Gli insegnamenti non buddisti distinguono chiaramente i tre buoni sentieri, il regno degli esseri celesti, quello degli esseri umani e quello degli animali1. Hanno opinioni contrastanti sull’esistenza o meno del regno degli spiriti affamati e, per quanto riguarda il regno d’inferno, non dicono niente.
I sutra hinayana spiegano le cause e le condizioni che conducono ai sei sentieri, o sei mondi inferiori, ma non definiscono con chiarezza i quattro mondi nobili. Le tre scuole, quella del Tesoro dell’Abhidharma, dell’Affermazione della verità e dei Precetti, in quanto basate sui sutra hinayana, limitano le loro spiegazioni ai sei sentieri.
La scuola dei Tre trattati, che fu portata in Cina dall’India prima della nascita della scuola T’ien-t’ai, parla di otto mondi2, ma non definisce chiaramente i Dieci mondi. Anche la scuola delle Caratteristiche dei dharma ebbe origine in India, ma non fu introdotta in Cina fino al regno dell’imperatore T’ai-tsung della dinastia T’ang, dopo la morte di T’ien-t’ai. Anch’essa parla di otto mondi. Ma, pur essendo basata sugli insegnamenti mahayana, distingue gli esseri umani in cinque gruppi secondo la loro natura innata3, e sostiene che coloro che sono intrinsecamente privi della natura dell’illuminazione non potranno mai conseguire la Buddità.
Gli insegnamenti di queste scuole assomigliano nel complesso alle dottrine dei non buddisti, e ciò è fonte di dolore sia per esse, sia per le altre scuole buddiste.
Le due scuole chiamate scuola della Ghirlanda di fiori e scuola della Vera parola risalgono a un periodo successivo a T’ien-t’ai. La scuola della Ghirlanda di fiori sorse al tempo dell’imperatrice Wu della dinastia T’ang. La scuola della Vera parola fu introdotta in Cina dal Maestro del Tripitaka Shan-wu-wei al tempo dell’imperatore Hsüan-tsung. Ma va detto che in India non è mai esistita una scuola della Vera parola. Il Maestro del Tripitaka Shan-wu-wei usò il Sutra di Mahavairochana come base su cui fondare una scuola, ma, per darle credibilità, sostenne falsamente che una scuola con questo nome esisteva già in India.
Queste due scuole, quella della Ghirlanda di fiori e quella della Vera parola, parlano entrambe dei Dieci mondi, ma esse sorsero dopo la scuola T’ien-t’ai e si appropriarono della penetrante saggezza del Gran Maestro T’ien-t’ai Chih-che, fingendo che fosse frutto del loro talento e delle loro capacità.
Se prestiamo ascolto a ciò che il Budda stesso afferma, i sutra diversi da quello del Loto, come il Sutra della Ghirlanda di fiori, il Sutra della Grande raccolta, i sutra della Saggezza, il Sutra di Mahavairochana e il Sutra dei Profondi segreti, sono solo opere mahayana che hanno una preminenza relativa, se paragonate alle opere hinayana. Unicamente il Sutra del Loto, «tra quelli che ho predicato, che ora predico e che predicherò»4 merita di essere chiamato il sutra che tutti gli altri sutra devono seguire.
Prima dell’epoca di T’ien-t’ai, però, i maestri buddisti consideravano il Sutra del Loto e tutti gli altri sutra mahayana come opere che, in quanto esponevano gli insegnamenti mahayana, erano superiori alle opere hinayana. In tal modo non facevano distinzioni fra il sovrano e i suoi ministri e confondevano le categorie del superiore e dell’inferiore. A quel tempo la verità riguardo agli insegnamenti buddisti non era ancora stata chiaramente rivelata ed esistevano errori come questo, dettati dall’ignoranza.
Dopo T’ien-t’ai, le scuole di Buddismo che in precedenza valutavano l’importanza di questi vari sutra relativamente al fatto che fossero opere mahayana rispetto alle opere hinayana, adesso ne definivano l’importanza relativamente al fatto che rappresentassero il Mahayana provvisorio o il vero Mahayana. Ma anche se, così facendo, stavano appropriandosi della saggezza di T’ien-t’ai, [per il modo in cui lo fecero, di fatto] stavano voltando le spalle al sole e alla luna per rivolgersi a un semplice mozzicone di candela, stavano trattando colline e monticelli di terra come se fossero uguali al monte Hua o al monte Heng5.
Il Budda parlava di diciotto elementi, ma un asura pretese che ne esistessero diciannove6. La scuola T’ien-t’ai descriveva quattro tipi di saggezza7, ma la scuola della Vera parola ne descrisse cinque. La scuola T’ien-t’ai parlava delle nove e delle dieci coscienze, ma la scuola della Vera parola parlò delle dieci e delle undici coscienze8. Gli studiosi T’ien-t’ai si fecero confondere e sviare da simili asserzioni e credettero che fosse la verità. Così essi dicono: «Il Sutra del Loto fu predicato da Shakyamuni e quindi è simile alle diecimila parole pronunciate dalla gente comune. Ma il Sutra di Mahavairochana è come l’unica e autorevole dichiarazione del Figlio del Cielo, o l’unica parola detta dal sovrano»9.
Il Maestro del Tripitaka Shan-wu-wei, affermando di basarsi sugli insegnamenti provenienti dall’India, paragonò il Sutra del Loto e il Sutra di Mahavairochana, e dichiarò che essi erano uguali nei princìpi, ma che il secondo era superiore in termini di pratica10. Questo naturalmente è un grave errore.
Io, Nichiren, mettendo da parte le spiegazioni aggiunte in seguito dagli eruditi e dai maestri buddisti, baso le mie conclusioni interamente sui testi dei sutra. E, in base a tale esame, dico che i sei volumi del Sutra di Mahavairochana, che contengono trentuno capitoli, insieme al singolo volume che espone il metodo per fare offerte, descrivono quattro veicoli: i veicoli dell’ascoltatore della voce, del risvegliato all’origine dipendente, del bodhisattva mahayana e del Budda. Di questi quattro, il veicolo del bodhisattva mahayana è il veicolo del bodhisattva descritto negli insegnamenti del Tripitaka, ovvero hinayana, che richiede tre asamkhya di kalpa di pratiche austere per poter essere conseguito. Il veicolo del Budda è quello [del bodhisattva] dell’insegnamento mahayana vero.
Dunque il Sutra di Mahavairochana non può nemmeno lontanamente essere paragonato al Sutra del Loto ed è persino inferiore al Sutra della Ghirlanda di fiori e ai sutra della Saggezza. È paragonabile soltanto ai sutra Agama e a quelli Corretti ed equi. I princìpi più profondi che esso espone non sono paragonabili ai profondi insegnamenti esposti nelle opere che T’ien-t’ai classificò come insegnamento di condivisione e insegnamento specifico.
Il Gran Maestro Kobo si recò nella Cina T’ang nel ventitreesimo anno di Enryaku [804] e fece ritorno in Giappone nel secondo anno di Daido [807]. Durante quei tre anni incontrò il Reverendo Hui-kuo e da lui apprese le dottrine esoteriche della Vera parola. Dopo il ritorno in Giappone, scrisse il Trattato sui dieci stadi della mente e la Comparazione tra il Buddismo essoterico ed esoterico e diffuse le dottrine della Vera parola fra la gente del suo tempo.
In queste opere cercava di stabilire la superiorità comparativa fra le dottrine esposte dal Budda Shakyamuni e dal Budda Mahavairochana. Egli assegnò il primo posto al Sutra di Mahavairochana, mise al secondo posto il Sutra della Ghirlanda di fiori e al terzo posto il Sutra del Loto11; in tale classificazione il primo posto spetta all’opera più profonda e il secondo e il terzo a quelle più superficiali.
Nel classificare il Sutra della Ghirlanda di fiori come superiore al Sutra del Loto egli seguiva l’opinione sostenuta dalle tre scuole del sud e dalle sette scuole del nord della Cina e quella della scuola della Ghirlanda di fiori. Nel sostenere una simile tesi i maestri delle scuole settentrionali e meridionali e il Gran Maestro Kobo dimostravano la loro stupidità ignorando ciò che è scritto nel Sutra degli Innumerevoli significati, nel Sutra del Loto e nel Sutra del Nirvana. Il Budda aveva già chiarito che il Sutra degli Innumerevoli significati è superiore al Sutra della Ghirlanda di fiori. Perché accantonare le sacre parole del Budda per seguire l’errore dei maestri comuni delle scuole del nord e del sud?
E se qualcuno intende adottare punti di vista recenti per giudicare una questione molto antica, ovviamente non può sperare di capire la superiorità del Sutra del Loto in confronto al Sutra di Mahavairochana. Il Sutra di Mahavairochana non contiene passi che dicano: «In questi quarant’anni e più non ho ancora rivelato la verità»12. Inoltre manca di qualsiasi passo [come quello del Sutra del Loto] che affermi: «Tra i sutra che ho predicato, che ora predico e che predicherò…». E non rivela che le persone dei due veicoli possono conseguire la Buddità o che il Budda ottenne l’illuminazione in un passato inconcepibilmente lontano. Per fare una valutazione corretta del valore del Sutra di Mahavairochana in confronto a quello del Loto, si dovrebbe dire che è come paragonare un popolano a un re, o un sasso a una gemma. Questa è la distinzione fra i due sutra.
Il Reverendo Annen esaminò la superiorità comparativa dei sutra in generale. Anche se la sua valutazione appariva corretta per quanto riguarda il valore del Sutra del Loto rispetto a quello del Sutra della Ghirlanda di fiori, tuttavia sbagliò completamente quando parlò del valore del Sutra del Loto rispetto a quello del Sutra di Mahavairochana. La sua chiarezza nel comprendere tale questione è paragonabile a quella dell’oscurità o della lacca nera.
Il Gran Maestro Jikaku ereditò le dottrine del Gran Maestro Dengyo, ma anch’egli scartò l’interpretazione fondamentale della scuola per aderire a un’interpretazione deviante. Mentre era in Cina fu influenzato dalla visione assurda e illusoria dei seguaci della dottrina della Vera parola e perciò sposò l’opinione che il Sutra del Loto e quello di Mahavairochana sono uguali nei princìpi, ma il secondo è superiore nella pratica. Così, anche se apparentemente era un uomo saggio, in realtà non faceva che seguire le idee distorte di Shan-wu-wei.
Ma io, Nichiren, che vivo in quest’ultima epoca, ho alcuni dubbi riguardo a queste idee. La gente onora chi visse nel lontano passato e disdegna chi vive in tempi recenti, rispetta i morti e si cura poco dei vivi.13 Perciò gli studiosi dell’epoca attuale rifiutano di ascoltare le mie parole.
Ci sono preti e monache che osservano strettamente i precetti, aderendo al triplice rifugio14, ai cinque precetti, ai dieci buoni precetti, ai duecentocinquanta precetti, ai cinquecento precetti, o ai dieci precetti maggiori, ma sono così ignoranti da credere che i sutra hinayana siano sutra mahayana o che i sutra mahayana provvisori siano il sutra mahayana vero, e in tal modo nutrono opinioni errate. Queste persone sono colpevoli di offese capitali, sono grandi bugiardi, grandi depredatori di vita, grandi ladri. Eppure le persone ignoranti, non lo capiscono e li riveriscono come uomini e donne sapienti.
Anche se si possono violare i vari precetti del mondo secolare, se si distingue chiaramente fra Mahayana e Hinayana, fra sutra provvisori e veri, allora, pur violando gli altri precetti, in realtà si stanno osservando i precetti degli insegnamenti buddisti. Il Sutra del Nirvana afferma che non si dovrebbe chiamare negligente chi lo è nell’osservanza dei precetti, ma si dovrebbe invece chiamare negligente chi lo è nell’osservanza degli insegnamenti. E nel Sutra del Loto il Budda dice: «[Questo sutra è difficile da sostenere; se qualcuno potrà sostenerlo anche solo per breve tempo, certo io ne gioirò …] Questo si chiama osservare i precetti»15.
Ma mi sono già dilungato troppo e mi fermerò qui. Potremo discuterne nei dettagli quando ci incontreremo sul Picco dell’Aquila.
Con profondo rispetto,
Nichiren
Il secondo giorno del settimo mese
A Daigaku Saburo