Numero: 63
Data: 1275
Luogo: Minobu
Destinatario: Ichinosawa, moglie del prete laico

Lettera al prete laico Ichinosawa

Il dodicesimo giorno del quinto mese del primo anno dell’era Kocho (1261), segno ciclico kanoto-tori, incorsi nell’ira delle autorità e fui esiliato a Ito nella penisola di Izu, lo stesso luogo dove fu bandito Hyoe-no-suke Yoritomo1. Ma non molto tempo dopo, il ventiduesimo giorno del secondo mese del terzo anno della stessa era (1263), segno ciclico mizunoto-i, fui riconvocato e mi fu concesso di tornare.

In seguito, il dodicesimo giorno del nono mese dell’ottavo anno dell’era Bun’ei (1271), segno ciclico kanoto-hitsuji, incorsi nuovamente nell’ira delle autorità e fui condannato sommariamente alla decapitazione. Ma, per alcune circostanze, l’esecuzione fu sospesa e mi posero sotto la custodia dell’ex governatore di Musashi2, che si occupava anche di amministrare l’isola settentrionale di Sado. Così, scortato dai suoi uomini, fui inviato in quell’isola.

Gli abitanti dell’isola sono selvaggi e barbari che non conoscono nemmeno la legge di causa ed effetto e la loro aggressività nei miei confronti è al di là di ogni descrizione. Tuttavia non provo alcun risentimento nei loro confronti. Il motivo è questo: persino il signore di Sagami che, come governante del Giappone, dovrebbe avere una certa conoscenza dei princìpi di giustizia, senza investigare sulle circostanze, condannò ingiustamente a morte l’uomo che cercava di aiutare il paese; quindi a maggior ragione non ci si può fidare dei suoi sudditi, anche se sono buoni, e non c’è motivo di odiare quelli cattivi.

Sin da quando ho cominciato a proclamare questo insegnamento, ho deciso di dedicare la vita al Sutra del Loto e di far conoscere il mio nome nelle pure terre dei Budda nei mondi delle dieci direzioni. Hung Yen, raccolto il fegato del suo defunto signore, il duca Yi di Wei, si aprì l’addome, ve lo introdusse e morì. Yü Jang morì gettandosi sulla spada per vendicare l’onore del suo signore Chih Po. Questi uomini agirono così semplicemente per ripagare un debito mondano di gratitudine.

La ragione per cui gli uomini continuano da innumerevoli kalpa a trasmigrare nei sei sentieri, senza mai conseguire la Buddità, è che essi sono attaccati ai loro corpi e non offrono la vita per il Sutra del Loto.

Il Bodhisattva Gioia per gli Occhi si bruciò il corpo per milleduecento anni come offerta al Budda Pura e Splendente Virtù del Sole e della Luna e per settantaduemila anni si bruciò le braccia come offerta al Sutra del Loto. Quest’uomo rinacque come il Bodhisattva Re della Medicina. Il Bodhisattva Mai Sprezzante, che per molti kalpa fu deriso e insultato, colpito con bastoni, cocci e pietre per la causa del Sutra del Loto, non è rinato come il Budda Shakyamuni? Ciò dimostra che la strada per la Buddità richiede differenti forme di pratica a seconda dei tempi.

Ai nostri giorni, ovviamente, il Sutra del Loto rimane il sutra supremo ma, poiché il modo di praticarlo varia da un’epoca all’altra, in questa, pur leggendolo o recitandolo in ritiro nelle foreste di montagna o predicandolo vivendo nei villaggi oppure osservando tutti i precetti o persino bruciandosi le braccia in segno di offerta, non si può conseguire la Buddità.

In Giappone il Buddismo sembra fiorente, eppure c’è qualcosa di strano riguardo agli insegnamenti buddisti. Gli uomini però non se ne accorgono. Sono come insetti che volano tra le fiamme o come uccelli che si gettano nella bocca di un serpente.

I maestri della scuola della Vera parola, e gli appartenenti alle scuole della Ghirlanda di fiori, delle Caratteristiche dei dharma, dei Tre trattati, Zen, della Pura terra e dei Precetti credono di aver afferrato la Legge e di essersi emancipati dal ciclo di nascita e morte. Ma i fondatori di queste scuole non compresero neanche il significato dei sutra sui quali basavano le loro dottrine e con superficialità adottarono solo i sutra che si accordavano con le proprie idee. Senza rendersi conto che andavano contro il Sutra del Loto e che tradivano l’intenzione del Budda, procedettero a propagare le loro dottrine fino a che sia il governante del paese sia il popolo credettero in essi. Inoltre, le loro dottrine furono introdotte in altri paesi e, trascorsi molti anni, gli studiosi di questa ultima epoca, inconsapevoli degli errori dei fondatori, considerano uomini sapienti coloro che le studiano e propagano.

Se la sorgente è torbida, il fiume non sarà limpido; se il corpo è curvo, l’ombra non sarà diritta. Shan-wu-wei e gli altri fondatori della scuola della Vera parola erano già destinati a cadere nell’inferno. Forse alcuni si pentirono e sfuggirono all’inferno. Altri propagarono semplicemente i loro sutra, ma non lodarono né disprezzarono il Sutra del Loto e perciò, pur non liberandosi dal ciclo di nascita e morte, evitarono di cadere nei cattivi sentieri. Ma la gente di quest’ultima epoca non è al corrente di questo e perciò tutti hanno posto fede nei loro insegnamenti. Sono come persone che salgono a bordo di una nave danneggiata e si dirigono in mare aperto o come persone ubriache di sakè, che si mettono a dormire in mezzo a un incendio.

Io, Nichiren, avendo compreso la situazione, immediatamente risvegliai l’aspirazione all’illuminazione [per salvarli] e cominciai a parlare di questo, benché sapessi sin dall’inizio che, comunque avessi parlato, la gente del tempo non mi avrebbe creduto, anzi mi avrebbe esiliato e condannato a morte.

Il paese del Giappone oggi ha voltato le spalle al Sutra del Loto e ha abbandonato il Budda Shakyamuni. Per questa ragione, il suo popolo non solo cadrà sicuramente nella fortezza dell’inferno di incessante sofferenza nella prossima esistenza, ma soffrirà a causa di grandi difficoltà anche in questa esistenza: verranno invasori da un paese straniero e tutti, dal governante fino alla gente del popolo, si lamenteranno.

Per fare un esempio, se mille fratelli si uniscono per uccidere il loro padre, la pena che riceveranno non sarà suddivisa in mille porzioni, ma ciascuno di loro dovrà [ricevere la retribuzione intera e] cadere nella grande fortezza dell’inferno di sofferenza incessante e rimanervi per un kalpa. Lo stesso vale per la gente di questo paese.

Sin da tanti kalpa quanti i granelli di polvere di innumerevoli sistemi maggiori di mondi, questo mondo di saha è stato il dominio del Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti: non c’è una singola parte della terra, del cielo, dei mari, dei monti o delle piante, che appartenga a un altro Budda. Tutti gli esseri che vivono in esso sono figli del Budda Shakyamuni.

Per esempio, si dice che all’inizio del kalpa della formazione, uno dei re Brahma scese dai cieli per dar vita agli esseri dei sei sentieri3. Come Brahma è il genitore di tutti quegli esseri, allo stesso modo il Budda Shakyamuni è il genitore di tutti gli esseri viventi di questo mondo. Inoltre, Shakyamuni è il maestro illuminato di tutti gli esseri di questo paese. È grazie al nostro maestro che sappiamo riconoscere i nostri genitori; dobbiamo a Shakyamuni il saper distinguere il nero dal bianco.

Ma a causa di ciò che hanno detto Shan-tao e Honen, posseduti dal demone celeste, si erigono templi di Amida in tutto il paese: si erigono templi di Amida in ogni distretto, in ogni villaggio, in ogni borgo; i comuni cittadini costruiscono cappelle dedicate ad Amida nelle proprie case e tutti dipingono o incidono immagini del Budda Amida da porre nelle loro abitazioni e dimore. Il nome di Amida è sulle labbra di tutti: alcuni lo recitano ad alta voce, alcuni diecimila, altri sessantamila volte [al giorno]. E persone di una certa saggezza si affannano a incoraggiarli in questa pratica. È come aggiungere erba secca al fuoco o scatenare il vento sull’acqua.

Degli abitanti di questo paese non c’è nessuno che non sia discepolo e suddito del Budda Shakyamuni, signore degli insegnamenti. Chi non dipinge o scolpisce immagini di Amida o di altri Budda e non recita il nome di Amida, benché possa essere un uomo malvagio, non ha ancora mostrato chiaramente di aver abbandonato il Budda Shakyamuni. Ma coloro i quali adorano esclusivamente il Budda Amida hanno già mostrato chiaramente di aver abbandonato il Budda Shakyamuni. Quelli che recitano l’inutile Nembutsu, quelli sono i veri malvagi!

Essi trattano un Budda che non è padre né madre, non è sovrano né maestro, come tratterebbero un’adorata moglie, e allo stesso tempo abbandonano il Budda Shakyamuni che è sovrano, genitore e illuminato maestro; non aprono la bocca per recitare il Sutra del Loto che è come la nostra nutrice. Non sono forse dei figli ingrati?

E queste persone che mancano di pietà filiale, non sono una o due, cento o mille, non sono gli abitanti di una o due province, ma dell’intero Giappone. Tutti, senza alcuna eccezione, dal governante all’umile suddito, sono colpevoli di tre peccati capitali4.

Di conseguenza, il sole e la luna cambiano colore e guardano giù indignati, la terra trema e freme per l’ira, enormi comete riempiono il cielo e grandi incendi scoppiano in tutto il paese. Eppure queste persone non si accorgono del loro errore, anzi si vantano: «Noi recitiamo incessantemente il Nembutsu, inoltre costruiamo templi Nembutsu e veneriamo il Budda Amida!».

Sembrano cose sagge, ma in realtà sono inutili. Supponiamo che vi sia una giovane coppia in cui il marito è tanto innamorato della moglie e la moglie ha tanto affetto per il marito da disinteressarsi del tutto delle sorti di padre e madre. Mentre i genitori hanno abiti leggeri, la loro camera da letto è calda; mentre i genitori non hanno da mangiare, il loro stomaco è pieno. Benché sia la più grave mancanza di devozione filiale, essi non si accorgono nemmeno della loro colpa. E una moglie che deliberatamente volta le spalle alla propria madre, un marito che si rivolta contro il proprio padre, non commettono una colpa molto più grave?

Il Budda Amida dimora dieci miliardi di terre di Budda lontano, non ha la minima relazione con questo mondo di saha. Qualunque cosa si dica [su questa relazione] è senza fondamento. È come voler accoppiare un cavallo con un bue o un cane con una scimmia.

Io, Nichiren, sono la sola persona che sa queste cose. Se per attaccamento alla vita non parlassi, non solo non avrei ripagato il debito di gratitudine verso il mio paese, ma diventerei un nemico del Budda Shakyamuni, signore degli insegnamenti. Già sapevo che se avessi messo da parte la paura e avessi parlato, dicendo come stavano le cose, sarei stato condannato a morte o, se fossi sfuggito alla pena di morte, sarei stato sicuramente esiliato. Tuttavia, il debito di gratitudine verso il Budda era così grande, che ho parlato senza farmi intimidire dagli altri.

Proprio come avevo previsto, sono stato esiliato ben due volte; nel corso del secondo esilio, nell’estate del secondo anno di Bun’ei (1272), fui trasferito nella località chiamata Ichinosawa nel villaggio di Ishida, nella provincia di Sado. Il capo del villaggio a cui ero affidato e i suoi uomini, sia ufficialmente che privatamente, mi trattarono male, peggio che se fossi stato il peggior nemico dei loro genitori o un nemico da una precedente esistenza. Ma il prete laico presso cui ero alloggiato5, sua moglie e i loro servi, benché all’inizio fossero timorosi, forse a causa di un legame formato in una precedente esistenza in privato cominciarono a provare compassione di me.

Le razioni di cibo che ricevevo dal capo del villaggio erano scarse e, poiché avevo con me vari discepoli, avevamo appena due o tre bocconi di riso a testa. A volte ce lo dividevamo sul vassoio di corteccia, a volte lo mangiavamo direttamente dal palmo della mano. Il padrone di casa in privato ci trattò con compassione. Benché esteriormente si dimostrasse timoroso delle autorità, in cuor suo aveva pietà di noi, cosa che non dimenticherò in ogni futura esistenza. A quel tempo, egli significava per me molto di più dei genitori che mi misero al mondo. Devo ripagare il mio debito di gratitudine, per quanto grande sia. E soprattutto, devo fare ciò che gli ho promesso.

Il prete laico è profondamente preoccupato della vita futura e per lungo tempo si è dedicato a recitare il Nembutsu. Inoltre ha eretto un tempio di Amida e ha offerto delle terre a quel Budda. Ma, temendo anche la reazione dell’amministratore locale6, ha esitato a prender fede nel Sutra del Loto. Forse per lui era la cosa più ragionevole da fare, tuttavia senza dubbio cadrà nell’inferno di incessante sofferenza. Ho pensato che, per paura dell’opinione pubblica, non abbandonerebbe il Nembutsu anche se gli inviassi il Sutra del Loto. Sarebbe come mescolare acqua col fuoco: la grande acqua delle sue offese alla Legge sicuramente spegnerebbe il piccolo fuoco della sua fede nel Sutra del Loto. E se il prete laico dovesse cadere nell’inferno, io, Nichiren, sarei a mia volta in colpa. Perciò, chiedendomi ansiosamente cosa dovessi fare, fino a ora non gli ho inviato il Sutra del Loto.

Poi ho saputo che la copia del Sutra del Loto che intendevo mandargli era andata distrutta in un incendio a Kamakura. Sembrava proprio che il prete laico non avesse un legame con il Sutra del Loto e mi chiedevo perché mai gli avessi fatto questa promessa. Inoltre, quando la monaca di Kamakura7 si trovò a corto di denaro per il viaggio di ritorno da Sado, benché riluttante, io lo chiesi al prete laico, ma me ne sono pentito. Potrei restituirgli la somma con gli interessi, ma anche i miei discepoli mi fanno notare che, comunque, non manterrei la promessa. Non sapevo quale strada prendere e allo stesso tempo temevo che la gente potesse considerare la mia condotta ingannevole e irresponsabile. Non avendo altra scelta, invio i dieci volumi del Sutra del Loto.

Poiché la nonna del prete laico sembra sinceramente attratta dal sutra più del prete laico stesso, lo affido a te per il suo bene.

Le cose che Nichiren dice sembrano parole di un folle e nessuno gli presta fede. Tuttavia, quando nel decimo mese dell’undicesimo anno di Bun’ei (1274), segno ciclico kinoe-inu, i mongoli attaccarono Tsukushi, i difensori di Tsushima resistettero, ma So Soma-no-jo8 fuggì. Così nessuno dei contadini e degli altri abitanti si salvò: gli uomini furono uccisi o presi prigionieri, le donne furono radunate e vennero loro trapassate le mani con le corde per legarle alle navi o imprigionarle.

Lo stesso accadde a Iki. E quando le navi mongole si avvicinarono [a Tsukushi], il prete laico magistrato9, responsabile della zona, l’ex governatore di Buzen, si arrese e fuggì. Varie centinaia di uomini del Matsurato10 vennero abbattuti o fatti prigionieri, e la stessa sorte di Iki e Tsushima toccò alla popolazione dei villaggi costieri che furono attaccati uno dopo l’altro.

E cosa succederà quando i mongoli attaccheranno la prossima volta? Quando migliaia e milioni di combattenti verranno dal loro paese a invadere il Giappone, cosa succederà? Le loro forze al nord per prima cosa attaccheranno Sado e uccideranno subito gli amministratori locali e i conestabili. Quando i cittadini comuni cercheranno di scappare sulle montagne del nord, saranno uccisi, fatti prigionieri o periranno sulle montagne.

Dobbiamo fermarci a considerare perché accadono tali cose. Come ho detto prima, ogni persona di questo paese, nessuna esclusa, ha commesso i tre peccati capitali. Per questo Brahma, Shakra, gli dèi del sole e della luna e i quattro re celesti hanno preso possesso del corpo del grande re dei mongoli inducendolo a punirci.

Nichiren può essere un folle, ma poiché ha detto di essere l’inviato del Budda Shakyamuni e il devoto del Sutra del Loto, è a dir poco sorprendente che non gli abbiano dato ascolto. Ma a causa di questa mancanza, ora il paese va incontro alla rovina. Per di più io sono stato scacciato da una provincia dopo l’altra, trascinato in giro, attaccato e colpito, mandato in esilio, e i miei discepoli sono stati uccisi e spogliati delle loro terre.

Se delle persone trattassero così l’inviato dei loro genitori, potrebbero essere perdonate? Eppure io, Nichiren, sono il padre e la madre di tutto il popolo giapponese, sono il loro sovrano e il loro maestro illuminato. Possono rivoltarsi contro una persona come me? È assolutamente certo che chi recita il Nembutsu cadrà nell’inferno di sofferenza incessante. Ti puoi fidare!

Quando i mongoli ci assaliranno, che cosa farai? Anche se scappi sulle montagne del nord con questo sutra sul capo o appeso al collo, rimane il fatto che per molti anni hai sostenuto i fedeli Nembutsu e hai recitato il Nembutsu tu stessa, diventando nemica del Budda Shakyamuni e del Sutra del Loto.

Se allora dovessi perdere la vita, non avere risentimento per il Sutra del Loto. E cosa dirai quando sarai davanti a re Yama nel suo palazzo? Probabilmente in quel momento, anche se ti sentirai ridicola nel dirlo, dichiarerai di essere una discepola di Nichiren.

Ma di questo abbiamo parlato abbastanza. Quanto a questa copia del Sutra del Loto, chiedi a Gakujo-bo11 di leggertelo regolarmente. Qualunque cosa dicano gli altri, non farlo vedere a nessuno dei preti Nembutsu, ai maestri della Vera parola o agli osservanti dei precetti. Se qualcuno pretende di essere un discepolo di Nichiren, non fidartene se non ha una prova firmata da me.

Con profondo rispetto,

Nichiren

L’ottavo giorno del quinto mese

Alla moglie del prete laico Ichinosawa

Cenni Storici

Nichiren Daishonin scrisse questa lettera da Minobu, nel quinto mese del primo anno di Kenji (1275), alla moglie di Ichinosawa, un prete laico che viveva a Sado. Nonostante fosse indirizzata alla moglie, la lettera venne intitolata in epoca successiva Lettera al prete laico Ichinosawa perché i consigli in essa contenuti sembrano rivolti a lui. Probabilmente Nichiren Daishonin la indirizzò alla donna sapendo che il marito l’avrebbe comunque letta, ma temeva di essere criticato dalla gente del luogo a causa del suo legame con il Daishonin.

Nichiren era approdato sull’isola di Sado il primo giorno dell’undicesimo mese dell’anno precedente. Dopo aver trascorso i primi cinque mesi nella cappella diroccata di Tsukahara, nel quarto mese del 1272 era stato trasferito a casa di questo prete laico, a Ichinosawa. Qui le condizioni di vita erano meno dure e, grazie al sostegno della coppia, il Daishonin riuscì persino a sfamare diversi discepoli.

Sembra, quindi, che il prete laico rispettasse il Daishonin, ma non riusciva ad abbandonare la sua fede nella scuola della Pura terra per timore dell’opinione altrui. Nella lettera il Daishonin cerca di risvegliare i due coniugi alla fede nel Sutra del Loto, incoraggiandoli ad abbandonare il loro attaccamento agli insegnamenti della Pura terra in vista della prossima vita.


Note
1. Hyoe-no-suke Yoritomo: altro nome di Minamoto no Yoritomo (1147-1199); fondatore dello shogunato di Kamakura, il primo governo militare del Giappone.
2. Ex governatore di Musashi: Hojo Nobutoki che detenne tale carica dal 1267 al 1273 e fu anche conestabile della provincia di Sado.
3. Tradizione che probabilmente deriva dall’antica credenza indiana in Brahma come divinità creatrice.
4. Tre peccati capitali: in questo caso, i tre peccati di rivoltarsi contro il sovrano, il genitore e il maestro, cioè tradire Shakyamuni che è dotato di queste tre virtù.
5. Prete laico presso cui ero alloggiato: allude a Ichinosawa, alla cui moglie è indirizzata la lettera.
6. Amministratore locale: Homma Rokuro Saemon, vice conestabile della provincia di Sado, che era al servizio di Hojo Nobutoki.
7. Monaca di Kamakura: identità incerta.
8. So Soma-no-jo: altro nome di So no Sukekuni (1207-1274) discendente dei Taira, e vice conestabile dell’isola di Tsushima.
9. Prete laico magistrato: Shoni Sukeyoshi (1198-1281), conestabile delle province di Iki, Tsushima, Chikuzen, Buzen e Hizen. Era anche magistrato dell’area del Kyushu, che sovrintendeva alla giustizia, ai templi e santuari e alle opere pubbliche. Dopo l’attacco dei mongoli nel 1274, prese gli ordini come prete laico col nome di Kakue.
10. Matsurato: lega di guerrieri che controllarono la regione di Matsura nella provincia di Hizen (attuali prefetture di Nagasaki e Saga) dal dodicesimo al quindicesimo secolo.
11. Gakujo-bo (m. 1301): discepolo del Daishonin, che si dice vivesse a Ichinosawa sull’isola di Sado. In origine era un credente della scuola della Vera parola, ma poi si convertì all’insegnamento del Daishonin e si dedicò alla propagazione, fondando sull’isola un tempio chiamato Jisso-ji.