Numero: 244
Data: 1275
Luogo: Minobu
Destinatario: Toki Jonin

Dono di una veste da parte di una madre

Risposta a Toki

Ho ricevuto con gratitudine la veste sfoderata1 che mi hai inviato.

C’era una volta un monaco, discepolo del Budda, che, preoccupato per lui in un periodo di carestia, vendette la sua veste da monaco e offrì il ricavato al Budda.

Quando questi gli chiese perché lo avesse fatto, il monaco spiegò le sue ragioni. Il Budda rispose: «La veste da monaco è l’indumento del Dharma col quale i Budda delle tre esistenze di passato, presente e futuro ottengono l’emancipazione. Difficilmente potrei ripagarti per l’offerta di questo denaro», e non accettò il dono.

Il monaco disse allora: «Cosa devo fare con il denaro che ho ricavato da questa veste?». Il Budda disse: «Tua madre è ancora viva?». «Sì» rispose il monaco. «In tal caso» disse il Budda «dai il denaro in offerta a lei».

Il monaco disse al Budda: «Il Budda è la persona più degna del massimo onore fra tutte le persone del triplice mondo, egli è l’occhio stesso di tutti gli esseri viventi. Persino un indumento grande abbastanza da ricoprire tutti i mondi delle dieci direzioni, una veste da monaco in grado di avvolgere la terra intera, non sarebbe che un dono appena sufficiente per lui. Ma mia madre è più ignorante di una vacca, più stupida di una pecora. Come potrebbe esser degna di ricevere il denaro ricavato da una veste da monaco?».

Il Budda replicò: «Chi ha dato alla luce questo tuo corpo? È stata tua madre. Considerando ciò che ha fatto per te, merita pienamente di ricevere il denaro ricavato dalla tua veste di monaco».

E adesso una madre gentile, di novant’anni, ha confezionato questa veste per il suo amato figlio, sforzandosi gli occhi per cucirla, riversandovi ogni grammo di forza che aveva. Forse tu, suo figlio, pensando che difficilmente avresti potuto ripagare il debito nei confronti di tua madre per averti foggiato questa veste sfoderata, l’hai offerta a me. Ma anche per me è assai difficile ripagare la gentilezza di un simile dono.

D’altro canto, penso che nemmeno restituirlo sarebbe la cosa migliore. Così indosserò questa veste, e al cospetto del dio del sole riferirò dettagliatamente come ne sono giunto in possesso. Allora, di certo Shakra, Brahma e le altre divinità celesti lo verranno a sapere e, sebbene sia soltanto una singola veste sfoderata, anche tutti gli dèi delle dieci direzioni ne saranno informati. Come la rugiada che si unisce al grande mare o il terriccio che si aggiunge alla grande terra, [il beneficio di questa veste] rimarrà, vita dopo vita, e non cesserà mai, esistenza dopo esistenza.

Con profondo rispetto,

Nichiren

Il quinto giorno del secondo mese

Cenni Storici

Nichiren Daishonin scrisse questa lettera da Minobu, nel secondo mese del 1275, a Toki Jonin, in risposta all’offerta di una veste sfoderata che questi aveva inviato. La veste era stata cucita dalla madre anziana di Jonin che intendeva regalarla a suo figlio. Profondamente grato, Nichiren Daishonin narra una storia, la cui fonte è sconosciuta, di un monaco che aveva offerto al Budda Shakyamuni il denaro ricavato dalla vendita della sua veste religiosa.

A quell’epoca la madre di Toki Jonin aveva novant’anni, e il Daishonin dipinge un quadro dettagliato dell’amore sincero, della devozione e dell’energia che la donna deve aver impiegato nel cucire quella veste per suo figlio, e di quanto deve essere stata difficile quell’opera per una donna della sua età. In questa maniera il Daishonin paragona la preziosità di questa veste a quella della veste del monaco nel racconto e, proprio come fece il Budda, esprime la sua esitazione ad accettarla. Eppure, non accettarla sarebbe come ignorare lo spirito sincero di tale offerta. Per mostrare il suo apprezzamento e per rispondere alla sincerità di madre e figlio, il Daishonin promette di riferire agli dèi come egli ne sia entrato in possesso. E assicura a Toki Jonin che quell’offerta porterà benefici immensi e duraturi.


Note
1. Una veste sfoderata per l’estate, fatta di canapa o di seta grezza.