da incontrare,

annientatore delle illusioni e dei desideri,

centotrenta kalpa sono trascorsi:

finalmente ora possiamo vederti.

Gli esseri viventi affamati e assetati

si saziano con la pioggia del Dharma.

Un essere che mai si è visto in passato,

dotato di immensa saggezza,

simile al fiore udumbara

oggi alfine appare direttamente al nostro cospetto.

I nostri palazzi risplendono, meravigliosamente

illuminati dalla tua luce.

Onorato dal mondo, con la tua grande benevolenza,

ti preghiamo di accettarli.

«A quel tempo, quando i re Brahma ebbero finito di lodare il Budda parlando in versi, ognuno di essi pronunciò queste parole: “Imploriamo l’onorato dal mondo di mettere in moto la ruota della Legge così che gli esseri celesti, i demoni, i re Brahma, gli shramana e i brahmani di tutto il mondo godano di pace e tranquillità e ottengano la salvezza.”

«A quel tempo i re Brahma, con unica mente e unica voce, recitarono versi di lode dicendo:

Imploriamo il più venerabile tra gli esseri celesti e umani

di mettere in moto la ruota della Legge suprema.

Percuoti il grande tamburo del Dharma,

soffia nel grande corno del Dharma,

fa’ cadere tutto intorno la grande pioggia del Dharma

per la salvezza di innumerevoli esseri viventi!

A te rivolgiamo la nostra fede e le nostre suppliche:

risuoni la tua voce ampia e profonda!

«A quel tempo il Tathagata Grande Saggezza Universale tacitamente acconsentì. Nella regione sudoccidentale, e così pure nella regione inferiore, si verificò una simile serie di eventi.

«A quel tempo nella regione superiore i re Brahma di cinquecentodiecimila milioni di terre osservarono che i palazzi in cui vivevano rifulgevano di una luce che mai si era vista in passato. Esultando di gioia e sperimentando uno stato d’animo vissuto assai raramente, essi si riunirono per discutere insieme la questione e dissero: “Qual è la ragione per cui i nostri palazzi sono pervasi da una luce tanto brillante?”

«Nel loro gruppo c’era un grande re Brahma chiamato Shikhin il quale, a nome della moltitudine di re Brahma, si espresse in versi dicendo:

Ora per quale motivo

i nostri palazzi

brillano e rifulgono di tale solennità e virtù,

adorni come mai furono prima?

Un segno meraviglioso di questo tipo

non è mai stato visto né udito in passato.

Forse è nata una divinità dotata di grandi virtù,

o forse un Budda è apparso nel mondo.

«A quel tempo i re Brahma dei cinquecentodiecimila milioni di terre, recando con sé i loro palazzi e prendendo ciascuno il proprio mantello riempito di fiori celesti, intrapresero tutti insieme il viaggio verso la regione inferiore per osservare colà i segni. Essi videro il Tathagata Grande Saggezza Universale nel luogo dell’illuminazione, assiso su un trono di leone sotto un albero della bodhi, circondato da esseri celesti, re dei draghi, gandharva, kimnara, mahoraga, esseri umani e non umani intenti a riverirlo. E videro i sedici principi che imploravano il Budda di mettere in moto la ruota della Legge.

«A quel tempo i re Brahma si inchinarono davanti al Bud-da fino a toccare il suolo con la testa, volteggiarono intorno a lui centomila volte e, presi i fiori celesti, li sparsero sul Budda. I fiori che disseminarono formarono un cumulo alto quanto il monte Sumeru. Essi li donarono come offerta anche all’albero di bodhi del Budda. Quando ebbero terminato di offrire i fiori, ciascuno prese il proprio palazzo e lo offrì al Budda, pronunciando queste parole: “Ci auguriamo che tu ci conceda conforto e benefici. Ti preghiamo di accettare questi palazzi che ti doniamo e di dimorarvi.”

«A quel tempo i re Brahma, alla presenza del Budda, con unica mente e unica voce, recitarono questi versi di lode:

Che cosa stupenda poter vedere i Budda,

esseri saggi e venerabili che salvano il mondo,

capaci di riscattare e liberare gli esseri viventi

dall’inferno del triplice mondo!

O venerabile tra gli esseri celesti e umani, sommo saggio,

tu hai compassione di tutte le creature che sboccianoalla vita,

tu puoi aprire i cancelli della dolce rugiada

e portare tutti alla salvezza.

Nel passato innumerevoli kalpa

sono trascorsi invano senza un solo Budda.

Nel tempo in cui il Budda non era ancora apparso

le dieci direzioni erano sempre immerse nell’oscurità.

Gli esseri dimoranti nei tre cattivi sentierierano aumentati

e fioriva il regno degli asura;

la moltitudine di esseri celesti si era ridotta

e molti, morendo, cadevano nei cattivi sentieri.

Poiché nessuno poteva udire la Legge predicatada un Budda

la gente continuava a seguire vie sbagliate,

la forza fisica e la saggezza

diminuivano e svanivano.

A causa delle loro azioni peccaminose

avevano perso ogni gioia e persino l’idea della gioia.

Seguivano dottrine erronee

e non avevano cognizione di regole o di buone usanze.

Non potendo essere convertiti da un Budda

cadevano di continuo nei cattivi sentieri.

Ma ora tu, Budda, che sei l’occhio del mondo,

dopo tutto questo tempo finalmente sei apparso.

Per recare conforto e pietà agli esseri viventi

sei apparso nel mondo.

Hai trasceso il mondo per conseguirel’illuminazione corretta;

siamo colmi di gioia e ammirazione.

Noi e tutti gli altri riuniti in assemblea

gioiamo, deliziandoci di ciò che mai abbiamoconosciuto prima.

I nostri palazzi risplendono in modo meraviglioso

illuminati dalla tua luce.

Ora noi li offriamo all’onorato dal mondo,

sperando che egli abbia pietà e li voglia accettare.

Ci auguriamo che i meriti ottenuti grazie a questi doni

possano estendersi in lungo e in largo a tutti,

così che noi e gli altri esseri viventi

possiamo conseguire tutti insieme la Via del Budda.

«A quel tempo, dopo che i cinquecentodiecimila milioni di re Brahma ebbero recitato questi versi di lode, ciascuno di loro si rivolse al Budda dicendo: “Imploriamo l’onorato dal mondo di mettere in moto la ruota della Legge, recando a molti pace e tranquillità, a molti salvezza”. Poi i re Brahma si espressero in versi dicendo:

Onorato dal mondo, metti in moto la ruota della Legge,

batti il tamburo del Dharma di dolce rugiada,

salva gli esseri viventi segnati dalla sofferenza,

dischiudi e mostraci la via del nirvana!

Ti imploriamo di accogliere le nostre suppliche

e di aver pietà di noi;

con la tua grande, sottile e meravigliosa voce,

predica la Legge che hai praticato per kalpa innumerevoli.

«A quel tempo il Tathagata Grande Saggezza Universale, dopo aver ricevuto le suppliche dei re Brahma delle dieci direzioni e dei sedici principi, immediatamente mise in moto per tre volte la ruota a dodici raggi della Legge. Non uno degli shramana, dei brahmani, degli esseri celesti, dei demoni, dei re Brahma, né nessun altro essere nel mondo sarebbe stato in grado di compiere tale azione. Egli disse: “Ecco il dolore, ecco l’origine del dolore, ecco l’annientamento del dolore, ecco il sentiero che conduce all’annientamento del dolore.”

«Quindi espose dettagliatamente la dottrina della catena di causalità dai dodici anelli: l’ignoranza causa l’azione, l’azione causa la coscienza, la coscienza causa il nome e la forma, il nome e la forma causano i sei organi di senso, i sei sensi causano il contatto, il contatto causa la sensazione, la sensazione causa il desiderio, il desiderio causa l’attaccamento, l’attaccamento causa l’esistenza, l’esistenza causa la nascita, la nascita causa l’invecchiamento e la morte, la preoccupazione, il dolore, la sofferenza e l’angoscia. Se viene rimossa l’ignoranza, l’azione sarà rimossa. Se viene rimossa l’azione, la coscienza sarà rimossa. Se viene rimossa la coscienza, il nome e la forma saranno rimossi. Se vengono rimossi il nome e la forma, i sei organi di senso saranno rimossi. Se vengono rimossi i sei organi di senso, il contatto sarà rimosso. Se viene rimosso il contatto, la sensazione sarà rimossa. Se viene rimossa la sensazione, il desiderio sarà rimosso. Se viene rimosso il desiderio, l’attaccamento sarà rimosso. Se viene rimosso l’attaccamento, l’esistenza sarà rimossa. Se viene rimossa l’esistenza, la nascita sarà rimossa. Se viene rimossa la nascita, l’invecchiamento e la morte, la preoccupazione, il dolore, la sofferenza e l’angoscia saranno rimossi.

«Allorché il Budda, al cospetto della grande assemblea di esseri umani e celesti ebbe esposto questa dottrina, seicentodiecimila milioni di nayuta di persone, poiché avevano sciolto il legame con il mondo dei fenomeni e poiché la loro mente si era liberata dalle illusioni, conseguirono tutti la pratica della meditazione profonda e meravigliosa, le tre visioni, i sei poteri sovrannaturali e le otto emancipazioni. E allorché ebbe esposto la dottrina per la seconda, la terza e la quarta volta, esseri viventi pari a diecimila miliardi di nayuta di sabbie del Gange, avendo parimenti sciolto il legame con il mondo dei fenomeni, riuscirono a liberare la loro mente dalle illusioni. Da quel momento la moltitudine degli ascoltatori della voce divenne immensa, illimitata, impossibile da contare.

«A quel tempo tutti i sedici principi, che erano ancora giovani, lasciarono le loro famiglie e divennero shramanera. Le loro capacità erano acute e penetranti, la loro saggezza brillante e vasta. Già in passato essi avevano fatto offerte a seicentodiecimila milioni di Budda, avevano completato in modo impeccabile le pratiche di brahma e si erano sforzati di conseguire l’anuttara-­samyak-sambodhi. Tutti insieme si rivolsero al Budda dicendo: “Onorato dal mondo, queste innumerevoli migliaia, decine di migliaia, milioni di virtuosi ascoltatori della voce hanno già conseguito l’obiettivo. Onorato dal mondo, ora è opportuno che tu predichi per la nostra salvezza la Legge dell’anuttara-­samyak-sambodhi, così che noi, una volta udita, possiamo unirci a praticarla e studiarla. Onorato dal mondo, noi tutti desideriamo conseguire la saggezza del Tathagata. Questo è il desiderio che nutriamo in fondo al cuore, come il Budda stesso sa.”

«A quel tempo gli ottantamila milioni di persone presenti nell’assemblea, guidati dal saggio re che fa girare la ruota, vedendo che i sedici principi avevano lasciato le famiglie per intraprendere la vita religiosa, desiderarono seguirne l’esempio. Il saggio re diede loro il permesso di farlo.

«Allora il Budda, rispondendo alle richieste degli shramanera, fece trascorrere un periodo di ventimila kalpa; infine, al cospetto delle quattro categorie di credenti, predicò il sutra del grande veicolo intitolato Loto della Legge Meravigliosa, un insegnamento per istruire i bodhisattva, custodito nel cuore dai Budda. Dopo che ebbe predicato il sutra, i sedici shramanera, mirando all’anuttara-­samyak-sambodhi, tutti insieme lo accettarono credendo in esso, lo intonarono, lo declamarono, lo penetrarono e lo compresero perfettamente.

Quando il Budda predicò questo sutra, tutti i sedici bodhisattva shramanera presero fede in esso e lo accettarono e anche in mezzo alla moltitudine degli ascoltatori della voce vi furono taluni che credettero in esso e lo compresero. Ma le altre migliaia, decine di miliardi di esseri viventi furono colti da dubbi e perplessità.

«Il Budda predicò questo sutra per un periodo di ottomila kalpa, senza un momento di riposo. Dopo aver predicato questo sutra, entrò in una sala tranquilla e rimase assorto in meditazione per un periodo di ottantaquattromila kalpa.

«Allora i sedici bodhisattva shramanera, sapendo che il Budda si era ritirato in una sala immerso in tranquilla meditazione, salirono ognuno su un seggio del Dharma e similmente, per un periodo di ottantaquattromila kalpa, a beneficio delle quattro categorie di credenti, esposero ampiamente e analizzarono il Sutra del Loto della Legge Meravigliosa. In tal modo ognuno di loro poté salvare uno dopo l’altro esseri viventi in numero pari a seicentodiecimila milioni di nayuta di sabbie del Gange, istruendoli e arrecando loro gioia e benefici, facendo volgere la loro mente all’anuttara-­samyak-sambodhi.

«Il Budda Grande Saggezza Universale, dopo che furono trascorsi ottantaquattromila kalpa, si destò dal samadhi e si avvicinò al seggio del Dharma. Sedendosi serenamente, si rivolse a tutta l’assemblea dicendo: “Questi sedici bodhisattva sono shramanera che è raro incontrare; le loro capacità sono acute e penetranti, la loro saggezza brillante e vasta. In passato essi hanno già fatto offerte a innumerevoli migliaia, decine di migliaia, milioni di Budda. Insieme a questi Budda hanno portato a termine con assiduità le pratiche di brahma, hanno accolto e abbracciato la saggezza del Budda e l’hanno esposta agli esseri viventi, in modo che potessero entrarvi. Ora voi tutti dovete creare forti legami con loro e fare loro delle offerte. Perché? Perché se uno di voi, ascoltatori della voce, pratyekabuddha o bodhisattva, avrà fede nel sutra insegnato da questi sedici bodhisattva, lo accetterà e lo abbraccerà senza mai disprezzarlo, allora riuscirà a conseguire l’anuttara-­samyak-sambodhi, la saggezza del Tathagata.”»

Il Budda, rivolgendosi ai monaci, disse: «Questi sedici bodhisattva hanno sempre desiderato predicare questo Sutra del Loto della Legge Meravigliosa. Gli esseri viventi convertiti da ciascuno di questi bodhisattva sono pari in numero a seicentodiecimila milioni di nayuta di sabbie del Gange. Esistenza dopo esistenza questi esseri viventi sono rinati insieme a quel bodhisattva, lo hanno ascoltato esporre la Legge, hanno avuto fede in essa e l’hanno compresa. Per questa ragione hanno potuto incontrare quarantamila milioni di Budda, onorati dal mondo, e non hanno mai smesso di farlo fino all’epoca presente.

«O monaci, adesso vi dirò questo. Questi discepoli del Budda, questi sedici shramanera, ora hanno conseguito tutti l’anuttara-­samyak-sambodhi. In questo momento stanno predicando la Legge nelle terre delle dieci direzioni, con un seguito di innumerevoli centinaia, migliaia, decine di migliaia, milioni di bodhisattva e ascoltatori della voce. Due di questi shramanera sono divenuti Budda nella regione orientale: uno si chiama Akshobhya e vive nella Terra della Gioia, l’altro si chiama Picco Sumeru. Due sono i Budda della regione sud-orientale: uno si chiama Voce Leonina, l’altro Aspetto Leonino. Due sono i Budda della regione meridionale: uno si chiama Dimora nel Vuoto, l’altro Eterna Estinzione. Due sono i Budda della regione sud-occidentale: uno si chiama Aspetto Imperiale, l’altro Aspetto di Brahma. Due sono i Budda della regione occidentale: uno si chiama Amitayus, l’altro Colui che Salva Tutti dalle Sofferenze del Mondo. Due sono i Budda della regione nord-occidentale: uno si chiama Potere Sovrannaturale Fragranza di Sandalo Foglia di Tamala, l’altro Aspetto di Sumeru. Due sono i Budda della regione settentrionale: uno si chiama Nube di Libertà, l’altro Re Nube di Libertà. Dei due Budda della regione nord-orientale, il primo si chiama Colui che Annienta Tutte le Paure del Mondo. Il sedicesimo sono io, il Budda Shakyamuni, che in questa terra di saha ho conseguito l’anuttara-­samyak-sambodhi.

«Monaci, quando io e questi altri eravamo shramanera, ognuno di noi istruì e convertì esseri viventi in numero pari a incalcolabili centinaia, migliaia, decine di migliaia, milioni di sabbie del Gange. Essi udirono la Legge da noi e conseguirono l’anuttara-­samyak-sambodhi. Alcuni di questi esseri viventi si trovano ora nello stadio di ascoltatori della voce. Ma noi li abbiamo istruiti costantemente sull’anuttara-­samyak-sambodhi e tali persone, per mezzo di questa Legge, potranno accedere gradualmente alla Via del Budda. Perché dico questo? Perché è difficile credere nella saggezza del Tathagata, è difficile comprenderla. Gli esseri viventi pari a innumerevoli sabbie del Gange, che furono convertiti a quel tempo, siete voi, o monaci, e nelle epoche future dopo la mia estinzione saranno miei discepoli ascoltatori della voce.

«Dopo la mia estinzione, ci saranno altri discepoli che non udranno questo sutra e non lo comprenderanno, né saranno a conoscenza delle pratiche dei bodhisattva; ma essi, grazie ai meriti che saranno stati capaci di accumulare, concepiranno un’idea dell’estinzione e accederanno a ciò che crederanno essere il nirvana. A quel tempo io sarò Budda in un’altra terra e sarò conosciuto con un nome diverso. Quei discepoli, benché si siano formati solo un’idea dell’estinzione e abbiano avuto accesso a ciò che credono il nirvana, cercheranno la saggezza del Budda in quell’altra terra e riusciranno a udire questo sutra. Infatti solo grazie al veicolo del Budda è possibile conseguire l’estinzione. Non c’è nessun altro veicolo, eccettuate le dottrine che il Tathagata predica come un espediente.

«Monaci, se il Tathagata percepisce che è giunto il tempo di entrare nel nirvana e che i membri dell’assemblea sono puri e limpidi, saldi nella fede e capaci di comprensione, padroni della dottrina della vacuità e profondamente assorti nella pratica della meditazione, allora egli convocherà l’assemblea di bodhisattva e di ascoltatori della voce e predicherà questo sutra per loro. Nel mondo non ci sono due veicoli per mezzo dei quali si possa conseguire l’estinzione. Vi è soltanto l’unico veicolo del Budda per conseguire l’estinzione, uno soltanto.

«Sappiate o monaci, che il Tathagata, con i suoi espedienti, percepisce profondamente la natura degli esseri viventi. Egli sa quanto le loro menti si compiacciano di dottrine inferiori e quanto profondamente siano attaccati ai cinque desideri. Di conseguenza per loro egli predica il nirvana, in modo tale che queste persone, udendolo, possano credere in esso e accettarlo.

«Supponiamo che, in un luogo deserto e selvaggio, veramente spaventoso, vi sia una strada lunga cinquecento yojana, ardua e pericolosa. E supponiamo che vi sia un numeroso gruppo di persone che voglia percorrere questa strada per raggiungere un luogo in cui sono custoditi preziosi tesori. Essi hanno una guida, dotata di vasta saggezza e acuta comprensione, che è perfettamente a proprio agio su questa strada ripida, conosce la disposizione dei passaggi e delle strettoie ed è preparata a condurre il gruppo di persone e ad accompagnarle lungo questo irto cammino.

«Il gruppo che egli guida, dopo aver percorso un certo tratto di strada, comincia a scoraggiarsi e lo interpella dicendo: “Siamo completamente esausti e pure spaventati. Non ce la facciamo a proseguire oltre. Dato che resta ancora una lunga distanza da percorrere, ora preferiremmo tornare indietro.”

«La guida, un uomo dotato di molte risorse, pensa dentro di sé: “Che peccato che rinuncino ai molti rari tesori che stanno cercando e ora desiderino tornare indietro!” Dopo aver così riflettuto, ricorre al potere degli espedienti e, quando avevano già percorso trecento yojana lungo la difficile via, fa apparire per incanto una città. Egli dice al gruppo: “Non abbiate paura! Non dovete tornare indietro, perché ora c’è una grande città ove potrete fermarvi per riposare e fare ciò che più vi piace. Se entrerete in questa città, vi troverete a vostro agio e vi sentirete tranquilli. Più tardi, se ve la sentirete di proseguire fino al luogo dei tesori, potrete lasciare la città.”

«Allora i membri del gruppo, completamente sfiniti, provano un’immensa gioia e apprezzando la fortuna inaspettata esclamano: “Finalmente potremo allontanarci da questa strada terribile e trovare un po’ di quiete e serenità!” Le persone del gruppo allora si affrettano ed entrano nella città dove, essendo al sicuro dalle difficoltà, si sentono completamente serene e a loro agio.

«A quel tempo la guida, intuendo che le persone si sono riposate e non sono più stanche e spaventate, fa svanire la città fantasma e dice al gruppo: “Ora dovete ripartire. Il luogo dei tesori non è lontano. La grande città di poco fa non era altro che un miraggio che ho evocato per farvi riposare.”

«Monaci, il Tathagata è in una situazione simile. Adesso si sta comportando per voi come quella guida. Egli sa che la brutta strada della nascita, della morte, delle illusioni e dei desideri è ripida, erta, difficile, lunga, smisurata, ma deve essere percorsa, deve essere superata. Se gli esseri viventi udissero soltanto dell’unico veicolo del Budda, non desidererebbero vedere il Budda, né vorrebbero avvicinarlo; invece penserebbero subito dentro di sé: “La Via del Budda è lunga, smisurata; occorre sforzarsi con diligenza e affrontare difficoltà per lungo tempo prima di poter conseguire il successo!”

«Il Budda sa che le menti degli esseri viventi sono timorose, deboli e meschine; così, avvalendosi del potere degli espedienti, egli predica due nirvana per offrire un luogo di riposo lungo il cammino. Ma se gli esseri viventi indugiano in questi due stadi, allora il Tathagata dice loro: “Non avete ancora compreso ciò che deve essere fatto. Lo stadio in cui avete scelto di rimanere è vicino alla saggezza del Budda, ma dovete ponderare e riflettere oltre. Questo nirvana che avete conseguito non è quello vero. Semplicemente, il Tathagata, utilizzando il potere degli espedienti, predica il veicolo del Budda operando delle distinzioni, come se fossero tre.”

«Il Budda è come quella guida che, per offrire un luogo di riposo, fa apparire d’incanto una grande città e, quando percepisce che i viaggiatori si sono riposati, dice loro: “Il luogo ove si trovano i tesori è molto vicino. Questa città non è reale, è solo un miraggio che ho evocato d’incanto.”»

A quel tempo l’onorato dal mondo, desiderando ribadire le sue parole, si espresse in versi dicendo:

Il Budda Grande Saggezza Universale

sedette nel luogo dell’illuminazione per dieci kalpa,

ma la Legge dei Budda non gli si manifestava

ed egli non poteva conseguire la Via del Budda.

L’assemblea delle divinità celesti, dei re draghi,

degli asura e degli altri esseri

faceva piovere continuamente fiori celesti

come offerta a quel Budda.

Gli esseri celesti percuotevano i loro tamburi

suonando ogni sorta di musica.

Un vento soave soffiava via i fiori essiccati

mentre fiori freschi e belli piovevano dal cielo.

Quando furono trascorsi dieci piccoli kalpa,

finalmente egli poté conseguire la Via del Budda.

Gli esseri celesti e la gente del mondo

nei loro cuori sentirono una grande esultanza.

I sedici figli di quel Budda,

accompagnati dai loro seguaci,

mille, diecimila milioni, riuniti intorno,

vennero tutti al luogo del Budda,

si inchinarono ai piedi del Budda fino a toccare il suolocol capo

e lo implorarono di mettere in moto la ruota dellaLegge, dicendo:

«O Saggio Leone, fa’ cadere abbondante la pioggiadel Dharma

su di noi e su tutti gli altri!»

È molto difficile incontrare l’onorato dal mondo;

solo una volta in un tempo lunghissimo fa il suo avvento.

Per portare l’illuminazione ai molti esseri

egli scuote e smuove le regioni tutto intorno.

Nei mondi della regione orientale

in cinquecentodiecimila milioni di terre

i palazzi dei re Brahma brillarono di una luce

che mai si era vista in passato.

Quando i re Brahma ebbero visto questo segno,

si mossero in cerca del luogo del Budda;

spargendo fiori come offerta

e offrendo nello stesso tempo i loro palazzi,

implorarono il Budda di mettere in moto la ruotadella Legge

declamando versi di lode.

Il Budda sapeva che il tempo non era ancora giunto

e, sebbene essi lo implorassero, rimase seduto in silenzio.

Nelle altre tre direzioni e nelle quattro direzioniintermedie,

nella direzione superiore e in quella inferiore avvennelo stesso:

i re Brahma sparsero fiori, offrirono i loro palazzi

e implorarono il Budda di mettere in moto la ruota dellaLegge dicendo:

«È molto difficile incontrare l’onorato dal mondo.

Noi ti preghiamo, nella tua grande pietà e compassione,

di aprire completamente i cancelli della dolce rugiada

e di mettere in moto la ruota della Legge suprema».

L’onorato dal mondo, la cui saggezza è incommensurabile,

accolse le richieste della moltitudine

e per loro espose diverse dottrine,

le quattro nobili verità, la dodecupla catena di causalità,

spiegando che dall’ignoranza all’invecchiamentoe alla morte,

tutto esiste a causa della nascita e dicendo:

«Riguardo a tali errori e sofferenze

questo è quello che dovete comprendere».

Quando egli espose questa dottrina

seicentodiecimila milioni di milioni di esseri

furono in grado di por fine alle loro sofferenze

e conseguirono tutti lo stato di arhat.

Quando predicò la dottrina per la seconda volta,

una moltitudine pari alle sabbie di mille o diecimila Gange

sciolse il legame col mondo fenomenico

e tutti furono in grado di divenire arhat.

In seguito, coloro che raggiunsero la Via

furono un numero incalcolabile;

si potrebbe continuare a contarli per dieci miliardi di kalpa

senza riuscire a stimarne il numero.

A quel tempo i sedici principi

lasciarono le loro famiglie e divennero shramanera.

Tutti insieme pregarono il Budda

di esporre la Legge del grande veicolo dicendo:

«Noi e i nostri seguaci

sicuramente conseguiremo tutti la Via del Budda:

desideriamo ottenere il purissimo occhio di saggezza,

che l’onorato dal mondo possiede».

Il Budda comprese la mente dei giovani

e le azioni che avevano compiuto nelle esistenze passate,

e, impiegando innumerevoli cause e condizioni,

diverse similitudini e parabole,

predicò le sei paramita,

i vari poteri sovrannaturali,

e, distinguendo la vera Legge,

la Via praticata dai bodhisattva,

predicò questo Sutra del Loto

in versi numerosi come le sabbie del Gange.

Quando il Budda ebbe concluso la predicazione del sutra

si immerse in meditazione in una sala tranquilla,

sedendo in un luogo con mente concentrata

per ottantaquattromila kalpa.

Gli shramanera sapevano

che il Budda non si sarebbe risvegliato dalla meditazione;

così, rivolgendosi alla moltitudine di innumerevoli milioni,

predicarono la saggezza suprema del Budda,

ognuno sedendo su un seggio del Dharma

e insegnando questo sutra del grande veicolo.

E dopo che il Budda fu entrato nella serena tranquillità

essi continuarono a predicarlo convertendo gli altrialla Legge.

Gli esseri viventi salvati

da ognuno di questi shramanera

in numero erano pari

alle sabbie di seicentomila milioni di fiumi Gange.

Dopo l’estinzione di quel Budda

le persone che avevano udito la Legge

dimorarono in varie terre di Budda,

rinascendo di continuo insieme ai loro maestri.

Questi sedici shramanera,

avendo portato a termine la Via del Budda,

in questo momento dimorano nelle dieci direzioni,

là ove ognuno ha conseguito l’illuminazione corretta.

Le persone che udirono la Legge a quel tempo

sono tutte nel luogo ove vive uno di questi Budda,

mentre quelli rimasti nello stadio di ascoltatori della voce

vengono istruiti per gradi sulla Via del Budda.

Io stesso facevo parte dei sedici

e ho predicato per voi in passato.

Per questa ragione impiegherò un espediente

per guidarvi nella ricerca della saggezza del Budda.

Per queste cause e condizioni precedenti

ora predico il Sutra del Loto.

Vi farò accedere alla Via del Budda;

fate attenzione e non abbiate paura!

Immaginate che vi sia una strada brutta e pericolosa

in una terra remota e desolata, infestata da bestie feroci;

un luogo inoltre senza erba né acqua,

un luogo temuto dalla gente.

Un gruppo di innumerevoli migliaia e decine di migliaia

desiderava percorrere questa strada erta,

ma il cammino era lungo, smisurato,

si estendeva per cinquecento yojana.

A quel tempo vi era una guida

molto esperta, dotata di saggezza,

di grande comprensione e di mente risoluta,

in grado di salvare persone esposte a molte difficoltà.

I membri del gruppo, stanchi e scoraggiati,

dissero alla guida:

«Siamo esausti per la fatica;

a questo punto preferiamo tornare indietro».

La guida pensò dentro di sé:

“Queste persone mi fanno pena!

Perché vogliono tornare indietro,

rinunciando a raggiungere i molti tesori?”

Allora egli pensò a un espediente

e decise di avvalersi dei suoi poteri sovrannaturali.

Fece apparire d’incanto una città cinta di mura

e ne adornò i palazzi,

circondandoli di giardini e boschetti,

ruscelli di acqua corrente, stagni e laghetti,

con doppi cancelli, alte torri e padiglioni

popolati da uomini e donne.

Non appena ebbe creato questa illusione,

confortò il gruppo dicendo: «Non abbiate paura,

potete entrare in questa città

e ristorarvi quanto volete».

Quando le persone entrarono nella città,

i loro cuori traboccarono di gioia.

Tutti provarono un senso di pace e tranquillità,

e dicevano fra sé che erano in salvo.

Quando la guida ebbe visto che si erano riposati,

radunò tutti quanti e disse loro:

«Ora dobbiamo andare avanti,

questa non è altro che una città fantasma.

Ho capito che eravate allo stremo delle forze

e volevate interrompere il viaggio a metà strada.

Allora mi sono avvalso del potere degli espedienti

per far apparire temporaneamente questa città.

Adesso dovete andare avanti diligentemente

e raggiungere tutti insieme il luogo ove si trova il tesoro».

Anch’io faccio la stessa cosa

agendo come guida di tutti gli esseri.

Vedo che coloro che ricercano la Via

a metà del viaggio si scoraggiano

e non riescono a superare l’erto cammino

della nascita e della morte, delle illusioni e dei desideri;

quindi utilizzo il potere degli espedienti

e predico il nirvana per offrire un conforto,

dicendo: «Le vostre sofferenze sono finite,

avete portato a termine tutto quello che vi era da fare».

Quando capisco che hanno raggiunto il nirvana

e hanno tutti conseguito lo stadio di arhat,

allora convoco la grande assemblea

e predico loro la vera Legge.

I Budda, tramite il potere degli espedienti,

compiono distinzioni e predicano tre veicoli,

ma vi è soltanto l’unico veicolo del Budda;

espongono i due nirvana per offrire un luogo di ristoro.

Ora vi spiego la verità:

ciò che avete conseguito non è l’estinzione.

Nella ricerca della saggezza onnicomprensiva del Budda

dovete impegnarvi con grande diligenza.

Quando avrete ottenuto questi attributi del Budda,

la saggezza onnicomprensiva e i dieci poteri

e manifesterete i trentadue segni

quella sarà la vera estinzione.

I Budda, agendo come guide,

predicano il nirvana per offrire un riposo.

Ma quando percepiscono che vi siete riposati,

allora vi guidano verso la saggezza del Budda.

Cenni Storici


Note