Numero: 96
Data: 1277
Luogo: Minobu
Destinatario: Nanjo Tokimitsu

L’opera di Brahma e Shakra

Il quattordicesimo giorno del quinto mese ho ricevuto il carico di colocasie che ti sei preso il disturbo di inviarmi. Di questi tempi, considerando quanto occorre per la loro estrazione, le colocasie sono preziose come tesori o come medicine. Ora soddisferò la richiesta che mi sottoponevi nella tua lettera.

C’era un uomo chiamato Yin Chi-fu1 che aveva un unico figlio di nome Po-ch’i. Il padre era saggio, e così il figlio. Si poteva pensare che nessuno avrebbe potuto metterli l’uno contro l’altro. La matrigna spesso parlava male del figliastro al marito, ma questi non le dava ascolto. Tra i vari tranelli orditi in parecchi anni, una volta la matrigna si mise un’ape in seno e corse da Po-ch’i per farsela togliere, facendo in modo che il padre lo vedesse. Quindi, per fare uccidere il figliastro, disse che aveva tentato di sedurla2.

Il re Bimbisara, oltre a essere un re saggio, era il più valido sostenitore del Budda in tutto il continente di Jambudvipa. Inoltre era il sovrano del Magadha, dove il Budda intendeva predicare il Sutra del Loto. Data l’unità d’intenti fra il re e il Budda, la predicazione del Sutra del Loto sembrava cosa certa, ma un uomo chiamato Devadatta voleva impedirla a ogni costo. Poiché tutti i suoi tentativi erano falliti, dopo aver meditato a lungo, per vari anni cercò di farsi amico Ajatashatru, il figlio del re Bimbisara, e alla fine ne conquistò la fiducia; allora alienò il figlio dal padre e indusse Ajatashatru a uccidere il padre Bimbisara.

Ora che il re Ajatashatru e Devadatta erano d’accordo e avevano stretto alleanza, non buddisti e uomini malvagi delle cinque regioni dell’India sciamarono come nubi e foschia verso il Magadha. Ajatashatru li blandì donando loro terre e tesori e così il re dello stato divenne un acerrimo nemico del Budda.

Il re demone del sesto cielo del mondo del desiderio discese nel Magadha con il suo innumerevole seguito e si impossessò dei corpi di Devadatta, di Ajatashatru, dei suoi sei ministrie di altri, e questi, benché conservassero forma umana, esercitavano il potere del re demone del sesto cielo. Erano più turbolenti, temibili e allarmanti di un grande vento che abbatta alberi e piante, di una burrasca che sollevi le onde sul mare, di un grande terremoto che sconquassi la terra o di un grande fuoco che divori una casa dopo l’altra.

Il re di nome Virudhaka, istigato da Ajatashatru, passò a fil di spada centinaia di persone appartenenti al clan del Budda Shakyamuni. Il re Ajatashatru liberò un branco di elefanti ubriachi e fece calpestare un gran numero di discepoli del Budda, altri li fece uccidere per mano di soldati in agguato sulle strade, altri ancora contaminando l’acqua dei pozzi con escrementi o persuadendo alcune donne ad accusarli falsamente3. Shariputra e Maudgalyayana4 furono perseguitati. Kalodayin5 fu sepolto nello sterco dei cavalli e il Budda fu costretto a vivere per i novanta giorni di un’intera estate nutrendosi di biada.

La gente pensò che persino il Budda fosse impotente di fronte a questi uomini malvagi. Anche a quelli che credevano in lui, le parole si fermarono in gola e così non dissero niente e chiusero gli occhi per non vedere. Ammutoliti dallo sgomento, si limitavano ad agitare le mani6. Infine, Devadatta batté a morte la madre adottiva del Budda Shakyamuni, la monaca Utpalavarna7, e fece sanguinare il Budda. Chi, in tali circostanze, si sarebbe schierato con il Budda?

Eppure, nonostante tante difficoltà, alla fine il Budda predicò il Sutra del Loto. Nel sutra si legge: «E poiché odio e gelosia nei confronti di questo sutra abbondano perfino mentre il Tathagata è nel mondo, quanto peggio sarà dopo la sua scomparsa?»8. Il significato di questo passo è che se c’erano nemici del Sutra del Loto mentre il Budda era in vita, ancora di più saranno i nemici della persona che nell’ultima epoca predicherà o crederà in un singolo carattere o anche in un solo tratto del Sutra del Loto.

Alla luce di questo passo, nei 2.220 anni e più trascorsi da quando il Budda espose il Sutra del Loto fino a oggi, nessuno ha sperimentato il sutra come fece il Budda. Solo quando uno incontra grandi persecuzioni, si può dire che conosca veramente il Sutra del Loto. I grandi maestri T’ien-t’ai e Dengyo furono devoti del Sutra del Loto, eppure non subirono grandi persecuzioni come il Budda; essi incontrarono soltanto persecuzioni minori, T’ien-t’ai da parte delle tre scuole del sud e delle sette scuole del nord, e Dengyo da parte dei sette maggiori templi di Nara. Non furono perseguitati dal governante, attaccati dalla popolazione armata di spade o insultati da tutto il paese. [Secondo il Sutra del Loto], coloro che, dopo la scomparsa del Budda, credono nel Sutra del Loto subiranno persecuzioni maggiori di quelle del Budda, invece né T’ien-t’ai né Dengyo incontrarono nemmeno persecuzioni uguali a quelle del Budda, per non parlare delle grandi e numerose persecuzioni superiori [a quelle incontrate da Shakyamuni].

Quando la tigre ruggisce, si alzano forti venti; quando il drago canta, si addensano le nubi9. Il verso della lepre o il raglio dell’asino invece non hanno alcun effetto sul vento e sulle nubi. Quando lo stolto legge il Sutra del Loto e il saggio lo spiega, il paese rimane tranquillo e indisturbato. Ma quando appare un santo che predica il Sutra del Loto come fece il Budda, tutto il paese si agita e sorgono persecuzioni maggiori di quelle che si verificarono durante la vita del Budda.

Ora io, Nichiren, non sono un saggio né tanto meno penso di essere un santo, sono la persona più irragionevole del mondo. Tuttavia, le mie azioni sembrano essere in perfetto accordo con ciò che il sutra insegna. Perciò ogni volta che incontro grandi difficoltà sono più felice di quanto lo sarei se i miei genitori tornassero in vita o di quanto lo sarebbe qualcuno che vedesse succedere un incidente alla persona che odia. Il fatto che io, un uomo stolto, sia considerato un santo dal Budda, mi riempie di gioia. Se vi fossero dei sapienti che osservano rigorosamente i duecentocinquanta precetti e sono rispettati dalla popolazione più di quanto tutti gli esseri celesti rispettino Taishaku, ma, agli occhi del Budda Shakyamuni e del Sutra del Loto, fossero considerati infidi come Devadatta, adesso potrebbero sembrare degni di rispetto, ma la loro prossima esistenza sarebbe veramente terribile!

Comunque, se si sparge la voce che sei un devoto del Sutra del Loto, con tua sorpresa sia coloro che ti sono vicini sia gli estranei ti ammoniranno facendo mostra di essere veri amici: «Credere nel prete Nichiren ti porterà sicuramente fuori strada e inoltre ti farà cadere in disgrazia presso il tuo signore». Gli stratagemmi usati dalla gente sono temibili persino per un saggio, perciò tu sicuramente abbandoneresti il Sutra del Loto. È quindi opportuno che tu non faccia capire [che sei un devoto del Sutra del Loto]. Coloro che sono posseduti da un gran demone, se con i loro consigli riescono a far cadere una persona, la usano come occasione iniziale per conquistarne molte altre.

Sho-bo, Noto-bo e la monaca laica di Nagoe10, una volta discepoli di Nichiren, si proclamavano sapienti pur essendo avidi, codardi e stupidi. Quando fui colpito dalle persecuzioni, ne approfittarono per far cadere un gran numero di credenti. Se ti lasci persuadere ad abbandonare la fede, le persone di Suruga che sembrano credere nel Sutra del Loto e quelle che stanno per convertirsi abbandoneranno tutte il sutra. Anche in questa provincia di Kai ci sono alcune persone che dicono di voler credere, ma non permetterò che si uniscano a noi finché non saranno fermamente convinte. Ci sono persone che pur avendo una comprensione superficiale fingono di avere una fede solida e parlano con arroganza agli altri credenti e, così facendo, spesso distruggono la fede degli altri. Stai accuratamente lontano da persone simili. Grazie all’opera di Brahma e Shakra, verrà sicuramente il tempo in cui tutto il Giappone abbraccerà simultaneamente il Sutra del Loto. Allora, sono convinto che molti insisteranno nel dire che anche loro avevano creduto fin dal primo momento.

Se la tua fede è ferma, devi decidere risolutamente: «Non per altri, ma per il mio defunto padre [manterrò la mia fede]. Gli altri non possono sostituirmi nelle preghiere per mio padre: poiché sono il figlio, io devo pregare per il suo riposo. Io governo un villaggio: metà della rendita la spenderò per fare offerte per il bene del defunto genitore, l’altra metà per mia moglie, i miei figli e i miei dipendenti. E se dovesse sorgere un’emergenza, io darò la vita per il mio signore». In qualsiasi circostanza, parla in tono pacato.

Se compare qualcuno che cerca di indebolire la tua fede nel Sutra del Loto, pensa che sta mettendo alla prova la tua fede e digli sardonicamente: «Apprezzo i tuoi consigli, ma dovresti darli a te stesso. So bene che il nostro signore non approva la mia fede, ma minacciarmi in suo nome è assurdo. Stavo pensando di venire io ad ammonire te, ma tu mi hai preceduto venendo da me. Quando tu con tua moglie e i tuoi figli sarete trascinati davanti al re Yama, sicuramente mi scongiurerai a mani giunte di aiutarti».

Ciò che dici di Niida11 può benissimo essere vero. Ho saputo anche della gente di Okitsu12. Se capitasse l’occasione, comportati come loro. Le persone di alto rango che ti biasimano per la tua fede, sono validi avversari del Sutra del Loto. Considerala un’opportunità rara come la fioritura dell’udumbara o il tronco di sandalo galleggiante13 trovato dalla tartaruga cieca, e rispondi loro con fermezza.

Alcuni proprietari di migliaia o decine di migliaia di cho di terra sono stati messi a morte sommariamente o sono stati privati dei loro feudi per cose di poco conto. Se ora dai la tua vita per il Sutra del Loto, che cosa avrai da rimpiangere? Il Bodhisattva Re della Medicina si bruciò il corpo per milleduecento anni e divenne un Budda. Per mille anni il re Suzudan fece del proprio corpo un letto per il maestro, rinascendo così come Budda Shakyamuni.

Non agire sconsideratamente. Se ora abbandoni la fede, diverrai soltanto lo zimbello dei tuoi nemici. Fingendosi amici, ti ammoniranno ripetutamente per indurti ad abbandonare la fede con lo scopo di beffarsi di te e di farti beffare dagli altri. Lascia che dicano tutto quello che vogliono. Poi dì loro: «Invece di ammonire una persona davanti agli altri, dovreste prima ammonire voi stessi». Detto questo, alzati e allontanati.

Entro un paio di giorni fammi sapere cosa è successo. Ci sono ancora molte cose che vorrei dire. Ti scriverò ancora.

Con profondo rispetto,

Nichiren

Il quindicesimo giorno del quinto mese del terzo anno di Kenji (1277)

Risposta a Ueno

Cenni Storici

Questa lettera, scritta da Minobu nel 1277, prende il titolo dalla seguente frase: «Grazie all’opera di Brahma e Shakra, verrà sicuramente il tempo in cui tutto il Giappone abbraccerà simultaneamente il Sutra del Loto».

Nichiren Daishonin incoraggia qui il diciannovenne Nanjo Tokimitsu, che era subentrato al padre come amministratore del villaggio di Ueno nel distretto di Fuji, della provincia di Suruga, a mantenere salda la sua fede nel Sutra del Loto. Inoltre, mette in guardia Tokimitsu rispetto a quanti lo minacciavano o cercavano di ingannarlo per indurlo a rinunciare alla sua fede: se fossero riusciti nel loro intento, ammonisce il Daishonin, il suo esempio sarebbe stato certamente utilizzato per indurre molte altre persone ad abbandonare la fede.


Note
1. Yin Chi-fu: ministro del re Hsüan, undicesimo sovrano della dinastia Chou che regnò dall’828 al 782 a.C. Aiutò il re a restaurare le fortune della dinastia.
2. Secondo i Racconti dei tempi passati, con questo stratagemma la matrigna riuscì a suscitare i sospetti di Chi-fu e Po-ch’i, addolorato, se ne andò di casa e si annegò.
3. Ajatashatru persuase alcune donne a fingersi incinte e ad accusare i seguaci del Budda di esserne responsabili.
4. Secondo le Regole monastiche su varie questioni, Shariputra e Maudgalyayana, mentre diffondevano il Buddismo a Rajagriha, una volta confutarono il maestro di un gruppo di brahmani e furono assaliti con bastoni. Si dice che Maudgalya­yana sia stato bastonato a morte.
5. Secondo le Dieci suddivisioni delle regole monastiche, Kalodayin, un seguace di Shakyamuni, mentre andava elemosinando a Shravasti, ricevette offerte da una donna. Il marito geloso lo uccise e ne seppellì la testa nello sterco di cavallo.
6. Il significato di questo gesto è di consigliare agli altri di tacere.
7. Utpalavarna: monaca buddista che raggiunse l’illuminazione con la guida di Mahaprajapati, zia e madre adottiva di Shakyamuni. La storia di Uptalavarna appare nel Trattato sulla grande perfezione della saggezza.
8. Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 235.
9. Secondo una credenza popolare cinese il ruggito della tigre fa alzare il vento e il canto del drago genera la pioggia. Il Daishonin cita questi detti tradizionali cinesi per affermare che una grande azione produce ripercussioni di grandezza corrispondente.
10. Sho-bo, Noto-bo e la monaca laica di Nagoe: discepoli del Daishonin che abbandonarono la fede. Si pensa che Sho-bo avesse cominciato a dubitare all’epoca dell’esilio del Daishonin a Izu nel 1261 e che Noto-bo abbia abbandonato la fede verso il 1271, all’epoca della persecuzione di Tatsunokuchi, insieme alla monaca laica di Nagoe, moglie di Hojo Tomotoki, fratello minore del terzo reggente Hojo Yasutoki.
11. Niida Shiro Nobutsuna: seguace del Daishonin, che viveva a Hatake nella provincia di Izu. Era fratello maggiore di Nichimoku Shonin (1260-1333) e figlio di una sorella di Nanjo Tokimitsu. Insieme a loro e ad altri, si sforzava di propagare l’insegnamento del Daishonin nel Giappone settentrionale. Non si sa cosa Nanjo Tokimitsu avesse riferito al Daishonin, comunque si suppone che quest’ultimo stesse intendendo che Niida aveva conservato coraggiosamente la fede senza cedere alle persecuzioni.
12. Okitsu: villaggio sulla costa della baia di Suruga. Con “gente di Okitsu” probabilmente il Daishonin si riferisce a Joren-bo, un discepolo del luogo molto vicino al prete laico Takahashi del distretto di Fuji e ad altri seguaci.
13. Udumbara: pianta immaginaria che si diceva fiorisse ogni tremila anni per annunciare la comparsa di un Budda. L’analogia della tartaruga cieca compare nel ventisettesimo capitolo del Sutra del Loto, nel quale si afferma che incontrare il Buddismo è raro come per una tartaruga con un occhio solo trovare un tronco di sandalo galleggiante con una cavità adatta a contenerla.