Numero: 185
Data: 1260
Luogo: Kamakura
Destinatario: Opere di riferimento

Spiegazione del principio di causalità nei Dieci mondi

Nel volume sessantanove del Sutra della Ghirlanda di fiori in ottanta volumi si afferma: «Chi è entrato nella via di Virtù universale, capirà completamente i Dieci mondi».

Il volume sei del Sutra del Loto dice: «Voci degli abitanti dell’inferno, voci di bestie, voci di spiriti affamati, voci di asura, voci di monaci, voci di monache, [mondo degli esseri umani], voci di esseri celesti [mondo degli esseri celesti], voci di ascoltatori della voce, voci di pratyekabuddha, voci di bodhisattva, e voci di Budda»1. (Quelli sopra citati sono i nomi dei Dieci mondi).

Primo, riguardo al mondo d’inferno, il Sutra della Meditazione sul Budda dice: «Le persone che commettono i cinque peccati capitali, che trascurano il principio di causa ed effetto, che offendono gli insegnamenti mahayana, che violano le quattro proibizioni gravi e che sprecano le elemosine offerte loro dai credenti, cadranno in questo regno dell’esistenza» (l’inferno Avichi).

Il Sutra della Meditazione sull’insegnamento corretto afferma: «Le persone che uccidono, rubano, hanno comportamenti sessuali illeciti, bevono sostanze inebrianti o mentono, cadranno in questo regno» (l’inferno dei grandi lamenti).

Il Sutra della Meditazione sull’insegnamento corretto dice inoltre: «Coloro che in passato hanno dato sostanze inebrianti ad altri, ubriacandoli per poi prendersi gioco di loro e ingannarli fino a far commettere loro qualche azione riprovevole, cadranno in questo regno» (l’inferno dei lamenti).

Il Sutra della Meditazione sull’insegnamento corretto dice inoltre: «Le persone che uccidono, rubano o hanno comportamenti sessuali illeciti, cadranno in questo regno» (l’inferno in cui si viene schiacciati).

Il Sutra del Nirvana afferma: «Ci sono tre gradi di uccisione: inferiore, medio e superiore. Il grado inferiore consiste nell’uccidere un umile essere vivente, dalla formica ai vari tipi di animali. […] Come conseguenza di un’uccisione di grado inferiore si cade nei regni dell’inferno […] patendo tutte le sofferenze appropriate a un’uccisione di grado inferiore».

Domanda: Al mondo, chiunque, prete o laico, sa che commettendo le dieci azioni malvagie o i cinque peccati capitali si cade nell’inferno. Ma non è ancora stato pienamente compreso che offendendo la Legge si cade nell’inferno. Cos’hai da dire in proposito?

Risposta: Il Trattato sul prezioso veicolo della Buddità, scritto dal Bodhisattva Saramati e tradotto da Ratnamati, afferma: «Vi sono coloro che praticano deliberatamente una dottrina inferiore e offendono la vera dottrina e i suoi maestri. […] Essi predicano senza comprendere gli insegnamenti del Tathagata, si oppongo ai sutra, eppure affermano di esporre la vera dottrina». Stando a questo passo, dobbiamo affermare che coloro che credono negli insegnamenti hinayana e affermano che questi sono la vera dottrina, non comprendendo gli insegnamenti mahayana, stanno offendendo la Legge.

Il Trattato sulla natura di Budda, scritto dal Bodhisattva Vasubandhu e tradotto dal Maestro del Tripitaka Paramartha, afferma: «Odiare e rifiutare gli insegnamenti mahayana fa di una persona un icchantika, o miscredente incorreggibile, perché così facendo si inducono gli esseri viventi ad abbandonare questi insegnamenti». Stando a questo passo, dobbiamo affermare che in un’epoca in cui vengono propagati sia gli insegnamenti hinayana, sia quelli mahayana, chi si concentra sulla diffusione degli insegnamenti hinayana, opponendosi personalmente a quelli mahayana e al tempo stesso inducendo gli altri a rifiutarli, è colpevole di offesa alla Legge.

Un commentario al Sutra della Rete di Brahma del Gran Maestro T’ien-t’ai afferma: «“Offendere” significa rifiutare. In tutti i casi in cui la comprensione discorda dai princìpi corretti, le parole non corrispondono alla verità, e la persona sta esponendo un’interpretazione diversa, ciò va definito un atto di offesa. Poiché tali persone si oppongono alla vera dottrina della nostra scuola, stanno commettendo questa colpa»2.

Il capitolo “Parabola e similitudine” del Sutra del Loto afferma: «Chi non riesce ad aver fede e invece offende questo sutra, distruggerà immediatamente tutti i semi per divenire Budda in questo mondo. […] Allorché la sua vita giungerà al termine egli cadrà nell’inferno Avichi»3.

Il significato di questo passo è il seguente. Persino chi non ha ancora raggiunto i tre stadi di merito degli insegnamenti hinayana, o i dieci stadi della fede degli insegnamenti mahayana, perfino una persona comune di quest’ultima epoca che commette le dieci azioni malvagie o i cinque peccati capitali, che ha un cattivo comportamento filiale nei confronti del proprio padre e della propria madre, e perfino una donna, se ode il nome del Sutra del Loto o recita il daimoku, o accetta e sostiene una parola, un verso di una strofa di quattro versi, oppure quattro versi, un capitolo, un volume o tutti gli otto volumi del sutra, li legge e li recita, o semplicemente risponde con gioia e loda una persona che sta svolgendo queste pratiche, allora quella persona è superiore a un grande bodhisattva che aderisce profondamente a tutti i sacri insegnamenti della vita del Budda, diversi da quelli esposti nel Sutra del Loto, che ne ha studiato approfonditamente i princìpi e che obbedisce rigorosamente a tutti i precetti e a tutte le regole degli insegnamenti hinayana e mahayana; quella persona sarà capace di rinascere in una pura terra e diventare un Budda. Ma se qualcuno, sentendo predicare questo, non riesce a crederci e al contrario afferma che il Sutra del Loto fu predicato per i bodhisattva che avevano già raggiunto i dieci stadi di sviluppo e i dieci stadi di sicurezza o che li avevano già superati, o che fu predicato per le persone comuni di capacità e saggezza superiori, ma non per gli stolti, i malvagi, le donne, o la gente comune di quest’ultima epoca, allora quella persona distruggerà i semi per il conseguimento della Buddità da parte di tutti gli esseri viventi ed entrerà nell’inferno Avichi. Questo è ciò che sta dicendo il passo.

Il Sutra del Nirvana afferma: «Per quanto riguarda il corretto insegnamento, invece di affermarlo e di proteggerlo nelle varie epoche…». Questo passo significa che in un tempo in cui il grande insegnamento esposto nel Sutra del Grande Nirvana sta per estinguersi, coloro che non lo proteggono di fatto stanno offendendo la Legge.

Il Gran Maestro T’ien-t’ai ha descritto così i nemici giurati del Sutra del Loto: «“Odio” si riferisce a coloro che non provano alcun piacere ad ascoltare la dottrina»4.

Ci sono molti tipi di offesa alla Legge. Chi nasce in un paese in cui vengono propagati sia gli insegnamenti hinayana, sia quelli mahayana, e si limita a studiare solo gli insegnamenti hinayana, facendone la base del proprio comportamento, senza progredire verso gli insegnamenti mahayana, sta commettendo un’offesa alla Legge. Oppure, coloro che, avendo una buona conoscenza dei sutra mahayana, come quelli della Ghirlanda di fiori, Corretti ed equi e della Saggezza, credono che questi sutra siano sullo stesso livello del Sutra del Loto, e insegnano la stessa cosa anche agli altri, invece di spingerli a rivolgere l’attenzione al Sutra del Loto, stanno anch’essi offendendo la Legge.

E ancora, colui che, incontrando persone di capacità adatte all’insegnamento perfetto che stanno studiando il Sutra del Loto, mosso dalla propria avidità di guadagno, le spinge a convertirsi alla propria dottrina, dicendo loro che non hanno le capacità adatte al Sutra del Loto e inducendole ad abbandonare tale sutra a favore degli insegnamenti dei sutra provvisori, sta commettendo una grave offesa alla Legge.

Tutti questi tipi di azioni conducono all’inferno. Si nasce essere umano perché il potere acquisito osservando i cinque precetti nelle esistenze passate è forte, e le cause che avrebbero condotto a rinascere nei tre cattivi sentieri erano deboli. Perciò si è in grado di nascere essere umano.

Attualmente, ci sono poche persone colpevoli dei cinque peccati capitali, ma molte che commettono le dieci azioni malvagie. A volte si trova qualcuno che, preoccupato della sua prossima vita, sta attento a non commettere nessuna delle dieci azioni malvagie e a comportarsi bene. Ma, per un errore di ignoranza abbastanza naturale, quella persona, pur parlando bene e agendo bene, in cuor suo ha fede in un maestro malvagio. E non solo crede nelle dottrine errate che quel maestro predica, ma esorta anche i governanti del paese e il popolo ad abbracciarle, oppure persuade la moglie, i figli, i suoi seguaci e i membri della sua famiglia a svolgere le sue stesse pratiche religiose, impedendogli di creare legami con chi potrebbe trasmettergli l’insegnamento corretto, e impedendo al popolo e a quelli che lo circondano di sviluppare una mente che risponde con gioia a quell’insegnamento. Di conseguenza sia lui, sia gli altri, offenderanno la Legge, e quelli che sembrano praticare il bene e scartare il male finiscono per commettere inevitabilmente azioni che li conducono a rinascere nell’inferno Avichi. Nell’Ultimo giorno della Legge i casi di questo tipo abbondano.

Il Venerabile Ananda era un nipote del re Shuddhodana, un principe figlio del re Dronodana. Era un fratello minore di Devadatta e un cugino del Tathagata Shakyamuni. Per vent’anni egli servì il Tathagata, realizzò la meditazione sulla percezione della mente e comprese tutti i sacri insegnamenti della vita del Budda. Dopo l’estinzione del Budda, il re Ajatashatru si convertì al Buddismo sotto la guida di Ananda.

Quarant’anni dopo l’estinzione del Budda, il Venerabile Ananda, attraversando un boschetto di bambù, si imbatté in un monaco che stava recitando questo verso dell’insegnamento: «Anche chi è nato essere umano e ha vissuto cent’anni, se non ha mai osservato come le acque straripano e si prosciugano, non è paragonabile a chi ha vissuto solo un giorno, ma ha visto queste cose».

Quando Ananda udì il verso disse al monaco: «Questo non è l’insegnamento del Budda. Tu non dovresti praticarlo».

Il monaco chiese allora ad Ananda: «Qual è l’insegnamento del Budda?».

Ananda rispose: «“Anche chi è nato essere umano e ha vissuto cent’anni, se non ha compreso la Legge di nascita e morte, non è paragonabile a chi ha vissuto solo un giorno, ma ha pienamente compreso quella Legge”. Questo è l’insegnamento del Budda. Il verso che tu stavi recitando ha le parole sbagliate».

Allora il monaco prese il verso che aveva imparato da Ananda e lo portò dal monaco che lo aveva originariamente istruito. Ma il monaco che era stato suo maestro disse: «Il verso che io ti ho insegnato è il vero insegnamento del Budda. Il verso che ha recitato Ananda non è l’insegnamento del Budda. Ananda è vecchio e rimbambito, e dice molte cose errate. Non dovresti credergli».

Il monaco allora mise da parte il verso di Ananda e tornò a recitare il verso sbagliato come prima. Quando Ananda ripassò dal boschetto di bambù e lo udì, capì che il monaco non stava recitando il verso che gli aveva insegnato e così gli parlò nuovamente, ma il monaco si rifiutò di ascoltarlo.

Se dopo soltanto quarant’anni dalla morte del Budda accadevano già errori come questo, quanto peggiore sarà la situazione quando saranno trascorsi duemila anni!

L’insegnamento del Budda fu trasmesso dall’India alla Cina e poi dalla Cina al Giappone. Gli studiosi, i maestri del Tripitaka, gli insegnanti che se lo tramandarono dall’uno all’altro, raramente, forse in un caso su diecimila, riuscirono a trasmettere una dottrina che fosse priva di errori. E adesso la situazione è ancor peggiore, in quanto gli eruditi buddisti mettono davanti a tutto le proprie idee preconcette, si fanno sviare dall’arroganza, litigano fra loro come il fuoco e l’acqua, e non arrivano mai a una conclusione. E, anche quando c’è qualche studioso che sembra trasmettere gli insegnamenti così come il Budda li proclamò, nessuno gli crede, né gli dà ascolto. Quindi, nemmeno una persona su diecimila può evitare di commettere un’offesa alla Legge.

Secondo, riguardo al mondo degli spiriti affamati, il Sutra della Meditazione sull’insegnamento corretto afferma: «Le persone che in passato, per bramosia di ricchezze, misero a morte altre persone, patiranno la retribuzione di rinascere in questo regno». E dice: «Gli uomini che si rimpinzano di cibi raffinati e si rifiutano di darne alla propria moglie e ai propri figli, o le mogli che preparano il cibo solo per sé, ma non per il marito o i figli, subiranno la retribuzione di rinascere qui». E dice ancora: «Le persone avide di fama e profitto, che predicheranno spinte da tali motivazioni impure, avranno la loro retribuzione in questo regno».

La stessa fonte dice: «Coloro che in passato hanno venduto liquori annacquati patiranno qui la loro retribuzione». E: «Le persone che ingannano gli altri, allo scopo di privarli di quel poco che hanno guadagnato faticosamente, per usarlo loro, patiranno la loro retribuzione qui». E dice: «Coloro che in passato, incontrando sul ciglio della strada una persona stremata dalla malattia e dalla fatica, la raggirano per avere a un prezzo irrisorio la merce che vende, patiranno la loro retribuzione qui». E dice inoltre: «I comandanti delle carceri che nel passato hanno sottratto cibi e bevande ai prigionieri patiranno la loro retribuzione qui». E inoltre: «Coloro che nel passato hanno tagliato gli alberi che erano stati piantati per dare ombra e ristoro, o gli alberi nei boschetti e nei giardini frequentati dai monaci, patiranno la loro retribuzione qui».

Il Sutra del Loto afferma: «Chi non riesce ad avere fede e invece offende questo sutra, […] abiterà sempre nell’inferno sguazzandoci come fosse un giardino e guarderà a tutti i cattivi sentieri dell’esistenza come fossero la sua dimora»5.

La gente comune può capire facilmente perché chi commette crimini spinto dall’avarizia o dall’avidità, oppure chi rapina o ruba, debba cadere nel mondo degli spiriti affamati. Ma occorre una persona di saggezza per capire che anche una brava persona, che non è avida, avara, né ha commesso alcuna colpa del genere, se offende la Legge, o anche solo frequenta strettamente coloro che offendono la Legge e crede alle loro dottrine senza riflettere, cadrà nel mondo degli spiriti affamati. In queste faccende occorre la massima cautela!

Terzo, riguardo al mondo degli animali, coloro che sono stupidi e privi di ritegno, che si limitano ad accettare le offerte dei credenti senza far niente per ricambiare, subiranno la retribuzione di nascere in questo regno.

Il Sutra del Loto dice: «Chi non riesce ad avere fede e invece offende questo sutra, […] cadrà nel regno degli animali»6. (Con ciò si conclude la discussione dei tre cattivi sentieri).

Quarto, riguardo al mondo degli asura, il volume uno di Grande concentrazione e visione profonda afferma: «Poiché la mente di qualcuno che si trova nel mondo degli asura desidera in ogni istante essere superiore a chiunque e non può sopportare di essere inferiore a nessuno, egli sminuisce e disprezza gli altri ed esalta se stesso, proprio come un nibbio che vola in alto e guarda giù. Inoltre, esteriormente fa mostra di benevolenza, rettitudine, decoro, saggezza e buona fede, e sviluppa una forma inferiore di bontà d’animo, e tuttavia sta mettendo in pratica la via degli asura».

Quinto, riguardo al mondo degli esseri umani, il Sutra sul Ripagare i debiti di gratitudine afferma: «Coloro che sono devoti ai tre tesori e osservano i cinque precetti rinasceranno nel mondo degli esseri umani»7.

Sesto, riguardo al mondo degli esseri celesti, esso comprende due regni. Primo, ci sono i sei cieli del mondo del desiderio, dove nascono le persone che osservano i dieci precetti. Secondo, ci sono i mondi della forma e della non forma. Coloro che praticano i sei tipi di meditazione, disprezzando i livelli inferiori, che considerano rozzi, pieni di dolore e impedimenti, e aspirando ai livelli superiori che considerano pacifici, meravigliosi e liberi, rinasceranno in questi regni celesti.

Domanda: Le cause che conducono alla rinascita nei sei sentieri dell’esistenza sono quelle che hai descritto. Tuttavia, se le persone possono nascere nel mondo degli esseri umani perché hanno osservato i cinque precetti, perché allora ci sono così tante, innumerevoli, differenze fra loro? Perché alcuni sono ciechi, sordi, o muti dalla nascita, alcuni gracili e di bassa statura, altri curvi, zoppi, gobbi, oppure afflitti dalla povertà, da numerose malattie, dall’ira e dalla rabbia?

Risposta: Il Trattato sulla grande perfezione della saggezza dice: «Coloro che distruggono gli occhi degli esseri viventi, che cavano loro gli occhi o li privano di una retta capacità visiva e dicono che non c’è retribuzione per un simile misfatto, quando moriranno cadranno nell’inferno. E dopo aver finito di scontare i loro peccati rinasceranno umani, ma saranno ciechi dalla nascita. Coloro che hanno rubato i fuochi o le lampade dagli stupa e commesso varie altre azioni malvagie in una precedente esistenza, come effetto di tali cause, rinasceranno privi della vista. […]

«Anche la sordità è l’effetto delle cause poste in una precedente esistenza. Coloro che rifiutano di ascoltare o di obbedire alle istruzioni dei loro maestri e padri, reagendo invece con rabbia, rinasceranno sordi a causa di tale offesa. E anche coloro che mozzano gli orecchi degli esseri viventi o ne rovinano l’udito, o che rubano le grandi campane, le campanelle, le conchiglie ornamentali o i tamburi dagli stupa per il Budda o dagli stupa per i monaci, che sono campi di fortuna per le persone buone, patiranno questo tipo di retribuzione a causa dei loro atti malvagi.

«Coloro che in una precedente esistenza hanno strappato la lingua agli altri, gli hanno tappato la bocca o hanno dato loro medicine cattive che li hanno privati della facoltà del linguaggio o, che, udendo le istruzioni dei loro maestri e gli ammonimenti dei loro padri o madri, li hanno messi a tacere senza nemmeno lasciarli finire, […] quando rinasceranno nel mondo saranno muti e incapaci di parlare. […]

«Coloro che in una passata esistenza hanno disturbato la meditazione altrui o hanno distrutto i luoghi riparati nei quali meditavano, oppure hanno usato vari incantesimi per gettare malefici su di loro, inducendoli a infuriarsi, a litigare o ad abbandonarsi a un comportamento indecente, quando rinasceranno nel mondo saranno pesantemente oppressi da illusioni e desideri, si comporteranno come un brahmano che ha perso le proprie risaie, al quale è morta la moglie, e che, colto da un accesso di follia, corre nudo per la strada. Quelli che in una precedente esistenza hanno portato via il cibo a un Budda, agli arhat o ai pratyekabuddha, o ai loro genitori o parenti, anche se rinasceranno in un’epoca in cui il Budda è nel mondo, patiranno la fame e la sete a causa della gravità dei peccati che hanno commesso. […]

«Coloro che in una precedente esistenza hanno goduto nell’usare la frusta sugli altri, nel torturarli, tenerli segregati o tormentarli in vari modi, come effetto saranno affetti da malattie nell’esistenza presente. […]

«Coloro i quali in una precedente esistenza hanno ferito fisicamente gli altri, tagliando loro la testa o le braccia, le gambe o altre parti del corpo, o che hanno distrutto statue del Budda, spezzato il naso a statue del Budda, frantumato le statue dei saggi o dei santi, oppure distrutto le statue dei loro genitori, in conseguenza dei loro crimini rinasceranno in corpi afflitti da vari difetti fisici. O ancora, coloro che abbracciano dottrine non buone avranno la retribuzione di rinascere in corpi spregevoli e brutti».

Il Sutra del Loto dice: «Chi non riesce ad avere fede e invece offende questo sutra […] Se dovesse diventare un essere umano, sarà dotato di scarsissime facoltà, sarà […] cieco, sordo, gobbo. […] Il suo alito sarà sempre fetido: posseduto da demoni, povero, di umile condizione, subordinato agli altri, afflitto da molti disturbi, magro e sparuto, senza nessuno su cui contare. […] Se altri dovessero commettere aggressioni, rapine e ruberie, la responsabilità di queste azioni malvagie ricadrà ingiustamente su di lui»8.

E ancora nel volume otto del Sutra del Loto si legge: «Se qualcuno vedrà una persona che accetta e sostiene questo sutra e cercherà di rivelare le sue colpe o i suoi errori, sia che dica il vero sia che dica il falso, nell’esistenza presente si ammalerà di lebbra bianca. Se qualcuno disprezzerà o deriderà quella persona, esistenza dopo esistenza gli mancheranno i denti o gli cresceranno molto radi, avrà delle labbra orrende, il naso piatto, mani e piedi deformi, occhi strabici. Il suo corpo emanerà un odore nauseabondo, sarà coperto di piaghe maligne da cui coleranno sangue e pus, soffrirà di idropisia, di asma e di altre gravi malattie»9.

Domanda: Che azioni si devono compiere per nascere nei sei sentieri dell’esistenza e diventare un re in tali regni?

Risposta: Chi osserva i precetti del bodhisattva esposti negli insegnamenti mahayana, ma poi li viola, diventerà il re Brahma nel mondo della forma, o un re demone, Shakra, uno dei quattro re che mettono in moto la ruota, un re degli uccelli o degli animali, oppure il re Yama, sempre nel mondo del desiderio.

Il Sutra sulla Contemplazione della mente come la terra dice: «La felicità e la fortuna di cui godono i re è dovuta al fatto che in passato hanno osservato i tre puri precetti10, e il potere dei precetti ha portato a ciò. Così essi hanno potuto ottenere questi meravigliosi risultati nei mondi umano e celeste e rinascervi come re […].

«Coloro che osservano i precetti del bodhisattva in una maniera classificata nella categoria media11 otterranno i benefici e i meriti per diventare re che mettono in moto la ruota, liberi di compiere qualsiasi azione detti loro la mente, onorati e riveriti da tutti gli innumerevoli esseri dei mondi umano e celeste. Coloro che praticano un’osservanza dei precetti appartenente al livello superiore della categoria inferiore diverranno grandi re dei demoni, imponendo obbedienza a tutti gli esseri non umani. Queste persone si sono impegnate a obbedire ai precetti e, sebbene in seguito li abbiano violati, il potere dei precetti prevale e perciò possono diventare re.

«Una persona che osserva i precetti secondo il livello medio della categoria inferiore diventerà un re degli uccelli o degli animali, onorato e seguito da tutte le creature che volano o corrono. Anche se a volte viola i puri precetti, il potere di questi alla fine prevarrà e perciò potrà diventare un re.

«Una persona che osserva i precetti al livello inferiore della categoria inferiore diventerà il re Yama, dimorerà nell’inferno e agirà sempre a suo piacimento. Anche se la sua violazione delle proibizioni lo ha fatto nascere in questo malvagio regno dell’esistenza, il potere dei precetti ha prevalso e perciò è potuto diventare un re in tale regno […].

«Se tali persone non avessero inizialmente osservato i precetti del Tathagata, non sarebbero potute rinascere nemmeno come volpi, né tantomeno godere dei supremi piaceri e delizie dei regni umano e celeste e occupare la posizione di re».

Il Reverendo Annen nel suo Commentario esteso ai precetti universali del bodhisattva afferma: «Osservando i grandi precetti del bodhisattva si diventa un re del Dharma; se in seguito si violano, si diventa un re mondano. Il potere dei precetti non va perso, così come quando si usa oro o argento per fabbricare un vaso. Fintanto che viene usato ha un grande valore, ma, anche se si rompesse e non fosse più utilizzabile, i materiali di cui è fatto non cesserebbero di essere preziosi».

Inoltre afferma: «Il Sutra della Meditazione sul Budda Vita Infinita dice: “Dall’inizio dell’attuale kalpa ci sono stati ottanta re che hanno ucciso i loro padri”. Questi uomini avevano accettato i precetti di bodhisattva ed erano diventati sovrani del paese. Poi caddero tutti nell’inferno per aver violato il precetto contro l’uccisione, ma, nonostante il potere avverso causato da tale violazione del precetto, poterono ancora diventare re.

«Il Sutra della Grande sommità del capo del Budda dice: “Anche se un bodhisattva che aspira all’illuminazione commette un crimine, può ancora rinascere per il momento come divinità celeste o dio terreno”.

«Il Sutra delle Grandi dharani che esaudiscono i desideri afferma: “Quando la vita di Shakra, il signore celeste, giunse al termine, egli entrò immediatamente nel grembo di un’asina, ma grazie al potere delle dharani che esaudiscono i desideri, poté invece rinascere nel regno celeste”.

«Il Sutra delle Dharani dell’Onorato Vittorioso dice: “Il Figlio del Cielo Bontà Immutabile12 era destinato a cadere dopo la morte nel regno degli animali e a rinascervi per sette volte, ma grazie al potere delle dharani dell’Onorato Vittorioso, fu invece ricompensato con la rinascita nel regno celeste”.

«C’era una volta un re di un paese, che usò mille carri per trasportare acqua allo scopo di salvare le torri buddiste minacciate dal fuoco. Ma, poiché diventò arrogante, rinacque come un re degli asura. In un’esistenza passata l’imperatore Wu della dinastia Liang offrì cinquecento vesti da monaco a cinquecento arhat del monte Sumeru. Pao-chih13 commentò: “Tanto tempo fa egli fece offerte a cinquecento persone. Ma si dimenticò di una persona del gruppo, e per tale colpa è nato adesso come un re degli esseri umani, cioè l’imperatore Wu. Nel passato ci furono re di vari paesi che governarono il loro popolo in modi diversi. Tre di loro adesso sono diventati re celesti, ma sono grandi re dei demoni, e cioè i tre re celesti dell’est, del sud e dell’ovest. Alla fine dell’era del Budda Krakucchanda uno dei re diventò un bodhisattva e fece un voto; adesso è il re celeste Vaishravana, il re celeste del nord”».

Da questi passi si comprende che coloro che obbediscono ai precetti hinayana, ma in seguito li violano, rinasceranno come comuni popolani nei sei sentieri. Quelli che obbediscono ai precetti mahayana, ma poi li violano, rinasceranno re nei sei sentieri. E quelli che mantengono l’obbedienza ai precetti mahayana diventeranno Budda.

Settimo, riguardo al mondo degli ascoltatori della voce, le cause e le condizioni che conducono a nascere in questo mondo sono esposte chiaramente nei sutra Agama degli insegnamenti hinayana predicati dal Budda per un periodo di dodici anni, mentre i vari sutra mahayana chiariscono perfettamente come questo mondo degli ascoltatori della voce sia in contrasto con quello [dei bodhisattva] degli insegnamenti mahayana.

Ci sono quattro tipi di ascoltatori della voce. Il primo si chiama upasaka, o credente laico di sesso maschile. Osservando i cinque precetti, percependo la natura della sofferenza, della vacuità, dell’impermanenza e del non sé, concentrando la propria mente sull’autodisciplina e la salvezza personale, senza giungere a pensare di convertire gli altri, ma sradicando tutte le proprie illusioni del pensiero e del desiderio, una persona del genere può diventare un arhat. Quando ciò accade, i capelli cadranno naturalmente dalla sua testa, senza bisogno di rasarli.

Il secondo si chiama upasika, o credente laica di sesso femminile. Se ella osserva i cinque precetti, i capelli le cadranno senza bisogno di essere rasati, come nel caso del credente laico maschio.

Il terzo è il bhikshu, o monaco. Osservando i duecentocinquanta precetti (i precetti completi), percependo la natura della sofferenza, della vacuità, dell’impermanenza e del non sé, e sradicando le illusioni del pensiero e del desiderio, tale persona può diventare un arhat. Quando ciò accade, anche se non si rasa la testa, i capelli cesseranno di crescere.

Il quarto è la bhikshuni, o monaca. Ella deve osservare i cinquecento precetti, ma, sotto gli altri aspetti, è uguale al monaco.

Shariputra, Maudgalyayana, e gli altri che durante la vita del Budda parteciparono alle assemblee in cui egli predicò i vari sutra, erano esempi di questi ascoltatori della voce. Riuscirono sempre a sfuggire alla rinascita nei sei sentieri, ma non riuscirono mai a diventare Budda o bodhisattva. Annullando la coscienza e riducendo il corpo in cenere, si preclusero una volta per tutte il conseguimento della Buddità.

I tipici precetti hinayana sono precetti i cui benefici vanno persi alla morte dell’individuo. Perciò, una volta che il corpo muore, il benefico effetto dei precetti cessa di esistere. Chi osserva tali precetti in modo superiore diventerà una persona dei due veicoli. Chi li osserva in modo medio o inferiore rinascerà come abitante comune dei regni umano e celeste. Chi viola tali precetti cadrà nei tre cattivi sentieri dove patirà la retribuzione del suo crimine.

Il Reverendo Annen nel Commentario esteso ai precetti universali del bodhisattva dice: «Si ottiene di nascere nei tre buoni sentieri osservando i precetti nella vita di tutti i giorni. Con una simile condotta si ottiene questa rinascita e se ne godono gli effetti, ma, quando tali effetti del comportamento passato si esauriscono, si cadrà nei cattivi sentieri. Queste persone sono come le foglie del salice, che quando viene l’autunno si colorano d’oro, ma alla fine dell’autunno cadono al suolo. Anche coloro che osservano i precetti hinayana per le persone dei due veicoli otterranno soltanto risultati trascurabili, mentre coloro che violano tali precetti saranno privati per sempre di tali benefici. Sono come vasi d’argilla che, anche quando sono interi, vengono usati soltanto per scopi di scarsa importanza e, una volta rotti, si buttano via per sempre».

L’ottavo è il mondo dei risvegliati all’origine dipendente [o pratyekabuddha], che sono di due tipi.

Al primo tipo appartengono “coloro che si risvegliano da soli attraverso la pratica di gruppo”14. In un tempo in cui il Budda è presente nel mondo, essi si comportano come gli ascoltatori della voce, praticano gli insegnamenti hinayana, osservano i precetti hinayana e sradicano le illusioni del pensiero e del desiderio, ma sono fra quelli che non potranno mai conseguire la Buddità.

Il secondo tipo è quello di “coloro che si risvegliano da soli attraverso la pratica solitaria”. In un tempo in cui il Budda non è presente nel mondo, essi osservano i fiori e le foglie che cadono, percepiscono la natura della sofferenza, della vacuità, dell’impermanenza e del non sé, e sradicano le illusioni del pensiero e del desiderio, ma sono fra coloro che non potranno mai conseguire la Buddità. I precetti che essi osservano sono come quelli degli ascoltatori della voce.

Questi due mondi, degli ascoltatori della voce e dei risvegliati all’origine dipendente, sono chiamati i due veicoli.

Il nono è il mondo dei bodhisattva, coloro che rimangono fra le persone comuni dei sei sentieri dell’esistenza, che si preoccupano poco della propria vita e molto della vita degli altri, che cercano sempre di attirare il male su di sé e di far del bene agli altri.

Fu a beneficio di queste persone che il Budda, nei vari sutra mahayana, espose i precetti del bodhisattva. Questi precetti del bodhisattva si dividono in tre categorie. La prima è quella del “precetto che abbraccia tutte le buone azioni”, perché mira a mettere in pratica completamente tutti i cosiddetti ottantaquattromila insegnamenti. La seconda è quella del “precetto di recare beneficio agli esseri senzienti”, perché chi lo osserva aspira a salvare tutti gli esseri viventi e, soltanto dopo, a conseguire personalmente la Buddità. La terza è quella del “precetto di abbracciare tutti i precetti e regole”, perché riguarda lo sforzo di osservare totalmente tutti i vari precetti.

Il Sutra della Rete di Brahma, che espone l’essenza del Sutra della Ghirlanda di fiori, afferma: «Il Budda, rivolgendosi a coloro che sono suoi figli, disse: “Ci sono dieci principali regole di disciplina15 che devono essere osservate. Chi accetta i precetti del bodhisattva, ma non recita queste regole, non è un bodhisattva e non ha il seme della Buddità. Io stesso le recito come gli altri. Tutti i bodhisattva le hanno imparate nel passato, tutti i bodhisattva le impareranno nel futuro e tutti i bodhisattva le imparano nel presente”».

Il termine “bodhisattva” si applica a tutti gli esseri senzienti a eccezione di quelli dei due veicoli. Negli insegnamenti hinayana, gli esseri variano a seconda dei precetti che osservano, ma questo non è vero nel caso dei precetti del bodhisattva. Tutti gli esseri dotati di mente dovrebbero impegnarsi a osservare i dieci precetti maggiori. Coloro che riescono a osservare un singolo precetto si possono chiamare bodhisattva per una parte e quelli che li osservano tutti e dieci meritano di esser chiamati bodhisattva completi.

Perciò il Sutra della Collana di gioielli dice: «Chi accetta un precetto può essere chiamato bodhisattva per una parte e lo stesso vale per due, tre, quattro parti, e così via fino a dieci parti, nel qual caso si chiama osservante completo dei precetti».

Domanda: Quando dici “tutti gli esseri senzienti tranne quelli dei due veicoli”, su quale testo autorevole ti basi?

Risposta: Quando il Sutra della Rete di Brahma elenca coloro che devono accettare i precetti del bodhisattva dice: «Coloro che osservano i precetti del Budda, che siano re o principi, funzionari governativi, primi ministri, monaci, monache, abitanti dei diciotto cieli del mondo della forma, figli del cielo appartenenti ai sei cieli del mondo del desiderio, popolani, eunuchi, uomini lussuriosi, donne lussuriose, maschi, femmine, schiavi, che facciano parte degli otto tipi di esseri non umani, che siano spiriti, dèi che impugnano il vajra, animali o persone evocate magicamente, se possono capire le parole del maestro della Legge e decidere di osservare i precetti nella loro totalità, meritano di essere chiamati esseri di suprema purezza». Le persone dei due veicoli non sono comprese in questo elenco. Anche il Sutra della Collana di gioielli, che rappresenta la conclusione dei sutra Corretti ed equi, esclude le persone dei due veicoli.

Domanda: In che modo i precetti che proibiscono di togliere la vita, osservati dalle persone dei due veicoli, differiscono dai precetti che proibiscono di togliere la vita osservati dai bodhisattva?

Risposta: Il nome del precetto è lo stesso in entrambi i casi, ma la maniera di osservarlo e i pensieri nella mente dell’osservante sono totalmente diversi. Perciò i benefici che ne derivano hanno una profondità diversa.

Domanda: In che senso la maniera di osservarlo è diversa?

Risposta: Quando le persone dei due veicoli osservano il precetto che proibisce di togliere la vita non pensano minimamente a rinascere nuovamente nei sei sentieri, e perciò non si preoccupano di convertire e guidare gli altri. Allo stesso modo non pensano minimamente a diventare Budda o bodhisattva. Pensano soltanto a come annullare la coscienza e ridurre il corpo in cenere; è come quando si brucia un pezzo di legno per trasformarlo in cenere: di esso non rimarrà nemmeno una minuscola particella. Perciò, coloro che osservano i precetti in questa maniera sono paragonabili a vasi di argilla che, una volta rotti , non sono più di alcuna utilità.

Ma i bodhisattva non sono così. Essi si accostano ai precetti ispirati dal precetto di recare beneficio agli esseri senzienti, ed è con questo spirito che osservano il precetto che proibisce di togliere la vita. Perciò, nell’osservare le capacità degli altri [per cercare di guidarli], può loro capitare di comportarsi come chi commette i cinque peccati capitali o le dieci azioni malvagie, e quindi di commettere qualche colpa, ma ciò non costituisce una violazione del precetto che proibisce di togliere la vita. Al contrario, così facendo, si osserva il precetto più che mai. Perciò il Sutra della Collana di gioielli dice: «Anche se commettono colpe, il potere del precetto non viene distrutto, ma rimarrà efficace per tutto il tempo futuro».

Coloro che osservano il precetto con questo spirito possono essere paragonati a vasi d’oro o d’argento, i quali, che siano interi o rotti, o, nel caso del precetto, che sia osservato e violato, non perdono mai il loro valore.

Domanda: Quando le persone osservano il precetto che proibisce di togliere la vita con questo spirito, per quanti kalpa devono farlo prima di poter conseguire la Buddità?

Risposta: Il Sutra della Collana di gioielli dice: «Per chi è ancora agli stadi che precedono i dieci stadi della sicurezza […] devono ancora trascorrere un kalpa, due kalpa, tre kalpa e così via, fino a dieci kalpa, prima che possano accedere al primo dei dieci stadi della sicurezza». Ciò significa che una persona comune che osserva questo precetto si può chiamare un bodhisattva dei dieci stadi della fede [che precedono i dieci stadi della sicurezza]. Tuttavia, anche se questa persona può continuare a rinascere nei sei sentieri per un kalpa, due kalpa, e così via, fino a dieci kalpa, quando lo avrà fatto per dieci kalpa entrerà nello stadio di non regressione e sarà chiamata bodhisattva di non regressione, il che significa che non dovrà mai più subire le sofferenze dei sei sentieri. Tuttavia non potrà conseguire la Buddità e, anzi, continuerà a rinascere nei sei sentieri; però, lo farà senza alcuna sofferenza.

Il decimo è il mondo di Buddità. Coloro che sono allo stadio di bodhisattva e decidono di osservare come precetti i quattro voti universali, che per un periodo di tre asamkhya di kalpa adempiono alle sei paramita e alle diecimila pratiche religiose, sradicando completamente le illusioni del pensiero e del desiderio, le illusioni innumerevoli come granelli di polvere e sabbia e le illusioni sulla vera natura dell’esistenza, conseguiranno la Buddità. Così il Sutra sull’Osservazione della mente come la terra dice: «Coloro i quali nell’arco di tre grandi asamkhya di kalpa svolgono le varie centinaia e migliaia di pratiche ascetiche, acquisendo così la totalità dei benefici che pervadono l’intero regno dei fenomeni, otterranno l’ultimo dei dieci stadi dello sviluppo e acquisteranno i tre corpi».

Ciò significa che se, mentre sono allo stadio della causa, o pratica, essi osservano i vari precetti, quando poi raggiungono lo stadio dell’effetto, o Buddità, il loro corpo di Budda sarà adornato in maniera elaborata. Le trentadue caratteristiche e gli ottanta segni minori [che adornano il corpo di un Budda] sono dunque prodotte dai benefici che derivano dall’osservanza di questi precetti. Tuttavia, quando si raggiunge lo stadio dell’effetto, o Buddità, il potere dei precetti viene messo da parte. È come un frutto che si sviluppa dal fiore; quando appare il frutto, la forma del fiore cessa di esistere. Perciò T’ien-t’ai nel suo commentario al Sutra della Rete di Brahma dice: «Una volta raggiunto l’effetto della Buddità, esso [il potere dei precetti] viene messo da parte»16.

Domanda: Secondo il Sutra della Rete di Brahma o qualche altro testo del genere, è permesso amministrare i precetti a chi ha commesso i sette peccati capitali nella propria esistenza presente o a chi, per natura, è predestinato a diventare una persona dei due veicoli?

Risposta: Il Sutra della Rete di Brahma afferma: «Quando una persona desidera ricevere i precetti, il maestro la interroga dicendo: “Hai commesso i sette peccati capitali in questa esistenza?” Un bodhisattva maestro della Legge non può amministrare i precetti a una persona che ha commesso i sette peccati capitali nell’esistenza presente». Alla luce di questo passo, alle persone che hanno commesso i sette peccati capitali nell’esistenza presente non è permesso ricevere i precetti.

Il Sutra della Grande saggezza dice: «Anche se un bodhisattva è soggetto ai cinque tipi di desideri di cose meravigliose per tanti kalpa quanti i granelli di sabbia del Gange, non si può dire che abbia commesso alcuna violazione dei precetti del bodhisattva. Ma se per un solo istante permette che in lui sorgano pensieri dei due veicoli, si può dire che ha commesso una violazione».

E il Trattato sui sutra dell’Ornamento del Mahayana afferma: «Dimorare costantemente nell’inferno non costituisce una barriera alla grande illuminazione. Ma dare origine a pensieri che riguardano il proprio beneficio personale sarà una barriera alla grande illuminazione». Da questi passi si comprende che i precetti del bodhisattva possono essere conferiti alle persone comuni dei sei sentieri, ma è proibito amministrarli alle persone dei due veicoli.

L’avversione riguardo alle persone dei due veicoli non deriva dai cinque precetti, gli otto precetti, i dieci precetti, i dieci buoni precetti o i duecentocinquanta precetti, che esse osservano. Anche i bodhisattva osservano questi precetti. Ciò che suscita avversione sono semplicemente i pensieri nella mente delle persone dei due veicoli.

A pensarci bene, si osservano i precetti per ripagare il debito di gratitudine nei confronti del proprio padre e della propria madre, dei propri maestri religiosi, del sovrano del paese, del proprio signore, di tutti gli esseri viventi e dei tre tesori. Siamo profondamente in debito nei confronti dei nostri genitori per averci cresciuto, e siamo pesantemente in debito nei confronti di tutti gli esseri viventi per l’aiuto e il sostegno reciproci. E, se le persone godono di pace e sicurezza, è grazie al fatto che il sovrano usa princìpi corretti nel governare. Così possono praticare il bene, e di conseguenza il debito nei confronti del sovrano è pesante. Si ha poi un debito nei confronti del proprio signore perché è grazie a lui che ci si può prendere cura dei propri genitori, moglie e figli, membri della famiglia, seguito, buoi e cavalli, e così via. E, anche senza considerare il resto, si è pesantemente in debito con il proprio signore semplicemente perché si prende cura di noi. Anche nei confronti dei nostri maestri abbiamo un debito profondo perché ci impediscono di seguire dottrine errate e ci conducono sulla via corretta. Inutile parlare, infine, del debito che abbiamo nei confronti del Budda.

Dunque, i debiti di gratitudine nei confronti degli altri sono incalcolabili. Ma le persone dei due veicoli non riescono a ripagare nessuno di questi debiti. Perciò rivolgere la propria mente ai due veicoli anche per un solo istante, è peggio di commettere le dieci azioni malvagie o i cinque peccati capitali. Ma rivolgere la mente per un istante alla via del bodhisattva dà origine a meriti e benefici, come quelli accumulati da chi si trova in uno stadio molto avanzato della pratica degli insegnamenti di tutti i vari Budda.

La spiegazione suddetta riguardava i precetti mahayana e hinayana che il Budda insegnò nei primi quarant’anni e più della vita di predicazione.

I precetti del Sutra del Loto si possono considerare da due punti di vista. Primo, come precetti del myo comparativo, o meraviglia comparativa; secondo, come precetti del myo assoluto, o meraviglia assoluta.

Primo, il termine “precetti del myo comparativo” significa che, quando si paragonano i precetti mahayana e hinayana esposti dal Budda nei primi quarant’anni della sua vita di predicazione ai precetti del Sutra del Loto, i primi appaiono “precetti grezzi”, mentre questi ultimi sono “precetti meravigliosi”. I precetti esposti nei vari altri sutra non sono apprezzabili perché sono precetti formulati prima della rivelazione della verità, precetti da praticare nel corso di numerosi kalpa, precetti per chi è predestinato in eterno, per natura, ai due veicoli, mentre i precetti del Sutra del Loto sono precetti della verità, precetti per l’ottenimento immediato dell’illuminazione, precetti che consentono alle persone dei due veicoli di conseguire la Buddità. Paragonandoli ai primi, si vede quali sono grezzi e quali sono meravigliosi; perciò questi ultimi si chiamano “precetti del myo comparativo”.

Domanda: Il Sutra della Rete di Brahma dice: «Se gli esseri viventi accettano i precetti del Budda, accedono alla stessa condizione dei Budda e ottengono la loro stessa grande illuminazione. Sono veramente figli dei Budda». Il Sutra della Ghirlanda di fiori afferma: «Quando concepiscono per la prima volta il desiderio di farlo, essi possono conseguire la Buddità». E l’Ampio Sutra della Saggezza afferma: «Non appena concepiscono il desiderio dell’illuminazione, sono seduti nel luogo dell’illuminazione»17. A giudicare da questi passi, sembrerebbe che i precetti mahayana esposti dal Budda nei primi quarant’anni e più della sua vita di predicazione possano, come quelli del Sutra del Loto, essere chiamati precetti per l’ottenimento immediato dell’illuminazione. Perché dovrebbero essere considerati soltanto precetti da praticare nel corso di numerosi kalpa?

Risposta: Ci sono due interpretazioni che riguardano questo argomento. Secondo la prima, durante i primi quarant’anni e più della vita di predicazione del Budda, egli espose sia “precetti da praticare per numerosi kalpa”, sia “precetti per l’ottenimento immediato dell’illuminazione”. Ma nel Sutra del Loto egli predicò solo “precetti per l’ottenimento immediato dell’illuminazione”. Riguardo a questi due tipi di precetti, quelli da praticare nel corso di numerosi kalpa esposti nei primi quarant’anni della vita di predicazione del Budda sono inferiori ai precetti del Sutra del Loto, mentre i precetti per l’ottenimento immediato dell’illuminazione esposti nei primi quarant’anni e più sono uguali ai precetti del Sutra del Loto. Perciò i passi sopra citati, secondo i quali se gli esseri viventi accettano i precetti del Budda accedono alla condizione dei Budda, e così via, sono paragonabili al passo del Sutra del Loto che afferma: «Se qualcuno li [i predicatori della Legge] ascolta anche solo per un attimo, conseguirà immediatamente la suprema perfetta illuminazione»18. Quando il Sutra degli Innumerevoli significati cita i sutra predicati nei primi quarant’anni e più della vita di predicazione del Budda, e li descrive come insegnamenti che riguardano numerosi kalpa di pratica, sta esprimendo avversione solo per quei precetti da praticare per numerosi kalpa esposti in quei quarant’anni e più, e non per i precetti dell’ottenimento immediato dell’illuminazione esposti in quel periodo.

Secondo un’altra interpretazione, i precetti esposti in quei quarant’anni e più sono da considerare tutti precetti da praticare per numerosi kalpa, e i precetti del Sutra del Loto sono gli unici precetti per l’ottenimento immediato dell’illuminazione. Riguardo ai passi sopra citati, che parlano dei precetti per l’ottenimento immediato dell’illuminazione esposti nei primi quarant’anni e più della vita di predicazione del Budda, questi passi non significano che chi è allo stadio di persona comune possa ottenere immediatamente l’illuminazione. Quello che intendono è che chi è allo stadio di persona comune, dopo un numero incalcolabile di pratiche svolte per un numero incalcolabile di kalpa, può alla fine passare direttamente, nella propria forma presente, dallo stadio di persona comune a quello di Buddità. Perciò lo stadio finale del processo è chiamato “ottenimento immediato dell’illuminazione”. Per essere precisi, è semplicemente una parte del processo di pratica svolto in numerosi kalpa.

Perciò nel Sutra degli Innumerevoli significati, il Budda, citando i vari sutra da lui predicati nei primi quarant’anni e più, afferma che, anche se egli ha descritto “i molti kalpa di pratica per i bodhisattva”, tale approccio non è nemmeno lontanamente paragonabile con il metodo dell’ottenimento immediato dell’illuminazione citato nel Sutra degli Innumerevoli significati.

Il Bodhisattva Grande Ornamento, udendo questa spiegazione, in segno di comprensione e di assenso dice che «possono trascorrere innumerevoli, illimitati, un numero inconcepibile di asamkhya di kalpa, ma alla fine essi mancheranno di ottenere l’insuperata illuminazione. Perché? Perché non conosceranno la grande via diretta per l’illuminazione, ma percorreranno perigliose vie traverse, irte di ostacoli e ardue prove […] perché, praticandolo [questo sutra], si percorre una grande via diretta, libera da ostacoli e ardue prove».

Se nei primi quarant’anni e più della vita di predicazione del Budda non ci fossero stati in realtà precetti per l’ottenimento immediato dell’illuminazione come quelli esposti in seguito nel Sutra degli Innumerevoli significati e nel Sutra del Loto, allora il Budda sarebbe colpevole di aver deliberatamente celato la verità durante quei quarant’anni e più.

Delle due interpretazioni che ho descritto, quella più comunemente accettata è la seconda.

Ciò conclude la mia descrizione del termine “precetti del myo comparativo”.

Riguardo al termine “precetti del myo assoluto”, possiamo osservare che, quando è riferito al Sutra del Loto, esso non designa un insieme di precetti separato. I precetti esposti nei sutra predicati prima del Sutra del Loto, costituiscono, così come sono, i precetti del Sutra del Loto. Perciò gli osservanti dei cosiddetti precetti della “foglia di salice”19, che appartengono ai regni umano e celeste descritti nei sutra precedenti al Loto, gli osservanti dei precetti del “vaso d’argilla” praticati dalle persone dei due veicoli, descritti nei sutra hinayana Agama, gli osservanti dei precetti del “vaso d’oro e d’argento” praticati dai bodhisattva nel corso di numerosi kalpa, descritti nei sutra della Ghirlanda di fiori, Corretti ed equi, della Saggezza, e della Meditazione, tutti questi gruppi diversi, quando si arriva al Sutra del Loto, si uniscono in armonia per costituire un unico gruppo.

Così le persone dei regni umano e celeste che osservano i precetti della foglia di salice acquisiscono gli stessi benefici delle persone dei due veicoli che osservano i precetti del vaso d’argilla e dei bodhisattva che osservano i precetti del vaso d’oro e d’argento; i bodhisattva che osservano i precetti del vaso d’oro e d’argento acquisiscono gli stessi benefici delle persone nei regni umano e celeste che osservano i precetti della foglia di salice e delle persone dei due veicoli che osservano i precetti del vaso d’argilla, e così via.

Gli esseri dei tre cattivi sentieri nella loro esistenza presente non osservano alcun precetto. Nelle vite passate, quando erano nati nei regni umano e celeste, avevano osservato i precetti della foglia di salice delle persone dei regni umano e celeste, oppure i precetti del vaso d’argilla delle persone dei due veicoli, o quelli del vaso d’oro e d’argento dei bodhisattva. In seguito caddero nei tre cattivi sentieri per aver violato quei precetti. Ma i benefici acquisiti in precedenza non sono andati persi ed esistono ancora. Quando tali persone dei tre cattivi sentieri incontrano il Sutra del Loto, il potere dei precetti precedenti rivive un’altra volta e perciò, pur dimorando nei tre cattivi sentieri, essi diventano dotati della potenzialità di tutti i Dieci mondi. Così, quando le persone di uno qualsiasi dei Dieci mondi, che hanno seguito gli insegnamenti dei sutra precedenti a quello del Loto, vengono in contatto con il Sutra del Loto, possono tutte diventare osservanti dei precetti.

Questo è ciò che intende il Sutra del Loto quando dice: «Questo si chiama osservare i precetti»20. Il Reverendo Annen nel Commentario esteso ai precetti universali del bodhisattva afferma: «Il Sutra del Loto sta dicendo che chi è capace di predicare il Sutra del Loto merita di esser chiamato osservante dei precetti». Cioè, queste persone non devono, come affermavano i sutra precedenti al Loto, osservare i precetti sotto la supervisione di un maestro. Devono solo riporre fede in questo sutra per diventare osservanti dei precetti.

I sutra predicati prima del Sutra del Loto non esponevano la dottrina del mutuo possesso dei Dieci mondi. Perciò, anche se i bodhisattva svolgevano pratiche per innumerevoli kalpa, non acquisivano alcun beneficio diverso da quelli acquisiti dagli osservanti dei precetti dei due veicoli o dei regni umano e celeste; acquisivano unicamente i benefici associati al loro mondo. E poiché acquisivano i benefici di un solo mondo, alla fine erano incapaci di conseguire la Buddità. Perciò [secondo la dottrina del mutuo possesso dei Dieci mondi] non acquisivano nemmeno i benefici di quell’unico mondo21.

Ma quando le persone che in precedenza avevano praticato gli insegnamenti precedenti incontrano il Sutra del Loto, i benefici di tutti gli altri nove mondi diventano possesso degli esseri di uno qualsiasi dei Dieci mondi. Quando ciò accade, i sutra precedenti al Loto diventano sinonimi del Sutra del Loto, e il Sutra del Loto diventa sinonimo dei sutra precedenti. Il Sutra del Loto non è più separato dai sutra precedenti e i sutra precedenti non sono più separati dal Sutra del Loto. Questo è ciò che si intende con il termine “Legge meravigliosa”.

Una volta capito questo, anche se un praticante legge i sutra Agama degli insegnamenti hinayana, diventa con ciò un lettore di tutti i sutra mahayana e un lettore del Sutra del Loto. Perciò il Sutra del Loto dice: «[Ma se ascoltano questo profondo sutra] che definisce la Legge per gli ascoltatori della voce, [se ascoltano] questo re dei sutra…»22. Questo passo sta dicendo che i sutra Agama non sono altro che il Sutra del Loto.

Il Sutra del Loto dice: «[I Budda] operano delle distinzioni all’interno dell’unico veicolo del Budda e lo insegnano come se fossero tre veicoli»23. Questo passo sta dicendo che i sutra della Ghirlanda di fiori, Corretti ed equi e della Saggezza non sono altro che il Sutra del Loto.

E il Sutra del Loto dice: «Se capitasse loro di esporre qualche testo del mondo secolare o di parlare di questioni di governo o legate al sostentamento della vita, saranno sempre in accordo con la Legge corretta»24. Questo passo sta dicendo che tutti i testi dei maestri non buddisti, di Lao Tzu e di Confucio, non sono altro che il Sutra del Loto.

I precetti del mahayana provvisorio scritti nel Sutra della Rete di Brahma e in testi simili differiscono per molti aspetti dai precetti del Sutra del Loto. Primo, tali precetti non possono essere amministrati alle persone dei due veicoli o a coloro che hanno commesso i sette peccati capitali. Secondo, i benefici che derivano da tali precetti non comprendono la possibilità di conseguire la Buddità. Terzo, tali precetti sono fatti per essere praticati nel corso di numerosi kalpa. Dunque sono difettosi per molti aspetti.

Ma i precetti del Sutra del Loto possono essere amministrati alle persone dei due veicoli e a coloro che hanno commesso i sette peccati capitali. Inoltre, attraverso di essi anche le persone della categoria inferiore degli esseri comuni accederanno allo stato di Buddità nell’arco di una singola esistenza e otterranno la perfetta illuminazione. Così si possono acquisire sia il merito della pratica, sia il beneficio della Buddità.

Nichiren

Cenni Storici

Nichiren Daishonin scrisse Spiegare la causalità dei Dieci mondi a Kamakura, il ventunesimo giorno del quarto mese del 1260. In quest’opera egli cita il Sutra del Loto per introdurre i nomi dei Dieci mondi, fornendo una dettagliata spiegazione della relazione causale che caratterizza ciascuno di essi. Nella discussione sul mondo di Buddità, il Daishonin descrive la differenza tra i precetti dei sutra predicati prima del Sutra del Loto e quelli del Sutra del Loto, chiarendo che solo quest’ultimo insegna che tutte le persone possono conseguire la Buddità nella loro forma presente.

Per prima cosa, citando il sutra della Ghirlanda di fiori e il Sutra del Loto, il Daishonin elenca i nomi dei Dieci mondi: il mondo d’inferno, degli spiriti affamati, degli animali, degli asura, degli esseri umani, degli esseri celesti, degli ascoltatori della voce, dei risvegliati all’origine dipendente, dei bodhisattva e dei Budda, o mondo di Buddità. Generalmente, nei sutra predicati prima del Sutra del Loto i Dieci mondi sono descritti come regni distinti tra loro, nei quali le persone rinascono a seconda delle cause poste nella loro vita. Viceversa, negli insegnamenti del Sutra del Loto i Dieci mondi sono considerati categorie che rappresentano lo stato vitale di un qualsiasi essere vivente in un determinato momento.

Il Daishonin spiega poi la relazione causale propria di ognuno dei Dieci mondi. In riferimento ai primi sei mondi, noti anche come i sei sentieri, il Daishonin spiega quali azioni conducono alla rinascita in questi mondi secondo il punto di vista degli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto. Spiega poi in che modo l’offesa alla Legge conduce alla rinascita nei tre cattivi sentieri e afferma anche, citando il Trattato sulla grande perfezione della saggezza e il Sutra del Loto, che da ciò dipendono le differenze fra le persone nate nello stesso mondo di umanità.

In merito ai due veicoli, i mondi degli ascoltatori della voce e dei risvegliati all’origine dipendente, il Daishonin afferma che ascoltatori della voce quali Shariputra e Maudgalyayana «riuscirono sempre a sfuggire alla rinascita nei sei sentieri, ma non riuscirono mai a diventare Budda o bodhisattva». Spiega inoltre che i due gruppi di risvegliati all’origine dipendente, cioè quelli che praticavano in gruppo e quelli che praticavano in solitudine, «sradicano le illusioni del pensiero e del desiderio, ma sono fra quelli che non potranno mai conseguire la Buddità».

Parlando del mondo dei bodhisattva, il Daishonin identifica questi ultimi con «coloro che rimangono fra le persone comuni dei sei sentieri dell’esistenza, che si preoccupano poco della propria vita e molto della vita degli altri, che cercano sempre di attirare il male su di sé e di far del bene agli altri». Il Daishonin chiama bodhisattva «tutti gli esseri senzienti a eccezione di quelli dei due veicoli», e afferma: «Tutti gli esseri dotati di mente dovrebbero impegnarsi a osservare i dieci precetti maggiori. Coloro che riescono a osservare un singolo precetto si possono chiamare bodhisattva per una parte e quelli che li osservano tutti e dieci meritano di esser chiamati bodhisattva completi».

Infine il Daishonin prende in esame il mondo dei Budda, o mondo di Buddità, mettendo in luce prima le cause che conducono a tale mondo dal punto di vista degli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto, i quali sostengono che per raggiungere tale stato sono necessarie innumerevoli vite. Descrive poi i precetti del Sutra del Loto, che sono di due tipi: i precetti del myo comparativo e i precetti del myo assoluto. Il termine “precetti del myo comparativo” implica una comparazione tra gli insegnamenti del Sutra del Loto e quelli di altri sutra, in cui i primi vengono chiamati myo, o “meravigliosi”, e i secondi so o “grezzi”.

Poi il Daishonin afferma: «Riguardo al termine “precetti del myo assoluto” possiamo osservare che, quando è riferito al Sutra del Loto, esso non designa un insieme di precetti separato. I precetti esposti nei sutra predicati prima del Sutra del Loto, costituiscono, così come sono, i precetti del Sutra del Loto». Afferma inoltre: «Quando le persone di uno qualsiasi dei Dieci mondi, che hanno seguito gli insegnamenti dei sutra precedenti a quello del Loto, vengono in contatto con il Sutra del Loto, possono tutte diventare osservanti dei precetti». Questo è ciò che intende il Sutra del Loto quando dice: «Questo [cioè abbracciare il Sutra del Loto] si chiama osservare i precetti». Il Daishonin conclude affermando che, attraverso i precetti del Sutra del Loto, «anche le persone della categoria inferiore degli esseri comuni accederanno allo stato di Buddità nell’arco di una singola esistenza e otterranno la perfetta illuminazione».


Note
1. Il Sutra del Loto, cap. 19, p. 347. Nella traduzione italiana il passo inizia con «Il suono degli abitanti dell’inferno…». Le parole fra parentesi quadre sono annotazioni di Nichiren Daishonin che nella sua citazione ha aggiunto al testo anche “voci di asura”.
2. Commentario sul significato di “Precetti del bodhisattva”. “Precetti del bodhisattva” è una parte del Sutra della Rete di Brahma.
3. Il Sutra del Loto, cap. 3, pp. 125-126.
4. Questa frase non si trova nelle opere di T’ien-t’ai, ma c’è un’affermazione simile in ­Annotazioni su “Parole e frasi del Sutra del Loto”, il commentario di Miao-lo a Parole e frasi del Sutra del Loto di T’ien-t’ai.
5. Il Sutra del Loto, cap. 3, pp. 125-128.
6. Ibidem.
7. Riassunto di un passo del Sutra sul Ripagare i debiti di gratitudine.
8. Il Sutra del Loto, cap. 3, pp. 125-128.
9. Ibidem, cap. 28, p. 440.
10. I tre puri precetti sono i tre precetti omnicomprensivi, chiamati anche tre puri precetti omnicomprensivi. Vedi tre precetti omnicomprensivi nel Glossario.
11. I gradi di severità nell’osservanza dei precetti sono nove, a seconda delle capacità delle persone; vi sono tre categorie, superiore, media e inferiore, ognuna delle quali a sua volta è costituita da un livello superiore, uno medio e uno inferiore.
12. Una divinità che dimora nel cielo dei trentatré dei che si trova sulla sommità del monte Sumeru.
13. Pao-chih (418-514): prete noto anche come Pao-kung. Pao-chih fu accusato di aver usato poteri occulti per ingannare le persone, ma in seguito si conquistò la fiducia dell’imperatore di Wu della dinastia Liang.
14. “Coloro che si risvegliano da soli attraverso la pratica di gruppo” sono le persone che praticano insieme ad altri, ma alla fine ottengono l’illuminazione e l’emancipazione da soli; “coloro che si risvegliano da soli attraverso la pratica solitaria”, citati nel paragrafo seguente, sono quelli che ottengono l’illuminazione e l’emancipazione praticando in solitudine.
15. Le “dieci principali regole di disciplina” sono i dieci precetti maggiori o dieci precetti principali. Vedi dieci precetti principali nel Glossario.
16. Commentario sul significato di “Precetti del bodhisattva”. “Precetti del bodhisattva” è una parte del Sutra della Rete di Brahma.
17. Questo passo non si trova nell’edizione esistente dell’Ampio Sutra della Saggezza, anche se in Il significato profondo del Sutra del Loto T’ien-t’ai lo cita come un passo tratto da quel sutra.
18. Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 232.
19. I precetti della “foglia di salice” sono i precetti per gli esseri umani e celesti, come i cinque precetti e i dieci buoni precetti. La natura transitoria dei benefici che derivano dall’osservanza di tali precetti è paragonabile a quella delle foglie del salice, che in autunno diventano dorate, ma subito dopo cadono.
20. Il Sutra del Loto, cap. 11, p. 255.
21. Secondo la dottrina del mutuo possesso dei Dieci mondi, poiché un mondo possiede in sé gli altri nove mondi, non si possono ottenere i benefici del proprio mondo senza ottenere anche i benefici degli altri nove mondi.
22. Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 239.
23. Ibidem, cap. 2, p. 76.
24. Ibidem, cap. 19, p. 358.