Numero: 163
Data: 1281
Luogo: Minobu
Destinatario: Kubo, monaca laica di

Le radici della fortuna

Ho ricevuto i vari doni che mi hai così gentilmente inviato. Le radici della fortuna non dipendono dal fatto che le offerte siano grandi o piccole. I meriti acquisiti differiranno in vari modi a seconda del paese, della persona e del tempo. Per esempio, se qualcuno essicca del letame, lo sbriciola, lo setaccia e lo modella a forma di albero di sandalo, di donna, di dea celeste o di Budda, quando lo brucerà non emanerà altra fragranza che la puzza del letame. Allo stesso modo, se una persona uccide o ruba per impadronirsi delle primizie del raccolto altrui e le offre per acquisire merito e fortuna, vedrà quell’offerta trasformarsi in una cattiva azione.

Il facoltoso Sudatta era la persona più ricca di tutta l’India. Egli costruì il monastero di Jetavana e vi invitò il Budda. Tuttavia il monastero bruciò e non ne rimase traccia. In origine quest’uomo ricco aveva accumulato le sue sostanze catturando e vendendo pesci, privandoli così della vita e, per questo motivo, alla fine il monastero scomparve.

Allo stesso modo, le donazioni che la gente fa attualmente possono sembrare eccezionali, ma si tratta di offerte di feudi vinti in battaglia o di ricchezza acquisita opprimendo irragionevolmente il popolo. Sebbene questi doni possano sembrare grandi atti di devozione al Budda, non solo coloro che li offrono non conseguiranno la Buddità, ma i loro contributi svaniranno senza lasciar traccia.

Inoltre, anche quando ci sforziamo onestamente di fare offerte1 senza far del male agli altri, ci saranno casi in cui non conseguiremo la Buddità. Per spiegare, se piantiamo un buon seme in un cattivo campo, il seme marcirà e noi subiremo un danno. Anche se siamo sinceri, se il destinatario delle offerte è malvagio, tali offerte non produrranno benefici, anzi ci faranno cadere nei cattivi sentieri.

Poiché le tue offerte non sono indirizzate a me, Nichiren, ma al Sutra del Loto, lasciamo che il Budda Shakyamuni, il Budda Molti Tesori e i Budda delle dieci direzioni ne valutino i meriti.

Ti ho scritto a proposito di vari avvenimenti dell’anno trascorso, ma devo dire che non ricordo un periodo della mia vita in cui facesse così freddo. La neve è caduta e si è accumulata in grande quantità. Anche per le persone più sinceramente devote è difficile venire a visitarmi. Il fatto che tu abbia inviato un messaggero sin qui indica che la tua sincerità2 è veramente non comune.

Con profondo rispetto,

Nichiren

Il ventisettesimo giorno del dodicesimo mese

Risposta alla monaca laica di Kubo

Cenni Storici

Nichiren Daishonin inviò questa lettera da Minobu, nell’ultimo mese del quarto anno di Koan (1281), alla monaca laica di Kubo, ringraziandola delle sue offerte. Di lei si sa soltanto che era vedova e viveva con sua figlia a Kubo, nel distretto di Fuji, della provincia di Suruga. Dal contenuto delle diverse lettere a lei indirizzate dal Daishonin, si intuisce che era una credente dalla fede pura, che inviava frequenti offerte.

In risposta ai suoi doni, il Daishonin le assicura che le offerte al Buddismo sono la causa per piantare “buone radici”, accumulando merito e fortuna. Spiega inoltre che il beneficio acquisito con le offerte dipende dal tempo, dal luogo e dal destinatario, e che una donazione, per quanto generosa, se proviene da ricchezze ottenute facendo del male o sfruttando le altre persone, non potrà in alcun modo produrre benefici, anche se viene offerta al Buddismo. La sincerità delle offerte è determinante, conclude il Daishonin, così come il valore della persona o dell’insegnamento a cui sono destinate.


Note
1. «Di fare offerte»: lett. «di piantare le radici del bene».
2. Sincerità: giap. kokorozashi, che letteralmente significa “direzione del cuore”, e quindi, per estensione, cuore che crede, cuore orientato nella direzione corretta, determinazione, volontà, sincerità, premura, sincera intenzione; sta a indicare anche la sincerità dell’offerta e l’offerta stessa. Nichiren Daishonin usa spesso questa espressione come sinonimo di “fede”. Anche nella frase precedente le persone “sinceramente devote” letteralmente sono persone dotate di kokorozashi, cioè animate da un sincero spirito di ricerca.