Numero: 135
Data: 1279
Luogo: Luogo sconosciuto
Destinatario: Matsuno Rokuro Saemon-no-jo, moglie di

Risposta alla moglie di Matsuno

Il terzo giorno del sesto mese ho ricevuto il tuo dono di un sacco di grano, un cesto di colocasie, uno di meloni e varie altre cose. Mi scuso di non aver risposto fino a questo momento.

Questa località, la valle di Minobu, si trova fra i tre villaggi di Iino, Mimaki e Hakiri nella provincia di Kai e più precisamente nell’angolo nordoccidentale del villaggio di Hakiri. A nord la cima del monte Minobu fende il cielo; a sud il crinale del monte Takatori si confonde con le nuvole; a est il monte Tenshi si erge alto come il sole, e a ovest imponenti picchi si susseguono fino alla sommità del monte Shirane. Nell’aria risuonano le grida delle scimmie e il frinire delle cicale riempie la terra.

È come se il Picco dell’Aquila fosse giunto sin qui dall’India o come se avessi di fronte a me il monte T’ien-t’ai della Cina. Io non sono né il Budda Shakyamuni né il Gran Maestro T’ien-t’ai, ma poiché quotidianamente leggo il Sutra del Loto, giorno e notte, e parlo di Grande concentrazione e visione profonda mattina e sera, questo luogo è come la pura terra del Picco dell’Aquila e non differisce in alcun modo dal monte T’ien-t’ai.

Nonostante ciò, io sono una persona comune che dipende da altre cose per la propria esistenza. Se non avessi di che coprirmi, il vento penetrerebbe nel mio corpo e, se non mangiassi, non potrei sopravvivere. Sarebbe come non riempire d’olio una lampada o non aggiungere legna al fuoco. Come potrei continuare a vivere? Se mantenermi in vita diventasse difficile, se le provviste che mi sostengono dovessero esaurirsi, entro uno o cinque giorni anche la voce che legge e recita il Sutra del Loto si spegnerebbe e, davanti alla finestra da cui ora si odono discorsi su Grande concentrazione e visione profonda, crescerebbero folte erbacce. Queste sono le condizioni in cui vivo, ma mi chiedo come hai fatto a immaginarlo.

Poiché una lepre offrì il suo corpo per nutrire una persona che camminava dopo la meditazione1, il re celeste Shakra ne ebbe compassione e la collocò sulla luna. Ora, quando scrutiamo i cieli, sulla luna vediamo una lepre2. Nella tua condizione di donna, tu hai fatto offerte al Sutra del Loto in quest’ultima epoca impura. Perciò il re celeste Brahma veglierà su di te con il suo occhio divino, Shakra giungerà le mani e ti presterà obbedienza, le divinità terrestri saranno liete di sorreggere i tuoi piedi con reverenza e il Budda Shakyamuni allungherà la mano dal Picco dell’Aquila per carezzarti la testa.

Nam-myoho-renge-kyo, Nam-myoho-renge-kyo.

Con profondo rispetto,

Nichiren

Il ventesimo giorno del sesto mesedel secondo anno di Koan (1279), segno ciclico tsuchinoto-u

Risposta alla moglie del signor Matsuno

Cenni Storici

Nichiren Daishonin scrisse questa lettera nel 1279, alla moglie di Matsuno Rokuro Saemon-no-jo, figlio del prete laico Matsuno Rokuro Saemon.

Della destinataria non si conosce il nome, né si hanno notizie, salvo che viveva con il marito nel villaggio di Matsuno, nel distretto di Ihara, della provincia di Suruga. Si pensa che entrambi avessero preso fede negli insegnamenti del Daishonin nello stesso periodo del padre di lui, ma non si sa esattamente in quale anno. Dalle due lettere che le inviò il Daishonin si deduce che fosse molto premurosa e attenta nell’inviare offerte che fossero particolarmente utili al maestro.


Note
1. Nell’antica India, coloro che si dedicavano alla pratica religiosa svolgevano spesso una forma di esercizio che consisteva nel camminare in circolo attorno al luogo di meditazione; era una pratica seguita anche da Shakyamuni e dai suoi discepoli.
2. La versione originale di questa storia si trova in Cronache delle regioni occidentali. Tre amici, una volpe, una lepre e una scimmia, vivevano in una foresta. Per metterli alla prova, Shakra apparve loro sotto forma di un vecchio e chiese del cibo. Dopo aver frugato nei dintorni, la volpe ritornò con una carpa fresca e la scimmia con frutta e fiori rari. Solo la lepre tornò a mani vuote e chiese allora alla volpe e alla scimmia di preparare un fuoco. Poi vi si gettò, offrendo il suo corpo al vecchio. Commosso dalla sua sincerità, il vecchio si ritrasformò in Shakra e disse: «Collocherò il corpo della lepre sulla luna per far conoscere la sua devozione alle generazioni future». Questa storia spiega perché gli antichi indiani scorgessero sulla luna l’immagine di una lepre.