Numero: 171
Data: Data sconosciuta
Luogo: Luogo sconosciuto
Destinatario: Destinatario sconosciuto

Il corpo e la mente delle persone comuni

I sutra predicati prima del Sutra del Loto riguardano il corpo e la mente delle persone comuni. Il Budda li espose in modo che fossero comprensibili alle loro menti e quindi, pur essendo predicati dal Budda, rimangono alla portata della mente delle persone comuni. Per questo motivo sono chiamati sutra predicati in accordo con la mente altrui.

Per spiegare, supponiamo che ci siano dei genitori a cui non piace il sakè mentre al loro diletto figlio piace molto. Sia perché vogliono bene al figlio, sia per conquistarsene l’affetto, lo invitano a bere il sakè, fingendo che piaccia anche a loro. Di conseguenza il figlio scioccamente crede che anche a suo padre e a sua madre piaccia il sakè.

Il Sutra di Trapusha1 tratta dei regni degli esseri umani e degli esseri celesti, i sutra Agama trattano delle persone dei due veicoli, il Sutra della Ghirlanda di fiori dei bodhisattva e i sutra Corretti ed equi e della Saggezza, per alcuni aspetti assomigliano ai sutra Agama e di Trapusha mentre per altri ricordano il Sutra della Ghirlanda di fiori.

Quando le persone comuni di quest’ultima epoca leggono questi vari sutra, ritengono che siano in accordo con la mente del Budda. Ma, a una attenta analisi, vediamo che ciò che stanno leggendo non riflette altro che la loro mente, e poiché la loro mente è per natura imperfetta, non si hanno apprezzabili risultati.

Il Sutra del Loto invece è un sutra predicato in accordo con la mente del Budda, e, poiché quella del Budda è una mente eccellente, leggendo questo sutra, anche le persone che non lo comprendono ottengono inestimabili benefici.

L’artemisia che cresce in mezzo alla canapa o un serpente all’interno di un tubo [diverranno naturalmente diritti] e chi frequenta persone buone, anche senza far nulla di particolare, diventerà naturalmente retto nei pensieri, nelle parole e nelle azioni. L’influenza del Sutra del Loto è simile: anche senza far nulla di particolare, chi ha fede in questo sutra sarà considerato dal Budda una persona buona.

Tuttavia l’insegnamento del Sutra del Loto assume diverse forme a seconda della capacità delle persone, del tempo, del paese e degli individui che lo propagano. Eppure sembra che perfino i bodhisattva che hanno raggiunto lo stadio di illuminazione quasi perfetta non abbiano compreso tali relazioni. Figuriamoci se potrebbero riuscirvi le persone comuni dell’ultima epoca!

In generale, esistono tre tipi di messaggeri: il primo è estremamente acuto, il secondo non lo è particolarmente, ma non è neppure ottuso. Il terzo è estremamente ottuso ma affidabile.

Di questi tre tipi, mentre il primo non commetterà errori [nel trasmettere il messaggio], il secondo, essendo abbastanza acuto, ma non come il primo, aggiungerà parole proprie al messaggio del suo signore, dimostrandosi perciò il peggior messaggero. Il terzo, essendo estremamente ottuso, non oserà aggiungere parole proprie, ed essendo onesto, riferirà senza alterarlo il messaggio del suo signore. Si dimostrerà dunque un messaggero migliore del secondo e, in qualche caso, anche del primo.

Il primo tipo di messaggero può essere paragonato ai quattro ordini di saggi dell’India, il secondo ai maestri cinesi e il terzo alle persone stupide, ma oneste, che si trovano fra la gente comune di quest’ultima epoca.

Tralascerò qui il periodo in cui il Budda visse in questo mondo. Il periodo di mille anni che comincia nel giorno seguente alla sua morte è conosciuto come Primo giorno della Legge ed è diviso in due parti: durante i primi cinquecento anni si diffusero i sutra hinayana che furono propagati da Mahakashyapa, Ananda e altri. Nei successivi cinquecento anni, Ashvaghosha, Nagarjuna, Asanga, Vasubandhu e altri propagarono i sutra mahayana provvisori. Alcuni di questi maestri eruditi trattarono aspetti parziali del Sutra del Loto, altri non lo menzionarono affatto. Le interpretazioni dei maestri che apparvero dopo il periodo di mille anni del Primo giorno, assomigliavano in qualche caso agli insegnamenti del Budda, ma, per la maggior parte, contenevano degli errori. Fra i maestri [del Primo giorno] che non commisero errori, ma diedero spiegazioni insufficienti, possiamo citare Mahakashyapa, Ananda, Ashvaghosha, Nagarjuna, Asanga e Vasubandhu.

Nel periodo di mille anni del Medio giorno della Legge, il Buddismo fu introdotto in Cina. All’inizio, a causa delle dispute con i confuciani, non c’era tempo per addentrarsi nelle questioni interne dell’insegnamento buddista, come la distinzione fra Mahayana e Hinayana e tra insegnamenti provvisori e veri insegnamenti.

Ma quando il Buddismo si diffuse e via via che venivano introdotte dall’India le varie dottrine, alcune persone che prima erano ritenute sagge, alla luce dei sutra e dei trattati introdotti in seguito, si dimostrarono ottuse e persone che erano state considerate ottuse ora si dimostrarono sagge. Infine si svilupparono dieci scuole differenti2 e furono proposte migliaia, decine di migliaia di interpretazioni diverse. La gente ignorante non sapeva a quale aderire, mentre coloro che erano considerati sapienti si attaccarono sempre più alle proprie opinioni.

Alla fine però si accordarono su un punto, e cioè che di tutti gli insegnamenti esposti dal Budda nel corso della sua vita, il più elevato era il Sutra della Ghirlanda di fiori, mentre al secondo posto stava il Sutra del Nirvana e al terzo il Sutra del Loto. Nessuno, dal governante fino alla gente comune, dissentiva da questa classificazione poiché era condivisa dai maestri del Dharma Fa-yün e Chih-tsang e da tutti gli altri capi delle dieci scuole, considerati grandi santi.

Poi, durante il Medio giorno della Legge, al tempo delle dinastie Ch’en e Sui, apparve un giovane monaco chiamato Chih-i, in seguito conosciuto col nome di Gran Maestro T’ien-t’ai Chih-che. Egli insegnò molte dottrine, ma in conclusione il suo insegnamento si concentrò sull’unica questione della superiorità relativa dei tre sutra: del Loto, del Nirvana e della Ghirlanda di fiori.

Il Maestro del Dharma Chih-i dichiarò che questi sutra erano stati classificati nell’ordine inverso. Così il sovrano della dinastia Ch’en, allo scopo di dirimere la questione, convocò un gruppo di più di cento persone, fra cui l’Amministratore del clero Hui-heng, il Supervisore del clero Hui-k’uang, il Maestro del Dharma Hui-jung, il Maestro del Dharma Fa-sui3 e altri, scelti tra i più eminenti capi delle dieci scuole del nord e del sud, e li mise a confronto con Chih-i in un pubblico dibattito.

Il Maestro del Dharma Chih-i disse: «Il Sutra del Loto afferma che “Fra tutti i sutra gli spetta il posto più alto”4 e “Tra quelli [i sutra] che ho predicato, che ora predico e che predicherò, questo Sutra del Loto è il più difficile da credere e il più difficile da comprendere”5. Il Sutra degli Innumerevoli significati spiega che i sutra predicati in passato sono “l’insegnamento di grande saggezza, l’insegnamento della Ghirlanda di fiori riguardo alla meditazione sui riflessi sulla superficie del grande mare” e così via. Per i sutra predicati in futuro, il Sutra del Nirvana afferma: “Dalla prajina-paramita (la dottrina della perfezione della saggezza) ricavò il Sutra del Nirvana”. Questi passi delle scritture dimostrano chiaramente e definitivamente che il Sutra del Loto è superiore al Sutra della Ghirlanda di fiori e al Sutra del Nirvana; dovete convenirne».

Dopo essere stati così confutati, alcuni dei suoi oppositori si limitarono a tacere, altri vomitarono insulti o impallidirono. Allora il sovrano Ch’en si alzò e si inchinò tre volte e tutti i cento funzionari giunsero le mani in segno di riverenza; incapaci di prevalere, i capi delle altre scuole furono costretti ad ammettere la sconfitta. Fu quindi stabilito che, fra tutti gli insegnamenti esposti dal Budda, il posto più alto spettava al Sutra del Loto.

In seguito, durante gli ultimi cinquecento anni del Medio giorno della Legge, apparvero una dopo l’altra le nuove traduzioni6 dei sutra e dei trattati. Nel terzo anno dell’era Ch’en-kuan (629), nel regno dell’imperatore T’ai-tsung, un monaco chiamato Hsüan-tsang si recò in India ove trascorse diciassette anni studiando a fondo le varie dottrine buddiste delle cinque regioni. Fece quindi ritorno in Cina nel diciannovesimo anno della stessa era (645) e vi introdusse il Sutra dei Profondi segreti, il Trattato sugli stadi della pratica dello Yoga, il Trattato sulla coscienza come unica realtà e gli altri insegnamenti della scuola delle Caratteristiche dei dharma.

Hsüan-tsang dichiarò che: «Benché in India vi siano molte scuole diverse, questa è la prima» e l’imperatore T’ai-tsung, che fu uno dei re più saggi che la Cina abbia mai conosciuto, decise di prenderlo come suo maestro.

Questa scuola in sostanza insegna che per alcuni i tre veicoli sono un mero espediente e l’unico veicolo rappresenta la verità, mentre per altri l’unico veicolo è un espediente e i tre veicoli rappresentano la verità. Insegna inoltre che le cinque nature sono completamente separate, e che gli esseri senzienti predestinati dalla propria natura [ai due veicoli] o che mancano della natura dell’illuminazione non potranno mai conseguire la Buddità.

Tali dottrine erano incompatibili con quelle della scuola T’ien-t’ai così come l’acqua lo è con il fuoco, ma allora sia il Gran Maestro T’ien-t’ai sia il Gran Maestro Chang-an erano già scomparsi dalla scena e i loro successori non erano all’altezza della situazione; da ciò risulta che la scuola T’ien-t’ai era già decaduta.

Più tardi, durante il regno dell’imperatrice Wu, apparve in Cina la scuola della Ghirlanda di fiori. La traduzione in sessanta volumi del Sutra della Ghirlanda di fiori, che era stata oggetto della critica del Gran Maestro T’ien-t’ai, fu accantonata e da quel momento la scuola si basò sulla nuova traduzione del Sutra della Ghirlanda di fiori in ottanta volumi, introdotta dal Maestro del Tripitaka Jih-chao7. In generale, questa scuola insegna che il Sutra della Ghirlanda di fiori rappresenta l’“insegnamento della radice”, mentre il Sutra del Loto è paragonabile agli “insegnamenti dei rami”. L’imperatrice Wu era una monaca buddista che aveva un certo grado di comprensione sia delle scritture buddiste sia non buddiste e, nella sua arroganza, non teneva in nessun conto la scuola T’ien-t’ai. Così, il Sutra del Loto venne doppiamente oscurato, dalla scuola delle Caratteristiche dei dharma e dalla scuola della Ghirlanda di fiori.

Successivamente, durante il regno dell’imperatore Hsüan-tsung, i tre maestri del Tripitaka Shan-wu-wei, Chin-kang-chih e Pu-k’ung portarono in Cina dall’India i sutra di Mahavairochana, della Corona di diamanti e Susiddhikara. Questi tre uomini non erano lontanamente paragonabili ai primi maestri buddisti cinesi, sia per personalità sia per dottrina. Tuttavia, poiché introdussero le mudra e i mantra, precedentemente sconosciuti, si pensò che il Buddismo non fosse mai esistito realmente in Cina prima del loro arrivo. Essi dichiararono che la scuola T’ien-t’ai era superiore agli insegnamenti della Ghirlanda di fiori, delle Caratteristiche dei dharma e dei Tre trattati, ma che non si poteva paragonare alle dottrine dei sutra della Vera parola.

Ancora più tardi, il Gran Maestro Miao-lo confutò la scuola delle Caratteristiche dei dharma, della Ghirlanda di fiori e della Vera parola, che il Gran Maestro T’ien-t’ai non aveva ovviamente potuto confutare. Egli però non espose le sue confutazioni in un pubblico dibattito, come aveva fatto il Gran Maestro T’ien-t’ai. Così il Sutra del Loto divenne simile a una veste di broccato indossata nell’oscurità della notte, mentre le mudra e i mantra, che non si trovano nel Sutra del Loto, erano chiaramente visibili agli occhi della gente. Perciò tutti concordarono nel dichiarare superiore la scuola della Vera parola.

Durante il Medio giorno della Legge, il Buddismo fu introdotto in Giappone nel sesto anno del regno dell’imperatore Kimmei (545)8. Nei duecento anni e più compresi fra il regno dell’imperatore Kimmei e quello dell’imperatore Kammu, si propagarono gli insegnamenti di sei scuole: Tre trattati, Affermazione della verità, Caratteristiche dei dharma, Tesoro dell’Abhidharma, Ghirlanda di fiori e Precetti. Gli insegnamenti della scuola della Vera parola furono introdotti durante il regno del quarantaquattresimo sovrano, l’imperatrice Gensho, e quelli della scuola T’ien-t’ai in quello del quarantacinquesimo sovrano, l’imperatore Shomu9. Ma, all’epoca, nessuno di questi ultimi due insegnamenti venne propagato.

Il prete Saicho, conosciuto in seguito come Gran Maestro Dengyo, visse durante il regno dell’imperatore Kammu. Prima del suo viaggio nella Cina T’ang, aveva studiato a fondo le dottrine delle sei scuole e aveva trascorso quindici anni in ritiro sulla montagna10 esaminando le dottrine delle scuole T’ien-t’ai e della Vera parola. Perciò, ancor prima di recarsi in Cina, fu in grado di dare un giudizio critico sulle prime sei scuole dal punto di vista degli insegnamenti T’ien-t’ai e le sue confutazioni persuasero tutti i capi dei sette maggiori templi di Nara a dichiararsi suoi discepoli. Così le dottrine delle sei scuole furono refutate.

In seguito, nel ventitreesimo anno dell’era Enryaku (804), egli si recò in Cina e, nel ventiquattresimo anno della stessa era, fece ritorno in Giappone dove propagò gli insegnamenti T’ien-t’ai e della Vera parola, senza però dichiarare agli altri quale dei due ritenesse superiore, benché evidentemente egli lo sapesse in cuor suo.

Nello stesso periodo visse Kukai, più tardi conosciuto in seguito come Gran Maestro Kobo. Anch’egli andò in Cina, nel ventitreesimo anno dell’era Enryaku, ritornando in Giappone nel terzo anno dell’era Daido (808). Egli studiò esclusivamente gli insegnamenti della Vera parola e li propagò in Giappone. Secondo il suo punto di vista, il Sutra del Loto non poteva essere paragonato al Sutra della Ghirlanda di fiori né tanto meno agli insegnamenti della Vera parola.

Il Gran Maestro Dengyo ebbe un discepolo di nome Ennin, più tardi noto come Gran Maestro Jikaku. Egli si recò in Cina nel quinto anno dell’era Jowa (838) e ritornò in Giappone nel quattordicesimo anno della stessa era. In questi dieci anni egli studiò le dottrine della Vera parola e le dottrine T’ien-t’ai. Mentre era in Giappone aveva studiato a fondo le dottrine T’ien-t’ai e della Vera parola con il Gran Maestro Dengyo, con Gishin ed Encho e, durante i suoi dieci anni in Cina, studiò la Vera parola presso otto grandi virtuosi11 e fu istruito sulla dottrina T’ien-t’ai da Tsung-jui, Chih-yüan12 e altri. Al suo ritorno in Giappone, proclamò che sia la scuola della Vera parola sia quella T’ien-t’ai rappresentavano il gusto del ghee e che i sutra di entrambe le scuole erano profondi e sottili. A suffragare queste opinioni fu emanato un editto imperiale.

Dopo di lui venne Enchin, noto in seguito come Gran Maestro Chisho. Prima del viaggio in Cina era discepolo del Reverendo Gishin. Mentre si trovava in Giappone aveva studiato gli insegnamenti T’ien-t’ai e della Vera parola presso Gishin, Encho, Ennin e altri. In più, nel terzo anno dell’era Ninju (853) si recò in Cina e fece ritorno il primo anno dell’era Jogan (859). Durante quei sette anni studiò approfonditamente i due insegnamenti T’ien-t’ai e della Vera parola presso maestri come Fa-ch’üan e Liang-hsü13.

Egli dichiarò che i meriti relativi delle due scuole Tendai e della Vera parola apparivano chiari come riflessi in uno specchio, ma, poiché nel futuro sicuramente questo assunto sarebbe stato messo in discussione, egli avrebbe risolto la questione affermando che le due scuole Tendai e della Vera parola sono come i due occhi di una persona o le due ali di un uccello. Chi avesse sostenuto interpretazioni diverse da questa sarebbe andato contro gli insegnamenti del fondatore, il Gran Maestro Dengyo, e non sarebbe stato autorizzato a rimanere sulla montagna. Fu promulgato un editto imperiale per avallare questa posizione ed Enchin diffuse la sua interpretazione in tutto il paese.

Pur essendovi molti uomini sapienti sia in Cina sia in Giappone, a quanto pare nemmeno uno refutò questa interpretazione. Se fosse valida, chi pratica in accordo con essa conseguirebbe sicuramente la Buddità e i sovrani che la rispettano godrebbero di pace e sicurezza nei propri regni.

Avevo pensato che, se avessi osato esprimere ad altri la mia opinione, non solo si sarebbero rifiutati di ascoltarmi, ma avrebbero persino cercato di farmi del male e che anche i discepoli e i sostenitori laici che mi avevano ascoltato sarebbero stati in pericolo. Infatti ciò è accaduto, come avevo previsto.

Ciò nonostante io credo che le interpretazioni di coloro che ho menzionato sopra non si accordino con la vera intenzione del Budda. Giudicando dagli otto volumi e dai ventotto capitoli del Sutra del Loto, se ci fosse un sutra superiore a esso, allora il Sutra del Loto non sarebbe altro che un’adunanza di Budda delle dieci direzioni, riuniti per dire un cumulo di grosse bugie. Ma esaminando i sutra della Ghirlanda di fiori, del Nirvana, della Saggezza, di Mahavairochana e dei Profondi segreti, non troviamo alcun passo che smentisca l’affermazione del Sutra del Loto che «fra tutti i sutra gli spetta il posto più alto».

Quindi, malgrado Shan-wu-wei, Hsüan-tsang, Kobo, Jikaku, Chisho e gli altri adducano una varietà di dotte argomentazioni, non possono mostrare alcun passo delle scritture che provi che il Sutra del Loto sia inferiore al Sutra di Mahavairochana. Tutta la loro tesi si basa esclusivamente sul fatto che un sutra includa o no mudra e mantra. Se invece di scrivere centinaia di volumi, viaggiare avanti e indietro tra Cina e Giappone per i loro interminabili complotti e far promulgare editti imperiali al fine di intimidire la gente, avessero citato passi dei sutra come prova, chi avrebbe potuto dubitare?

Le gocce di rugiada si accumulano per formare un ruscello e i ruscelli si accumulano per formare il grande mare. I granelli di polvere si accumulano per formare una montagna, e le montagne si accumulano per formare il monte Sumeru. Allo stesso modo questioni di poca importanza si accumulano fino a diventare questioni serie. Ciò è ancor più vero in questa faccenda, che è la più seria di tutte! Quando questi uomini scrissero i loro commentari, avrebbero dovuto esaminare a fondo sia i princìpi sia le prove documentarie di entrambi gli insegnamenti; e anche la corte, prima di promulgare gli editti imperiali, avrebbe dovuto svolgere un’approfondita ricerca sui punti di vista di entrambe le parti, citando i passi che li confermassero in maniera inequivocabile.

Neppure il Budda stesso potrebbe smentire la propria affermazione che, fra tutti i sutra che ha predicato, che ora predica e che predicherà, [il Sutra del Loto è il supremo]; come possono dunque permettersi di farlo studiosi, maestri e sovrani, facendo uso della propria autorità? Questa affermazione è stata udita da Brahma e Shakra, dagli dèi del sole e della luna e dai quattro re celesti ed è stata debitamente registrata nei loro rispettivi palazzi.

Finché esistevano ancora persone che davvero non erano a conoscenza di questa affermazione, sembra che le false interpretazioni dei maestri che ho citato prima si siano diffuse senza che nessuno subisse retribuzioni. Ma ora che una persona dal forte carattere si è fatta avanti per far conoscere questa frase del sutra, coraggiosamente e senza compromessi, è certo che si verificheranno gravi eventi. Poiché tutti hanno disprezzato questa persona, maledicendola, percuotendola, mandandola in esilio e cercando di togliergli la vita, Brahma, Shakra, gli dèi del sole e della luna e i quattro re celesti si sono adirati e sono divenuti alleati di quel devoto. Perciò sono piovuti dal cielo inattesi rimproveri, il popolo sta per essere annientato e il paese distrutto.

Nonostante il devoto del Sutra del Loto possa essere di umili origini, le divinità celesti che lo proteggono sono temibili. Se un demone asura cerca di inghiottire il sole o la luna, avrà la testa rotta in sette pezzi14. Se un cane abbaia a un leone, i suoi intestini marciranno. Per come vedo la situazione attuale, qui in Giappone si sta verificando lo stesso tipo di retribuzione.

Coloro che invece fanno offerte a questo devoto e lo sostengono riceveranno lo stesso beneficio che riceverebbero facendo offerte al Sutra del Loto. Come dice il Gran Maestro Dengyo nel suo commentario: «Coloro che lo lodano riceveranno una montagna di benefici, alta come il monte Calmo e Luminoso, mentre coloro che lo offendono commetteranno una colpa che li condannerà all’inferno di incessante sofferenza»15.

Colui che offrì un piatto di miglio a un pratyekabuddha divenne il Tathagata Fulgida Luce16 e colui che offrì una torta di fango al Budda divenne il sovrano di Jambudvipa17. Anche se una persona compie azioni meritorie, se queste sono indirizzate verso ciò che non è vero, porteranno soltanto un grande male, non un bene. D’altro canto, per quanto una persona possa essere ignorante e le sue offerte misere, se sono indirizzate a chi sostiene la verità, allora il suo merito sarà grande. Quanto è più vero questo nel caso di persone che in tutta sincerità fanno offerte al corretto insegnamento!

Oltre tutto, oggi viviamo in tempi difficili, nei quali la gente comune può fare ben poco. Eppure, nonostante tu sia così occupato, nella tua autentica sincerità mi hai inviato, qui sulle montagne, germogli di bambù della varietà moso18 come offerte al Sutra del Loto. Sicuramente stai gettando dei buoni semi in un campo di fortuna e, quando ci penso, le lacrime sgorgano senza posa dai miei occhi.

Cenni Storici

Sembra che Nichiren Daishonin abbia scritto questa lettera da Minobu per un discepolo devoto, ma, mancando la parte introduttiva e quella conclusiva dello scritto, andate perdute, non si conoscono né la data, né il nome del destinatario.

All’inizio della lettera, il Daishonin dichiara che tutti i sutra esposti prima del Sutra del Loto devono essere classificati come «in accordo con la mente altrui», vale a dire che sono insegnamenti provvisori che si adattano alla capacità di comprensione delle persone. Il Sutra del Loto, invece, è chiamato insegnamento «in accordo con la mente del Budda», perché in esso il Budda rivela direttamente la sua illuminazione. Gli insegnamenti provvisori espongono solo un aspetto parziale della verità, in quanto vengono esposti secondo la capacità delle persone, mentre il vero insegnamento, il Sutra del Loto, rivela interamente la verità. Il Daishonin afferma che chi ha fede nel Sutra del Loto acquisisce naturalmente immensi benefici, anche senza comprenderne il significato.

Traccia, quindi, brevemente, la storia della trasmissione del Sutra del Loto in India, Cina e Giappone durante il Primo, il Medio e l’Ultimo giorno della Legge, utilizzando l’analogia dei tre tipi di messaggero, che corrispondono rispettivamente ai maestri buddisti del Primo, del Medio e dell’Ultimo giorno della Legge.

L’analisi del Daishonin si concentra in particolare sul Medio giorno della Legge, quando il messaggio del Sutra del Loto venne offuscato da altri insegnamenti. In Cina, il Gran Maestro T’ien-t’ai chiarì la supremazia del Sutra del Loto affrontando in vari dibattiti i rappresentanti delle dieci scuole del nord e del sud. Dopo la sua morte, però, la posizione centrale del Sutra del Loto fu oscurata a causa dell’introduzione, dall’India, di altre scuole: Caratteristiche dei dharma, Ghirlanda di fiori e Vera parola. Il Gran Maestro Miao-lo fece rivivere in una certa misura l’insegnamento di T’ien-t’ai, ma non riuscì a riportare il Sutra del Loto al supremo posto d’onore originario.

In Giappone, invece, la supremazia del Sutra del Loto era stata affermata dal Gran Maestro Dengyo, fondatore della scuola Tendai giapponese. Tuttavia, durante lo stesso periodo, Kobo fondò la scuola esoterica della Vera parola, e i successori di Dengyo finirono per cadere sotto la sua influenza, considerando il Sutra del Loto allo stesso livello degli insegnamenti esoterici. In questo modo l’insegnamento del Sutra del Loto venne offuscato.

Il Daishonin critica, poi, le argomentazioni di maestri come Shan-wu-wei, Hsüan-tsang, Kobo, Jikaku e Chisho, che non trovano nessun riscontro nei sutra buddisti. Al contrario, nel capitolo “Maestro della Legge” del Sutra del Loto il Budda afferma: «Tra quelli [i sutra] che ho predicato, che ora predico e che predicherò, questo Sutra del Loto è il più difficile da credere e il più difficile da comprendere», indicando con chiarezza che il Sutra del Loto è l’insegnamento più profondo. Quando il Daishonin ha cercato di spiegare a tutti il significato di questo passo, ha incontrato una serie di persecuzioni e ciò a sua volta ha generato vari disastri e calamità. Al contrario, spiega il Daishonin, coloro che sostengono il devoto del Sutra del Loto acquisiranno gli stessi benefici che otterrebbero servendo il Sutra del Loto stesso.


Note
1. Sutra di Trapusha: un sutra andato perduto, nel quale Shakyamuni avrebbe esposto i cinque precetti e i dieci buoni precetti a beneficio di Trapusha e Bhallika, due mercanti che gli avevano offerto orzo e miele poco dopo la sua illuminazione. Il significato profondo del Sutra del Loto cita un maestro della Cina settentrionale che classifica questo sutra nella categoria degli insegnamenti per esseri umani e celesti.
2. Dieci scuole differenti: tre scuole della Cina meridionale e sette della Cina settentrionale.
3. Hui-heng (515-589), Hui-k’uang (534-613) e Hui-jung (m. 586): monaci nel periodo delle dinastie settentrionali e meridionali. Hui-heng fu nominato amministratore generale del clero nel 586. Il suo dibattito col Gran Maestro T’ien-t’ai è menzionato in Seguito delle biografie degli eminenti monaci. Secondo quest’opera, Hui-k’uang contribuì alla propagazione del Compendio del Mahayana e del Trattato sulla dottrina della coscienza come unica realtà, tradotti da Paramartha. Hui-jung: discepolo di Fa-yün, riverito come uno dei tre grandi maestri della dinastia Liang. Fa-sui (d.s.): monaco del tempio Ting-lin vissuto durante le dinastie Ch’en e Sui. Secondo Biografia del Gran Maestro T’ien-t’ai Chih-che della dinastia Sui, quando T’ien-t’ai tenne una lezione sul titolo del Sutra del Loto al tempio Wa-kuan di Chin-ling, capitale di Ch’en, Fa-sui vi presenziò in qualità di capo dei preti del Ting-lin e, profondamente colpito dalla dottrina di T’ien-t’ai, divenne immediatamente suo seguace.
4. Il Sutra del Loto, cap. 14, p. 288.
5. Ibidem, cap. 10, p. 235.
6. Nuove traduzioni: traduzioni di Hsüan-tsang (602-664) e le successive. Tendono a essere più letterali rispetto alle precedenti “vecchie traduzioni”.
7. Jih-chao (sans. Divakara, 613-687): monaco dell’India centrale che si recò in Cina nel 676 e vi tradusse diciotto testi. L’affermazione del Daishonin secondo la quale Jih-chao “introdusse” il Sutra della Ghirlanda di fiori in ottanta volumi, si può forse riferire al fatto che il patriarca della Ghirlanda di fiori Fa-tsang usava il capitolo “Ingresso nel regno del Dharma” del Sutra della Ghirlanda di fiori tradotto da Jih-chao, per sopperire a una deficienza della vecchia traduzione.
8. Oggi la data tradizionale per l’introduzione ufficiale del Buddismo in Giappone è il 538.
9. In Breve storia del Paese dei fiori d’ibisco si cita una fonte non identificata secondo la quale il maestro della Vera parola Shan-wu-wei avrebbe visitato il Giappone nel primo anno dell’era Yoro (717) durante il regno dell’imperatrice Gensho. Sembra che questa credenza, molto probabilmente apocrifa, fosse generalmente accettata al tempo del Daishonin. Il monaco Ganjin (cin. Chien-chen) portò dalla Cina le tre opere maggiori di T’ien-t’ai nel 754 quando si recò in Giappone su invito dell’imperatore Shomu, allo scopo di istruire monaci e monache sui precetti buddisti.
10. La montagna: monte Hiei, posto fra il lago Biwa e la capitale imperiale di Kyoto. Più tardi divenne sede dell’Enryaku-ji, tempio principale della scuola Tendai.
11. Otto grandi virtuosi: Fa-ch’üan, Yüan-cheng, Tsung-jui, Ch’üan-ya, I-chen, Pao-yüeh, K’an e Wei-chin.
12. Tsung-jui (d.s.): prete del tempio Hsi-ming a Ch’ang-an, da non confondere con Tsung-jui della nota precedente. Secondo Biografie degli eminenti monaci dell’era Genko, Ennin studiò il sanscrito con Tsung-jui quando si recò nella Cina dei T’ang nell’838. Chih-yüan (768-844): prete della scuola Tendai durante la dinastia T’ang. Visse presso il tempio Hua-yen sul monte Wu-t’ai.
13. Fa-ch’üan (d.s.): prete della Vera parola della dinastia T’ang, che avrebbe istruito sia Ennin che Enchin sugli insegnamenti esoterici, durante il loro soggiorno in Cina. Liang-hsü (d.s.): prete della scuola Tendai durante la dinastia T’ang.
14. Secondo il Trattato sulla grande perfezione della saggezza, quando il re asura Rahula minacciò di inghiottire la luna, il Budda lo rimproverò dicendogli che, se lo avesse fatto, la sua testa si sarebbe spaccata in sette pezzi. Una versione della stessa storia in Parole e frasi del Sutra del Loto afferma che Rahula minacciò di inghiottire sia il sole che la luna.
15. Chiarimento sulle scuole basate sulla dottrina di T’ien-t’ai.
16. Tathagata Fulgida Luce: probabilmente si riferisce ad Aniruddha, cugino di Shakyamuni e uno dei suoi dieci discepoli più importanti. Nel Sutra del Loto gli viene predetto che diverrà il Tathagata Splendore Universale, che nel testo originale giapponese figura col nome di Tathagata Fulgida Luce.
17. Si riferisce a Virtù Vittoriosa, un ragazzo che offrì una torta di fango al Budda Shakyamuni. Secondo La storia del re Ashoka, come risultato di questa offerta, un secolo dopo la morte del Budda, il ragazzo Virtù Vittoriosa rinacque come re Ashoka.
18. Moso (cin. meng-tsung): una varietà di bambù. Meng-tsung visse a Wu durante il periodo dei Tre regni (220-280). Secondo i Racconti dei tempi passati i germogli di bambù erano il cibo preferito da sua madre. Un mattino d’inverno ella non poté trovare alcun germoglio a causa del terreno gelato dalla neve; quando Meng-tsung se ne lamentò con il cielo, nel giardino spuntarono spontaneamente germogli di bambù che, per questo, portano il suo nome.