Numero: 175
Data: 1255
Luogo: Luogo sconosciuto
Destinatario: Opere di riferimento

Il Nembutsu e l’inferno di incessante sofferenza

Il Nembutsu è una pratica che conduce all’inferno di incessante sofferenza. Il Sutra del Loto è la strada diretta che conduce alla Buddità e al raggiungimento della via. Perciò, si dovrebbe abbandonare al più presto possibile la scuola della Pura terra, abbracciare il Sutra del Loto, liberarsi dalle sofferenze di nascita e morte, e ottenere l’illuminazione.

Nel secondo volume del Sutra del Loto il capitolo “Parabola e similitudine” afferma: «Chi non riesce ad aver fede e invece offende questo sutra, distruggerà immediatamente tutti i semi per divenire Budda in questo mondo. […] Allorché la sua vita giungerà al termine egli cadrà nell’inferno Avichi e sarà confinato là per un intero kalpa; quando il kalpa sarà trascorso, rinascerà nuovamente lì. Egli ripeterà questo ciclo per kalpa innumerevoli»1.

Come si può vedere da questo passo, se si ripone fede nel Nembutsu, che è un espediente, e non si riesce ad aver fede nel Sutra del Loto, che rappresenta la verità, si cadrà nell’inferno d’incessante sofferenza.

I seguaci del Nembutsu potrebbero dire: «Noi non abbiamo le capacità innate che occorrono per abbracciare il Sutra del Loto; perciò non riponiamo fede in esso; tutto qui. Non arriviamo a offenderlo. Di che cosa siamo colpevoli, tanto da dover cadere nell’inferno?».

I sostenitori del Sutra del Loto dovrebbero rispondere allora: «Ammettete dunque di non aver fede nel Sutra del Loto? Offendere [il sutra] significa non avere fede [in esso]. Perché la fede può essere chiamata la fonte della via e la madre dei benefici»2. I cinquantadue stadi della pratica del bodhisattva si basano sui primi dieci stadi, gli stadi della fede. In questi dieci stadi della fede si comincia a coltivare la fede, perché le azioni malvagie, le illusioni e i desideri si basano sulla mancanza di fede.

Perciò le quattordici offese descritte nel capitolo “Parabola e similitudine” rappresentano l’incarnazione della mancanza di fede. La dottrina Nembutsu insegnata al giorno d’oggi si può definire una mancanza di fede e di conseguenza una forma di offesa. Come potrebbero dunque non applicarsi a essa le parole del Sutra del Loto: «Egli cadrà nell’inferno Avichi»?

Inoltre la scuola della Pura terra abbandona il Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, che è il padre del nostro mondo presente e ripone invece fede in un estraneo, il Budda Amida. Perciò è colpevole di commettere i cinque peccati capitali e i suoi seguaci devono cadere inevitabilmente nella grande fortezza dell’inferno di incessante sofferenza.

Nel Sutra del Loto il Budda dice: «Questo triplice mondo costituisce il mio dominio»3. Ciò significa che egli è il nostro sovrano. E dice: «Gli esseri che ci vivono sono tutti miei figli»4. Ciò significa che egli è nostro padre e noi siamo suoi figli. Dice inoltre: «Questo luogo adesso è pieno di dolore e sofferenza. Io sono l’unica persona che può salvarli e proteggerli»5. Ciò significa che egli è il nostro maestro. E nel passo in cui il Budda Shakyamuni parla dell’affidamento dice: «Il Budda desidera affidare questo Sutra del Loto della Legge meravigliosa a qualcuno affinché possa essere preservato»6. Quali capacità potrebbero essere state escluse? Chi potrebbe mancare di aver fede?

Eppure i seguaci della scuola della Pura terra voltano le spalle all’affidamento da parte del Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, che è un sovrano, un maestro e un genitore per noi, e si affidano invece al Tathagata Amida, un estraneo che risiede nel Mondo di Perfetta Beatitudine a ovest. Perciò stanno voltando le spalle al loro sovrano, stanno comportandosi come quelle canaglie malvagie che commettono le otto offese. Come possono dire di non essere colpevoli di aver violato l’ordine del loro signore. Sono nemici del loro re, come potrebbero essere senza colpa?

Inoltre hanno abbandonato il loro padre, il Budda Shakyamuni e quindi sono imputati dei cinque peccati capitali. Come possono sfuggire alla caduta nell’inferno d’incessante sofferenza? E infine hanno voltato le spalle al loro maestro, il Budda Shakyamuni, e per questo sono enumerati fra coloro che commettono i sette peccati capitali. Come potrebbero evitare di sprofondare nei sentieri malvagi dell’esistenza?

Il Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, come abbiamo visto, possiede le tre virtù di sovrano, maestro e genitore in relazione agli esseri viventi di questo mondo di saha. È il Budda verso il quale abbiamo un grande debito. Chiunque abbandonasse un simile Budda per riporre fede in un Budda di qualche altro mondo, onorando e affidandosi ad Amida, a Maestro della Medicina o a Mahavairochana, sarebbe colpevole di commettere i venti peccati capitali7 e quindi cadrebbe sicuramente nei sentieri malvagi dell’esistenza.

I tre sutra della Pura terra furono predicati nel terzo dei cinque periodi in cui sono suddivisi gli insegnamenti della vita del Budda Shakyamuni, il periodo dei sutra Corretti ed equi. I quattro volumi che compongono questi tre sutra non rappresentano in alcun modo la vera intenzione del Budda Shakyamuni, né rappresentano la vera ragione per la quale i Budda delle tre esistenze di passato, presente e futuro fanno la loro apparizione nel mondo. Non sono nient’altro che espedienti impiegati per un periodo limitato allo scopo di far progredire gli esseri viventi.

Per fare un esempio, sono come l’impalcatura che si erige per costruire una torre. Il Nembutsu è l’impalcatura, mentre il Sutra del Loto è la torre preziosa. Il primo è un espediente impiegato prima che fosse predicato il Sutra del Loto. Ma, dopo che il Sutra del Loto, che è la torre, è stato predicato, il Nembutsu, che è l’impalcatura, dovrebbe essere smantellato e scartato.

Coloro che continuano a rimanere attaccati al Nembutsu dopo che il Sutra del Loto è stato predicato sono come persone che, dopo che la torre è stata eretta, si attaccano all’impalcatura senza usare affatto la torre. Come potrebbero non essere colpevoli di aver contravvenuto ai desideri del costruttore?

Nel Sutra degli Innumerevoli significati, che funge da insegnamento introduttivo al Sutra del Loto, il Budda dichiara: «In questi quarant’anni e più non ho ancora rivelato la verità», un’affermazione che di fatto cancella la dottrina del Nembutsu. E nel Sutra del Loto stesso dice: «Mettendo da parte onestamente gli espedienti, esporrò unicamente la via suprema»8, intendendo dire che egli ha abbandonato la meditazione Nembutsu. Con questo, il Venerabile Shariputra, il membro anziano dell’assemblea alla quale si rivolge il Sutra di Amida, scartò il Sutra di Amida e ripose fede invece nel Sutra del Loto diventando poi tempo dopo il Tathagata Fiore Splendente. Allo stesso modo anche il Venerabile Ananda, che era già al corrente dei quarantotto voti di Amida9, mise da parte i tre sutra della Pura terra, per accettare e sostenere il Sutra del Loto e diventò così un Budda chiamato Re di Saggezza e Potere Illimitato come i Mari e i Monti.

Shariputra, l’anziano a capo dell’assemblea che udì il Sutra di Amida, era famoso per essere il primo in saggezza fra tutti i milleduecento arhat, la guida dei principali discepoli del Budda, la persona più sapiente di Jambudvipa, con cui nessuno poteva rivaleggiare. Il Venerabile Ananda era un grande santo, il più abile nell’ascolto degli insegnamenti del Budda, un uomo sapiente di vasta erudizione che sapeva recitare a memoria tutti gli insegnamenti della vita del Budda. Eppure anche questi grandi arhat, che ricoprivano le posizioni più alte possibili, non riuscirono a realizzare la loro aspirazione di rinascere nella Pura terra e conseguirvi la Buddità.

Se questo è vero dei patriarchi e dei maestri che vissero quando il Budda era nel mondo, allora coloro che seguono le loro orme dovrebbero abbandonare i tre sutra della Pura terra, riporre fede nel Sutra del Loto e ottenere in tal modo l’insuperata illuminazione.

Dopo la morte del Budda, sebbene fossero apparsi molti patriarchi e maestri di eccezionale virtù, non ve n’era alcuno che sorpassasse il Reverendo Shan-Tao di Yang-chou in Cina, al tempo della dinastia T’ang. Era noto come il supremo maestro buddista di tutta la Cina.

All’inizio egli studiò con un santo di nome Ming-sheng di Yang-chou, dal quale fu istruito sul Sutra del Loto. In seguito, tuttavia, quando incontrò il Maestro di Meditazione Tao-ch’o, decise di cambiare, aderendo alla scuola della Pura terra e mettendo da parte il Sutra del Loto per diventare invece un sostenitore del Nembutsu.

Shan-tao classificò tutti i sacri insegnamenti della vita del Budda in due categorie, gli insegnamenti della Sacra via e quelli della Pura terra. Assegnò il Sutra del Loto e gli altri sutra mahayana alla categoria degli insegnamenti della Sacra via, criticandoli perché insegnavano che l’illuminazione si ottiene attraverso il proprio potere personale. Egli affermava che, se le persone praticavano gli insegnamenti della Sacra via nella speranza di conseguire la Buddità, non più di una o due persone su cento, o di tre o cinque persone su mille, vi sarebbero, in rare occasioni, riuscite. Anzi, era più probabile che nemmeno una su mille potesse in realtà raggiungere la via.

Il Sutra della Meditazione e le altre opere che compongono i tre sutra della Pura terra sono chiamate gli insegnamenti della Pura terra. Egli sosteneva che se le persone praticavano questi insegnamenti della Pura terra e, dipendendo dal potere di un altro, cioè dai voti originali del Budda Amida, cercavano di ottenere la rinascita nella Pura terra, allora «se sono dieci, tutte e dieci, se sono cento, cento», vale a dire che dieci persone su dieci, o cento persone su cento, sarebbero state certe di ottenere tale rinascita.

Egli scrisse un commentario al Sutra della Meditazione sul Budda Vita Infinita in quattro volumi, composti di quattro sezioni intitolate rispettivamente: “Sezione del significato profondo”, “Significato dell’Introduzione”, “Significato delle buone azioni meditative” e “Significato delle azioni non concentrate”. Inoltre egli scrisse Inni per i servizi funebri in due volumi, Lode alla meditazione per contemplare il Budda, Lode alla rinascita nella Pura terra e Il sutra dell’insegnamento sulla meditazione, opere conosciute come i nove volumi di commentario.

Si dice che quando Shan-tao recitava il Nembutsu, uscissero Budda dalla sua bocca. E che, ogni volta che recitava il Nembutsu, i tre corpi del Budda uscissero dalla sua bocca. Ogni giorno immancabilmente recitava il Sutra di Amida sessanta volte e diceva il Nembutsu centomila volte. Egli osservava tutti i precetti senza violarne nemmeno uno; le tre vesti del monaco erano come la sua stessa pelle e non lasciavano mai il suo corpo; la ciotola per le elemosine e la fiasca dell’acqua erano inseparabili come i suoi due occhi; la sua condotta era pura e assidua e in tutta la sua vita non si azzardò mai nemmeno a guardare una donna. Affermava persino di aver passato trent’anni senza dormire.

Secondo le regole di condotta stabilite da Shan-tao, non si doveva mai minimamente assaggiare o toccare sakè, carne o i cinque cibi dal forte sapore, ed egli decretò che nel futuro tutti i monaci avrebbero dovuto conformarsi a tali regole, ammonendo che se, anche una sola volta, una persona avesse bevuto sakè, mangiato carne oppure i cinque cibi dal forte sapore e poi avesse detto il Nembutsu, sarebbe caduta nell’inferno per un periodo di tre milioni di kalpa.

Come osserva il prete Honen nella sua invocazione scritta, le regole di condotta compilate da Shan-tao erano ancor più severe di quelle che esistevano in origine nel Buddismo. Ogni persona nelle regioni delle cinque direzioni considerava questo Reverendo Shan-tao come il proprio buon amico e maestro e tutti, dal più eminente al più umile, dal più alto al più basso, si convertirono alle dottrine Nembutsu.

Il Sutra del Loto, il re di tutti i sacri insegnamenti predicati dal Budda nel corso della sua vita, che incarna lo scopo originale dei Budda delle tre esistenze, dichiara che «fra coloro che ascoltano la Legge, nemmeno uno mancherà di conseguire la Buddità»10. Shan-tao, d’altro canto, afferma che fra coloro che praticano il Sutra del Loto, nemmeno uno su mille riuscirà mai a raggiungere la via. Dunque quale di queste asserzioni dovremmo accettare?

Il Sutra degli Innumerevoli significati chiarisce che il Nembutsu appartiene a un periodo in cui il Budda «non aveva ancora rivelato la verità» e quindi non è un vero insegnamento e il Sutra del Loto narra che il Budda disse: «Mettendo da parte onestamente gli espedienti, esporrò unicamente la Via suprema», intendendo dire che si dovrebbero onestamente mettere da parte il Sutra della Meditazione, degli insegnamenti Nembutsu, e abbracciare l’insuperata via del Sutra del Loto. Ma questo punto di vista e quello sostenuto da Shan-tao sono incompatibili come il fuoco e l’acqua. Quale dobbiamo accettare?

Dovremmo riporre fede nelle parole di Shan-tao e scartare quelle del Sutra del Loto? O dovremmo fidarci del Sutra del Loto e mettere da parte le asserzioni di Shan-tao?

Questo Sutra del Loto, in cui si dichiara che tutti gli esseri viventi possono raggiungere la via del Budda, questo meraviglioso testo in cui si afferma con sicurezza che se si ode una volta il Sutra del Loto, si è certi di ottenere l’illuminazione, Shan-tao lo demolirebbe con un’unica parola, asserendo che è un insegnamento falso e vuoto con il quale «nemmeno una persona su mille»11 può essere salvata. Egli afferma che è un insegnamento che non permetterà mai a nessuno di raggiungere la via e dichiara che i vasti benefici che si acquisiscono grazie alla sua grande saggezza imparziale sono falsi e vuoti. Ci vorrebbe far credere che la testimonianza del Tathagata Molti Tesori quando dichiarò: «Tutto ciò che [tu, Budda Shakyamuni] hai esposto è la verità!»12 in realtà era una menzogna. Rifiuterebbe la conferma che diedero i Budda delle dieci direzioni, estendendo le loro lunghe e larghe lingue fino a raggiungere il cielo di Brahma.

Egli è un mortale nemico di tutti i Budda delle tre esistenze. Egli ha commesso una grave colpa, quella di offendere pesantemente la Legge, perché distruggerebbe i semi con i quali i Tathagata delle dieci direzioni conseguono la Buddità. Egli riceverà la più terribile delle punizioni perché ha commesso azioni che lo condannano alla grande fortezza dell’inferno di incessante sofferenza.

Infatti, Shan-tao improvvisamente impazzì, si arrampicò su un salice di fronte al tempio nel quale risiedeva, si legò una corda intorno al collo e si buttò, ponendo così fine alla sua vita. Così i suoi nefasti insegnamenti errati ricevettero la punizione a loro inevitabilmente destinata.

Poco prima della fine egli disse: «Questo corpo mi è odioso! Sono tormentato dal dolore e non ho un momento di pace!». E, quando si fu arrampicato sull’albero davanti al tempio nel quale risiedeva, si volse a ovest e disse: «Possa il Budda con il suo potere divino ricevermi e possano il Bodhisattva Percettore dei Suoni del Mondo e il Bodhisattva Grande Potere venire ad aiutarmi!». Quando ebbe finito di pronunciare queste parole si buttò e pose fine alla sua vita.

Era il diciassettesimo giorno del terzo mese quando si mise la corda intorno al collo e saltò giù. Ma, forse perché la corda si ruppe o il ramo del salice si spezzò, egli cadde al suolo che era indurito dalla grave siccità, e si fracassò l’anca. Per sette giorni e sette notti, fino al ventiquattresimo giorno del mese, patì atroci tormenti trascinandosi da una parte all’altra e urlando di dolore, finché alla fine morì. Sembrerebbe, dunque, che anche un patriarca così eminente non sia riuscito a essere fra quelli che ottengono la rinascita nella Pura terra.

Queste non sono calunnie inventate dalle altre scuole di Buddismo, né falsità diffuse dai membri della scuola del Loto. Sono scritte nella sezione sul Reverendo Shan-tao delle Biografie dei patriarchi13. Coloro che scelgono di seguire una particolare linea dottrinale non dovrebbero dimenticare come ebbe origine, e coloro che praticano una particolare dottrina dovrebbero seguire le orme dei suoi primi capi. Dobbiamo allora concludere che quelli che abbracciano la dottrina della Pura terra dovrebbero seguire le orme del loro capo e comportarsi come fece Shan-tao nelle sue ultime ore di vita, suicidandosi? Perché, se coloro che praticano il Nembutsu non si impiccassero, sarebbero colpevoli di andar contro l’esempio del loro capo, non vi pare?

In Giappone il fondatore della scuola della Pura terra è il Venerabile Honen. All’età di diciassette anni studiò tutte le scritture buddiste, approfondì i sessanta volumi delle dottrine T’ien-t’ai14, studiò le dottrine di tutte le otto scuole di Buddismo ed era acclamato come una persona che aveva pienamente compreso il significato essenziale dei sacri insegnamenti della vita del Budda. Egli divenne famoso come un uomo la cui saggezza era senza eguali in tutto il mondo, il massimo studioso del Monte Hiei.

Ma il demone celeste prese possesso del suo corpo e, rendendo inutile tutta la saggezza guadagnata con i suoi vasti studi e la sua enorme erudizione, lo condusse a rifiutare la scuola Tendai, suprema fra tutte le scuole di Buddismo, e diventare invece un insegnante della dottrina Nembutsu che è al di fuori degli insegnamenti delle otto scuole. Era come se qualcuno avesse rinunciato alla carica di primo ministro o nobile di corte per diventare un semplice popolano.

Egli scrisse un’opera intitolata Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa nella quale rifiutava i sacri insegnamenti esposti dal Budda nei cinque periodi della sua vita di predicazione e invece sosteneva la singola dottrina del Nembutsu e della rinascita nella Pura terra.

Nel Sutra del Declino della Legge, il Budda afferma: «[Dopo che sarò entrato nel Nirvana], nei tempi travagliati in cui prevarranno le cinque impurità15, la via del demone prospererà. Il demone apparirà sotto forma di monaci buddisti e cercherà di confondere e distruggere i miei insegnamenti. […] Coloro che commettono il male saranno numerosi come le sabbie del grande mare, mentre i buoni saranno estremamente rari, forse non più di una o due persone». Questo passo, secondo un documento ufficiale del monastero del Monte Hiei, si riferisce al prete Honen.

Honen afferma che la singola pratica propugnata dalla scuola della Pura terra rappresenta le cinque pratiche corrette16 mentre gli altri insegnamenti mahayana, provvisori o veri, essoterici o esoterici, devono essere chiamati le cinque pratiche diverse. Perciò, come Shan-tao, egli esorta a considerare la pratica corretta degli insegnamenti della Pura terra come la via sicura per la rinascita nella Pura terra.

A parte il Sutra della Meditazione e le altre opere che formano i tre sutra della Pura terra, egli afferma che tutti i sutra mahayana, essoterici ed esoterici, esposti nel corso della vita del Budda, a cominciare dal Sutra della Grande saggezza per finire con il Sutra dell’Eternità della Legge, tutte le 637 opere in 2883 volumi elencate nel Catalogo del Canone buddista dell’era Chen-yüan sono scritti inutili con i quali «nemmeno una persona su mille» può sperare di raggiungere la via. Perciò esorta a chiudere la porta, a scartare, a ignorare e ad abbandonare queste pratiche difficili, questi insegnamenti della Sacra via, e invece abbracciare gli insegnamenti della scuola della Pura terra.

E così sia i preti eminenti sia quelli umili in tutto il paese chinarono la testa davanti a lui, sia i monaci sia i laici, all’interno dei quattro mari, giunsero le mani e lo salutarono come la reincarnazione del Bodhisattva Grande Potere, considerandolo con riverenza Shan-tao rinato. Non vi fu nemmeno un albero o una pianta in tutta la terra delimitata dai quattro mari che non si inchinasse davanti a lui.

La sua saggezza splendeva come il sole e la luna, illuminando il mondo intero, e si diceva che nessuno potesse eguagliarlo. La sua brillante virtù colmava il paese, egli era superiore a Shan-tao, più grande di T’an-luan o Tao-ch’o. Tutti, eminenti e umili, di alto o di basso rango, credevano che il suo Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa fosse uno specchio splendente della Legge buddista e i credenti, monaci e laici, uomini e donne, riverivano il prete Honen come un’incarnazione di Amida stesso.

In realtà, però, coloro che gli tributavano tutto questo rispetto, offrendogli elemosine, non erano altro che uomini o donne stolti che si erano fatti ingannare, mentre coloro che si erano convertiti ai suoi insegnamenti e lo idolatravano erano persone sconsiderate e prive di saggezza, inclini a nutrire opinioni errate. Chi deteneva una posizione di potere non trovava alcuna utilità nelle sue dottrine e fra i suoi seguaci non c’era nemmeno una persona veramente sapiente o saggia.

Il prete Myoe di Togano’o17 era un uomo dalla saggezza senza pari in tutto il mondo, un eccezionale insegnante di vasta erudizione ed esperienza. Egli scrisse un’opera in tre volumi, dal titolo Refutazione delle dottrine erronee, nella quale demolì le vedute erronee esposte in Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa.

L’amministratore generale del clero Jitsuin18, funzionario capo del tempio Mii era uno studioso di rare capacità, uno dei più rinomati uomini di talento del suo tempo. Scrisse un’opera in tre volumi, Sulla risoluzione dei dubbi riguardanti la Pura terra, nella quale criticava come pratica malvagia il basarsi esclusivamente sul Nembutsu. Il Ponte del Dharma Butcho-bo Ryushin del Monte Hiei19 era uno studioso dall’erudizione senza pari ai suoi tempi, supervisore dei dibattiti e pilastro della comunità monastica del Monte Hiei. Scrisse un’opera in due volumi, dal titolo Refutazione di “Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa”, in cui condannava gli insegnamenti errati del prete Honen.

In aggiunta a tutto ciò, i templi di Nara, il monastero del Monte Hiei e il tempio Mii sottoposero varie volte al trono rapporti nei quali ribadivano la loro opinione che Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa era un’opera che conteneva una dottrina errata che avrebbe condotto alla rovina del paese. Come effetto, nel regno dell’ottantatreesimo sovrano, l’imperatore Tsuchimikado, nel primo terzo del secondo mese del primo anno dell’era Shogen [1207], i preti Anraku e Juren20, che propugnavano la pratica esclusiva del Nembutsu, furono arrestati e sommariamente decapitati e il prete Honen, altrimenti noto come Genku, fu accusato di gravi colpe ed esiliato in una regione lontana.

A quel tempo Konoe Iezane deteneva la carica di reggente e ministro della sinistra. Il suddetto episodio è riportato nelle Cronache degli imperatori e dunque nessuno può dubitare che sia realmente accaduto.

Ma non è tutto. Dopo la morte del prete Honen, il Monte Hiei inviò ulteriori petizioni e, di conseguenza, nel regno dell’ottantacinquesimo sovrano, l’imperatore Gohorikawa, nel terzo anno di Karoku [1227], furono sequestrate, in sei differenti località di Kyoto, varie copie di Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa di Honen, insieme ai blocchi di legno con i quali erano state stampate. Furono portate nel cortile antistante alla grande sala delle conferenze del monastero del Monte Hiei, dove erano radunati i tremila membri del monastero stesso, e furono date alle fiamme come espressione di gratitudine per la gentilezza dimostrata dai Budda delle tre esistenze.

La tomba del prete Honen fu affidata alla custodia dei servi del santuario, incaricati di esumare i resti del suo occupante e buttarli nel fiume Kamo.

Un editto imperiale, un editto dell’ex imperatore e una lettera di istruzioni del primo ministro furono inviati nelle cinque province della zona della capitale e nelle sette circoscrizioni, ordinando che a tutti i praticanti del Nembutsu nelle sessantasei province del paese non fosse permesso di rimanere nemmeno un solo giorno di più e che fossero esiliati nell’isola di Tsushima. Questi ordini furono recapitati ai governatori delle varie province.

Ci sono prove inconfutabili delle iniziative suddette nei documenti d’ispezione prodotti dai due governatori di Rokuhara della capitale21 e nella lettera che attestava il ricevimento [di tali ordini] da parte del governatore di Sagami nel Kanto.

Editto imperiale inviato al monastero sul monte Hiei il quinto giorno del settimo mese del terzo anno di Karoku [1227]:

La devozione alla pratica esclusiva del Nembutsu conduce all’indebolimento e alla decadenza delle varie scuole buddiste. Per questa ragione i sovrani dei vari regni, uno dopo l’altro, hanno ripetutamente emanato ordini severi affinché fossero prese misure speciali per proibirla e sopprimerla. Ma, negli ultimi anni, essa ha ricominciato a prosperare e conseguentemente il Monte Hiei ha inoltrato petizioni di protesta.

Come sopraindicato, erano già stati emanati ordini relativi alla soppressione di tale pratica. E abbiamo appreso che, per impedire un ulteriore degrado degli insegnamenti buddisti e placare le accorate rimostranze dell’assemblea monastica, sarà fra breve trasmesso un editto che impone l’esilio in una regione lontana di Ryukan, Jokaku e Kuamidabutsu, gli esponenti fondamentali del movimento. I rimanenti trasgressori saranno ricercati, ovunque possano trovarsi, e scacciati dal territorio dell’impero. Inoltre sono stati dati ordini per intraprendere al più presto passi al fine di placare le addolorate rimostranze del Monte Hiei e prevenire il verificarsi di azioni che possano turbare l’ordine pubblico provenienti da quella direzione.

Tali furono le auguste istruzioni date dal sovrano. Yoritaka22 riferisce questa dichiarazione ufficiale con la massima riverenza e sincerità.

Il quinto giorno del settimo mese, ora del gallo [dalle diciassette alle diciannove]

Presentato dal consigliere mediano della destra, Yoritaka

Inoltrato all’ufficio dell’amministratore generale del clero, il capo dei preti Tendai

Editto imperiale inviato al monastero sul monte Hiei, nello stesso anno, il tredicesimo giorno del settimo mese:

È stato promulgato un editto nelle cinque province della zona della capitale e nelle sette circoscrizioni che ordina di porre fine alle attività di coloro che propugnano la pratica esclusiva del Nembutsu. Siete stati debitamente informati di ciò. Le auguste istruzioni del sovrano sono tutte e sole quelle sopra citate.

Yoritaka riferisce questa dichiarazione ufficiale con la massima riverenza e sincerità.

Il tredicesimo giorno del settimo mese

Presentata dal consigliere mediano della destra, Yoritaka

Inoltrata all’ufficio dell’amministratore generale del clero, il capo dei preti Tendai

Lettera di istruzioni dal primo ministro:

Alcuni giorni fa è stato emanato un editto, indirizzato alle cinque province della zona della capitale e alle sette circoscrizioni, che ordina di porre fine una volta per tutte alla pratica esclusiva del Nembutsu. Ciò nonostante abbiamo appreso che nelle province si svolgono ancora tali attività. È stata ricevuta una rimostranza del Monte Hiei in cui si esortavano gli amministratori e i conestabili delle varie regioni a ottemperare alle istruzioni contenute nell’editto imperiale. Con ciò siete informati della questione. È desiderio del primo ministro che l’editto sia severamente applicato. Procedete come sopra indicato.

Il decimo giorno del decimo mese del terzo anno di Karoku

Per mano del consigliere di stato Norisuke23

Al signore di Musashi24

Lettera trasmessa dall’Interprete delle Dottrine, Yoson25:

L’undicesimo giorno, i preti del Monte Hiei, dopo aver esaminato la questione, hanno concluso che Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa, scritto dal prete Honen, è un’opera che offende gli insegnamenti corretti e che la sua esistenza non andrebbe permessa in alcun luogo del regno. Di conseguenza copie di tale opera, insieme ai blocchi di legno con le quali sono state stampate, sono state radunate da varie località e portate nella grande sala delle conferenze dove sono state bruciate come espressione di gratitudine per la gentilezza dimostrata dai Budda delle tre esistenze. Inoltre, la tomba dell’Onorevole Honen è stata affidata alla custodia dei servi del santuario Kanjin26 ed è stata debitamente distrutta.

Il quindicesimo giorno del decimo mese del terzo anno di Karoku

Come afferma il Ponte del Dharma Ryushin ci sono prove chiare, documentarie e teoriche, che la pratica esclusiva del Nembutsu può condurre alla rovina del paese.

Lettera inviata dal Monte Hiei al tempio Ungo:

Il maestro malvagio Genku mentre era in vita fu condannato per lungo tempo a severe punizioni e adesso, dopo la sua dipartita, i suoi resti mortali sono stati fatti a pezzi. I suoi malvagi alleati Juren e Anraku sono stati messi a morte in una landa desolata, e Jokaku e Sassho sono stati condannati all’esilio in una regione remota. Se questa è la punizione che tali persone hanno ricevuto nella loro presente esistenza, si può immaginare quale destino li attenda nella prossima.

Ahimè! Secondo la legge del mondo secolare, queste persone hanno violato gli editti imperiali. Sono state condannate dal sovrano del paese e ancora adesso non v’è segno che siano state perdonate per le loro azioni. Come può chiunque, che sia un vassallo coscienzioso o un comune cittadino, tollerare di dare elemosine o offrire sostegno alla gente di questa scuola della Pura terra?

Secondo gli insegnamenti buddisti essi sono colpevoli di aver offeso gli insegnamenti corretti, un’azione che li destina all’inferno d’incessante sofferenza. Chi potrebbe pensare di onorare o tributare obbedienza a queste dottrine Nembutsu?

È mia sincera speranza che adesso, in questa ultima epoca, i seguaci della scuola della Pura terra facciano come i patriarchi Shariputra e Ananda che vissero quando il Budda era al mondo, cioè, mettano da parte la scuola della Pura terra e abbraccino il Sutra del Loto, realizzando in tal modo il loro tanto agognato desiderio di ottenere l’illuminazione.

Nichiren

Cenni Storici

Questo documento, scritto da Nichiren Daishonin nel 1255, sembra indirizzato ai suoi seguaci in generale. Dopo avere proclamato per la prima volta il suo insegnamento, il ventottesimo giorno del quarto mese del 1253, il Daishonin si era impegnato a confutare in particolare modo le dottrine della scuola della Pura terra, la quale prometteva la rinascita nella Pura terra del Budda Amida tramite l’invocazione ripetuta del nome di questo Budda, pratica altrimenti nota come Nembutsu. Honen, il fondatore della scuola della Pura terra in Giappone, esortava le persone ad abbandonare tutti i Budda a eccezione di Amida, tutti i sutra tranne i tre sutra della Pura terra, e tutte le pratiche al di fuori del Nembutsu. Il Daishonin afferma che, poiché i credenti del Nembutsu offendono il Sutra del Loto che il Budda Shakyamuni afferma essere lo scopo della sua predicazione, essi sono destinati a rinascere non nella Pura terra, ma nell’inferno di incessante sofferenza. In questo scritto Nichiren espone il ragionamento alla base della sua confutazione del Nembutsu, avvalendosi di citazioni tratte da varie fonti della letteratura buddista.

Nella parte iniziale, il Daishonin afferma che credere nel Nembutsu genera la causa per cadere nell’inferno d’incessante sofferenza, mentre credere nel Sutra del Loto costituisce la via che conduce direttamente al conseguimento della Buddità. Per questo motivo esorta le persone a scartare il Nembutsu, ad abbracciare il Sutra del Loto, e ottenere così l’illuminazione. Spiega inoltre che gli insegnamenti della scuola della Pura terra incoraggiano a non credere nel Sutra del Loto, l’insegnamento che il Budda Shakyamuni aveva predicato per l’illuminazione di tutte le persone. Pertanto, la dottrina della Pura terra rappresenta un tradimento nei confronti del Budda Shakyamuni, il fondatore del Buddismo, e trascura le tre virtù del sovrano, del maestro e del genitore, incarnate dal Budda al fine di condurre tutte le persone all’illuminazione. Rifiutando il Sutra del Loto, i seguaci della Pura terra sono condannati a cadere nei cattivi sentieri dell’esistenza.

Nella seconda parte della lettera Nichiren cita il caso di due importanti discepoli di Shakyamuni, Shariputra e Ananda, i quali avevano un certo legame con le scritture della Pura terra in quanto figure di spicco nell’assemblea quando quei sutra furono predicati. Ma, quando essi udirono il Budda dichiarare: «In questi quarant’anni e più non ho ancora rivelato la verità», abbandonarono quegli insegnamenti e smisero di affidarsi al Budda Amida per prendere fede nel Sutra del Loto. A quel tempo Shakyamuni predisse che sarebbero diventati Budda. Il Daishonin si domanda come sia possibile che le persone comuni non seguano l’esempio di questi stimati discepoli del Budda.

Proseguendo, il Daishonin dichiara che gli insegnamenti di Shan-tao sono falsi. Shan-tao era un importante patriarca cinese della Pura terra. Egli affermava che nemmeno una persona su mille è in grado di conseguire la Buddità grazie al Sutra del Loto. Nichiren cita il tragico resoconto degli ultimi giorni di Shan-tao che tentò il suicidio, interpretandolo come dimostrazione che era destinato all’inferno per avere offeso il Sutra del Loto. Il Daishonin confuta poi le affermazioni esposte nell’opera principale di Honen Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa, e accenna al fatto che la comunità buddista dell’epoca aveva richiesto la messa al bando della pratica del Nembutsu, oltre che dell’opera di Honen, in quanto considerate dannose per il Buddismo. Inoltre, cita vari testi ufficiali dai quali si evince che la risposta della corte imperiale e dello shogunato a tali petizioni fu quella di bandire la propagazione dell’insegnamento Nembutsu.

Nella parte finale della lettera, Nichiren dichiara che il Nembutsu ha violato la legge secolare, rappresentata dagli editti imperiali, come dimostrano i documenti da lui citati, e in termini di Buddismo ha trasgredito al volere del Budda. Questo è il motivo per cui esorta le persone ad abbandonare questo insegnamento e abbracciare il Sutra del Loto, come fecero Ananda e Shariputra, ottenendo così l’illuminazione.


Note
1. Il Sutra del Loto, cap. 3, pp. 125-126.
2. Questa frase deriva dal Sutra della Ghirlanda di fiori.
3. Il Sutra del Loto, cap. 3, p. 120.
4. Ibidem.
5. Ibidem.
6. Ibidem, cap. 11, p. 250.
7. I “venti peccati capitali” sono i cinque peccati capitali, i sette peccati capitali e le otto offese.
8. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 90.
9. Nel Sutra del Budda Vita Infinita, quando il Bodhisattva Tesoro del Dharma formula quarantotto voti prima di diventare il Budda Vita Infinita, o Budda Amida, Ananda è a capo dell’assemblea alla quale viene predicato il sutra.
10. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 85.
11. Lode alla rinascita nella Pura terra.
12. Il Sutra del Loto, cap. 11, p. 244.
13. Opera di Honen.
14. I sessanta volumi delle dottrine T’ien-t’ai sono le tre opere maggiori di T’ien-t’ai: Grande concentrazione e visione profonda, Parole e frasi del Sutra del Loto e Il significato profondo del Sutra del Loto, in trenta volumi, più i tre commentari a esse, a opera di Miao-lo, anch’essi in trenta volumi.
15. L’espressione “cinque impurità” qui corrisponde a “i cinque peccati capitali” nella versione esistente del Sutra del Declino della Legge.
16. Le cinque pratiche corrette sono: 1) leggere e recitare i tre sutra della Pura terra; 2) meditare sul Budda Amida e sulla sua Pura terra; 3) venerare il Budda Amida; 4) recitare il nome del Budda Amida; 5) lodare e fare offerte al Budda Amida. Quando invece questi cinque tipi di pratica sono rivolti a un Budda diverso da Amida, o a un sutra diverso dai tre sutra della Pura terra, sono chiamati “le cinque pratiche diverse”.
17. Myoe (1173-1232) era un prete della scuola della Ghirlanda di fiori. Nel 1206 la corte imperiale gli concesse una tenuta a Togano’o, Kyoto, dove egli ricostruì l’antico tempio chiamandolo Kozan-ji e facendone un tempio della scuola della Ghirlanda di fiori. È considerato il restauratore della scuola della Ghirlanda di fiori.
18. Jitsuin è ritenuto un altro nome per Koin (1145-1216), un eminente prete della scuola Tendai.
19. Butcho-bo Ryushin, noto anche come Ryushin, era un prete della scuola Tendai del primo periodo Kamakura (1185-1333), che viveva all’Enryaku-ji, il tempio principale di quella scuola sul monte Hiei. All’Enryaku-ji fu nominato supervisore delle discussioni e la sua funzione era selezionare gli argomenti per le discussioni fra i preti e supervisionarle. “Ponte del Dharma” era un grado ufficiale nella gerarchia del clero.
20. Sia Anraku sia Juren erano discepoli di Honen, il fondatore della scuola della Pura terra. Nel 1206, mentre l’ex imperatore Gotoba era assente da Kyoto per un pellegrinaggio al santuario di Kumano, Anraku, Juren e altri discepoli di Honen tennero una cerimonia Nembutsu a Kyoto. Varie dame di corte al servizio di Gotoba parteciparono alla cerimonia e, senza il permesso di quest’ultimo, rinunciarono alla vita secolare per farsi monache. Ciò mandò su tutte le furie l’ex imperatore e l’anno seguente Honen fu esiliato, mentre Anraku e Juren furono giustiziati.
21. I due governatori di Rokuhara erano a capo dei due uffici istituiti dal governo di Kamakura rispettivamente nei due distretti settentrionale e meridionale di Rokuhara, a Kyoto, per occuparsi degli affari politici delle province occidentali e proteggere la corte imperiale.
22. Fujiwara Yoritaka (n. 1202), un nobile di corte.
23. Taira no Norisuke (1192-1235), nobile di corte che faceva parte dei sei consiglieri di stato.
24. Il governatore della provincia di Musashi. Nel testo “il signore di Musashi” è Hojo Yasutoki (1183-1242), terzo reggente del governo di Kamakura.
25. Prete della scuola Tendai. In seguito fu nominato supervisore del clero. L’“interprete delle dottrine” era uno degli incaricati della supervisione delle discussioni sul Buddismo. La sua funzione era di dare delucidazioni e ampliamenti relativi agli argomenti di discussione, e rispondere alle domande degli altri preti.
26. Antico nome del santuario di Yasaka, situato a Gion, Kyoto.