Numero: 40
Data: 1273
Luogo: Sado
Destinatario: Sairen-bo

Il vero aspetto di tutti i fenomeni

Domanda: Nel capitolo “Espedienti” del primo volume del Sutra del Loto si legge: «Il vero aspetto di tutti i fenomeni può essere compreso e condiviso solo tra Budda. Questa realtà consiste di: aspetto, natura, […], e della loro coerenza dall’inizio alla fine»1. Cosa significa questo passo?

Risposta: Esso significa che gli esseri viventi e i loro ambienti nei Dieci mondi, dall’inferno, il più basso, alla Buddità, il più elevato, sono tutti, senza eccezioni, manifestazioni di Myoho-renge-kyo. Se esiste un ambiente, deve esserci necessariamente un essere vivente. Un commentario dice: «Sia l’essere vivente sia il suo ambiente manifestano sempre Myoho-renge-kyo»2. Un altro afferma: «Il vero aspetto si manifesta invariabilmente in tutti i fenomeni e tutti i fenomeni si manifestano invariabilmente nei dieci fattori. I dieci fattori si manifestano invariabilmente nei Dieci mondi e i Dieci mondi si manifestano invariabilmente in “corpo e terra”»3 e: «Sia gli esseri sia l’ambiente dell’inferno Avichi esistono interamente nella vita del supremo santo [il Budda] e, ancor più importante, corpo e terra del [Budda] Vairochana non trascendono la vita degli esseri comuni»4. Spiegazioni così precise non lasciano spazio a dubbi. Quindi, l’intero regno dei fenomeni non è diverso dai cinque caratteri di Myoho-renge-kyo.

Anche i due Budda, Shakyamuni e Molti Tesori, quando elargirono le funzioni benefiche dei cinque caratteri di Myoho-renge-kyo, si manifestarono come i due Budda che, seduti nella torre preziosa, si scambiarono un segno di assenso.

Nessuno tranne Nichiren ha mai rivelato insegnamenti come questi. T’ien-t’ai, Miao-lo e Dengyo li conoscevano nel loro cuore, ma non li espressero mai a parole. Vissero serbando questo sapere dentro di sé. E c’erano buoni motivi per questo: il Budda non aveva affidato loro questo compito, il tempo non era ancora giunto, ed essi non erano stati discepoli del Budda sin dal remoto passato. Nessuno, tranne Pratiche Superiori, Pratiche Illimitate e le altre supreme guide e maestri dei Bodhisattva della Terra, può non solo apparire nei primi cinquecento anni dell’Ultimo giorno per propagare i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo, l’essenza di tutti i fenomeni, ma anche rappresentare concretamente la cerimonia dei due Budda seduti fianco a fianco nella torre preziosa. Il motivo è che quello che devono propagare e rappresentare concretamente non è altro che l’insegnamento dei “tremila regni in un singolo istante di vita” effettivi5 contenuto nel capitolo “Durata della vita” dell’insegnamento originale.

Pertanto, anche i due Budda Shakyamuni e Molti Tesori non sono che funzioni [di Myoho-renge-kyo]. Il Budda originale è Myoho-renge-kyo. Il sutra spiega ciò come «il segreto e i poteri sovrannaturali del Tathagata»6. “Il segreto del Tathagata” è l’entità dei tre corpi del Budda, è il Budda originale; “i poteri sovrannaturali” si riferisce alla funzione dei tre corpi, e riguarda i Budda transitori. Una persona comune è un’entità dei tre corpi e un Budda originale; un Budda è una funzione dei tre corpi e un Budda transitorio. In tal caso, sebbene si pensi che Shakyamuni sia dotato delle tre virtù di sovrano, maestro e genitore per il bene di noi tutti, esseri viventi, in realtà non è così. Al contrario sono le persone comuni che lo dotano delle tre virtù.

T’ien-t’ai così spiega chi è il Tathagata: «Il Tathagata è un appellativo generico dei Budda delle dieci direzioni e delle tre esistenze, dei due Budda, dei tre Budda7, del Budda originale e dei Budda transitori»8. Qui “Budda originale” si riferisce agli esseri comuni, mentre “Budda transitori” sta a indicare i Budda. Tuttavia, a causa della differenza tra le persone comuni e i Budda, che ha origine dalla disparità fra illusione e illuminazione, le persone comuni non sono consapevoli di possedere sia l’entità che le funzioni dei tre corpi.

“Tutti i fenomeni” nel sutra si riferisce ai Dieci mondi, e “vero aspetto” a ciò che sono realmente. “Vero aspetto” è un altro nome per Myoho-renge-kyo; ne consegue che tutti i fenomeni sono Myoho-renge-kyo. Quando l’inferno esibisce la sua forma infernale quello è il suo vero aspetto. Quando l’inferno si muta nel regno degli spiriti affamati quella non è più la vera forma dell’inferno. Un Budda esibisce la forma di un Budda e un essere comune quella di un essere comune. Le entità di tutti i fenomeni sono le entità di Myoho-renge-kyo. Questo è il significato del “vero aspetto di tutti i fenomeni”. T’ien-t’ai afferma che il profondo principio del vero aspetto è Myoho-renge-kyo originariamente inerente9. Questa interpretazione identifica l’espressione “vero aspetto” con l’insegnamento transitorio e “Myoho-renge-kyo originariamente inerente” con l’insegnamento originale. Dovresti meditare nel profondo del cuore su questa interpretazione.

Benché indegno di questo onore, Nichiren fu il primo a diffondere la Legge mistica che il Bodhisattva Pratiche Superiori doveva propagare nell’Ultimo giorno della Legge. Fu anche il primo, nonostante solo il Bodhisattva Pratiche Superiori abbia il potere di farlo, a iscrivere [l’oggetto di culto come] la rappresentazione concreta del Budda Shakyamuni del remoto passato rivelato nel capitolo “Durata della vita”, del Budda Molti Tesori che apparve quando fu predicato il capitolo “Torre preziosa” che appartiene all’insegnamento transitorio, e dei Bodhisattva della Terra che giunsero nel capitolo “Emergere dalla terra”. Per quanto la gente possa odiarmi, non può cambiare la realtà della mia illuminazione.

Di conseguenza, l’aver esiliato me, Nichiren, in quest’isola lontana è una colpa che non potrà mai venire espiata, neanche col passare di innumerevoli kalpa. Nel capitolo “Parabola e similitudine” si legge: «Se dovessi descrivere le punizioni [in cui incorrono coloro che offendono questo sutra], potrei proseguire per un intero kalpa senza giungere alla fine»10. D’altra parte, neanche la saggezza del Budda è sufficiente a calcolare i meriti che si acquistano facendo offerte a Nichiren e diventando suoi discepoli e sostenitori laici. Il sutra afferma: «[I benefici che ne otterrà saranno tali] che neppure la saggezza del Budda potrebbe mai finire di calcolarne la portata»11.

Nichiren è il solo che abbia iniziato a realizzare la missione dei Bodhisattva della Terra. Potrebbe addirittura essere uno di loro. E se Nichiren è un Bodhisattva della Terra, non lo sono anche i suoi discepoli e sostenitori laici? Il sutra afferma: «Se [dopo la mia morte] uno [fra questi uomini o donne devoti] sarà in grado di trasmettere segretamente il Sutra del Loto a una sola persona, anche solo una frase, allora sappi che egli o ella è l’inviato del Tathagata. È stato inviato dal Tathagata a proseguire la sua opera»12. A chi altri, se non a noi, possono riferirsi queste parole?

Quando una persona riceve grandi lodi dagli altri, sente che non esiste difficoltà impossibile da affrontare. Tale è il coraggio che generano le parole di lode. I devoti che nascono nell’Ultimo giorno della Legge e propagano il Sutra del Loto incontreranno i tre tipi di nemici, che li faranno esiliare e persino condannare a morte. Ma il Budda Shakyamuni avvolgerà nella sua veste coloro che, nonostante tutto, persevereranno nella propagazione. Tutti gli dèi celesti faranno loro offerte, li sosterranno con le spalle e li porteranno sul dorso. Essi posseggono grandi radici di bontà e meritano di essere le grandi guide di tutti gli esseri viventi. Così celebrato dal Budda Shakyamuni, dal Budda Molti Tesori e da tutti gli altri Budda e bodhisattva delle dieci direzioni, dai sette regni di dèi celesti e dai cinque regni di dèi terreni, dalla Madre dei Fanciulli Demoni e dalle dieci fanciulle demoni, dai quattro re celesti, da Brahma, Shakra, re Yama, dalle divinità delle acque, dei venti, dei mari e delle montagne, dal Tathagata Mahavairochana, dai bodhisattva Virtù Universale e Manjushri e dagli dèi del sole e della luna, così lodato da tutti questi onorati, Nichiren ha potuto sopportare innumerevoli dure prove. Quando siamo lodati, non consideriamo il nostro rischio personale, quando al contrario siamo criticati, possiamo incautamente causare la nostra rovina. Così è fatta la gente!

Qualunque cosa accada, mantieni sempre la tua fede come devoto del Sutra del Loto e rimani mio discepolo per il resto della tua vita. Se hai la stessa mente di Nichiren, devi essere un Bodhisattva della Terra, e se sei un Bodhisattva della Terra, non c’è il minimo dubbio che tu sia stato un discepolo del Budda dal remoto passato. Il sutra afferma: «Sin dal lontano, remoto passato ho istruito e convertito questa moltitudine»13. Non devono esserci discriminazioni fra coloro che propagano i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo nell’Ultimo giorno della Legge, siano essi uomini o donne: se non fossero Bodhisattva della Terra, non potrebbero recitare il daimoku. Dapprima solo Nichiren recitò Nam-myoho-renge-kyo, ma poi due, tre, cento lo seguirono, recitando e insegnando agli altri. La propagazione si svilupperà così anche in futuro. Non vuol dire ciò “emergere dalla terra”? Infine, al tempo in cui la Legge si diffonderà ampiamente, l’intero paese del Giappone reciterà Nam-myoho-renge-kyo; questo è certo come una freccia che, puntata verso terra, non può mancare il bersaglio.

Ma adesso devi farti una reputazione come devoto del Sutra del Loto e dedicarti a esso. Alla Cerimonia nell’aria, in cui si radunarono i Budda e i bodhisattva delle dieci direzioni, il Budda Shakyamuni e il Budda Molti Tesori si scambiarono un cenno d’assenso; la loro decisione riguardava unicamente la perpetuazione della Legge nell’Ultimo giorno. Quando il Budda Molti Tesori ebbe offerto al Budda Shakyamuni un posto al suo fianco, e fu innalzato il vessillo di Myoho-renge-kyo, i due capi dell’intera moltitudine presero la loro decisione insieme. Ci può forse essere qualcosa di falso? Essi convennero di fare in modo che tutti noi, esseri viventi, potessimo conseguire la Buddità.

Sebbene io non sia stato presente alla cerimonia, guardando il sutra, questo mi è chiaro come il cristallo. D’altra parte, potrei anche essere stato alla cerimonia, ma dato che sono un essere comune, è al di là del mio potere conoscere il passato. Nel presente, è evidente che io sono il devoto del Sutra del Loto e che perciò nel futuro raggiungerò sicuramente il seggio dell’illuminazione. Giudicando il passato da questo punto di vista, io devo essere stato alla Cerimonia nell’aria. Non ci può essere discontinuità fra le tre esistenze di passato, presente e futuro.

Poiché io vedo le cose in questo modo, provo una gioia senza limiti anche se adesso sono in esilio. Si piange sia per la gioia sia per il dolore. Le lacrime sono comuni al bene e al male. I mille arhat versarono lacrime ricordando il Budda e piangendo il Bodhisattva Manjushri pronunciò Myoho-renge-kyo. Fra quei mille arhat, il Venerabile Ananda replicò in lacrime: «Questo è ciò che io ho udito»14 e tutti gli altri diluirono l’inchiostro con le loro lacrime e scrissero: «Myoho-renge-kyo» seguito da: «Questo è ciò che io ho udito». Anche io, Nichiren, mi sento come loro. Adesso sono in esilio per aver diffuso i cinque o sette caratteri di Myoho-renge-kyo e perché «questo è ciò che io ho udito», che i Budda Shakyamuni e Molti Tesori hanno lasciato Myoho-renge-kyo per il futuro e per tutti gli esseri viventi del Giappone.

Non posso trattenere le lacrime quando penso alla grande persecuzione che ho di fronte adesso, né quando penso alla gioia di conseguire la Buddità nel futuro. Gli uccelli e i grilli gridano, ma non spargono mai lacrime. Io, Nichiren, non grido, ma le mie lacrime fluiscono ininterrotte. Non verso lacrime per cose mondane, ma unicamente per il Sutra del Loto. Si possono giustamente chiamare lacrime di amrita. Nel Sutra del Nirvana si legge che tutte le lacrime che un uomo versa nelle sue innumerevoli esistenze per la morte dei suoi genitori, fratelli, sorelle, mogli, figli e altri parenti, superano l’acqua contenuta nei quattro grandi mari, ma non versa una sola lacrima per gli insegnamenti del Budda. Si diviene devoti del Sutra del Loto in virtù della propria tendenza karmica passata. È la relazione karmica che determina quali fra i tanti alberi vengono scelti per farne immagini del Budda. Ed è sempre a causa del karma che alcuni diventano statue dei Budda degli insegnamenti provvisori.

In questa lettera ho scritto i miei più importanti insegnamenti. Comprendine bene il significato e fanne parte della tua vita. Credi nel Gohonzon, il supremo oggetto di culto in tutto Jambudvipa. Rafforza costantemente la tua fede e ricevi la protezione di Shakyamuni, di Molti Tesori e dei Budda delle dieci direzioni. Impegnati nelle due vie della pratica e dello studio. Senza pratica e studio, non può esservi Buddismo. Devi non solo perseverare tu, ma anche insegnare agli altri. Sia la pratica sia lo studio sorgono dalla fede. Insegna agli altri come meglio puoi, anche una sola frase o un solo verso.

Nam-myoho-renge-kyo, Nam-myoho-renge-kyo.

Con profondo rispetto,

Nichiren

Il diciassettesimo giorno del quinto mese

Poscritto: ti ho già scritto in precedenza riguardo alle dottrine che mi sono state trasmesse. Quelle rivelate in questa lettera sono estremamente importanti. Non c’è un mistico legame fra noi? Non sarai tu l’incarnazione di uno dei quattro bodhisattva, fra cui Pratiche Superiori, che guidavano i Bodhisattva della Terra numerosi come i granelli di sabbia di sessantamila fiumi Gange? Ci deve essere sicuramente una ragione profonda per il nostro legame. Ti ho dato gli insegnamenti che ho personalmente verificato con la mia vita. Nichiren può essere uno dei seguaci dei Bodhisattva della Terra, numerosi come i granelli di sabbia di sessantamila fiumi Gange, poiché ha recitato Nam-myoho-renge-kyo spinto dal desiderio di guidare tutti gli uomini e le donne del Giappone. Non dice forse il sutra: «[Fra questi bodhisattva vi erano quattro guide]. Il primo si chiamava Pratiche Superiori, […]. Questi quattro bodhisattva erano le guide supreme, i maestri [dell’intero gruppo]»15? Certamente sei diventato mio discepolo per la nostra relazione karmica nel passato. Tieni per te questa lettera. Qui ho messo per iscritto le dottrine della mia stessa illuminazione. Concludo qui.

Risposta a Sairen-bo

Cenni Storici

Nichiren Daishonin scrisse questa lettera da Ichinosawa, nell’isola di Sado, a Sairen-bo Nichijo, nel quinto mese del decimo anno di Bun’ei (1273). Anche Sairen-bo si trovava in esilio a Sado, per motivi ignoti, ed era stato convertito dal Daishonin nel secondo mese del 1272. Essendo stato un prete Tendai, conosceva bene il principio del “vero aspetto di tutti i fenomeni”. Non riusciva, tuttavia, a comprenderlo fino in fondo alla luce della sola teoria di T’ien-t’ai e ne aveva chiesto spiegazione al Daishonin.

Questa lettera, relativamente breve, è la risposta del Daishonin che tratta due punti fondamentali del suo insegnamento. Venne composta un mese dopo la stesura de L’oggetto di culto per l’osservazione della mente che illustrava il Gohonzon come oggetto di culto in grado di condurre all’illuminazione tutte le persone dell’Ultimo giorno della Legge.

Il vero aspetto di tutti i fenomeni inizia con un passo tratto dal capitolo “Espedienti”, il cuore dell’insegnamento transitorio o prima metà del Sutra del Loto, che chiarisce come nessun fenomeno sia in alcun modo diverso dal vero aspetto, o Myoho-renge-kyo, e come tutte le innumerevoli forme di vita che esistono, materiali e spirituali, non siano altro che manifestazioni di Myoho-renge-kyo.

Il Daishonin spiega poi l’essenza del Sutra del Loto, Myoho-renge-kyo, e la sua materializzazione, il Gohonzon. Questo è il primo elemento, l’oggetto di culto dal punto di vista della Legge.

Dopo aver esposto l’insegnamento supremo del Sutra del Loto, il Daishonin afferma che il Bodhisattva Pratiche Superiori, guida dei Bodhisattva della Terra, propagherà nel mondo questo insegnamento. Alla luce del suo comportamento e delle predizioni contenute nel Sutra del Loto, Nichiren Daishonin rivela quindi di essere lui stesso il Bodhisattva Pratiche Superiori che sta portando avanti questa missione. Secondo un’interpretazione più profonda, però, egli si identifica con il Budda dell’Ultimo giorno della Legge che aveva la missione di istituire il Gohonzon per l’illuminazione di tutte le persone nell’Ultimo giorno.

Il vero aspetto di tutti i fenomeni spiega dunque l’oggetto di culto anche nei termini della persona, e in ciò consiste il secondo elemento. Riferendosi sia alla Legge sia alla persona, il Daishonin spiega qui l’oggetto di culto approfondendo entrambi i punti già separatamente esposti nell’Apertura degli occhi (terminato nel 1272), che si concentrava sulla persona, e nell’Oggetto di culto per l’osservazione della mente, che si concentrava sulla Legge.

La seconda metà della lettera spiega a Sairen-bo che coloro che si dedicano a propagare il corretto insegnamento con lo stesso spirito del Daishonin sono essi stessi Bodhisattva della Terra. Predice quindi che Nam-myoho-renge-kyo si diffonderà ampiamente nel futuro, e conclude ribadendo gli elementi chiave della pratica buddista nell’Ultimo giorno della Legge: la fede, la pratica e lo studio.


Note
1. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 66.
2. Annotazioni su “Parole e frasi del Sutra del Loto”.
3. La lama di diamante. Il “corpo” è il corpo delle persone e la “terra” è il luogo in cui esistono queste persone. Corrispondono a shoho e eho, l’essere vivente e il suo ambiente.
4. Ibidem.
5. “Tremila regni in un singolo istante di vita” effettivi (giap. ji no ichinen sanzen): corrisponde al Gohonzon, e si contrappone a “tremila regni in un singolo istante di vita” potenziali (giap. ri no ichinen sanzen) che corrisponde alla teoria formulata da T’ien-t’ai. Vedi anche la voce “Tremila regni in un singolo istante di vita” in Dizionario del Buddismo, IBISG, Firenze, 2018.
6. Il Sutra del Loto, cap. 16, p. 311.
7. Due Budda: indica un Budda nel suo stato originale (corpo del Dharma) e nella forma in cui appare nel mondo per salvare le persone, in risposta al loro desiderio (corpo manifesto). Tre Budda: i tre corpi del Budda, il corpo del Dharma, il corpo di ricompensa e il corpo manifesto.
8. Parole e frasi del Sutra del Loto.
9. La fonte è ignota anche se questa frase è in genere attribuita a T’ien-t’ai.
10. Il Sutra del Loto, cap. 3, p. 129.
11. Ibidem, cap. 23, p. 392.
12. Ibidem, cap. 10, p. 232.
13. Ibidem, cap. 15, p. 304.
14. “Questo è ciò che io ho udito”: frase di apertura di molti sutra. “Io” indica la persona che recita ciò che il Budda ha insegnato, in modo che possa essere redatto in forma di sutra.
15. Il Sutra del Loto, cap. 15, p. 297.