Numero: 315
Data: 1279
Luogo: Minobu
Destinatario: Destinatario sconosciuto

La dichiarazione unanime dei Budda delle tre esistenze sulla classificazione degli insegnamenti e su quali di questi devono essere abbandonati e quali devono essere adottati

I sacri insegnamenti della vita del Budda sono le dottrine che egli predicò nell’arco di cinquant’anni e che sono conosciute come l’intero corpo dei sutra.

Questi si dividono in due categorie: i sutra che mirano a istruire e convertire gli altri e quelli che si riferiscono all’illuminazione del Budda. I sutra che mirano a istruire e convertire gli altri sono gli insegnamenti esposti nei quarantadue anni precedenti alla predicazione del Sutra del Loto. Sono noti come insegnamenti provvisori e sono chiamati anche espedienti.

Fra i quattro insegnamenti [della dottrina], essi rappresentano i primi tre insegnamenti: l’insegnamento del Tripitaka, l’insegnamento di condivisione e l’insegnamento specifico. Fra i cinque periodi [degli insegnamenti], essi rappresentano gli insegnamenti dei sutra esposti nei quattro periodi che precedettero il Sutra del Loto, cioè i periodi della Ghirlanda di fiori, Agama, Corretto ed equo e della Saggezza.

Fra i Dieci mondi, essi rappresentano i primi nove mondi. Riguardo alle categorie dei sogni e della veglia, essi corrispondono agli insegnamenti sul bene e il male nella categoria dei sogni.

I sogni si possono chiamare provvisori e lo stato di veglia può essere chiamato vero, perché i sogni sono temporanei e non hanno alcuna entità e natura inerente; quindi sono definiti “provvisori”. Ma lo stato di veglia è permanente, è l’entità immutabile della mente e quindi è designato con il termine “vero”.

Per questa ragione gli insegnamenti dei sutra esposti nei primi quarantadue anni della vita di predicazione del Budda trattano del bene e del male relativamente al regno dei sogni, il regno di nascita e morte. Perciò si chiamano insegnamenti provvisori. Mirano a condurre e guidare gli esseri viventi che esistono nel regno dei sogni e risvegliarli all’illuminazione del Sutra del Loto. Sono sutra preparatori, espedienti, e perciò sono chiamati insegnamenti provvisori.

Così dovremmo leggere le parole “provvisorio” e “vero” e così dovremmo intenderle.

Dovremmo leggere la parola “provvisorio” con il significato di temporaneo, perché è un esempio del regno dei sogni. E dovremmo leggere la parola “vero” con il significato di reale, perché è un esempio dello stato di veglia.

I sogni, che sono il regno di nascita e morte, sono temporanei e non hanno un’entità e una natura inerente e quindi esemplificano ciò che è provvisorio. Perciò sono chiamati illusioni. Lo stato di veglia dell’illuminazione originale1 è vero e reale, è la mente che si è distaccata dal regno di nascita ed estinzione, e quindi esemplifica la verità. Perciò è chiamato il vero aspetto.

Se si coglie il significato di queste due parole “provvisorio” e “vero”, si può distinguere, fra i sacri insegnamenti della vita del Budda, quali sono provvisori e riguardano l’istruzione e la conversione degli altri, e quali sono veri e si riferiscono all’illuminazione del Budda. I primi tre dei quattro insegnamenti, i primi quattro dei cinque periodi degli insegnamenti e i primi nove dei Dieci mondi trattano tutti del bene e del male che esistono nel regno dei sogni. Perciò sono chiamati insegnamenti provvisori.

Riguardo a questi insegnamenti dottrinali il Budda, nel Sutra degli Innumerevoli significati, affermò: «In questi quarant’anni e più, non ho ancora rivelato la verità». Questi vari sutra nei quali la verità non è ancora rivelata sono insegnamenti provvisori che si riferiscono al regno dei sogni.

Perciò Annotazioni su “Il significato profondo del Sutra del Loto” afferma: «Anche se la natura della mente non varia, essa si occupa inevitabilmente di fantasmi e quindi dà origine a capacità fantasma, a una sensibilità fantasma, a risposte fantasma e a una salvezza fantasma. Sia il Budda che è capace di rispondere, sia gli esseri viventi che vengono istruiti e si convertono, sono fantasmi, sono provvisori e non veri».

Questo passo sta dicendo che questi insegnamenti sono tutti espedienti che riguardano il regno dei sogni e dei fantasmi. Le parole «anche se la natura della mente non varia» significano che, sia quando la mente sta contemplando i sogni sia quando è sveglia, la sua natura è unica, uniforme e non varia mai. Tuttavia, ci sono due tipi di eventi contemplati da quest’unica mente, gli eventi falsi che si incontrano nei sogni e gli eventi veri del periodo di veglia, ma sappiamo che entrambi sono semplicemente opera della nostra mente stessa.

Perciò Grande concentrazione e visione profonda afferma: «Nei quattro voti universali esposti nei primi tre dei quattro insegnamenti, [le distinzioni fra] colui che agisce e coloro che ricevono l’azione sono cancellate».2

I quattro voti universali sono: «Gli esseri viventi sono innumerevoli: io faccio voto di salvarli. Le illusioni e i desideri sono innumerevoli: io faccio voto di sradicarli. Gli insegnamenti sono innumerevoli: io faccio voto di conoscerli a fondo. L’illuminazione è suprema: io faccio voto di ottenerla».

Colui che agisce è il Tathagata e coloro che ricevono l’azione sono gli esseri viventi. Il passo del commentario sta spiegando che, in questi quattro voti universali esposti nei primi tre dei quattro insegnamenti, il Budda che compie l’azione di salvare e gli esseri viventi che vengono salvati appartengono tutti al regno dei sogni di vero e falso.

Così i vari sutra predicati nei quarantadue anni precedenti al Sutra del Loto sono insegnamenti provvisori nei quali il Budda “non ha ancora rivelato la verità”, cioè espedienti. Sono espedienti che mirano a condurre al Sutra del Loto e quindi non rappresentano la verità.

Il Budda stesso riconobbe questo fatto quando raggruppò insieme le opere predicate nei primi quarantadue anni e poi, preparandosi a esporre il Sutra del Loto, predicò il Sutra degli Innumerevoli significati come introduzione al Sutra del Loto, e in esso fece una dichiarazione riguardo alla classificazione degli insegnamenti [secondo il loro valore relativo]. È una dichiarazione incontrovertibile sulla quale non si può sollevare alcun dubbio.

Perciò Il significato profondo del Sutra del Loto dice: «I nove mondi rappresentano il provvisorio, il mondo di Buddità rappresenta il vero»3.

I nove mondi, che sono provvisori, sono gli insegnamenti esposti nei primi quarantadue anni. Il mondo di Buddità, che è vero, è ciò che fu predicato negli ultimi otto anni, cioè il Sutra del Loto. Perciò il Sutra del Loto è chiamato il veicolo del Budda.

Le nascite e le morti che si verificano nei nove mondi sono un esempio dei princìpi su cui si fonda il regno dei sogni e quindi sono chiamate insegnamenti provvisori. La natura eternamente immutabile del mondo di Buddità è un esempio dei princìpi dello stato di veglia e quindi si chiama vero insegnamento.

Perciò possiamo dire che gli insegnamenti esposti per un periodo di cinquant’anni, i sacri insegnamenti della vita del Budda ovvero tutte le varie scritture, sono composti dagli insegnamenti provvisori predicati nei primi quarantadue anni, che mirano a istruire e convertire gli altri, e dal vero insegnamento esposto negli ultimi otto anni, che si riferisce all’illuminazione del Budda. Insieme assommano a un periodo di cinquant’anni. Questi due termini, provvisorio e vero, costituiscono uno specchio nel quale si può percepire l’effettiva natura degli insegnamenti senza dubbi o fraintendimenti.

Così, se si pratica l’insegnamento del Tripitaka pensando che dopo tre asamkhya e cento kalpa maggiori alla fine si potrà diventare un Budda, allora bisogna generare fuoco dal proprio corpo, “riducendo il corpo in cenere ed estinguendosi”, e distruggendo così se stessi. Se si pratica l’insegnamento di condivisione, pensando di diventare un Budda dopo sette asamkhya e cento kalpa maggiori, allora, come nel caso precedente, si deve ridurre il corpo in cenere ed estinguersi, distruggendo così se stessi, senza lasciare alcuna traccia o forma.

E, se si pratica l’insegnamento specifico pensando di diventare un Budda dopo ventidue grandi asamkhya e cento, mille, diecimila kalpa, questo è diventare un Budda degli insegnamenti provvisori nel sogno di nascita e morte. Alla luce dello stato di veglia dell’illuminazione originale del Sutra del Loto, la Buddità dell’insegnamento specifico non è vera Buddità, ma uno scopo raggiunto nel regno dei sogni. Dunque, il sentiero dell’insegnamento specifico non potrà mai condurre alla vera Buddità.

Nel cammino verso l’illuminazione esposto dall’insegnamento specifico, quando si raggiunge il primo dei dieci stadi di sviluppo si elimina per la prima volta, in una certa misura, l’ignoranza, e si comincia, in una certa misura, a comprendere il principio della Via di mezzo. Ma, così facendo, si comprende che l’insegnamento specifico presenta le tre verità come entità separate e non fuse insieme. Si passa allora all’insegnamento perfetto, diventandone un credente, e così non si rimane più nella categoria di coloro che abbracciano l’insegnamento specifico.

Quelli che seguono il cammino del bodhisattva possono essere distinti in [tre gruppi], a seconda delle loro capacità: superiori, medie e inferiori. Tuttavia, chiunque si trovi al primo dei dieci stadi di sviluppo, o al secondo, al terzo, e così via fino allo stadio di illuminazione quasi perfetta, è una persona dell’insegnamento perfetto. Quindi, nell’insegnamento specifico non c’è, di fatto, alcun reale conseguimento della Buddità. Perciò, esso è definito un percorso in cui esiste l’insegnamento per raggiungere la meta, ma non v’è alcun esempio di qualcuno che l’abbia effettivamente raggiunta.

Perciò, Saggio sulla protezione del paese afferma: «Il Budda dal corpo di ricompensa, che esiste in dipendenza da cause e condizioni, rappresenta un risultato provvisorio ottenuto in sogno, mentre il Budda eternamente dotato dei tre corpi rappresenta il vero Budda, sin dal tempo prima dell’illuminazione». (Il primo rappresenta il Budda conseguito attraverso la pratica dei primi tre dei quattro insegnamenti, e l’ultimo il Budda percepito attraverso l’osservazione della mente descritta nell’ultimo dei quattro insegnamenti, l’insegnamento perfetto).

E lo stesso testo afferma: «I tre corpi, così come sono esposti negli insegnamenti provvisori, non sono liberi dall’impermanenza. Ma i tre corpi, così come sono esposti nel vero insegnamento, sono dotati sia dell’entità sia della funzione». (Il primo rappresenta il Budda conseguito attraverso la pratica dei primi tre dei quattro insegnamenti e l’ultimo il Budda percepito attraverso l’osservazione della mente descritta nell’ultimo dei quattro insegnamenti, l’insegnamento perfetto).

Bisognerebbe assicurarsi di aver compreso esattamente il significato di questi passi del commentario.

Gli insegnamenti provvisori rappresentano un metodo di pratica difficile e arduo, nel quale solo raramente si consegue la Buddità. E si tratta di una Buddità provvisoria, nel sogno; dal punto di vista della condizione sveglia dell’illuminazione originale non è vera Buddità. Dunque, se un tale cammino non conduce alla Buddità, che rappresenta la meta o ricompensa suprema, allora è un percorso nel quale esiste l’insegnamento, ma non v’è alcun esempio di qualcuno che lo abbia effettivamente realizzato.

Come si può chiamare vero un simile insegnamento? Adottare un insegnamento del genere e cercare di metterlo in pratica equivale a fraintendere la vera natura dei sacri insegnamenti del Budda.

Il Budda nella sua predicazione ha lasciato la prova che la Buddità non si può conseguire attraverso i primi tre dei quattro insegnamenti, aprendo così agli esseri viventi di quest’ultima epoca la strada per una piena comprensione.

Gli esseri viventi nei nove mondi dormono, in un’ignoranza che accompagna ogni momento della loro vita, sprofondati nel sogno di nascita e morte, dimentichi della condizione sveglia dell’illuminazione originale, attaccandosi alle idee di giusto e sbagliato del sogno, e passando da un’oscurità all’altra.

Per questa ragione il Tathagata entra in questo regno dei sogni di nascita e morte nel quale abitiamo, parla lo stesso linguaggio di sogno degli esseri viventi con il loro modo di pensare alla rovescia, li chiama a sé nei loro sogni e parla loro della distinzione fra bene e male così come essa esiste nei sogni; in questo modo, poco a poco, li conduce e li guida. Ma le questioni relative al bene e al male dentro il sogno sono molteplici e sovrapposte, infinitamente e illimitatamente varie e differenti; perciò, dapprima egli si occupa del bene e stabilisce le tre categorie di bene superiore, medio e inferiore. Questa è la dottrina dei tre veicoli [degli ascoltatori della voce, dei risvegliati all’origine dipendente e dei bodhisattva]. E, dopo aver spiegato questo, chiarisce che, in ciascuna di queste tre categorie, ci sono tre sottocategorie [le persone di capacità inferiore, media e superiore]. In tal modo, a cominciare dalla categoria più alta, cioè le persone di capacità superiori all’interno della categoria del bene superiore, ci sono tre volte tre categorie, ovvero nove categorie in tutto.

Ma tutte queste categorie alla fine appartengono a concezioni di bene e male, di giusto e sbagliato, che esistono nel sogno di nascita e morte dei nove mondi. E tutte queste distinzioni rappresentano visioni errate, la via dei non buddisti. (Questa è la visione esposta in Ricerca sui fondamenti4).

Ma poi egli spiega che la bontà della mente della categoria suprema, cioè quella delle persone di capacità superiore all’interno della categoria del bene superiore, rappresenta il principio dello stato di veglia dell’illuminazione originale e quindi può essere chiamata la radice o la base della bontà. A questo punto, poiché gli ascoltatori stanno utilizzando il potere di distinguere tra bene e male per come questi esistono nel regno dei sogni, essi possono iniziare a capire il principio del vero aspetto della mente originale nel regno della veglia.

Allora il Budda spiega che, anche se si parla di due fenomeni differenti, di sogni e di veglia, di cose false e di cose vere, la mente che vi sta alla base è un’entità unica in entrambi i casi. Quando essa incontra condizioni che conducono al sonno diventa la mente dei sogni, ma quando il sogno è finito è la mente dello stato di veglia. In entrambi i casi la mente è un’unica entità, egli spiega. Ma, per gettare le basi dell’apertura e della fusione di sogno e di veglia, prima egli ha predicato gli espedienti. (Questo riguarda la dottrina della Via di mezzo così com’è spiegata nell’insegnamento specifico).

Così, poiché il principio del mutuo possesso dei Dieci mondi, o della perfetta fusione e integrazione di tutti i fenomeni, non era ancora stato chiarito, nessuno poteva, di fatto, conseguire la Buddità. Perciò possiamo dire che, a partire dall’insegnamento del Tripitaka fino a tutto l’insegnamento specifico, gli otto insegnamenti esposti nei quarantadue anni della vita di predicazione del Budda sono in ogni caso espedienti che parlano del bene e del male nel regno dei sogni. Il Budda li impiegò soltanto temporaneamente per condurre e guidare gli esseri viventi. Sono espedienti che hanno una funzione preparatoria.

Tuttavia, fra questi vari insegnamenti provvisori, alcuni appartengono alla categoria degli espedienti e altri a quella della verità. Nessuna delle due categorie del provvisorio e del vero è completamente assente in questi insegnamenti. Così le quattro percezioni della realtà5 si trovano in ognuno dei quattro insegnamenti, e in tutti sembrano essere le stesse. Le parole con cui sono espresse sono uguali e sembrerebbero avere lo stesso significato. Ma se, fuorviati da questa similarità di linguaggio, si crede che non vi sia alcuna reale differenza fra insegnamenti provvisori e veri, allora gli insegnamenti del Budda saranno distrutti.

Gli insegnamenti che sono espedienti esistono solo in questa terra impura e non esistono in alcuna delle pure terre. Il Sutra del Loto afferma: «Nelle terre del Budda delle dieci direzioni esiste solo la Legge dell’unico veicolo, non ce ne sono due, non ce ne sono tre, salvo quando il Budda la predica in tal modo come espediente».6

Da ciò è facile determinare che non ha senso credere che si possa conseguire la Buddità seguendo gli insegnamenti con valore di espediente, che non esistono nelle terre di Budda delle dieci direzioni, praticandoli sperando di ottenere la rinascita in una pura terra, rifiutando e disprezzando, invece, la Legge dell’unico veicolo che esiste nelle pure terre delle dieci direzioni.

Il Tathagata Shakyamuni, il signore che espose una vita di insegnamenti, predicò l’intero corpo delle scritture e lasciò questa dichiarazione. I Budda delle tre esistenze usano tutti unanimemente le stesse parole e la stessa intenzione nel metodo che impiegano per esporre gli insegnamenti. Perciò anch’io predicherò così, senza cambiare una sola parola. Come dice il capitolo “Espedienti” del Sutra del Loto: «Seguendo lo stesso metodo impiegato dai Budda delle tre esistenze per esporre gli insegnamenti, io ora farò lo stesso e predicherò una Legge scevra di distinzioni»7.

La Legge scevra di distinzioni è la Legge meravigliosa dell’unico veicolo, la Legge che non fa distinzioni fra bene e male, la Legge che predica che l’erba e gli alberi, le foreste, le montagne e i fiumi, la grande terra e persino il singolo granello di polvere possiedono al loro interno tutti i Dieci mondi. Quest’unico veicolo del Sutra del Loto della Legge meravigliosa (Myoho-renge-kyo) presente nella nostra mente pervade tutte le pure terre delle dieci direzioni senza eccezione. I benefici che arricchiscono gli esseri viventi e l’ambiente nelle pure terre delle dieci direzioni sono presenti nella nostra mente stessa e non l’abbandonano mai, nemmeno per un istante. Questo è il Tathagata di illuminazione originale, i tre corpi che sono una singola unità, e al di fuori di questo non esiste alcuna Legge. Questa singola Legge, e nessun’altra, esiste nelle pure terre delle dieci direzioni. Perciò è chiamata Legge scevra di distinzioni.

Non praticare questa Legge meravigliosa dell’unico veicolo, e rincorrere invece gli espedienti che non esistono in alcuna forma nelle pure terre, sperando di conseguire così la Buddità, è la peggiore delle idee illusorie.

Dopo che Shakyamuni ebbe conseguito la Buddità, fece ritorno in questa terra impura e, per permettere a tutti gli esseri viventi della terra impura di accedere al regno della Buddità, li guidò in modo graduale, predicando loro gli espedienti. Questi sono i cosiddetti insegnamenti mirati a istruire e convertire gli altri. Perciò, essi si chiamano insegnamenti provvisori o espedienti.

La natura delle dottrine che si riferiscono all’istruzione e alla conversione degli altri è quella che ho illustrato fin qui.

Passiamo ora agli insegnamenti che si riferiscono all’illuminazione del Budda, cioè il Sutra del Loto, predicato negli ultimi otto anni della vita del Budda.

Questo sutra tratta della mente originale [dell’illuminazione] nello stato di veglia. Ma, poiché gli esseri viventi sono abituati a pensare usando i termini mentali appropriati allo stato di sogno, il sutra prende a prestito questo linguaggio del sogno per insegnare lo stato di veglia della mente originale. Comunque, anche se il linguaggio è quello del sogno, l’intenzione è di insegnare lo stato di veglia della mente originale. Questo è lo scopo sia del Sutra del Loto sia dei commentari su di esso e, se non lo si ha ben chiaro, si finisce inevitabilmente col fraintendere sia le espressioni del sutra sia quelle dei commentari.

Va osservato che le dottrine del regno dei sogni, esposte negli insegnamenti mirati a istruire e convertire gli altri, sono dottrine che riguardano le funzioni inerenti allo stato di veglia della mente originale. Poiché gli insegnamenti del regno dei sogni sono inclusi nello stato di veglia della mente originale, le dottrine predicate nei primi quarantadue anni della vita di predicazione del Budda, gli espedienti mirati a istruire e convertire gli altri nel regno dei sogni, sono contenute nella mente sveglia rivelata nel Sutra del Loto della Legge meravigliosa. Al di fuori di questa mente non v’è alcun altro insegnamento. Questa è la cosiddetta apertura e fusione, che viene realizzata nel Sutra del Loto. È come una moltitudine di ruscelli che si riuniscono nel grande mare.

La meraviglia della mente del Budda e la meraviglia della mente degli esseri viventi, queste due meraviglie sono inerenti alla nostra mente individuale e perciò possiamo dire che al di fuori di questa mente non v’è alcun insegnamento.

La nostra mente, la natura della mente e l’entità della mente8; sono questi i tre corpi del Tathagata di illuminazione originale dentro il nostro stesso corpo. Questo intende il Sutra del Loto quando parla dei tre fattori: l’aspetto (il Tathagata dal corpo manifesto), la natura (il Tathagata dal corpo di ricompensa) e l’entità (il Tathagata dal corpo del Dharma).

Il Tathagata di illuminazione originale caratterizzato da questi tre fattori incarna fisicamente il regno fenomenico delle dieci direzioni, la natura della sua mente è il regno fenomenico delle dieci direzioni, l’aspetto e le fauste caratteristiche che assume sono il regno fenomenico delle dieci direzioni. Così il nostro corpo diventa il corpo del Tathagata di illuminazione originale dotato dei tre corpi. Esso pervade e abbraccia l’intero mondo fenomenico e manifesta le funzioni di un unico Budda. Perciò, come spiegò il Budda nella sua predicazione, tutti i fenomeni sono manifestazioni della Legge buddista.

E, udendo ciò, tutti gli esseri viventi seduti nell’assemblea, i quattro tipi di credenti, gli otto tipi di esseri non umani, gli animali, i credenti non buddisti, tutti, senza eccezione, abbandonarono istantaneamente le loro visioni distorte e i loro pensieri distorti e illusi e fecero ritorno allo stato di veglia dell’illuminazione originale, raggiungendo così la via del Budda.

Il Budda è come una persona sveglia e gli esseri viventi come persone che stanno sognando. Quando queste si risvegliano dai loro vani sogni di nascita e morte e ritornano allo stato di veglia dell’illuminazione originale, si dice che conseguono la Buddità nella loro forma presente, che acquisiscono la grande saggezza dell’eguaglianza, la Legge scevra di distinzioni, e che comprendono che tutti sono in grado di raggiungere la via del Budda, perché esiste solo quest’unica dottrina.

Anche se le terre di Budda delle dieci direzioni sono divise in varie regioni, la Legge le pervade tutte. La Legge è quella dell’unico veicolo, non ci sono espedienti, e perciò è chiamata la Legge scevra di distinzioni. Anche se gli esseri dei Dieci mondi appartengono a varie categorie, essi si conformano all’unico principio basilare del vero aspetto di tutti gli esseri e quindi alla fine sono scevri di distinzioni. Anche se le dottrine dei cento mondi e mille fattori e dei tremila regni parlano di distinzioni, poiché i Dieci mondi si includono reciprocamente essi sono scevri di distinzioni. Anche se i termini “sogno” e “veglia”, “falso” e “vero” sembrano indicare categorie differenti, si riuniscono tutti nell’unica mente e quindi sono scevri di distinzioni. Anche se parliamo delle tre esistenze di passato, futuro e presente, tutte si conformano al principio che è alla base di un istante della mente e perciò sono scevre di distinzioni.

Le parole di tutti gli altri sutra sono parole in un sogno, paragonabili a un ventaglio rotondo o a un albero, mentre le parole che rivelano la mente sveglia nel Sutra del Loto sono come la luna o il vento9. Così la mente sveglia dell’illuminazione originale è una luna piena i cui raggi splendenti scacciano l’oscurità dell’ignoranza, e la saggezza che percepisce il vero aspetto di tutti i fenomeni è un vento che soffia via la polvere delle illusioni. Così, attraverso le parole del sogno che sono come un ventaglio o un albero, giungiamo a comprendere la mente sveglia che è come la luna e il vento, e possiamo così dissolvere gli ultimi residui del sogno e tornare alla mente sveglia dell’illuminazione originale.

Perciò in Grande concentrazione e visione profonda si afferma: «Quando la luna è nascosta dietro una schiera di montagne, solleviamo un ventaglio rotondo come suo simbolo; quando nella vastità del cielo il vento cala, scuotiamo un albero per far vedere come il vento muove le cose».

Annotazioni su “Grande concentrazione e visione profonda” commenta: «La luna che rappresenta la vera ed eterna natura di Budda è nascosta dietro le montagne delle illusioni e dei desideri. Le illusioni e i desideri non sono soltanto di un unico tipo, per questo il testo parla di “una schiera di montagne”. Il vento, che è il suono dell’insegnamento perfetto, a volte cessa la sua influenza istruttiva e ritorna alla tranquillità10. Il principio di tranquillità è calmo e indisturbato come la vastità del cielo. Gli insegnamenti esposti dai quattro ordini di saggi sono come il ventaglio e l’albero […] Ci permettono di capire la luna e il vento».

Un altro commentario11 afferma: «Le nuvole delle illusioni e dei desideri del regno del sogno si accumulano alte come montagne, e le ottantaquattromila preoccupazioni o illusioni simili a granelli di polvere nascondono la luna piena della mente dell’illuminazione originale. Le parole dei sutra e dei trattati, paragonabili a un ventaglio o a un albero, sono impiegate per insegnare e far comprendere alle persone il principio dell’illuminazione originale, paragonabile alla luna e al vento. Tali sono i sacri insegnamenti, e perciò le loro parole e frasi sono paragonabili a un ventaglio o a un albero».

Questo passo è un tipo di interpretazione, non necessariamente la verità. Ciò che ci insegna e ci permette di comprendere la natura della mente della Legge meravigliosa, paragonabile alla luna, e l’intelligenza e saggezza della nostra mente individuale, paragonabile al vento, è chiamato il Sutra del Loto della Legge meravigliosa. (Myoho-renge-kyo).

Perciò Su “Significato profondo” afferma: «Si cercano di comprendere i termini che appartengono alla categoria dei suoni e delle forme per percepire il principio fondamentale che è senza caratteristiche».

«I termini che appartengono alla categoria dei suoni e delle forme» sono le parole del regno di sogno dei vari sutra e trattati, come le analogie del ventaglio e dell’albero. «Il principio fondamentale che è senza caratteristiche» è la perfetta beatitudine della Luce Tranquilla, la mente sveglia presente nell’individuo, che è paragonabile alla luna e al vento.

Questa “perfetta beatitudine” rappresenta l’armoniosa unità tra gli esseri senzienti che dimorano nel regno fenomenico delle dieci direzioni e le terre che li sostengono e circondano nel regno fenomenico delle dieci direzioni. Così gli esseri viventi sono una sola cosa con i loro ambienti e i tre corpi del Budda sono un unico corpo. I quattro tipi di terre non sono distinti, ma si uniscono nell’unico Budda dal corpo del Dharma.

Il sé costituito dai Dieci mondi è il corpo del Dharma. La mente costituita dai Dieci mondi è il corpo di ricompensa. La forma costituita dai Dieci mondi è il corpo manifesto. Al di fuori dei Dieci mondi non c’è Budda, al di fuori del Budda non ci sono i Dieci mondi. Gli esseri viventi e i loro ambienti non sono due cose, e il proprio sé e la terra che si abita non sono due cose. Poiché il regno fenomenico delle dieci direzioni è il corpo di un unico Budda, è chiamato la Terra della Luce Tranquilla e, per questa ragione, esso rappresenta il principio fondamentale che è senza caratteristiche.

È separato dalle caratteristiche d’impermanenza della nascita e dell’estinzione e perciò è detto “senza caratteristiche”. È la massima profondità della natura essenziale dei fenomeni e il fondamento dei profondi princìpi buddisti e perciò è chiamato il principio fondamentale.

Questo principio fondamentale che è senza caratteristiche, o perfetta beatitudine della Luce Tranquilla, esiste dentro la natura della mente di tutti gli esseri senzienti, un regno puro libero da efflussi. È chiamato la predella di loto della mente della Legge meravigliosa. Perciò si dice che al di fuori della mente non v’è altro principio. Capiamo così che tutti i fenomeni sono manifestazioni della Legge buddista.

I due princìpi di nascita e morte sono princìpi che riguardano il regno di sogno di nascita e morte, sono idee illusorie, esempi di un modo di pensare rovesciato. Quando impieghiamo lo stato di veglia dell’illuminazione originale per acquisire una comprensione corretta della natura della nostra mente vediamo che essa non ha una nascita che possa essere chiamata un inizio, e così non potrà mai avere una morte che sia una fine. Cogliere la mente che si è liberata da nascita e morte non significa forse questo?

Questa mente non brucia nelle fiamme che divampano alla fine di un kalpa, non è distrutta dal disastro dell’inondazione, non può essere recisa da una spada né perforata da una freccia. Se la mettiamo in un seme di senape, il seme non si deve estendere né la mente si deve comprimere. Se la mettiamo nei vasti cieli, i cieli non sarebbero troppo ampi, né la mente troppo stretta, per colmarli.

L’opposto del bene si chiama male e l’opposto del male si chiama bene. Quindi sappiamo che al di fuori della mente non c’è alcun bene e non c’è alcun male. Ciò che va oltre il bene e il male è detto l’indefinito12. Il bene, il male e l’indefinito; al di fuori di questi non c’è mente, e al di fuori della mente non ci sono concetti. Al di là di queste distinzioni espresse in parole, al di là del bene e del male, del puro e dell’impuro, delle persone comuni e dei santi, di cielo e terra, grande e piccolo, est e ovest, nord e sud, e le altre quattro direzioni comprese fra queste, sopra e sotto, le strade delle parole si interrompono e l’operato della mente cessa.

Le parole esprimono le distinzioni pensate dalla mente. Perciò, al di fuori della mente non ci sono né distinzioni, né assenza di distinzioni. Le parole riecheggiano i pensieri della mente e trovano espressione attraverso la voce.

La persona comune è confusa riguardo alla natura della propria mente e rimane non illuminata. Il Budda è illuminato a tale natura e la manifesta nei cosiddetti poteri sovrannaturali. Il potere sovrannaturale è il potere dello spirito di penetrare tutti i fenomeni senza impedimenti. Tali poteri sovrannaturali esercitati liberamente sono presenti nella mente di tutti gli esseri senzienti. Quindi anche le volpi e i cani procioni possono esercitare i poteri sovrannaturali che rispettivamente possiedono13, perché le loro rispettive porzioni di illuminazione sorgono dallo spirito della mente.

Da quest’unico elemento della mente scaturiscono tutte le varie terre e condizioni ambientali. I sacri insegnamenti della vita del Budda sono dedicati a spiegare questo principio e sono chiamati il deposito degli ottantaquattromila insegnamenti. Tutti questi insegnamenti sono contenuti nella singola entità dell’individuo. Per cui, il deposito degli ottantaquattromila insegnamenti rappresenta il diario, giorno per giorno, della nostra esistenza stessa. Questo deposito degli ottantaquattromila insegnamenti è rappresentato e contenuto nella nostra stessa mente. Usare la mente per supporre che il Budda o la Legge o la pura terra esistano da qualche altra parte al di fuori del proprio sé, e ricercarli altrove, è un’illusione.

Quando la mente incontra buone o cattive cause, crea e produce gli aspetti del bene e del male. Come dice il Sutra della Ghirlanda di fiori: «La mente è come un abile pittore che crea varie forme costituite dalle cinque componenti. Così, di tutti i fenomeni del mondo intero, non ve n’è nemmeno uno che non sia creato dalla mente. Il Budda ha la stessa natura della mente e gli esseri viventi hanno la stessa natura del Budda. Nel triplice mondo c’è solo questa unica mente. Al di fuori di questa mente non esiste altro fenomeno. La mente, il Budda e gli esseri viventi: non c’è distinzione fra queste tre cose»14. E il Sutra degli Innumerevoli significati dice: «Da quest’unica Legge che è senza caratteristiche, che è priva di caratteristiche, nascono innumerevoli significati».15 L’unica Legge che è senza caratteristiche, che è priva di caratteristiche, è la mente che è presente in ciascun istante di pensiero in tutti gli esseri viventi.

Parole e frasi del Sutra del Loto commenta in proposito: «È detta “senza caratteristiche” perché non ha le caratteristiche d’impermanenza della nascita e dell’estinzione. È detta “priva di caratteristiche” perché è separata dalle caratteristiche del nirvana con residui e del nirvana senza residui esposte negli insegnamenti dei due veicoli».16

Questa mente che è al di là della com­prensione costituisce l’insegnamento cen­­trale dei sutra e dei trattati. E chi si risveglia a essa e la comprende è chiamato Tathagata.

Una volta che una persona si è risvegliata a questa mente e l’ha compresa, i Dieci mondi diventano il suo sé, la sua mente e la sua forma, perché il Tathagata di illuminazione originale diventa il suo stesso corpo e la sua stessa mente.

Quando qualcuno non comprende ciò, si trova in uno stato di ignoranza. Ignorante significa privo di una comprensione chiara, cioè non ancora chiaramente illuminato alla natura della propria mente. Quando una persona si risveglia a questa mente e la comprende, questo si chiama risveglio alla natura essenziale dei fenomeni. Così ignoranza e risveglio sono soltanto nomi diversi per quest’unica mente. Sebbene vi siano due parole o termini differenti, c’è solo l’unica mente.

Perciò non si deve eliminare o sopprimere l’ignoranza, perché se si elimina la mente che sogna, cioè l’ignoranza, si perderà anche la mente sveglia, la mente dell’illuminazione. Lo scopo del perfetto insegnamento è dimostrare che non si deve eliminare nemmeno una minuscola briciola d’illusione perché tutti i fenomeni che esistono sono manifestazioni della Legge buddista.

Il Sutra del Loto parla di “aspetto” (le caratteristiche fisiche di tutti gli esseri viventi; il Tathagata dal corpo manifesto di illuminazione originale); “natura” (la natura mentale di tutti gli esseri viventi; il Tathagata dal corpo di ricompensa di illuminazione originale); e “entità” (l’entità di tutti gli esseri viventi; il Tathagata dal corpo del Dharma di illuminazione originale).

Da questi tre fattori si sviluppano gli altri sette fattori seguenti, e i due gruppi che si combinano per costituire i dieci fattori. Questi dieci fattori pervadono i Dieci mondi. Questi Dieci mondi nascono dalla mente dell’individuo e costituiscono gli ottantaquattromila insegnamenti.

Qui è stato usato come esempio un singolo individuo, ma la stessa cosa vale per tutti gli esseri viventi. Questa dichiarazione unanime dei Budda delle tre esistenze, questo passo [del Sutra del Loto] è un testo fondamentale, un giudizio espresso dai Budda che porta il loro inconfondibile marchio di autenticità.

Questo marchio dei Budda è l’unico sigillo del vero aspetto. “Sigillo” è un altro termine per dire “marchio”.

Tutti gli altri sutra sono privi di questo sigillo del vero aspetto, e quindi non possono svolgere la funzione di testo fondamentale. In essi manca qualsiasi vero Budda e perciò sono testi che appartengono al regno del sogno e che non esistono nelle pure terre.

Anche se i Dieci mondi sono dieci di numero, i dieci fattori sono un tutto unico.17 Per esempio, anche se le lune riflesse in vari specchi d’acqua possono essere innumerevoli, la luna nel cielo è una sola. I dieci fattori nei nove mondi sono dieci fattori in un regno di sogno – sono come la luna riflessa nei vari specchi d’acqua. Ma i dieci fattori nel mondo di Buddità sono i dieci fattori dello stato di veglia dell’illuminazione originale – sono come la luna in cielo.

Per questa ragione, quando i dieci fattori di quell’unico regno, il mondo di Buddità, diventano manifesti, allora i dieci fattori dei nove mondi, fattori che sono come le lune riflesse nell’acqua, diventeranno tutti, senza eccezione, manifesti nello stesso momento. L’intero costituirà l’entità e la sua funzione, l’essenza e le sue attività, che sono riunite all’interno della singola entità della Buddità.

Poiché i Dieci mondi si includono reciprocamente, gli esseri viventi dei Dieci mondi possiedono egualmente tutti i Dieci mondi dentro la loro vita. Così la luna vera in cielo e le lune riflesse negli specchi d’acqua fanno tutte parte dell’entità dell’individuo, senza eccezione alcuna. Perciò i dieci fattori sono caratterizzati dalla coerenza dall’inizio alla fine18, senza alcuna distinzione che ne evidenzi uno rispetto all’altro.

Ciò che è “originale”, o all’inizio, sono i dieci fattori dei comuni esseri viventi. Ciò che è “finale”, o alla fine, sono i dieci fattori dei Budda.

Poiché i Budda si manifestano attraverso la mente degli esseri viventi in ciascun momento, gli esseri viventi sono detti “originali” e i Budda “finali”.

Nel Sutra del Loto, però, il Budda dice: «Tuttavia questo triplice mondo costituisce il mio dominio e gli esseri che ci vivono sono tutti miei figli»19.

Dopo che il Budda ebbe raggiunto la via, chiamò questo fatto “il suo primo raggiungimento della via”, allo scopo di istruire e convertire gli altri e, entrando nel regno dei sogni di nascita e morte, descrisse da quel punto di vista lo stato di veglia dell’illuminazione originale. Perciò paragonò la saggezza a un padre e l’ignoranza ai figli, spiegando le cose in questo modo.

Sebbene gli esseri viventi siano costituiti dai dieci fattori dell’illuminazione originale, anche un singolo istante di ignoranza può annebbiare la loro mente, come se fossero nel sonno. Allora entrano nel regno dei sogni di nascita e morte e dimenticano il principio o verità dell’illuminazione originale, e questo minuscolo frammento di ignoranza, sottile come un capello, li porta a fare vani sogni delle tre esistenze di passato, presente e futuro.

Il Budda può essere paragonato a una persona nello stato di veglia che entra nel regno dei sogni di nascita e morte allo scopo di risvegliare gli esseri viventi. Questa saggezza del Budda è paragonabile a un genitore per coloro che si trovano nel regno dei sogni, e noi che siamo nel sogno siamo paragonabili ai figli. Per questa ragione il Budda dice che gli esseri viventi «sono tutti miei figli».

Una volta compreso pienamente questo principio, vedremo che i Budda e noi individui, dal punto di vista di ciò che è “originale”, siamo come un padre e i suoi figli e, anche dal punto di vista di ciò che è “finale”, siamo come un padre e i suoi figli. La natura innata del padre e dei figli, sia riguardo a ciò che è “originale”, sia riguardo a ciò che è “finale”, è identica. Comprendiamo così che non c’è differenza fra la nostra mente e la mente del Budda, e di conseguenza ci risvegliamo dal sogno di nascita e morte e torniamo allo stato di veglia dell’illuminazione originale. Questo si chiama conseguimento della Buddità nella propria forma presente.

Conseguire la Buddità nella propria forma presente significa comprendere in questo momento la propria natura innata originale, sapere che essa è il nostro destino di esseri viventi, che niente può ostacolare né influenzare, la nostra ricompensa, l’invisibile protezione [dei Budda].

A ben riflettere, la mente che sta sognando è paragonabile allo stato di illusione e la mente da sveglia a quello di illuminazione. Dunque, se comprendiamo pienamente i sacri insegnamenti della vita del Budda, capiremo che quelli che vedevamo erano sogni vani, effimeri e privi di sostanza, che turbavano la nostra mente e per i quali versavamo sudore, ma, quando ci risvegliamo da questi sogni, vediamo i nostri corpi, le nostre famiglie e le nostre dimore così come erano sempre state. Il mondo vano dei sogni e il mondo reale dello stato di veglia sembrano due cose diverse ai nostri occhi e nei nostri pensieri, ma, in realtà, per tutto il tempo non si trattava che di un unico luogo e un’unica persona. Capiamo così cosa è vano e cosa è reale.

E da ciò dovremmo anche comprendere che la nostra mente che contempla il regno dei sogni di nascita e morte nei nove mondi non è affatto differente dalla mente sveglia del mondo di Buddità, eterno e immutabile. Il luogo in cui si contempla il regno dei sogni di nascita e morte nei nove mondi non è affatto differente dal luogo in cui si fa esperienza dello stato di veglia del mondo di Buddità, eterno e immutabile. Non c’è differenza nella mente e non c’è differenza nel luogo in cui tutto questo accade. Ma i sogni sono tutti falsi o vani, mentre ciò che si prova nello stato di veglia è tutto vero.

Grande concentrazione e visione profonda narra che, tanto tempo fa, c’era un uomo di nome Chuang Chou20 che sognò di essere diventato una farfalla e trascorse cento anni in quello stato. Il dolore era tanto e il piacere scarso, sudava copiosamente, fino a che non si svegliò. Allora vide che non era una farfalla, e che non erano passati cento anni, che non aveva provato né dolore né piacere, che tutto era falso e vano, che era soltanto un’illusione. (Questo in sintesi è il contenuto di questo passo).

Su “Grande concentrazione e visione profonda” commenta: «L’ignoranza è come il sogno della farfalla, e i tremila regni [dei tremila regni in un singolo istante di vita] sono come i cento anni. Nemmeno un singolo istante di vita è reale, proprio come non esiste realmente la farfalla, e anche i tremila regni non esistono, proprio come non v’è alcun trascorrere degli anni nel sogno».

Questi passi del commentario descrivono il conseguimento della Buddità nella propria forma presente. Mentre sogna di essere una farfalla l’uomo non cessa di essere lo stesso Chuang Chou di prima e, quando si sveglia e scopre di non essere una farfalla, non è un Chuang Chou diverso. Il credere di essere una persona comune nel regno di nascita e morte è paragonabile a sognare di essere una farfalla, una visione distorta con pensieri distorti. E comprendere di essere il Tathagata di illuminazione originale è paragonabile al Chuang Chou originale, o al conseguire la Buddità nella propria forma presente.

Questo non vuol dire che si consegue la Buddità con le sembianze di una farfalla. La credenza di essere una farfalla è vana o falsa. Non si potrebbe mai parlare di conseguire la Buddità in tale forma; sarebbe fuori questione.

Una volta compreso che l’ignoranza è come sognare di essere una farfalla, vediamo che i nostri pensieri distorti sono come i sogni di ieri, cose prive di natura propria, di entità, mere illusioni. Chi potrebbe mai aver fede in un sogno vano del regno di nascita e morte e nutrire dubbi sulla natura di Budda, o nirvana, che è eterna e immutabile?

Grande concentrazione e visione profonda afferma: «L’ignoranza e le illusioni sono di per sé la natura essenziale dei fenomeni. Ma, a causa dell’influenza delle idee illusorie, la natura essenziale dei fenomeni si trasforma in ignoranza, dando origine a tutte quelle categorie rovesciate di bene e non bene. È proprio come quando viene il freddo e l’acqua gela e si trasforma in ghiaccio, o come quando ci si addormenta e nella mente avviene un cambiamento e si producono sogni di vario tipo.

«Queste varie visioni rovesciate fanno tutte parte della natura essenziale dei fenomeni, sono qualcosa che non va considerato identico a essa, ma nemmeno differente da essa. Il sorgere e l’estinguersi di tali visioni rovesciate è come [l’illusione di] un cerchio di fuoco creato roteando una torcia.

«Non si crede veramente al sorgere o all’estinzione di tali visioni rovesciate, ma si sa che sono solo un prodotto della mente; si crede solo nella natura essenziale dei fenomeni. Il sorgere è il sorgere della natura essenziale dei fenomeni e l’estinzione è l’estinzione di tale natura.

Quando si comprende questo, si vede che in realtà non c’è sorgere, e non c’è estinzione, che lo si è soltanto erroneamente creduto. Quelle che chiamiamo idee illusorie sono semplicemente parte della natura essenziale dei fenomeni. La natura essenziale dei fenomeni agisce sulla natura essenziale dei fenomeni. La natura essenziale dei fenomeni sta formulando pensieri sulla natura essenziale dei fenomeni. È sempre e comunque la natura essenziale dei fenomeni; non c’è nemmeno un momento in cui non sia la natura essenziale dei fenomeni».

Come vediamo in questo passo, non c’è mai nemmeno un istante in cui la natura essenziale dei fenomeni cessi di esistere. Se non si comprende questo principio e invece si crede che manifestazioni di ignoranza, come il sogno della farfalla, siano reali, si viene fuorviati.

Il nono volume di Grande concentrazione e visione profonda afferma: «Per esempio è come quando il sonno visita la mente e questa, in un istante di pensiero, sogna innumerevoli faccende mondane diverse […] Riguardo alla tranquilla estinzione, alla verità essenziale delle cose, c’è forse una questione di ordine di precedenza? […] Tutti gli esseri viventi sono in uno stato di grande nirvana. Non c’è ulteriore estinzione, e dunque come potrebbe esserci una questione di precedenza, di superiore o inferiore, di maggiore o minore? Questo stato è l’assenza di nascita di ciò che non ha nascita21 e quindi non si può spiegare a parole, ma, poiché implica cause e condizioni, in un certo senso può essere spiegato. I primi dieci anelli della dodecupla catena di causalità costituiscono una causa per la salvezza degli esseri viventi. Ma spiegare i vari stadi di questo processo è come dipingere un quadro o piantare un albero nell’aria, non è altro che un espediente che si adotta nel tentativo di spiegare».

Gli esseri senzienti e l’ambiente dei Dieci mondi sono il Budda dal corpo del Dharma, colui che possiede la virtù dei tre corpi in una singola entità. Quando si è compreso questo, si capisce completamente che tutti i fenomeni sono la Legge buddista. È quello che si chiama lo stadio di udire il nome e le parole della verità. Da questo stadio si avanza direttamente al conseguimento della Buddità nella propria forma presente22. Dunque nell’insegnamento dell’illuminazione perfetta e immediata non ci sono stadi successivi della pratica.

Perciò Significato profondo afferma: «Molti studiosi di quest’ultima epoca si appigliano ai vari metodi per sradicare le idee illusorie, esposte nei sutra e nei trattati a titolo di espedienti, e disputano su di esse. Ma, come nel caso dell’acqua, se non la si beve, come si può dire se sia fredda o no?».

T’ien-t’ai sostiene: «L’ordine dei differenti stadi della pratica religiosa è elencato nei sutra dei Re benevolenti e della Collana di gioielli, e il massimo e il minimo grado di eliminazione delle idee illusorie sono descritti nell’Ampio Sutra della Saggezza e nel Trattato sulla grande perfezione della saggezza»23.

I sutra dei Re benevolenti, della Collana di gioielli, l’Ampio sutra della Saggezza e Grande perfezione della Saggezza sono tutti sutra e trattati che appartengono agli otto insegnamenti che precedono il Sutra del Loto. Le pratiche religiose esposte nei sutra provvisori richiedono innumerevoli kalpa per essere svolte, stadio dopo stadio, e perciò i testi suddetti descrivono questi stadi successivi.

Ma il Sutra del Loto rappresenta l’insegnamento perfetto che trascende gli otto insegnamenti, un tipo di illuminazione immediata che si ottiene rapidamente. Si percepisce che queste tre cose, la mente, il Budda e gli esseri viventi, sono tutte contenute in un singolo istante della mente; al di fuori della mente non esiste nient’altro. Così, persino i praticanti di capacità inferiori sono in grado di raggiungere, in una singola esistenza, lo stadio di illuminazione perfetta. L’uno e i molti sono reciprocamente identici e quindi un singolo stadio della pratica religiosa include in sé tutti gli stadi della pratica; così si può raggiungere l’illuminazione nell’arco di una singola esistenza.

Se persino le persone di capacità inferiore sono in grado di farlo, a maggior ragione lo saranno quelle di capacità media o di capacità superiore. Al di fuori del vero aspetto non esiste nient’altro e il vero aspetto non conosce stadi o gradi, quindi non esistono “stadi della pratica religiosa”.

In generale, i sacri insegnamenti della vita del Budda rappresentano una Legge o una dottrina che si riferisce all’individuo. Bisognerebbe sforzarsi di raggiungere una chiara comprensione della propria entità originale come individuo. Risvegliarsi a questo è essere un Budda, essere confusi rispetto a questo è essere un comune essere vivente. Questo è il messaggio contenuto nel testo del Sutra della Ghirlanda di fiori.

Il sesto volume di Su “Grande concentrazione e visione profonda” afferma: «Si comprende che tutto ciò che è contenuto dentro questo corpo prende a modello il cielo e la terra. La rotondità della testa ha la forma dei cieli e la forma squadrata dei piedi imita quella della terra. Gli spazi vuoti nel corpo corrispondono al cielo vuoto. Il calore del ventre assomiglia alla primavera e all’estate e la rigidità del dorso all’autunno e all’inverno.

«Le quattro parti principali del corpo24 imitano le quattro stagioni, le dodici grandi giunture imitano i dodici mesi e le trecentosessanta piccole giunture imitano i trecentosessanta giorni dell’anno25. Il respiro che entra ed esce dal naso imita il passaggio del vento attraverso le valli montuose create dai laghi e dai torrenti, e il respiro che entra ed esce dalla bocca imita il vento nel cielo aperto. Gli occhi corrispondono al sole e alla luna e la loro apertura e chiusura al giorno e alla notte.

«I capelli in testa sono come le stelle e le costellazioni, le sopracciglia sono come le stelle dell’Orsa maggiore, le vene come i fiumi e i ruscelli, le ossa come le rocce, la pelle e la carne come la terra e i peli del corpo sono come cespugli o boschetti di alberi.

«I cinque organi maggiori26 corrispondono ai cinque pianeti27 nel cielo, le cinque montagne sacre28 sulla terra, i cinque agenti29 nella cosmologia yin-yang, le cinque virtù costanti nella società umana, le cinque componenti che formano la mente30, le cinque virtù31 di condotta, e le cinque pene per la punizione dei delitti. Le cinque pene sono il tatuaggio, l’amputazione del naso, l’amputazione dei piedi, la castrazione e la pena di morte. (Queste cinque pene rappresentano vari tipi di lesioni inflitte all’individuo a titolo di punizione. In tutto si tratterebbe di tremila tipi di punizione, ma sono riassunti nel termine “cinque pene”).

«Per quanto riguarda i governatori del cielo e della terra i cinque organi maggiori corrispondono ai cinque ministri. I cinque ministri saranno discussi in seguito nel volume otto, dove si cita Note sugli oggetti in natura32; essi corrispondono a Kou-mang e alle altre divinità33. Essi ascendono al cielo e diventano i cinque tipi di nuvole34 o si trasformano nei cinque tipi di draghi35. Il cuore corrisponde all’uccello rosso del sud, i reni alla bianca tortora del nord, il fegato al drago verde dell’est, i polmoni alla tigre bianca dell’ovest e la milza alle stelle del Piccolo carro».

Afferma inoltre: «Le cinque note musicali, le cinque materie di studio36, le sei arti37 sorgono tutte dai cinque organi maggiori. E se consideriamo le corrispondenze con l’amministrazione degli affari interni vediamo che la mente dell’illuminazione nell’individuo è paragonabile a un grande re che risiede all’interno di cento mura concentriche. Quando esce è affiancato e protetto dai cinque ministri. I polmoni corrispondo al Ministro della guerra, il fegato al Ministro degli interni, la milza al Ministro del lavoro, i quattro arti al popolo in genere, mentre a sinistra sta il Supervisore del Fato e a destra il Supervisore delle Cronache per controllare la durata della vita dell’individuo. L’ombelico corrisponde al Signore della Grande Unità e così via. Tutte queste corrispondenze sono esposte chiaramente in L’insegnamento della pratica della meditazione.

Esaminando attentamente l’entità fondamentale dell’individuo vedremo che è proprio così. E supporre che questo corpo indistruttibile, duro come il diamante, appartenga in realtà al regno di nascita ed estinzione è un modo di pensare distorto, paragonabile a Chuang Chou che sognava di essere una farfalla. Il passo del commentario ci sta dicendo questo.

I cinque agenti sono terra, acqua, fuoco, vento e spazio vuoto38. Sono chiamati anche cinque elementi, cinque componenti, cinque precetti, cinque virtù costanti, cinque direzioni, cinque tipi di saggezza, e cinque periodi degli insegnamenti. In realtà si tratta di un’unica cosa spiegata in modi differenti nei diversi sutra; ovvero i testi buddisti e non buddisti danno nomi diversi alle varie categorie.

Se adesso guardiamo il Sutra del Loto vedremo che esso svela e spiega questi cinque agenti come i cinque aspetti della natura di Budda39 e i semi dei cinque Tathagata di saggezza che si trovano nella vita di tutti gli esseri viventi. Essi sono equivalenti ai cinque caratteri di Myoho-renge-kyo. Questi cinque caratteri sono ciò che costituisce l’entità dell’individuo e perciò tale entità esiste eternamente nel suo stato originale, è il Tathagata di illuminazione originale.

Questo è ciò che viene spiegato nei termini dei dieci fattori della vita, quello «che può essere compreso e condiviso solo tra Budda»40.

I bodhisattva che hanno raggiunto lo stadio di non regressione o le persone che hanno ottenuto lo stadio supremo nei due veicoli non sanno assolutamente niente di questa dottrina. Ma le persone comuni che seguono gli insegnamenti dell’illuminazione perfetta e immediata la capiscono persino quando sono solo dei principianti nella pratica religiosa, e perciò sono in grado di conseguire la Buddità nella loro forma presente, di godere dell’entità che è indistruttibile e dura come il diamante.

È perfettamente chiaro dunque che, se il cielo crolla, anche il corpo dell’individuo crollerà; se la terra va a pezzi, anche il corpo dell’individuo andrà a pezzi; se gli elementi di terra, acqua, fuoco, vento [e spazio vuoto] periscono, anche il corpo dell’individuo perirà. Ma, anche nel susseguirsi delle tre esistenze di passato, presente e futuro, questi cinque elementi non cambieranno né moriranno mai. E, anche se i tre periodi del Primo, Medio e Ultimo giorno della Legge sono diversi l’uno dall’altro, questi cinque elementi sono uguali, non sono soggetti ad ascesa o declino o a cambiamenti di alcun tipo.

Il commentario41 al capitolo del Sutra del Loto “Parabola delle erbe medicinali” spiega che il principio alla base dell’insegnamento perfetto, o principio perfetto, è paragonabile alla grande terra, mentre l’insegnamento dell’illuminazione perfetta e immediata, o insegnamento perfetto, è paragonabile alla pioggia che cade dal cielo. I primi tre dei quattro insegnamenti, l’insegnamento del Tripitaka, quello di condivisione e quello specifico, sono paragonabili ai tre tipi di piante e ai due tipi di alberi descritti nel capitolo. Queste piante e alberi spuntano dalla grande terra, che è il principio perfetto, e sono alimentati dalla pioggia dal cielo, che è l’insegnamento perfetto. Ma, anche se queste piante e alberi, che rappresentano i cinque veicoli, prosperano, essi non comprendono che la loro prosperità dipende dal cielo e dalla terra. Perciò il Budda spiega che gli esseri umani e celesti, le persone dei due veicoli e i bodhisattva che seguono i tre insegnamenti suddetti sono paragonabili a quelle piante e a quegli alberi, in quanto sono inconsapevoli del loro debito di gratitudine. Per questo sono definiti “piante e alberi”.

Ma adesso, con la predicazione del Sutra del Loto, queste “piante e alberi” che rappresentano i cinque veicoli, giungono a conoscere e a comprendere la loro madre, il principio perfetto, e il loro padre, l’insegnamento perfetto. Capiscono il debito di gratitudine che hanno nei confronti della madre, l’unica terra dalla quale tutti nascono, e il debito nei confronti del padre, l’unica pioggia che li bagna. Questo dunque è il significato del capitolo “Parabola delle erbe medicinali”.

In un passato lontano tanti kalpa quanti i granelli di polvere di innumerevoli sistemi maggiori di mondi, il Tathagata Shakyamuni, che allora era una persona comune, giunse a comprendere che il suo corpo era composto dagli elementi di terra, acqua, fuoco, vento e spazio vuoto e, avendolo compreso, ottenne immediatamente l’illuminazione. Dopo di che, allo scopo di istruire e convertire gli altri, apparve ripetutamente nel mondo, ripercorrendo il processo di raggiungere la via un’epoca dopo l’altra, e manifestando le otto fasi dell’esistenza di un Budda in un luogo dopo l’altro. In seguito nacque nel palazzo di un re, ottenne l’illuminazione sotto l’albero di bodhi e agli esseri viventi fece sembrare che avesse conseguito la Buddità per la prima volta. Nei quarant’anni e più che seguirono, espose vari insegnamenti con valore di espedienti, allo scopo di condurre e guidare gli esseri viventi.

Dopo di che, scartò gli insegnamenti dei vari sutra che aveva usato come espedienti e predicò la dottrina corretta e diretta del Sutra del Loto della Legge meravigliosa, rivelando la verità dei semi dei cinque Tathagata di saggezza. In essa incluse i vari sutra predicati come espedienti nei quarantadue anni precedenti, arrotolandoli insieme per foggiare l’unico veicolo del Budda, chiamandolo la Legge che abbraccia tutte le persone in un tutto unico, la Legge che rappresenta l’illuminazione dell’individuo. Egli creò un documento onesto e veritiero che altri non potessero manomettere e vi affisse il proprio sigillo di autenticità.

Quando il Budda Shakyamuni stava preparandosi a trasmettere questo documento tramandato dai Budda delle tre esistenze, carezzò sulla testa i numerosi bodhisattva di cui era colma l’aria sopra tremilatrecento decine di migliaia di milioni di nayuta di terre, e poi, indicando il tempo che aveva in mente, li esortò specificamente a esporre questa Legge per noi che viviamo oggi, gli esseri viventi dell’Ultimo giorno della Legge, e a usare il suddetto documento del Budda per affidare senza fallo la Legge a noi. Tre volte egli parlò, ripetendo attentamente ogni volta le stesse parole. E quando lo ebbe fatto, tutti i numerosi bodhisattva, senza eccezione, si piegarono chinando la testa e ripeterono le stesse parole per tre volte, e ognuno promise di onorare assolutamente le istruzioni del Budda. Con ciò il Budda, la mente ormai in pace, fece ritorno alla sua regale città di illuminazione originale.

Usando le stesse parole della cerimonia in cui fu predicata la Legge dei Budda delle tre esistenze e il loro stesso modo di esporre la Legge, questo documento di trasferimento indica il periodo in cui la Legge dovrebbe essere trasmessa, l’Ultimo giorno della Legge; cioè, stabilisce che, nell’ultimo periodo di cinquecento anni, questo Sutra del Loto della Legge meravigliosa debba essere l’unico mezzo per conseguire la Buddità. Questo è indicato chiaramente nel documento che fu tramandato dai Budda delle tre esistenze.

Il capitolo “Pratiche pacifiche” del Sutra del Loto ha descritto come, dopo che il mondo sarà entrato nell’Ultimo giorno della Legge, le persone comuni che hanno appena iniziato ad aspirare alla via possono guadagnare la Buddità praticando il Sutra del Loto. Vale a dire, svolgendo i tre tipi di attività per il loro stesso beneficio, cioè le pratiche pacifiche del corpo, le pratiche pacifiche della bocca e le pratiche pacifiche della mente, svolgendo le pratiche per la conversione degli altri, cioè le pratiche pacifiche basate sul voto di compassione, e facendo tutto ciò, come dice il capitolo, «nell’ultima epoca che seguirà, allorché la Legge sarà sul punto di perire»42.

Il tempo a cui ci si riferisce qui è l’epoca attuale. Nel capitolo “Pratiche pacifiche” appena citato, ci sono quattro passi che si riferiscono all’ultima epoca. Nel capitolo “Re della Medicina” ci sono due passi del genere e nel capitolo “Incoraggiamenti” si parla tre volte dell’ultima epoca.

Tutti questi passi si riferiscono all’epoca attuale e rappresentano le istruzioni tramandate dal Budda. Ma adesso, se invece di prestare ascolto alle istruzioni corrette contenute in questi passi, si seguono le parole delle persone comuni o ci si affida alla propria mente ignorante, voltando le spalle alla dichiarazione tramandata dai Budda delle tre esistenze e respingendo sempre sdegnosamente la Legge dei Budda, che rimpianto, che angoscia, che pena, che dispiacere si darà ai Budda delle tre esistenze!

Il Sutra del Nirvana dice: «Affidatevi alla Legge, non alla persona». È deplorevole, è pietoso che gli eruditi di quest’ultima epoca credano di studiare e applicare la Legge del Budda, mentre in realtà ne stanno provocando la distruzione!

Su “Grande concentrazione e visione profonda” se ne rammarica dicendo: «La ragione per cui le persone sentono parlare di questo insegnamento di perfetta e immediata illuminazione, ma mancano di rispettarlo, è che in tempi recenti c’è molta confusione e mancanza di comprensione fra coloro che praticano le dottrine mahayana. E la situazione è ancor peggiore perché nel Medio e nell’Ultimo giorno della Legge le persone hanno scarso sentimento e poca fede. Anche se le biblioteche straripano dell’insegnamento della perfetta e immediata illuminazione e le scatole dei sutra sono stracolme dei suoi rotoli, le persone non lo considerano nemmeno per un momento, ma, al contrario, lo rifiutano a occhi chiusi. Che dolore pensare a queste persone, che nascono invano, e muoiono invano!».

E, nel volume quattro della stessa opera, si legge: «L’insegnamento della perfetta e immediata illuminazione era diretto sin dall’inizio alle persone comuni. Se non fosse stato inteso per recare beneficio alle persone comuni, perché allora, invece di eleggere a dimora una terra dove la natura essenziale dei fenomeni è manifesta e, con un corpo caratterizzato da tale natura essenziale, esporvi questo insegnamento della perfetta e immediata illuminazione ai vari bodhisattva, il Budda, per il bene dei bodhisattva che hanno appena cominciato a manifestare la natura essenziale dei fenomeni, ha assunto il corpo di una persona comune e ha fatto il suo avvento in questo triplice mondo? […] Lo ha fatto per dimostrare che l’unica mente della natura di Budda è presente nelle persone comuni e perciò può essere coltivata con la pratica religiosa».

In effetti, possiamo dire che quando si giunge a vedere che la propria mente è una sola cosa con il corpo del Budda, allora si consegue rapidamente lo stato di Buddità.

Perciò Su “Grande concentrazione e visione profonda” dice: «Poiché tutti i vari Budda sono giunti a comprendere che la loro mente non è in alcun modo diversa dalla mente del Budda, essi hanno potuto conseguire così la Buddità».

Questo è ciò che si chiama osservazione della mente. Quando ci si risveglia davvero al fatto che la propria mente e quella del Budda in realtà sono un’unica mente, allora nessun karma malvagio potrà ostacolarci quando la nostra vita giungerà al termine e non ci saranno più pensieri illusori a trattenerci nel regno di nascita e morte.

Quando si capisce che tutti i fenomeni sono manifestazioni della Legge buddista non si ha più bisogno di alcun “buon amico” che ci insegni o ci istruisca. Si pensa come si pensa, si parla come si parla, si agisce come si agisce, ci si comporta come ci si comporta, e tutti i quattro tipi di attività, camminare, stare in piedi, seduti o sdraiati, tutto ciò che uno fa, sono una sola cosa con la mente del Budda e in armonioso accordo con essa. Si diventa una persona in grado di agire liberamente senza errori né ostacoli. Questa è quella che si chiama pratica basata sull’insegnamento che fa riferimento all’illuminazione del Budda.

Chi mette da parte questa pratica liberamente esercitata per permettere invece alla propria mente di rimanere in uno stato mentale distorto, caratterizzato dall’ignoranza e dalle idee illusorie, da pensieri privi di sostanza, voltando le spalle all’insegnamento e alle istruzioni tramandate dai Budda delle tre esistenze, non farà che passare da una oscurità all’altra, sempre, ahimè, ahimè, in contrasto con la Legge del Budda, per l’eternità!

Ma, se adesso egli abbandonerà questo modo di pensare, correggerà il proprio punto di vista e tornerà a una condizione di illuminazione, comprenderà che il conseguimento della Buddità nella forma presente non si trova altro che nel proprio corpo. Quello specchio che è la nostra mente non è altro che lo stesso specchio in cui si rispecchia la mente del Budda. Ma noi stiamo guardando la parte posteriore dello specchio e perciò non possiamo vedere la verità o principio alla base della nostra natura, per cui si dice che siamo in uno stato di ignoranza. Ma il Tathagata guarda la parte anteriore dello specchio e può così vedere e capire il principio alla base della nostra natura. Per questa ragione si può dire che l’illuminazione e l’ignoranza formano una singola entità.

Lo specchio è unico e la distinzione fra illuminazione e oscurità dipende dal fatto che lo si guardi davanti o dietro. L’esistenza di una parte posteriore dello specchio non crea alcuna interferenza alla parte anteriore, ma, a seconda del lato dello specchio che si sta guardando, si produrrà la distinzione fra illuminazione e oscurità. Ciò si chiama identità, o fusione e compenetrazione, dei due aspetti di un singolo fenomeno.

Le dottrine mirate all’istruzione e alla conversione degli altri sono paragonabili al retro dello specchio, mentre l’osservazione della mente che contraddistingue l’insegnamento che riguarda l’illuminazione del Budda è paragonabile alla parte frontale dello specchio. Ma lo specchio che rappresenta il tempo in cui si praticano le dottrine mirate all’istruzione e alla conversione degli altri, e lo specchio che rappresenta il tempo in cui si praticano le dottrine che riguardano l’illuminazione del Budda sono lo stesso unico specchio in entrambi i casi, lo specchio della natura della propria mente.

Se applichiamo l’analogia dello specchio al processo del conseguimento della Buddità nella propria forma presente, allora guardare lo specchio di fronte è paragonabile a conseguire la Buddità, mentre guardarlo da dietro è paragonabile a essere un comune essere vivente.

Il fatto che lo specchio abbia una parte posteriore chiarisce che non c’è sradicamento o eliminazione del male in quanto elemento inerente alla natura dell’individuo. E il fatto che, quando si ha di fronte la parte posteriore dello specchio, il potere di riflettere un’immagine, che è una capacità della parte anteriore, sia inattivo, chiarisce il tipo di benefici limitati che si ottengono attraverso le dottrine mirate all’istruzione e alla conversione degli altri. Vale a dire che, in quel momento, la natura di Budda inerente agli esseri viventi non si trova nello stato manifesto.

Gli insegnamenti che fanno riferimento all’illuminazione del Budda e quelli mirati a istruire e convertire gli altri producono risultati assai diversi per via delle loro differenze di potere e di funzione. Il primo volume di Significato profondo afferma: «Quando il Principe Siddhartha tirò l’arco del re, suo nonno, fino alla sua estensione massima, fu un esempio di potere o di forza. E, quando la freccia che scagliò perforò sette tamburi di ferro, attraversò le Montagne di Ferro che Circondano il Mondo, scavò una buca nella terra e giunse fino al cerchio d’acqua43, fu un esempio di funzione o attività». (Questo spiega il potere e la funzione degli insegnamenti che fanno riferimento all’illuminazione del Budda).

«Il potere e la funzione dei vari espedienti sono miseri e deboli, come l’arco e la freccia di una persona comune. Perché, nel caso di quelli che hanno ricevuto in passato dal Budda i due tipi di saggezza44 associati agli insegnamenti mirati a istruire e convertire gli altri, la loro comprensione del principio non è completa, la loro fede non ha una natura profonda e i loro dubbi non sono stati ancora completamente dissolti». (Questo riguarda gli insegnamenti mirati a istruire e convertire gli altri).

«Ma ora, chi forma una relazione con il Sutra del Loto riceve i due tipi di saggezza associati agli insegnamenti che fanno riferimento all’illuminazione del Budda, sperimenta appieno il regno di Buddità, risveglia la fede nella natura essenziale dei fenomeni, allarga la via dell’insegnamento perfetto e meraviglioso, sradica tutte le idee illusorie fondamentali e si libera dalla trasmigrazione con cambiamento e avanzamento. E non beneficiano di ciò soltanto quei bodhisattva che hanno svolto la pratica religiosa nella loro attuale forma corporea e coloro che, avendo fatto questo, hanno anche ottenuto la comprensione della non nascita e non estinzione di tutti i fenomeni, ma ne beneficiano allo stesso modo anche coloro che hanno appena iniziato a manifestare la natura essenziale dei fenomeni e coloro che, avendo fatto questo, sono progrediti agli stadi superiori della pratica religiosa45. Questa pratica è molto efficace per propagare gli insegnamenti all’esterno e reca benefici ampi e profondi. Tali sono il potere e la funzione del Sutra del Loto». (Questo si riferisce all’insegnamento che fa riferimento all’illuminazione del Budda).

Inutile dire che i poteri e le funzioni rispettive di questi due tipi di insegnamenti, quelli che mirano a istruire e convertire gli altri e quelli che fanno riferimento all’illuminazione del Budda, sono ovviamente assai diversi. Occorre prestare grande attenzione a questo passo, in quanto riflette, come in uno specchio, il sistema appropriato di classificazione da applicare a tutti i sacri insegnamenti della vita del Budda.

«Sperimentare appieno il regno di Buddità» si riferisce alla dottrina dei dieci fattori. Significa comprendere completamente che questi dieci fattori e i Dieci mondi si includono reciprocamente, che le cause e gli effetti dei Dieci mondi e dei dieci fattori, i due tipi di saggezza, provvisorio e vero, e i due tipi di regni sono tutti contenuti dentro la propria vita, dentro la vita di tutti, senza eccezione, e quindi riuscire a comprendere completamente le parole del Budda46.

«Risvegliare la fede nella natura essenziale dei fenomeni» significa aver fede che il Tathagata di illuminazione originale è presente dentro la nostra vita come incarnazione dei Dieci mondi, come mente dei Dieci mondi, come forma dei Dieci mondi.47

«Allargare la via dell’insegnamento perfetto e meraviglioso» significa allargare e ampliare i propri pensieri di gioia riguardo al fatto che, poiché i due tipi di insegnamenti, quelli mirati all’istruzione e alla conversione degli altri e quelli che fanno riferimento all’illuminazione del Budda, sono inseparabili, sono fusi e compenetrati l’uno con l’altro, essi sono paragonabili alle tre virtù inerenti a un singolo gioiello, e cioè il gioiello stesso, la sua brillantezza e la sua natura preziosa; e al fatto che queste due pratiche non sono mai nemmeno per un istante separate l’una dall’altra, che negli insegnamenti del Budda non manca niente e dunque ci è garantito il conseguimento della Buddità nell’arco di una singola esistenza.

«Sradicare tutte le idee illusorie fondamentali» significa aprire i nostri occhi, che sono stati immersi, un istante dopo l’altro, nel sonno dell’ignoranza, e ritornare al risveglio dell’illuminazione originale in modo che le sofferenze di nascita e morte e il nirvana diventino come il sogno di ieri, e di loro non rimanga alcuna traccia.

«Liberarsi dalla trasmigrazione con cambiamento e avanzamento» ha il significato seguente. Ci sono persone che ottengono di rinascere nell’una o nell’altra delle tre terre, il paradiso della Terra dei Santi e delle Persone Comuni, il paradiso della Terra di Transizione e il paradiso della Terra della Ricompensa Attuale, e in queste terre essi praticano la via del bodhisattva sperando di conseguire la Buddità. Attraverso la loro pratica creano cause, ottengono differenti risultati e, passo dopo passo, avanzano, sperando di conseguire dopo numerosi kalpa il lontano scopo della Buddità. “Trasmigrazione con cambiamento e avanzamento” significa questo. In tale ambito, abbandonare la forma associata a un livello inferiore si chiama “morte” e passare al livello superiore si chiama “nascita”. Questo processo di nascita e morte equivale in realtà a dolore e sofferenza nelle pure terre.

Ma, se adesso noi persone comuni di questa terra impura pratichiamo il Sutra del Loto, per via del mutuo possesso dei Dieci mondi e dell’uguaglianza di tutto ciò che esiste nel mondo fenomenico saremo in grado di liberarci dalla necessità di trasmigrare con cambiamento e avanzamento, attraverso la quale i bodhisattva nelle pure terre [avanzano verso lo scopo lontano della Buddità]. Intensificheremo la nostra pratica della via del Budda e saremo in grado di comprimere il processo di [kalpa di] trasmigrazione con cambiamento e avanzamento in una singola esistenza, conseguendo così la Buddità. Perciò, [quando formano una relazione con il Sutra del Loto] i bodhisattva che svolgono la pratica religiosa nella propria attuale forma corporea e quelli che, avendo fatto questo, hanno anche ottenuto la comprensione della non nascita e della non estinzione di tutti i fenomeni, possono intensificare la loro pratica della via e liberarsi dalle sofferenze di nascita e morte.

I «bodhisattva che hanno appena iniziato a manifestare la natura essenziale dei fenomeni» sono quelli che hanno abbandonato la loro forma corporea e dimorano nella Terra di Ricompensa Attuale. I «bodhisattva che sono progrediti agli stadi superiori della pratica religiosa» sono coloro che hanno raggiunto lo stadio di illuminazione quasi perfetta.

L’insegnamento transitorio del Sutra del Loto può recare benefici ai bodhisattva che sono stati capaci di svolgere la pratica religiosa nella loro forma corporea e a quelli che, avendo fatto questo, hanno anche ottenuto la comprensione della non nascita e della non estinzione di tutti i fenomeni. L’insegnamento originale del Sutra del Loto può recare benefici a coloro che hanno appena iniziato a manifestare la natura essenziale dei fenomeni e a coloro che, avendo fatto questo, sono progrediti agli stadi superiori della pratica religiosa.

Ma adesso l’insegnamento transitorio è stato aperto e fuso con l’insegnamento originale per formare l’unica Legge meravigliosa. Perciò noi persone comuni in questa terra impura possiamo usare il potere della nostra pratica religiosa per recare benefici ai bodhisattva che hanno ottenuto la rinascita nelle pure terre e sono avanzati attraverso i dieci stadi di sviluppo o hanno raggiunto lo stadio di illuminazione quasi perfetta.

Perciò questa pratica è immensamente efficace nella propagazione degli insegnamenti. (Questo si riferisce alla funzione dell’insegnamento per istruire e convertire gli altri). E porta benefici ampi e profondi. (Questo si riferisce alla funzione dell’insegnamento che fa riferimento all’illuminazione del Budda).

La persona che pratica l’insegnamento della perfetta e immediata illuminazione incarna, in ciascun momento di vita, sia gli insegnamenti per istruire e convertire gli altri sia gli insegnamenti che fanno riferimento all’illuminazione del Budda, senza che ne manchi nemmeno uno. Così, sul piano orizzontale, gli effetti della pratica si diffondono attraverso il regno fenomenico delle dieci direzioni. Per questo si dice che gli effetti di questa pratica sono “ampi”. Sul piano verticale, questi effetti si estendono attraverso le tre esistenze di passato, presente e futuro, raggiungendo le massime profondità della natura essenziale dei fenomeni, e per questo si dice che sono “profondi”.

Tali dunque sono i poteri e le funzioni degli insegnamenti che fanno riferimento all’illuminazione del Budda, esposti nel Sutra del Loto. I sutra mirati all’istruzione e alla conversione degli altri non contengono questo insegnamento che fa riferimento all’illuminazione del Budda; sono come un uccello che non può volare nel cielo perché ha un’ala sola. Perciò nessuno ha mai conseguito la Buddità attraverso questi sutra.

Ma adesso il Sutra del Loto ha aperto e fuso i due tipi di insegnamento, quello per l’istruzione e la conversione degli altri e quello che fa riferimento all’illuminazione del Budda, e quindi non gli manca niente. È come un uccello con due ali che può volare senza impedimento alcuno. Perciò, attraverso questo sutra, la Buddità si può conseguire senza alcun indugio.

Nel capitolo “Re della Medicina” del Sutra del Loto ci sono dieci similitudini per indicare la superiorità del potere e delle funzioni degli insegnamenti che fanno riferimento all’illuminazione del Budda rispetto a quelli mirati all’istruzione e alla conversione degli altri. La prima similitudine paragona gli altri sutra a fiumi e ruscelli e il Sutra del Loto al grande mare. (Questo è un riassunto del significato del passo). Perché in verità, anche se i vari corsi d’acqua, che sono i sutra per istruire e convertire gli altri, fluiscono incessantemente giorno e notte nel grande mare del Sutra del Loto, che è l’insegnamento che fa riferimento all’illuminazione del Budda, il grande mare non aumenta né diminuisce, manifestando così la natura meravigliosa della sua funzione. Ma i vari corsi d’acqua degli altri sutra non possono nemmeno per un istante contenere il grande mare del Sutra del Loto. Questa similitudine indica così la superiorità degli insegnamenti che fanno riferimento all’illuminazione del Budda rispetto agli insegnamenti per istruire e convertire gli altri. Quest’unica similitudine è rappresentativa di tutte le altre.

Le similitudini suddette sono state tutte predicate dal Budda e non sono mescolate a commenti di altri. Se ne comprendiamo correttamente il significato avremo davanti a noi uno specchio chiaro e limpido che riflette la vera natura dei sacri insegnamenti della vita del Budda. Chi, leggendo questi passi del sutra e i suoi commentari, potrebbe rimanere ancora nel dubbio e nella confusione?

Questa è la dichiarazione unanime tramandata dai Budda delle tre esistenze. Non c’è ragione che altri si intromettano nel tentativo di interpretarne il significato. Essa rappresenta l’intenzione originale per la quale i Budda delle tre esistenze fecero la loro apparizione nel mondo, la via diretta per il conseguimento della Buddità da parte di tutti gli esseri viventi.

Le scuole fondate sui sutra esposti nei primi quarantadue anni della vita di predicazione del Budda, sutra per l’istruzione e la conversione degli altri, sono le scuole della Ghirlanda di fiori, della Vera parola, di Bodhidharma48, della Pura terra, delle Caratteristiche dei dharma, dei Tre tesori, dei Precetti, del Tesoro dell’Abhidharma e dell’Affermazione della verità. Predicano tutte dottrine che appartengono agli otto insegnamenti affermati prima del Sutra del Loto e sono tutte espedienti. Cioè sono espedienti per condurre e guidare gli altri, e appartengono alle categorie di associare, escludere, mettere in relazione e includere.

Questo è l’ordine col quale i Budda delle tre esistenze espongono i loro insegnamenti. Quando si discutono gli insegnamenti dottrinali si deve tenere conto di quest’ordine. Qualsiasi cosa che lo contrasti non è l’insegnamento del Budda.

Il Tathagata Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, prese solennemente atto di quest’ordine osservato dai Budda delle tre esistenze nell’esposizione dei loro insegnamenti e non contravvenne a esso nemmeno con una singola parola del suo insegnamento. E, dichiarando di aver fatto come quei Budda, disse nel Sutra del Loto: «Seguendo lo stesso metodo impiegato dai Budda delle tre esistenze per esporre gli insegnamenti, io ora farò lo stesso e predicherò una Legge scevra di distinzioni». Se si va contro tale metodo, ci si rivolta contro l’intento originale dei Budda delle tre esistenze. I fondatori e i maestri che hanno fondato le rispettive scuole mettendo in discussione gli insegnamenti della scuola del Loto stanno commettendo il peggiore degli errori, sono affetti dalla peggiore delle idee illusorie.

La “Risoluzione sugli ammonimenti alle altre scuole” (di Sanno-in49) contiene questa confutazione: «In genere si parla di ottantamila insegnamenti buddisti, ma se li analizziamo complessivamente, vedremo che non ce n’è uno che non appartenga all’uno o all’altro dei quattro insegnamenti, come ho dimostrato all’inizio di quest’opera.

«Questi quattro insegnamenti, l’insegnamento del Tripitaka, l’insegnamento di condivisione, l’insegnamento specifico e l’insegnamento perfetto, riguardano rispettivamente i veicoli degli ascoltatori della voce, dei risvegliati all’origine dipendente, dei bodhisattva e del Budda. Ma, se esaminiamo le dottrine e i princìpi delle scuole della Vera parola, Zen, della Ghirlanda di fiori, dei Tre trattati, della Coscienza come unica realtà50, dei Precetti, dell’Affermazione della verità e del Tesoro dell’Abhidharma, in che modo essi vanno al di là di dei quattro insegnamenti?

«Se affermiamo che vanno al di là di essi, allora sono dottrine non buddiste o insegnamenti eretici. E se non vanno al di là di essi, allora dovremmo chiedere quale obiettivo intendano raggiungere. (Cioè quale dei quattro veicoli suddetti sperino di raggiungere). E, a seconda della risposta a questa domanda, si dovrebbero esaminare minuziosamente i loro princìpi fondamentali e ammonirle per i loro errori. Nel farlo si dovrebbe impiegare la classificazione dei quattro insegnamenti stabilita dalla nostra scuola e basare le proprie conclusioni su di essa. Se gli obiettivi che queste altre scuole mirano a raggiungere sono diversi da quelli esposti nei nostri insegnamenti, bisognerebbe richiamarle all’ordine.

«Adesso, dunque, per quanto riguarda la scuola della Ghirlanda di fiori, essa espone le sue varie pratiche, che agiscono come cause, e i vari risultati o scopi che intende raggiungere, all’interno della cornice dei cinque insegnamenti. Queste pratiche si dividono in diverse categorie come quella iniziale, mediana e successiva, e non sono dello stesso genere in quanto ogni tipo di insegnamento è mirato a raggiungere un particolare risultato, ma, se le cause e i risultati nel loro schema non sono conformi a quelli delineati negli insegnamenti del Tripitaka, di condivisione, specifico e perfetto, allora questo non è un insegnamento buddista.

«Per quanto riguarda poi la triplice messa in moto della ruota della Legge [predicata dalla scuola dei Tre trattati] o gli insegnamenti dei tre periodi [della scuola delle Caratteristiche dei dharma], occorre determinare se tali dottrine sono valide o meno. Bisognerebbe chiedere quale veicolo miri a raggiungere la pratica di tali insegnamenti. Se la risposta è “il veicolo della Buddità”, allora occorre far notare che essi non hanno la pratica meditativa richiesta per manifestare la Buddità.

«Se la risposta è che mirano a raggiungere il veicolo del bodhisattva allora si dovrebbe far notare che ci sono due interpretazioni della Via di mezzo, quella che vede le tre verità che la compongono come entità separate e quella che le vede come un tutto unico, e chiedere quale visione sostenga la scuola della persona a cui si rivolge la domanda. Se risponde che le considerano separate, allora fate notare che non c’è modo di raggiungere lo scopo desiderato con simili mezzi. Se la risposta è che le considerano un tutto unico, allora sollevate la stessa obiezione del caso in cui lo scopo da raggiungere era la Buddità.

«A coloro che erroneamente si basano sulla recitazione dei mantra, fate notare che chi non ha compreso il meraviglioso insegnamento della triplice contemplazione in un’unica mente non è diverso da chi segue l’insegnamento specifico, e non potrà mai ottenere l’illuminazione al meraviglioso principio che soggiace all’esistenza.

«Così bisognerebbe indagare minuziosamente gli scopi delle altre scuole e criticarli sulla base dei veri princìpi. (Cioè i princìpi insegnati della nostra scuola).

«I princìpi della logica51 sono rivolti ai credenti non buddisti. Nella maggior parte dei casi tali princìpi sono abbinati alle dottrine hinayana o dell’insegnamento specifico. Paragonati agli insegnamenti dei sutra del Loto, della Ghirlanda di fiori e del Nirvana, hanno una funzione introduttiva a questi insegnamenti più alti. Sono provvedimenti temporanei adatti alle particolari capacità degli ascoltatori che intendono condurre e guidare. Il loro scopo fondamentale è permettere ai non buddisti e ai seguaci dello Hinayana di giungere a comprendere i veri princìpi.

«Perciò, quando si disserta di insegnamenti buddisti, occorre tenere a mente gli obiettivi ai quali miravano i quattro ordini di saggi e non preoccuparsi eccessivamente soltanto delle particolari dottrine o princìpi logici. Inoltre, quando si valutano i princìpi dottrinali delle altre scuole, occorre esaminarli alla luce dei princìpi della propria, e giudicarne la correttezza conseguentemente. Ma, nel far questo, non bisogna tenere un atteggiamento ostile o cocciuto. (In genere le altre scuole, nella maggior parte dei casi sostengono dottrine che appartengono ai primi tre dei quattro insegnamenti, e raramente accennano ai princìpi dell’insegnamento perfetto)».

Questa è dunque la sentenza in merito a tale argomento pronunciata dal santo dei tempi antichi, il Gran Maestro [Chisho]. Essa è un chiaro specchio in cui percepire e giudicare in modo infallibile i princìpi esposti dalle varie scuole. Perché allora gli eruditi di quest’ultima epoca non usano questo specchio e invece pretendono avventatamente di giudicare da soli?

È essenziale studiare attentamente i tre insegnamenti che attraversano tutto il Buddismo: l’insegnamento immediato, l’insegnamento graduale e l’insegnamento perfetto. Essi sono l’unione delle tre verità esposte nei sacri insegnamenti della vita del Budda.

I primi due insegnamenti, immediato e graduale, furono esposti nei primi quarantadue anni della sua vita di predicazione; l’insegnamento perfetto fu esposto negli ultimi otto anni. Insieme essi rappresentano cinquant’anni di insegnamento e, al di fuori di essi, non vi sono altre dottrine.

Come si può fare a meno di comprenderli correttamente?

Quando qualcuno si trova ancora allo stadio di comune essere vivente, questi tre insegnamenti sono chiamati le tre verità, quando ha conseguito l’obiettivo della Buddità, si chiamano i tre corpi. Si tratta di nomi diversi per la stessa cosa. Il processo di esporli e portarli alla luce è conosciuto come i sacri insegnamenti della vita del Budda. Quando qualcuno li apre e li fonde in modo da percepire che queste tre verità costituiscono una singola entità, questo è il conseguimento della Buddità. Questa si chiama apertura e fusione, ed è l’insegnamento che fa riferimento all’illuminazione del Budda.

Nei sistemi dottrinali esposti dalle altre scuole, queste tre verità che formano un’unità sono trattate come se fossero separate e sono esposte sotto otto intestazioni diverse52, ciascuna delle quali costituisce la base di una particolare scuola; così mancano tutte del principio della completa e perfetta unità e quindi non possiedono la verità con cui è possibile conseguire la Buddità.

In queste altre scuole non è possibile conseguire veramente la Buddità, perciò sono detestabili. E ciò che è da detestare in esse è il fatto che le loro dottrine sono carenti.

Invece, quando si considera il perfetto insegnamento e si vede che tutti i fenomeni sono perfettamente fusi insieme, pieni e perfetti come la luna nella quindicesima notte del mese, liberi da ogni carenza, e quando li si comprende completamente, non c’è più giudizio sulla loro bontà o malvagità, né scelta sulla base di ciò che è opportuno per l’occasione, non occorre più ricercare un luogo tranquillo, né chiedersi quali persone siano adatte e quali no. Chi capisce che qualsiasi fenomeno è una manifestazione della Legge buddista ha compreso fino in fondo la natura di tutti i fenomeni. Allora anche se segue un cammino che non è la via53, starà comunque realizzando la via del Budda.

Cielo, terra, acqua, fuoco e vento sono i cinque Tathagata di saggezza. Essi risiedono nel corpo e nella mente di tutti gli esseri viventi e non sono mai separati da loro nemmeno per un istante. Perciò le questioni mondane e quelle che riguardano l’illuminazione si mescolano armonicamente nella mente dell’individuo; al di fuori della mente non esiste assolutamente nessun’altra cosa. Perciò, quando si ode questa verità, si può conseguire immediatamente lo scopo della Buddità senza un attimo di indugio perché è un principio della massima profondità.

Le tre verità che formano un’unità sono paragonabili a un gioiello, alla sua brillantezza e alla sua natura preziosa. Poiché possiede queste tre virtù, esso si può chiamare un gioiello che realizza i desideri in grado di simboleggiare l’unità delle tre verità. Ma, se queste tre virtù fossero separate e trattate come entità distinte, il gioiello sarebbe inutile. Sarebbe paragonabile alle varie scuole che espongono gli insegnamenti con valore di espedienti nei quali le tre verità sono viste come separate l’una dall’altra.

Possiamo paragonare il gioiello al corpo del Dharma, la sua brillantezza al corpo di ricompensa e la sua preziosa natura al corpo manifesto. Quando queste tre virtù che formano una unità sono considerate entità separate, e su questa base vengono fondate delle scuole, ciò fa detestare tali scuole per la loro carenza. Ma quando queste tre virtù vengono combinate per formare un tutto unico, ciò si chiama unità delle tre verità. Questa unità delle tre verità è paragonabile al Tathagata di illuminazione originale, i cui tre corpi sono in realtà un unico corpo.

[Secondo i quattro tipi di terre] la Terra della Luce Tranquilla è paragonabile a uno specchio e le altre tre terre, la Terra dei Santi e degli Esseri comuni, la Terra di Transizione e la Terra della Ricompensa Attuale sono paragonabili alle immagini riflesse nello specchio. Ma le quattro terre sono un’unica terra, così come i tre corpi sono un unico Budda.

Ora, [con il Sutra del Loto], questi tre corpi e quattro tipi di terre si mescolano insieme in armonia per formare la virtù di un unico Budda, chiamato Budda della Luce Tranquilla. Il Budda della Luce Tranquilla diventa Budda del perfetto insegnamento e il Budda del perfetto insegnamento è il vero Budda dello stato di veglia. I Budda delle altre tre terre sono Budda provvisori in un mondo di sogno.

Questa è la dichiarazione proclamata con parole identiche dai Budda delle tre esistenze riguardo alla classificazione generale degli insegnamenti. Nessuno può dire una parola in contrario e nessuno può interpretarla per far sì che significhi qualcos’altro. Chiunque vada contro questa dichiarazione è colpevole del grave crimine di rivoltarsi contro i Budda delle tre esistenze. Tali persone sono il demone celeste, oppure non buddisti.

Poiché, se le persone facessero questo, si starebbero rivoltando contro la Legge buddista per l’eternità, questo insegnamento deve essere tenuto segreto e non va rivelato ad altri. Se non sarà tenuto segreto, ma verrà invece rivelato sconsideratamente, le persone non riusciranno a comprendere veramente i princìpi della Legge buddista e cesseranno di ricevere la protezione delle divinità nella loro esistenza presente e in quelle future. Se appariranno persone che offendono la Legge, esse volteranno le spalle ai Budda delle tre esistenze e, sia coloro che hanno rivelato gli insegnamenti segreti, sia coloro ai quali sono stati rivelati, cadranno nei cattivi sentieri dell’esistenza. Faccio questo ammonimento perché so che questo è ciò che accadrà.

Perciò occorre custodire con grande cura questi insegnamenti segreti e acquisire una vera comprensione di questi princìpi, in modo da agire in accordo con le intenzioni originali dei Budda delle tre esistenze e godere così della protezione dei due santi, delle due divinità celesti e delle dieci fanciulle demoni54, e ottenere senza impedimenti il supremo livello di rinascita, la rinascita nella Terra della Luce Tranquilla. Allora nello spazio di un istante55 si ritornerà al sogno dei nove mondi, il regno di nascita e morte, si farà sì che il proprio corpo pervada le terre dell’intero regno dei fenomeni nelle dieci direzioni56, che la propria mente entri nel corpo di tutti gli esseri senzienti, incoraggiandoli dall’interno, conducendoli e guidandoli dall’esterno, con l’interno e l’esterno che rispondono l’uno all’altro, e causa interna e causa esterna che funzionano in armonia57; in tal modo si utilizzerà la pietà e la compassione dei propri poteri sovrannaturali liberamente esercitati per elargire ampiamente agli esseri viventi benefici incontrastati.

I Budda delle tre esistenze fanno la loro apparizione nel mondo perché hanno in mente l’“unica grande ragione”, o unica grande questione. La parola “unica” rappresenta la verità della Via di mezzo, il Sutra del Loto. La parola “grande” rappresenta la verità della vacuità, il Sutra della Ghirlanda di fiori. La parola “questione” rappresenta la verità dell’esistenza temporanea, i sutra Agama, Corretti ed equi e della Saggezza. Esse costituiscono l’unità delle tre verità, così com’è esposta negli insegnamenti della vita del Budda.

Quando ci si risveglia a questo e lo si comprende, si consegue lo scopo della Buddità. Questo è l’adempimento dell’intenzione originale per la quale i Budda appaiono nel mondo, la diretta via per il conseguimento della Buddità da parte degli esseri viventi.

[La “ragione” per la quale appaiono consiste di “cause” e “condizioni”]. Le cause sono l’unità delle tre verità che esiste, eterna e immutabile, nei corpi di tutti gli esseri viventi. Perciò si chiamano collettivamente “cause”. Ma, anche se tutti gli esseri possiedono le tre cause inerenti, o potenzialità, della natura di Budda58, se non trovano le giuste condizioni, incontrando un “buon amico” o maestro, non si risveglieranno, non capiranno, e la loro natura di Budda non si manifesterà. Ma, se troveranno le giuste condizioni, incontrando un buon amico, la loro natura di Budda diverrà immancabilmente manifesta. Per questo, tali incontri si chiamano “condizioni”.

Ma, se adesso queste cinque componenti, “unica”, “grande”, “questione”, “cause” e “condizioni” si uniscono armoniosamente e si realizza la condizione difficile da realizzare di incontrare un buon amico, quali ostacoli potrebbero mai sussistere alla manifestazione dei cinque aspetti della natura di Budda?

Quando giunge la primavera, col vento e la pioggia, anche le piante e gli alberi che sono privi d’intelligenza mettono germogli, fioriscono gloriosamente e rendono nota al mondo la loro presenza. E quando arriva l’autunno, con la sua luna autunnale, le piante e gli alberi maturano e generano i frutti. Allora nutriranno tutti gli esseri senzienti, ne sosterranno la vita, li porteranno a maturare, e infine manifesteranno la virtù e le funzioni della Buddità. Chi può dubitarne? Se persino le piante e gli alberi che sono privi di intelligenza possono farlo, quanto più sarà vero degli esseri umani?

Anche se non siamo altro che persone comuni in uno stato di illusione, abbiamo le nostre menti, la nostra intelligenza; sappiamo distinguere giusto e sbagliato e valutare ciò che è appropriato all’occasione. Grazie al karma accumulato nel passato siamo nati in una terra in cui si propaga la Legge buddista. Se possiamo incontrare un buon amico, otterremo una comprensione delle cause e degli effetti e conseguiremo la Buddità. Se incontriamo un buon amico, per quale ragione dovremmo mai essere da meno delle piante e degli alberi, rimanendo muti, inerti e incapaci di rispondere e manifestare le tre potenzialità inerenti della natura di Budda, che sono dentro di noi?

Questa volta dobbiamo, dobbiamo assolutamente risvegliarci da questo regno di sogno di nascita e morte, fare ritorno allo stato di veglia dell’illuminazione originale e recidere le funi che ci legano alla nascita e alla morte. Dopo di che, non ospiteremo più nella nostra mente dottrine buddiste che appartengono a quel regno di sogno.

Ci uniremo in armonia con l’unica mente dei Budda delle tre esistenze, svolgeremo la pratica di Myoho-renge-kyo e, senza ostacoli, otterremo l’illuminazione perché la distinzione fra i due insegnamenti, quelli che fanno riferimento all’illuminazione del Budda e quelli che riguardano l’istruzione e la conversione degli altri, è chiara come se fosse riflessa in uno specchio. È esattamente come afferma la dichiarazione dei Budda delle tre esistenze. Tienilo segreto! Tienilo segreto!

Nichiren

Il decimo mese del secondo anno dell’era Koan [1279], segno ciclico tsuchinoto-u

Cenni Storici

Si ritiene che quest’opera, il cui destinatario non è noto, sia stata scritta a Minobu il decimo mese del 1279. È indicata anche con i titoli abbreviati di La dichiarazione unanime dei Budda delle tre esistenze o La dichiarazione unanime.

In effetti, il titolo sintetizza il contenuto dell’opera; esso significa, in sostanza, che tutti i Budda di ogni tempo hanno profondamente ponderato e dichiarato il modo in cui gli insegnamenti del Buddismo devono essere classificati, affermando quali insegnamenti vanno scartati e quali confermati perché sono efficaci per conseguire la Buddità. Nichiren Daishonin divide l’intero corpo degli insegnamenti del Budda Shakyamuni in due categorie: quelli che riguardano l’istruzione e la conversione degli altri, e quelli che riguardano l’illuminazione del Budda. I termini giapponesi che definiscono queste due categorie sono jigyo, letteralmente pratica personale, e keta, istruire e convertire gli altri. Questi termini sono interpretati in modo diverso a seconda che si riferiscano alla pratica religiosa o agli insegnamenti del Budda. Quando si riferiscono alla pratica, jigyo assume il significato di pratica per sé, la pratica buddista che ha come scopo il conseguimento della propria illuminazione, mentre keta significa pratica per gli altri, la pratica altruista mirata ad aiutare gli altri a ottenere l’illuminazione. Ma, quando questi termini riguardano gli insegnamenti del Budda, jigyo indica gli insegnamenti che si riferiscono all’illuminazione personale del Budda, mentre keta indica gli insegnamenti che il Budda espose in accordo alla capacità delle persone per condurle al vero insegnamento dell’illuminazione.

Nel sistema di classificazione impiegato in quest’opera, gli insegnamenti che riguardano l’istruzione e la conversione degli altri sono identificati con gli espedienti, o insegnamenti provvisori che Shakyamuni espose prima del Sutra del Loto. Invece quelli che si riferiscono all’illuminazione del Budda corrispondono al vero insegnamento, quello del Sutra del Loto. La dichiarazione dei Budda delle tre esistenze di passato, presente e futuro è che gli insegnamenti provvisori esposti per l’istruzione e la conversione degli altri dovrebbero essere abbandonati, e bisognerebbe abbracciare il Sutra del Loto, l’insegnamento che rivela direttamente l’illuminazione personale del Budda.

Il Daishonin descrive la «dichiarazione» di cui si parla nel titolo come un insieme di passi collegati e confermati dai Budda delle tre esistenze, un riferimento all’intero Sutra del Loto e ad alcuni passi specifici: quello tratto dal Sutra degli Innumerevoli significati che serve da introduzione al Loto «In questi quarant’anni e più non ho ancora rivelato la verità»; il passo tratto dal secondo capitolo del Sutra del Loto “Espedienti” «Seguendo lo stesso metodo impiegato dai Budda delle tre esistenze per esporre gli insegnamenti, io ora farò lo stesso e predicherò una Legge scevra di distinzioni»; e, sempre dallo stesso capitolo: «Nelle terre del Budda delle dieci direzioni esiste solo la Legge dell’unico veicolo, non ce ne sono due, non ce ne sono tre» e «I Budda, gli Onorati dal Mondo, appaiono nel mondo per un’unica grande ragione».

Alla luce delle parole del titolo «sulla classificazione degli insegnamenti e su quali di questi devono essere abbandonati e quali devono essere adottati» si conclude che, fra tutti gli insegnamenti del Budda, quelli che sono stati esposti come espedienti vanno abbandonati, e quelli che rivelano la verità vanno confermati. Il Daishonin applica la classificazione del Buddismo approvata da tutti i Budda agli insegnamenti di tutta la vita del Budda Shakyamuni, e chiarisce che il Sutra del Loto è il vero insegnamento che apre e fonde tutti gli altri insegnamenti. Egli si riferisce poi alla Legge meravigliosa «scevra di distinzioni», di cui si parla nel capitolo «Espedienti», identificandola con l’«unico veicolo del Sutra del Loto della Legge meravigliosa (Myoho-renge-kyo) presente nella nostra mente » che pervade l’universo intero.

Il Daishonin inizia facendo una distinzione tra gli insegnamenti esposti dal Budda Shakyamuni durante i primi quarant’anni e più della sua vita di predicazione, e gli insegnamenti del Sutra del Loto, che il Budda predicò durante gli ultimi otto anni della sua vita. Egli identifica i primi con gli insegnamenti che riguardano la conversione degli altri, ovvero espedienti, di natura provvisoria, insegnamenti propagati nel mondo dei sogni per le persone nello stato di sogno. Per contro, egli definisce il Sutra del Loto come l’insegnamento che riguarda l’illuminazione personale del Budda, il vero insegnamento, esposto per le persone nello stato di veglia.

Egli delinea poi brevemente la natura degli insegnamenti che riguardano la conversione degli altri e descrive il significato dell’insegnamento che riguarda l’illuminazione del Budda, il Sutra del Loto, spiegando la sua meravigliosa funzione di aprire e fondere tutti gli altri insegnamenti nel singolo principio della Legge meravigliosa. Egli spiega l’essenza dell’illuminazione conseguita dal Budda Shakyamuni in un passato infinitamente remoto, ovvero la Legge meravigliosa o Legge mistica dal tempo senza inizio. Egli descrive l’enorme differenza dei risultati derivanti dagli insegnamenti che si riferiscono all’illuminazione del Budda rispetto a quelli mirati alla conversione degli altri, e la loro differenza in termini di potere e funzione, stabilendo la pratica che permette di conseguire la Buddità alle persone comuni dell’Ultimo giorno della Legge.

In seguito egli afferma: «Quando qualcuno li apre e li fonde [i sacri insegnamenti della vita del Budda] in modo da percepire che queste tre verità costituiscono una singola entità, questo è il conseguimento della Buddità. Questa si chiama apertura e fusione ed è l’insegnamento che fa riferimento all’illuminazione del Budda». Infine, egli si riferisce all’«unica grande ragione», o più letteralmente all’«unica grande questione», per cui tutti i Budda appaiono in questo mondo, e conclude: «Ci uniremo in armonia con l’unica mente dei Budda delle tre esistenze, svolgeremo la pratica di Myoho-renge-kyo e, senza ostacoli, otterremo l’illuminazione perché la distinzione fra i due insegnamenti, quelli che fanno riferimento all’illuminazione del Budda e quelli che riguardano l’istruzione e la conversione degli altri, è chiara come se fosse riflessa in uno specchio. È esattamente come afferma la dichiarazione dei Budda delle tre esistenze. Tienilo segreto! Tienilo segreto!».


Note
1. “Lo stato di veglia dell’illuminazione originale” significa la vera illuminazione, il risveglio alla verità che tutti gli esseri viventi sono originariamente illuminati e perciò sono dei Budda.
2. Questo passo in realtà si trova in Annotazioni su “Grande concentrazione e visione profonda” di Miao-lo.
3. Questo passo in realtà si trova in Annotazioni su “Il significato profondo del Sutra del Loto” di Miao-lo.
4. Il titolo completo di quest’opera è Ricerca sui fondamenti di “Grande concentrazione e visione profonda”, il commentario di Miao-lo a Grande concentrazione e visione profonda di T’ien-t’ai.
5. Le quattro percezioni si chiamano anche le quattro porte, o vie per accedere alla verità buddista. Esse sono: la porta dell’esistenza, la porta della non esistenza, la porta dell’esistenza e della non esistenza e la porta che nega sia l’esistenza sia la non esistenza. T’ien-t’ai le associa ai quattro insegnamenti: del Tripitaka, di condivisione, specifico e perfetto.
6. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 79.
7. Ibidem, p. 90.
8. La “nostra mente” indica il corpo manifesto; la “natura della mente” il corpo di ricompensa” e l’“entità della mente” il corpo del Dharma. Essi costituiscono i tre corpi del Tathagata dell’illuminazione originale.
9. Parole e frasi del Sutra del Loto dice: «La grande compassione del Budda non cessa mai. E poiché la sua acuta saggezza è senza limiti, egli va ancora oltre e agita gli alberi per insegnare loro [alle persone di capacità inferiori] il vento. O solleva un ventaglio rotondo per mostrargli la luna». Più avanti nel testo il Daishonin cita un passo di Grande concentrazione e visione profonda: «Quando la luna è nascosta dietro una schiera di montagne, solleviamo un ventaglio rotondo come suo simbolo; quando nella vastità del cielo il vento cala, scuotiamo un albero per far vedere come il vento muove le cose».
10. “Tranquillità” significa estinzione o nirvana. Cioè il Budda con la morte entra nel nirvana.
11. Non si sa a quale commentario si riferisca il Daishonin.
12. L’indefinito è ciò che non può essere definito né buono né cattivo, in altre parole ciò che è moralmente neutro.
13. Secondo un’antica credenza giapponese si credeva che le volpi e i cani procioni ingannassero le persone. Il Daishonin dice che questi animali stanno esercitando i loro poteri sovrannaturali e considera questo un tipo di illuminazione. Con questo esempio intende spiegare che la natura di Budda esiste in tutti gli esseri senzienti.
14. Le parole « Nel triplice mondo c’è solo questa unica mente. Al di fuori di questa mente non esiste altro fenomeno» non si trovano nell’edizione esistente del Sutra della Ghirlanda di fiori, ma il loro significato emerge in altri punti del sutra.
15. Riassunto di un passo del Sutra degli Innumerevoli significati. “Caratteristiche” corrisponde al carattere “so”, “aspetto”, il primo dei dieci fattori.
16. Riassunto di un passo di Parole e frasi. Ciò che trascende i due estremi di “nascita e morte” e “nirvana”, ovvero la fine del ciclo di nascita e morte, è la Via di mezzo. Il nirvana con residui è il nirvana dell’arhat che ha eliminato tutte le illusioni e non rinascerà più nei sei sentieri, ma è ancora legato al mondo della sofferenza in quanto possiede un corpo. Il nirvana senza residui è lo stato che l’arhat raggiunge nella morte quando corpo e mente, cioè le fonti della sofferenza, sono estinti.
17. I Dieci mondi rappresentano i dieci diversi stati vitali, mentre i dieci fattori esistono in ciascuno dei Dieci mondi. Per questo si afferma: «Anche se i Dieci mondi sono dieci di numero, i dieci fattori sono un tutto unico».
18. In questo contesto “inizio” si riferisce ai dieci fattori nel mondo di Buddità e “fine” ai dieci fattori nei nove mondi.
19. Il Sutra del Loto, cap. 3, p. 120.
20. Chuang Chou: Chuang Tzu, filosofo cinese del quarto secolo a.C.
21. Questa frase significa che “ciò che non ha nascita”, cioè il nirvana, o estinzione di nascita e morte, è di per sé senza nascita, e quindi è indescrivibile a parole. Significa che la verità essenziale del nirvana è eterna e immutabile, e va oltre ogni descrizione.
22. Riferimento ai sei stadi della pratica. Il conseguimento della Buddità nella propria forma presente è l’ultimo stadio dell’illuminazione fondamentale. Nell’insegnamento dell’illuminazione perfetta e immediata, si passa dallo stadio di udire il nome e le parole della verità allo stadio finale, senza stadi intermedi.
23. Riassunto di un passo del Significato profondo del Sutra del Loto.
24. Testa, tronco, braccia e gambe.
25. Il numero di giorni nel calendario lunare. Per adattarsi al calendario solare sono periodicamente inseriti dei giorni intercalari.
26. Milza, fegato, cuore, polmoni e reni.
27. Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno.
28. Le cinque montagne sacre della Cina: il monte T’ai (il picco orientale), il monte Heng (il picco meridionale), il monte Hua (il picco occidentale), il monte Heng (il picco settentrionale; Heng è scritto con un carattere differente dal precedente) e il monte Sung (il picco centrale).
29. I cinque agenti sono i cinque elementi naturali di legno, fuoco, terra, metallo e acqua dell’antica cosmologia cinese.
30. Le cinque componenti della mente sono l’aspetto dell’anima che governa la mente della persona, l’aspetto dell’anima che governa il suo corpo, lo spirito, la volontà e l’aspirazione. Per le cinque virtù costanti vedi Glossario.
31. Gentilezza, bontà, rispetto, parsimonia e dare la precedenza agli altri.
32. Opera in dieci volumi compilata da Chang Hua (232-300) della dinastia Chin occidentale, che trattava di varie materie: geografia, uccelli e animali rari, aneddoti.
33. Deificazioni dei cinque ministri che, secondo la tradizione, aiutarono i leggendari cinque imperatori. In quanto personificazioni dei cinque agenti della cosmologia yin-yang si diceva che amministrassero le cinque direzioni. Erano Hou-t’u, Kou-mang, Chu-jung, Ju-shou e Hsüang-ming.
34. Nuvole verdi, bianche, rosse, nere e gialle.
35. Draghi verdi, bianchi, rossi, neri e gialli.
36. Le cinque materie di studio dell’antica India: 1) linguistica e grammatica; 2) artigianato e astronomia; 3) medicina e farmacia; 4) logica; 5) filosofia.
37. Riti, musica, tiro con l’arco, guida del cocchio, scrittura, matematica.
38. Qui il Daishonin interpreta i cinque agenti come i cinque elementi dell’universo: terra, acqua, fuoco, vento e spazio vuoto.
39. Le tre potenzialità inerenti alla natura di Budda (considerate cause) e i due effetti. Questi ultimi sono l’illuminazione ottenuta attraverso la saggezza di percepire la propria natura di Budda e il nirvana ottenuto attraverso la pratica per sviluppare tale saggezza.
40. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 66.
41. Riferimento alla spiegazione contenuta in Parole e frasi e in Annotazioni su “Parole e frasi del Sutra del Loto”.
42. Il Sutra del Loto, cap. 14, p. 283.
43. Detto anche anello d’acqua. Nell’antica cosmologia indiana era uno dei tre cerchi situati sotto la terra e che sostenevano il mondo. Quando un mondo si forma, dapprima si delinea un cerchio di vento; sopra di esso si sviluppa un cerchio d’acqua. In seguito, sul cerchio d’acqua si sviluppa un cerchio d’oro, e sopra di esso prende forma la terra stessa, con il suo monte Sumeru, i suoi mari e le sue montagne.
44. Vera saggezza e saggezza provvisoria. La vera saggezza è la saggezza di percepire la verità di tutti i fenomeni e la saggezza provvisoria è la saggezza di percepire i differenti aspetti di tutti i fenomeni.
45. Secondo Su “Significato profondo” di Miao-­lo, alla luce dell’insegnamento perfetto, «quei bodhisattva che hanno svolto la pratica religiosa nella loro attuale forma corporea» sono coloro che si trovano a uno stadio inferiore al primo stadio della sicurezza. E «coloro che, avendo fatto questo, hanno anche ottenuto la comprensione della non nascita e non estinzione di tutti i fenomeni» sono quelli che si trovano al primo stadio della sicurezza o a uno stadio superiore. «Coloro che hanno appena iniziato a manifestare la natura essenziale dei fenomeni» sono i bodhisattva che hanno raggiunto il primo stadio della sicurezza e che praticano nella Terra della Ricompensa Effettiva, e «coloro che, avendo fatto questo, sono progrediti agli stadi superiori della pratica religiosa» sono quelli che hanno ottenuto lo stadio di illuminazione quasi perfetta.
46. Per quanto riguarda le cause e gli effetti dei Dieci mondi e dei dieci fattori, per esempio il mondo d’inferno può diventare la causa per conseguire l’effetto della Buddità. Oppure i primi tre dei dieci fattori sono la causa e gli altri sette l’effetto. La “vera saggezza” è la saggezza di comprendere il vero insegnamento del Budda e la “saggezza provvisoria” è la saggezza di comprendere gli insegnamenti che hanno valore di espedienti. Dal punto di vista del mutuo possesso dei Dieci mondi, il “regno vero” (Buddità) e il “regno provvisorio”(nove mondi) esistono nella Buddità e il “regno vero” (Buddità) e il “regno provvisorio”(nove mondi) esistono nei nove mondi. Tutti questi esistono nella vita di ognuno, senza la minima eccezione. Quando si coglie questo, si comprendono le parole o insegnamenti del Budda.
47. “L’incarnazione dei Dieci mondi” indica il corpo del Dharma, “la mente dei Dieci mondi” il corpo di ricompensa e “la forma dei Dieci mondi” il corpo manifesto.
48. La scuola di Bodhidharma è la scuola Zen che considera Bodhidharma come suo fondatore.
49. Sanno-in è un tempio sul monte Hiei dove una volta viveva Chisho, il quinto capo dei preti del Monte Hiei. Qui sta a significare Chisho.
50. La scuola della Coscienza come unica realtà è la scuola delle Caratteristiche dei dharma, così chiamata perché sostiene la dottrina della coscienza come unica realtà.
51. Logica indiana, chiamata in sanscrito hetu-vidya. Hetu significa ragione o causa e vidya conoscenza. Questa logica fu fondata dalla scuola Nyaya e sviluppata completamente dallo studioso buddista Dignaga. Dosho (629-700), fondatore della scuola giapponese delle Caratteristiche dei dharma, introdusse questa logica in Giappone.
52. “Otto intestazioni”: si riferisce probabilmente alle otto scuole buddiste del Giappone: Tesoro dell’Abhidharma, Affermazione della verità, Precetti, Caratteristiche dei dharma, Tre trattati, Ghirlanda di fiori, Tendai e Vera parola. Secondo un’altra interpretazione “otto intestazioni” si riferisce agli otto insegnamenti: i quattro insegnamenti della dottrina (l’insegnamento del Tripitaka, l’insegnamento di condivisione, l’insegnamento specifico e l’insegnamento perfetto) e i quattro insegnamenti del metodo (l’insegnamento immediato, l’insegnamento graduale, l’insegnamento segreto e l’insegnamento indeterminato).
53. Tale cammino rappresenta i tre sentieri delle illusioni e dei desideri, del karma e della sofferenza. Questi sentieri non sono la via per l’illuminazione.
54. Questi esseri sono quelli che fecero voto di proteggere i praticanti del Sutra del Loto nel capitolo “Dharani” del sutra stesso. I due santi sono i bodhisattva Re della Medicina e Donatore Coraggioso, e le due divinità celesti sono Vaishravana e Sostenitore del Paese, due dei quattro re celesti.
55. Invece di rimanere a godersi la Terra della Luce Tranquilla, spinti dalla compassione si fa rapidamente ritorno al regno di nascita e morte per aiutare gli altri.
56. Sia il proprio corpo sia le terre sono composti di terra, acqua, fuoco, vento e spazio vuoto. La frase indica l’identità del proprio sé e del cosmo.
57. Le parole «incoraggiandoli dall’interno, conducendoli e guidandoli dall’esterno, con l’interno e l’esterno che rispondono l’uno all’altro, e causa interna e causa esterna che funzionano in armonia» descrivono come un Budda reca beneficio agli esseri viventi. «Incoraggiandoli dall’interno» significa che il Budda risveglia la natura di Budda che giace latente e non sviluppata negli esseri viventi. «Conducendoli e guidandoli dall’esterno» significa che il Budda li conduce alla Buddità esponendo vari insegnamenti. “Interno” e “causa interna” si riferiscono alla mente degli esseri viventi e “esterno” e “causa esterna”, o condizione, all’insegnamento da parte del Budda. L’intero periodo descrive l’azione del mondo di Buddità che pervade l’universo e della natura di Budda inerente a tutti gli esseri viventi.
58. Vedi tre potenzialità innate della natura di Budda nel Glossario.