Nel secondo volume del Sutra del Loto si parla «[di unirsi ai bodhisattva e alla moltitudine degli ascoltatori della voce] che salgono su questo veicolo adorno di gioielli e procedono direttamente verso l’illuminazione»1.
Il ventottesimo giorno del quarto mese del quinto anno di Kencho [1253] io, Nichiren, descrissi per la prima volta il lignaggio di questo grande carro trainato dal bue bianco, l’unico veicolo del Sutra del Loto.
I maestri delle altre scuole buddiste si radunarono intorno a me, come nuvole e nebbia. E quelli delle scuole della Vera parola, della Pura terra e Zen si levarono come calabroni per attaccarmi. Dibattei con loro, descrivendo le corna di questo bue bianco che traina il carro adorno di gioielli, il supremo fra tutti. Queste due corna sono le dottrine esposte nell’insegnamento transitorio e nell’insegnamento originale, cioè il conseguimento della Buddità da parte delle persone dei due veicoli e il conseguimento della Buddità nel remoto passato.
Già in passato il Gran Maestro Kobo, parlando di queste corna, aveva detto che al Sutra del Loto, il supremo di tutti i sutra, spettava il terzo posto, e che le dottrine dei tremila regni in un singolo istante di vita, del conseguimento della Buddità nel remoto passato e del conseguimento della Buddità nella propria forma presente, enunciate solo nel Sutra del Loto, in realtà si trovavano anche nei sutra della Vera parola.
La mia intenzione era di criticare gli errori commessi da queste persone che offendono la Legge, ma, quando cercai di farlo, si dimostrarono più ostili che mai. Sembrava che, nel tentativo di raddrizzare le corna del bue, corressi il pericolo di ucciderlo, anche se ovviamente non era questa la mia intenzione.
Inoltre, il carro che ho descritto ha come ruote le due dottrine dell’insegnamento transitorio e dell’insegnamento originale ed è attaccato al bue di Myoho-renge-kyo. È un carro che continua a girare in tondo, ripetendo senza sosta il ciclo di nascita e morte, nella casa che brucia del triplice mondo. Ma, con il mozzo di una mente che crede [per mantenere in posizione le ruote] e l’olio della determinazione che le lubrifica, può trasportarci nella pura terra del Picco dell’Aquila.
Inoltre possiamo dire che il re della mente2 svolge la funzione del bue, mentre nascita e morte sono come le ruote. Il Gran Maestro Dengyo afferma: «Le due fasi di vita e morte sono le funzioni mistiche di un’unica mente. Le due modalità dell’esistenza e della non esistenza sono le vere funzioni di una mente intrinsecamente illuminata»3. E T’ien-t’ai dice: «I dieci fattori sono [il vero aspetto del Loto e anche la realtà del carro trainato dal bue bianco] […] il regno fondamentale del vero aspetto della vita»4.
Dovresti riflettere con grande attenzione su questi passi del commentario. Nam-myoho-renge-kyo, Nam-myoho-renge-kyo.
Nichiren
Il diciassettesimo giorno del dodicesimo mese