Numero: 27
Data: Data sconosciuta
Luogo: Luogo sconosciuto
Destinatario: Toki Jonin

Lettera da Teradomari

Ho ricevuto il kan di monete che mi hai mandato. Tutti coloro che aspirano alla via dovrebbero riunirsi insieme e ascoltare il contenuto di questa lettera.

Il decimo giorno del corrente mese (il decimo mese) abbiamo lasciato il villaggio di Echi nel distretto di Aiko della provincia di Sagami, abbiamo sostato a Kumegawa nella provincia di Musashi e, dopo aver viaggiato per dodici giorni, siamo arrivati al porto di Teradomari, nella provincia di Echigo. Da qui dobbiamo salpare per l’isola di Sado, ma, poiché i venti non sono favorevoli, non so quando partiremo.

Le difficoltà lungo la strada sono state maggiori di quanto pensassi e impossibili da descrivere. Ti lascio immaginare che cosa ho dovuto sopportare. Ma poiché ero preparato fin dalla partenza a tali difficoltà, non vedo perché debba cominciare a lamentarmi adesso. Perciò non ne parlerò.

Il quarto volume del Sutra del Loto afferma: «E poiché odio e gelosia nei confronti di questo sutra abbondano perfino mentre il Tathagata è nel mondo, quanto peggio sarà dopo la sua scomparsa?»1. Il quinto volume dice: «Nel mondo dovrà fronteggiare molta ostilità e sarà difficile credervi»2. E il trentottesimo volume del Sutra del Nirvana afferma: «A quel tempo, tutti i non buddisti [si rivolsero al re Ajatashatru e] parlarono così: “Oh grande re, esiste attualmente un uomo di incomparabile malvagità, un monaco chiamato Gautama[…]. Intorno a lui si è raccolta ogni sorta di persone malvagie che, sperando di trarne profitto ed elemosine, sono diventate suoi seguaci. Essi non praticano il bene, ma usano il potere degli incantesimi e della magia per attirare uomini come Mahakashyapa, Shariputra e Maudgalyayana”».

Questo passo del Sutra del Nirvana riporta le male parole pronunciate da molti non buddisti contro il Budda Shakyamuni che refutava le scritture predicate dai loro antichi maestri, le due divinità3 e i tre asceti.

Ma, nei passi citati del Sutra del Loto, non è il Budda che viene odiato, bensì, come spiega T’ien-t’ai è [il Sutra del Loto al quale si oppongono] «i vari ascoltatori della voce, i risvegliati all’origine dipendente e i bodhisattva che ricercano solamente il Budda di recente illuminazione»4. In altre parole, coloro che non desiderano ascoltare il Sutra del Loto, o non desiderano credere in esso, o che dicono che non si accorda alle loro capacità, anche se non lo insultano a parole, sono da considerare tutte persone animate da odio e gelosia5.

Osservando la situazione dopo la scomparsa del Budda alla luce di quella esistente mentre egli era in vita, gli studiosi delle varie scuole sono uguali ai non buddisti dell’epoca del Budda; anch’essi parlano di «un uomo di incomparabile malvagità», riferendosi a me, Nichiren, e dicono: «Intorno a lui si è raccolta ogni sorta di persone malvagie», riferendosi ai miei discepoli e seguaci.

I non buddisti, avendo erroneamente interpretato e trasmesso gli insegnamenti dei Budda precedenti, dimostrarono ostilità nei confronti dell’ultimo Budda, Shakyamuni. Oggi gli studiosi delle varie scuole sono come loro. In conclusione, il loro modo di intendere gli insegnamenti buddisti li ha portati a nutrire idee errate. Sono come persone a cui gira la testa e che pensano che sia la grande montagna a girare intorno a loro. Così noi adesso abbiamo otto scuole o dieci scuole che disputano l’una con l’altra a causa delle loro varie dottrine.

Il diciottesimo volume del Sutra del Nirvana espone la dottrina dei «gioielli preziosi che riscattano la vita»6. Il Gran Maestro T’ien-t’ai meditando su questo passo concluse che la “vita” è il Sutra del Loto e che i “gioielli preziosi” sono i primi tre dei quattro insegnamentiesposti nel Sutra del Nirvana. Ma in cosa consiste il quarto, il perfetto insegnamento esposto dal Sutra del Nirvana? È la dottrina della natura di Budda eternamente inerente, già esposta dal Sutra del Loto, che viene predicata di nuovo per ricondurre la gente all’origine. Il perfetto insegnamento della natura di Budda eternamente inerente del Sutra del Nirvana appartiene in realtà al Sutra del Loto. Il merito spettante al Sutra del Nirvana si limita perciò ai primi tre insegnamenti.

Il terzo volume del Significato profondo del Sutra del Loto di T’ien-t’ai afferma: «Il Sutra del Nirvana offre i gioielli preziosi per riscattare la vita [del Sutra del Loto]; e così si battono le mani e l’affare è concluso»7. Il terzo volume di Annotazioni su “Il significato profondo del Sutra del Loto” spiega: «Per la scuola T’ien-t’ai questa metafora significa che il contenuto del Sutra del Nirvana va considerato come i gioielli preziosi».

Il Gran Maestro T’ien-t’ai nella sua opera intitolata Le quattro meditazioni, citando il passo del Sutra del Loto che dice: «Sebbene [i Budda] indichino vari sentieri differenti»8, dichiara che i quattro gustisono anch’essi da considerare gioielli preziosi. Se è così, tutti i sutra predicati prima e dopo il Sutra del Loto devono essere considerati come gioielli preziosi offerti a beneficio del Sutra del Loto.

Ma gli studiosi buddisti di oggi sono dell’opinione che questa sia un’interpretazione della sola scuola T’ien-t’ai, non accettata da nessuna delle altre scuole. Io, Nichiren, ho riflettuto sull’argomento e sostengo che le otto o dieci scuole sono sorte tutte dopo la morte del Budda e sono state create da vari studiosi e maestri dell’epoca. Ma non dobbiamo valutare i sutra che il Budda predicò durante la sua vita in base alle dottrine delle scuole fondate dopo la sua morte. Tuttavia i giudizi di T’ien-t’ai si accordano con gli insegnamenti di tutti i sutra ed è sbagliato rifiutarli affermando che rappresentano solo l’opinione di una singola scuola.

Gli studiosi delle varie scuole, aderendo strettamente alle opinioni errate dei loro maestri, dichiarano che la pratica buddista deve essere adattata alle capacità delle persone, oppure si rifanno alle opinioni dei loro fondatori, oppure persuadono i saggi governanti [ad allearsi con loro]. Il risultato è che alla fine regna la malevolenza, sorgono dispute e contrasti e ci si compiace di nuocere a persone innocenti.

Fra le varie scuole, le dottrine della Vera parola sono particolarmente distorte. I suoi fondatori, Shan-wu-wei e Chin-kang-chih, sostenevano: «Il concetto dei tremila regni in un singolo istante di vita è il più importante di tutti i princìpi di T’ien-t’ai ed è il cuore degli insegnamenti esposti dal Budda nel corso della sua esistenza, ma, lasciando da parte questa dottrina secondo la quale i tremila regni sono compresi nella mente, che è il fondamento degli insegnamenti essoterici ed esoterici, gli elementi essenziali del Buddismo sono le mudra e i mantra». Da allora in poi, i maestri della scuola della Vera parola hanno preso questa asserzione a pretesto per dichiarare che tutti i sutra in cui non vengono menzionati mudra e mantra sono inferiori e di fatto non si differenziano dagli insegnamenti non buddisti.

Alcuni affermano che il Sutra di Mahavairochana fu predicato da [il Tathagata Mahavairochana], un Budda diverso dal Tathagata Shakyamuni, altri dichiarano che è il supremo insegnamento fra tutti quelli esposti dal signore degli insegnamenti, il Budda Shakyamuni, mentre altri ancora dicono che lo stesso Budda una volta si manifestò come Shakyamuni per predicare i sutra essoterici e in un’altra occasione si manifestò come Mahavairochana per predicare i sutra esoterici. Così, fraintendendo i princìpi di base del Buddismo, hanno avanzato un’infinità di teorie errate. Sono come coloro che, ignari del vero colore del latte, fanno varie congetture su quale potrebbe essere, senza riuscire ad azzeccare quella giusta9, oppure come i ciechi nella parabola che cercavano di indovinare la forma dell’elefante10. A questo riguardo gli studiosi delle varie scuole dovrebbero capire che il Sutra di Mahavairochana, se predicato prima del Sutra del Loto, è come il Sutra della Ghirlanda di fiori e, se predicato dopo, è come il Sutra del Nirvana.

Non può darsi che il Sutra del Loto, come esisteva in India, contenesse mudra e mantra, ma che, nella sua traduzione cinese intitolata Sutra del Loto della Legge meravigliosa (Myoho-renge-kyo), Kumarajiva li abbia omessi? Oppure che Shan-wu-wei abbia aggiunto le mudra e i mantra intitolando la sua versione Sutra di Mahavairochana? Per esempio, c’erano altre versioni del Sutra del Loto, come il Sutra del Loto della Legge corretta, il Sutra del Loto integrato della Legge meravigliosa, il Sutra della Meditazione del Loto e il Saddharmapundarika Sutra11.

In India, dopo la morte del Budda, il Bodhisattva Nagarjuna fu il solo che comprese [la relazione tra il Sutra del Loto e gli altri sutra], mentre in Cina il primo a comprenderla fu il Gran Maestro T’ien-t’ai Chih-che. Shan-wu-wei della scuola della Vera parola, Ch’eng-kuan della scuola della Ghirlanda di fiori, Chia-hsiang della scuola dei Tre trattati e Tz’u-en della scuola delle Caratteristiche dei dharma, benché aderissero ufficialmente alle dottrine delle scuole che avevano fondato, in cuor loro erano convinti degli insegnamenti della scuola T’ien-t’ai. Ma i loro discepoli erano inconsapevoli di questo fatto e per questo svilupparono opinioni distorte. Come possono evitare la colpa di offendere l’insegnamento corretto?

Alcune persone mi criticano dicendo: «Nichiren non comprende la capacità delle persone e va predicando in maniera troppo severa; perciò incontra persecuzioni». Altre persone dicono: «La pratica [di shakubuku] del capitolo “Esortazione alla devozione”12 è per bodhisattva a uno stadio avanzato, [Nichiren dovrebbe seguire le pratiche del] capitolo “Pratiche pacifiche” eppure non lo fa». Altri dicono: «Anch’io so che il Sutra del Loto è il supremo, ma non lo dico». Altri ancora dicono che mi limito unicamente agli insegnamenti dottrinali [e non dico nulla sull’osservazione della mente]13.

Sono pienamente consapevole di queste critiche, ma ricordo il caso di Pien Ho14 a cui amputarono le gambe sotto il ginocchio e di Kiyomaro15 (Uomo Puro) che fu soprannominato Kegaremaro (Uomo Impuro) e fu sul punto di essere condannato a morte. I contemporanei risero e si presero gioco di loro, ma, a differenza di questi due uomini, di coloro che li derisero non è rimasto un buon nome. Lo stesso accadrà a chi mi critica ingiustamente.

Il capitolo “Esortazione alla devozione” dice: «Ci saranno molte persone ignoranti che ci malediranno e parleranno male di noi». Questo passo corrisponde perfettamente a me, perché non si dovrebbe applicare anche a tutti voi? «Ci attaccheranno con spade e bastoni», continua il passo e io l’ho vissuto con il mio corpo. Perché voi, miei discepoli non fate lo stesso? Più avanti afferma: «Cercando costantemente di diffamarci nelle grandi assemblee». E ancora: «Si rivolgeranno ai sovrani, agli alti dignitari, ai brahmani e ai capifamiglia, come pure agli altri monaci [calunniandoci e parlando male di noi]». Inoltre: «Con sguardo arcigno ci copriranno di insulti; saremo esiliati più e più volte». «Più e più volte» significa ripetutamente. E io, Nichiren, sono stato ripetutamente scacciato e due volte sono stato condannato all’esilio.

Il Sutra del Loto si accorda al modo di predicare la Legge impiegato dai Budda delle tre esistenze16. Il passato del capitolo “Mai Sprezzante”17 corrisponde al presente predetto nel capitolo “Esortazione alla devozione” e il presente predetto nel capitolo “Esortazione alla devozione” corrisponde al passato del capitolo “Mai Sprezzante”. Il capitolo “Esortazione alla devozione” di oggi, nel futuro sarà il capitolo “Mai Sprezzante” e a quel tempo Nichiren sarà il Bodhisattva Mai Sprezzante.

Il Sutra del Loto consiste di una singola opera in otto volumi e ventotto capitoli, ma si dice che questo sutra in India fosse così lungo da coprire un intero yojana. Certamente doveva contenere molti più capitoli. La versione in ventotto capitoli oggi usata in Cina e in Giappone rappresenta la parte più essenziale di una versione abbreviata.

Lasciamo da parte per ora la sezione della rivelazione18. Nella sezione della trasmissione, le tre dichiarazioni19 del capitolo “Torre preziosa” furono rivolte all’assemblea riunita sul Picco dell’Aquila nella Cerimonia nell’aria. In quanto al voto pronunciato nel capitolo “Esortazione alla devozione” dai ventimila, ottantamila, ottocentomila milioni di nayuta di grandi bodhisattva, è al di là della comprensione di un uomo di poca saggezza come me, ma la frase «in un’epoca di paura e di malvagità» allude all’inizio dell’Ultimo giorno della Legge. La stessa frase «in un’epoca di paura e malvagità» è poi resa nel capitolo “Pratiche pacifiche” con l’espressione «nell’ultima epoca». E, guardando ad altre traduzioni dello stesso testo, troviamo che nel Sutra del Loto della Legge corretta essa appare come «nell’ultima epoca che seguirà» oppure «nell’ultima era a venire», mentre nel Sutra del Loto integrato della Legge meravigliosa appare come «in un’epoca di paura e malvagità».

In questa “ultima epoca”, che corrisponde al nostro tempo, sono apparsi i tre tipi di nemici, ma non è apparso uno solo degli ottocentomila milioni di nayuta di bodhisattva. È come un lago che si è prosciugato e non è più completamente pieno d’acqua, e come la luna calante che non è più tonda. Se l’acqua è limpida, l’immagine della luna vi si rifletterà e, se verranno piantati degli alberi, gli uccelli potranno farvi il nido. Perciò io, Nichiren, propago questo sutra al posto degli ottocentomila milioni di nayuta di bodhisattva. Io prego quei bodhisattva di darmi aiuto e protezione.

Il prete laico che porta questa lettera dice che gli hai ordinato di accompagnarmi a Sado. Ma, considerando le spese del viaggio e altre difficoltà, lo rimando indietro. So già quanto sia profonda la tua considerazione. Per favore spiega agli altri quello che ho scritto qui. Sono assai preoccupato per i preti che sono in prigione20 e spero che mi informerai sulla loro situazione appena ti sarà possibile.

Rispettosamente,

Nichiren

L’ora del gallo (dalle cinque alle sette), il ventiduesimo giorno del decimo mese

A Toki

Cenni Storici

Fallito il tentativo di decapitare il Daishonin a Tatsunokuchi, nel dodicesimo giorno del nono mese del 1271, a Hei no Saemon, vice capo dell’Ufficio degli affari militari e di polizia, non restava che seguire le istruzioni originarie consegnando il prigioniero alla custodia di Homma Rokuro Saemon Shigetsura, vice conestabile di Sado. Il Daishonin venne quindi segregato per quasi un mese presso la residenza di Homma a Echi, nella provincia di Sagami, in attesa che le autorità prendessero una decisione sul suo conto.

Infine, nel decimo giorno del decimo mese, il Daishonin poté lasciare Echi sotto la scorta dei soldati di Homma e il ventunesimo giorno raggiunse la costa del Mar del Giappone. In quei giorni la neve era caduta abbondante e il mare era molto agitato. Furono quindi costretti a sostare per diversi giorni a Echigo, in un porto chiamato Teradomari, fin dal nono secolo uno snodo importante per il transito tra la terraferma e l’isola di Sado, in attesa di poter affrontare la traversata. Il giorno successivo all’arrivo a Teradomari, il Daishonin scrisse questa lettera affidandola a un prete laico che Toki Jonin aveva mandato per accompagnarlo.

La comunità di credenti di Kamakura era rimasta molto scossa dalla persecuzione di Tatsunokuchi e dalla condanna all’esilio del Daishonin, e molti tra i discepoli e i sostenitori laici cominciavano a cedere alle pressioni del governo, ripudiando la loro fede. Per aiutare i suoi seguaci a dissipare i dubbi e a perseverare nella fede, durante il suo esilio a Sado il Daishonin compose molti scritti. Questa lettera è la prima della serie che comprende, tra gli altri, L’apertura degli occhi, Lettera da Sado e La pratica dell’insegnamento del Budda.

All’inizio della lettera, il Daishonin enumera incidentalmente le difficoltà e i problemi che si era trovato ad affrontare nel corso del viaggio, durato dodici giorni, per Teradomari. Cita quindi vari passi dottrinali che indicano come, nell’Ultimo giorno della Legge, odio e gelosia per il Sutra del Loto saranno peggiori che durante la vita del Budda. In seguito il Daishonin, citando il punto di vista di T’ien-t’ai sugli insegnamenti del Sutra del Nirvana come «gioielli preziosi per riscattare la vita [del Sutra del Loto]», dichiara la superiorità del Sutra del Loto su tutti gli altri sutra e mette in luce le opinioni errate degli studiosi delle varie scuole che non la riconoscono. Si riferisce in particolare alle interpretazioni erronee della scuola della Vera parola che provengono, tra gli altri, da Shan-wu-wei. Avverte quindi che i seguaci delle varie scuole, colpevoli di aver offeso il Sutra del Loto, non si accorgono che i loro stessi patriarchi interiormente concordavano con gli insegnamenti della scuola T’ien-t’ai, basati sul Sutra del Loto.

Il Daishonin elenca infine quattro obiezioni ricorrenti non solo da parte dei nemici, ma persino di alcuni suoi seguaci, rispetto al metodo di propagazione ritenuto troppo severo e dichiara che le difficoltà che sta affrontando si accordano perfettamente alle profezie del capitolo “Esortazione alla devozione” del Sutra del Loto. Alla luce del sutra, infatti, è evidente che Nichiren è il devoto che propaga il sutra nell’Ultimo giorno della Legge.


Note
1. Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 235.
2. Ibidem, cap. 14, p. 287.
3. Le due divinità: Shiva e Vishnu.
4. Parafrasi di un passo di Annotazioni su “Parole e frasi del Sutra del Loto”. Budda di recente illuminazione: Shakyamuni nella sua veste provvisoria di Budda che ottenne l’illuminazione per la prima volta in India.
5. «Persone animate da odio e gelosia»: lett. «persone di onshitsu» (on=odio e shitsu=gelosia).
6. L’espressione «gioielli preziosi che riscattano la vita» appare in realtà nel Significato profondo del Sutra del Loto. Il Sutra del Nirvana afferma che tenendo sette gemme di riserva si può salvare la vita quando è minacciata dalla carestia, dai banditi o da un re malvagio. E Significato profondo cita questo passo per spiegare che il Sutra del Nirvana ha la funzione di proteggere e sostenere il perfetto insegnamento del Sutra del Loto, che viene riaffermato nel Sutra del Nirvana.
7. Questa citazione significa che Shakyamuni, dopo aver esposto il perfetto insegnamento nel Sutra del Loto, lo ripeté nel Sutra del Nirvana per ribadirlo.
8. Le quattro meditazioni non cita questo passo (Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 86), ma un altro, tratto anch’esso dal capitolo “Espedienti” del Sutra del Loto, che afferma: «Perciò adoperai il potere degli espedienti per predicare ai cinque asceti» (Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 89). Siccome entrambi i passi concordano nella sostanza, il Daishonin può aver citato l’uno piuttosto che l’altro.
9. Il Sutra del Nirvana afferma che i brahmani, ignorando gli insegnamenti di Shakyamuni su eternità, felicità, vero io e purezza, nutrono opinioni distorte, come uomini ciechi che non conoscono il vero colore del latte.
10. Questa parabola appare nel Sutra del Nirvana. Un re ordinò al suo primo ministro di portare un elefante davanti a un gruppo di ciechi dicendo loro di toccarlo e di descriverlo. Uno dei ciechi, ponendo le mani sullo stomaco dell’elefante, disse che sembrava un vaso; un altro toccò la coda e disse che somigliava a una corda; un altro ancora, urtando la proboscide, affermò che l’animale somigliava a un pestello, e così via. In questa parabola Shakyamuni paragonava il re che conosce la verità alla saggezza del Budda, il ministro al Sutra del Nirvana, l’elefante alla natura di Budda e i ciechi alle persone comuni che non conoscono la natura di Budda.
11. Il Sutra del Loto della Legge corretta e il Sutra del Loto integrato della Legge meravigliosa sono due delle tre traduzioni cinesi del Sutra del Loto esistenti, fatte rispettivamente da Dharmaraksha nel 286 e da Jnanagupta e Dharmagupta nel 601. Il Sutra della Meditazione del Loto è andato perduto. Il Saddharmapundarika Sutra qui non si riferisce al testo sanscrito, ma a una traduzione cinese, anch’essa andata perduta.
12. Il tredicesimo capitolo del Sutra del Loto, “Esortazione alla devozione”, descrive come ottocentomila milioni di nayuta di bodhisattva giurano di insegnare il sutra in lungo e in largo nell’epoca malvagia successiva alla morte del Budda. Il loro giuramento si trova nei famosi venti versi che enumerano le persecuzioni che avrebbero incontrato propagando il Sutra del Loto nella temuta epoca dell’Ultimo giorno. Il Daishonin si riferisce qui alla pratica di shakubuku che scatena queste persecuzioni. Invece il capitolo “Pratiche pacifiche” descrive le quattro vie pacifiche della pratica, con azioni, parole, pensieri e voti pacifici.
13. Osservazione della mente: la percezione, attraverso la meditazione, della realtà ultima inerente alla propria vita. Insieme allo studio dottrinale dei sutra, è parte integrante della pratica della scuola Tendai. Sebbene il Daishonin chiarisca nei suoi scritti che la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo costituisce la pratica per l’osservazione della mente nell’Ultimo giorno della Legge, questa critica gli veniva mossa in quanto, nel fare shakubuku, egli dava grande importanza al confrontare le scritture per stabilire la superiorità del Sutra del Loto.
14. Pien Ho: nato a Ch’u in Cina durante il periodo di Primavera e Autunno (770-403 a.C.). Secondo l’Han Fei Tzu, trovò una gemma sul monte Ching e la donò al re Li. Il re la fece stimare e, quando gli fu detto che era una comune pietra, fece amputare a Pien Ho la gamba sinistra sotto il ginocchio. Dopo la morte del re, Pien Ho donò la pietra preziosa al re Wu, ma venne di nuovo accusato di frode e gli fu amputata la gamba destra sotto il ginocchio. In seguito, quando il re Wen ascese al trono, Pien Ho pianse per tre giorni ai piedi del monte Ching con in mano la pietra preziosa, finché versò lacrime di sangue. Saputo ciò, il re Wen si fece dare la pietra da Pien Ho e la lucidò. Venne allora riconosciuto il suo vero valore e da allora fu assai apprezzata dall’intera popolazione.
15. Kiyomaro (733-799): Wake no Kiyomaro. Un alto funzionario di corte che fu esiliato per aver ostacolato i tentativi di ascendere al trono del prete Dokyo, favorito dell’imperatrice Shotoku. Dopo la morte dell’imperatrice, Dokyo fu allontanato e Kiyomaro fu richiamato in servizio a corte.
16. Questa affermazione deriva da un passo del capitolo “Espedienti” del Sutra del Loto in cui si legge: «Seguendo lo stesso metodo impiegato dai Budda delle tre esistenze per esporre la Legge, io ora farò lo stesso e predicherò una Legge scevra di distinzioni» (Il Sutra del Loto, cap. 2. p. 90). Le cinque categorie di Budda − tutti i Budda in generale, i Budda passati, i Budda presenti, i Budda futuri e il Budda Shakyamuni − seguono invariabilmente lo stesso metodo di predicazione, esponendo dapprima i loro vari insegnamenti provvisori per un certo periodo di tempo al fine di condurre le persone all’unico veicolo del Budda, o Sutra del Loto, che riveleranno in seguito.
17. Il ventesimo capitolo del Sutra del Loto, “Mai Sprezzante”, descrive le pratiche del Bodhisattva Mai Sprezzante. Vissuto nel Medio giorno della Legge del Budda Re Suono Maestoso, egli perseverò a predicare l’insegnamento corretto anche di fronte alle persecuzioni, conseguendo infine la Buddità.
18. Sezione della rivelazione: una delle tre suddivisioni di un sutra − preparazione, rivelazione e trasmissione − usate nell’interpretazione degli insegnamenti buddisti. Qui il Daishonin applica queste divisioni unicamente all’insegnamento transitorio (prima metà) del Sutra del Loto. Da questo punto di vista, la preparazione consiste del Sutra degli Innumerevoli significati e del capitolo “Introduzione”; la rivelazione va dal capitolo “Espedienti” al capitolo “Profezie” e la trasmissione dal capitolo “Maestro della legge” fino al capitolo “Pratiche pacifiche”.
19. Le tre dichiarazioni: esortazioni a propagare il Sutra del Loto nel futuro che Shakyamuni rivolge all’assemblea.
20. Dopo la persecuzione di Tatsunokuchi, cinque discepoli del Daishonin furono arrestati e confinati in celle scavate nel terreno.