Numero: 188
Data: 1262
Luogo: Izu Ito
Destinatario: Destinatario sconosciuto

Cosa significa offendere la Legge

La prima sezione illustra le cause che conducono a rinascere negli otto grandi inferni. La seconda sezione spiega la gravità delle colpe che conducono a cadere nell’inferno di incessante sofferenza. La terza sezione usa la forma del dialogo per chiarire vari punti. La quarta sezione descrive la disposizione mentale che dovrebbe avere il devoto del Sutra del Loto, quando si impegna nella propagazione degli insegnamenti del sutra.

Primo, esaminiamo le cause che conducono a rinascere negli otto grandi inferni. Il primo degli otto grandi inferni è chiamato l’inferno in cui si rinasce ripetutamente per essere torturati. È situato mille yojana sotto il continente di Jambudvipa e misura diecimila yojana, sia in lunghezza sia in larghezza.

Le persone condannate a questo inferno non fanno che ferirsi a vicenda. Appena scorgono un altro dannato, lo inseguono come cani o scimmie usando artigli di ferro per ghermire l’avversario e dilaniarne il corpo, strappandogli fino all’ultimo brandello di carne e all’ultima goccia di sangue, finché rimangono solo le ossa. In alternativa i guardiani dell’inferno, con le loro mazze ferrate, tempestano di colpi i dannati dalla testa ai piedi, fino a ridurne i corpi in briciole non più grandi dei granelli di sabbia, oppure usano coltelli affilati per tagliar via le loro carni, pezzo a pezzo. Ma, dopo tutto questo, ogni volta i dannati tornano alla forma originale, continuando a rinascere sempre nello stesso inferno.

Riguardo alla durata della vita degli abitanti di questo inferno, cinquant’anni della comune vita umana equivalgono a un giorno e una notte per i quattro re celesti, e la vita di questi ultimi dura cinquecento anni. Ma i cinquecento anni dei quattro re celesti equivalgono a non più di un giorno e una notte nella vita dei condannati all’inferno in cui si rinasce ripetutamente per essere torturati, e la loro vita dura cinquecento di questi anni.

L’azione che causa la rinascita in questo inferno è togliere la vita. Anche se si uccide solo un minuscolo insetto, come un grillo talpa, una formica, una zanzara o un tafano, se non ci si pente, si cadrà immancabilmente in questo inferno; è sicuro come il fatto che un ago, per quanto piccolo, se appoggiato sulla superficie dell’acqua, affonderà. E, se qualcuno, pur essendosi pentito, continua a commettere la stessa colpa, sarà molto difficile che possa sfuggire alla punizione, anche se dovesse pentirsi per una seconda volta. È come nel caso di un uomo in prigione per furto: anche se poi le autorità lo hanno liberato e gli hanno permesso di lasciare la prigione, se ruba un’altra volta e finisce di nuovo in carcere, sarà molto difficile che riesca a uscirne per la seconda volta.

Stando così le cose, difficilmente qualcuno in tutto il Giappone attuale, dal sovrano fino alla gente comune, può evitare di cadere in questo inferno. Anche per i preti buddisti che seguono le regole di disciplina e sono famosi per il rigore col quale osservano i precetti, è quasi impossibile evitare di uccidere una formica o un pidocchio, o di far del male a una zanzara o a un tafano. E ancor più certo è il destino di coloro che tutti i giorni ammazzano gli uccelli e i cervi sulle colline e nei prati, o i pesci e i molluschi nei fiumi e nei mari, o che, ancor peggio, giungono a uccidere buoi, cavalli o esseri umani!

Il secondo inferno è quello delle corde nere. È situato sotto l’inferno in cui si rinasce ripetutamente per essere torturati, e ha la sua stessa lunghezza e larghezza. Qui i guardiani dell’inferno catturano le persone da punire e le costringono a giacere sul ferro incandescente; poi prendono corde di ferro rovente e con esse tracciano linee sui loro corpi, come farebbe un falegname su un pezzo di legno. A quel punto impugnano asce o seghe di ferro arroventato e, seguendo le linee tracciate dalle corde, fanno a pezzi le vittime oppure le segano.

Inoltre, sia a sinistra sia a destra, vi sono enormi montagne di ferro sulle quali sono poste bandiere di ferro e, fra un’asta e l’altra, vengono tese corde di ferro. I dannati, con una montagna di ferro sulla schiena devono salire sulle corde di ferro e camminare su di esse, da una montagna all’altra. Molti cadono dalle funi e finiscono a pezzi oppure vengono spinti, in modo da farli precipitare in calderoni di ferro, dove vengono bolliti vivi. I patimenti subiti in questo inferno sono dieci volte più orribili di quelli dell’inferno in cui si rinasce ripetutamente per essere torturati.

Cento anni della vita di un comune essere umano equivalgono a un giorno e una notte nella vita di coloro che dimorano nel cielo dei trentatré dèi, il secondo dei sei cieli del mondo del desiderio, e la vita di tali esseri dura mille anni. Ma i mille anni che costituiscono la durata della vita degli esseri di quel cielo non sono che un giorno e una notte nella vita degli abitanti dell’inferno delle corde nere, il secondo degli otto inferni, e le loro vite durano mille di questi anni.

Coloro che, oltre a togliere la vita, rubano e rapinano cadono in questo inferno. Così i ladri della nostra epoca che, dopo il furto, assassinano anche il proprietario dei beni rubati, cadranno certamente in questo inferno.

Il terzo inferno è quello in cui si viene schiacciati. È situato sotto l’inferno delle corde nere e ha la stessa lunghezza e la stessa larghezza di quello. Qui vi sono tante montagne di ferro allineate a coppie, l’una di fronte all’altra. I guardiani di questo inferno, che hanno teste di bue o di cavallo, prendono le mazze e spingono i dannati in mezzo alle montagne. A quel punto le montagne si avvicinano improvvisamente l’una all’altra, maciullando i corpi dei peccatori finché il terreno è ricoperto dal loro sangue. In aggiunta si patiscono anche molti altri tipi di sofferenze.

Duecento anni della vita di un essere umano equivalgono a un giorno e una notte nella vita di coloro che vivono nel cielo di Yama, il terzo dei sei cieli del mondo del desiderio, dove la vita dura duemila anni. Ma questi duemila anni non sono più di un giorno e una notte nella vita degli abitanti dell’inferno in cui si viene schiacciati, e le loro vite durano duemila di questi anni.

Coloro che, non soltanto tolgono la vita e rubano, ma hanno anche comportamenti sessuali illeciti, come avere una relazione con la moglie di un altro uomo, cadranno in questo inferno.

Molti preti, monache, laici e laiche del mondo attuale commettono questi peccati. Fra i preti si tratta di una colpa particolarmente frequente. I mariti e le mogli comuni di solito si sorvegliano a vicenda e inoltre è difficile che sfuggano alla vista di altre persone, così non è molto probabile che commettano tali offese. In più, siccome i preti non sono sposati, non hanno molta opportunità di soddisfare i propri desideri licenziosi. Tuttavia, anche se magari evitano di peccare con una ragazza non sposata, perché se rimanesse incinta sarebbe costretta a confessare chi è il padre del bambino e la relazione sarebbe scoperta, possono sempre cercare di avere rapporti sessuali con la moglie di un altro uomo. E, dopo che è successo, ovviamente stanno bene attenti che la cosa resti strettamente segreta. Possiamo ipotizzare, dunque, che fra i preti eminenti dei nostri giorni ve ne siano molti che hanno commesso colpe di questo tipo. In tal caso, un gran numero di questi preti eminenti dei nostri giorni è destinato a cadere in questo inferno.

Il quarto inferno è quello dei lamenti. È situato sotto l’inferno in cui si viene schiacciati e ha la stessa lunghezza e la stessa larghezza. Qui i guardiani dell’inferno, emettendo grida orribili, tirano sui dannati con archi e frecce, o li picchiano sulla testa con sbarre di ferro, costringendoli a correre sul ferro rovente, oppure li arrostiscono girandoli ripetutamente su griglie di ferro arroventate. Altre volte li costringono ad aprire la bocca e vi rovesciano un fiume di rame fuso che distrugge i loro cinque organi vitali1, i quali fuoriescono immediatamente dal corpo.

Quattrocento anni della vita di un essere umano equivalgono a un giorno e una notte nella vita di coloro che abitano nel cielo Tushita, il quarto dei sei cieli del mondo del desiderio, dove la vita dura quattromila anni. Ma questi quattromila anni non sono che un giorno e una notte nella vita di coloro che abitano nell’inferno dei lamenti, e le loro vite durano quattromila di questi anni.

Coloro che non solo tolgono la vita, rubano e hanno comportamenti sessuali illeciti, ma bevono anche alcolici, cadranno in questo inferno, poiché queste sono le cause che condannano una persona a finire lì. Per i preti, le monache, i credenti e le credenti laiche che sono forti bevitori di alcolici sarà particolarmente difficile sfuggire alle sofferenze di questo inferno.

Il Trattato sulla grande perfezione della saggezza elenca trentasei colpe riconducibili all’alcol, e il Sutra della Rete di Brahma dice che chiunque trangugi una coppa di liquore dopo l’altra rinascerà senza braccia per cinquecento vite. Secondo il commentario di un maestro buddista2, ciò significa che quella persona rinascerà lombrico, o qualcosa del genere. E, se è così, per quelli che vendono alcolici agli altri a scopo di lucro sarà peggio, e ancor peggio, per quelli che vendono liquore annacquato! Devono esserci molte persone fra i laici e le laiche della nostra epoca che avranno difficoltà a evitare le sofferenze di questo inferno.

Il quinto inferno è l’inferno dei grandi lamenti. È situato sotto l’inferno dei lamenti e ha la stessa lunghezza e larghezza. In questo inferno le sofferenze inflitte ai colpevoli sono dieci volte maggiori di quelle dei quattro inferni precedenti messi insieme.

Riguardo alla durata della vita qui, ottocento anni della vita di un essere umano equivalgono a un giorno e una notte per coloro che vivono nel Cielo in cui si gode delle proprie creazioni illusorie, il quinto dei sei cieli del mondo del desiderio, e la vita di questi ultimi dura ottomila anni. Ma questi ottomila anni non sono più di un giorno e una notte nella vita di chi si trova nell’inferno dei grandi lamenti, e la loro vita dura ottomila di questi anni.

Coloro che commettono non soltanto le offese maggiori di togliere la vita, rubare, avere comportamenti sessuali illeciti e bere alcolici, ma che dicono anche falsità e bugie, cadranno in questo inferno.

Al giorno d’oggi le persone, anche quelle che sono rinomate per la loro saggezza e le loro eccezionali virtù, forse riescono a stare un’ora senza mentire, ma di certo non riescono a evitarlo per un giorno. E se riescono a non mentire per un giorno, non riescono a farlo per un mese; e se riescono a farlo per un mese, non riescono a farlo per un anno; e se riescono a farlo per un anno, non possono farlo per tutta la vita. E se è così, sarà difficile che anche una sola persona del mondo attuale sfugga alla caduta in questo inferno.

Il sesto inferno è quello del calore bruciante. È situato sotto l’inferno dei grandi lamenti, del quale ha le stesse dimensioni. In questo inferno ci sono vari tipi di sofferenza. Una scintilla del fuoco di questo inferno non più grande di un pisello, se fosse posta nel continente di Jambudvipa, lo brucerebbe tutto in un istante. Quanto più devastante allora sarà il suo effetto sui corpi dei condannati, che sono morbidi come cotone! Per le persone confinate in questo inferno i fuochi dei cinque inferni precedenti sono come neve. Nei termini del mondo umano, l’intensità del fuoco di questo inferno è tanto maggiore quanto può esserlo il calore del ferro o del rame fuso paragonato al calore di un bastoncino di legna da ardere.

Riguardo alla durata della vita qui, milleseicento anni della vita di un essere umano equivalgono a un giorno e una notte nella vita di coloro che abitano il Cielo in cui si gode liberamente delle creazioni illusorie degli altri, il sesto dei sei cieli del mondo del desiderio, e là la vita dura milleseicento anni. Ma questi milleseicento anni non sono più di un giorno e una notte nella vita di coloro che abitano l’inferno di calore bruciante, e la loro vita dura milleseicento di questi anni.

Per quanto riguarda le cause che provocano la caduta in questo inferno, quelle persone che non solo tolgono la vita, rubano, hanno comportamenti sessuali illeciti, bevono alcolici e mentono, ma che sono anche colpevoli di nutrire opinioni errate, negando la legge di causa ed effetto, cadranno in questo inferno.

Come esempio di opinioni errate, un uomo3 ha detto: «Chi muore di fame, rinascerà in paradiso». In generale possiamo dire che chi ignora la legge di causa ed effetto nutre opinioni errate. In termini di comportamento mondano le persone dalle visioni errate sono quelle che mancano di compassione. Molte persone del mondo attuale difficilmente eviteranno questo inferno.

Il settimo inferno è quello del grande calore bruciante. È situato sotto l’inferno del calore bruciante e ha le stesse dimensioni. Qui i colpevoli patiscono sofferenze dieci volte maggiori che nei sei inferni precedenti. La loro vita dura la metà di un kalpa medio. Chiunque non solo toglie la vita, ruba, ha comportamenti sessuali illeciti, beve alcolici, mente e nutre opinioni errate, ma, in aggiunta, costringe le monache che di solito osservano rigorosamente i precetti ad avere rapporti sessuali, cadrà in questo inferno. E vi cadranno anche i preti che insistono a offrire alcolici alle donne laiche che osservano il precetto relativo ai comportamenti sessuali illeciti, inducendole così a una cattiva condotta con l’inganno, o allettandole a concedersi in cambio di oggetti o valori.

Fra i preti dei giorni nostri, molti sono colpevoli di simili nefandezze. Il Sutra della Grande compassione dice che nell’ultima epoca ci saranno molti uomini e donne laici che rinasceranno nel regno del cielo e molti preti e monache che cadranno nell’inferno. Il sutra sta senza dubbio riferendosi alle persone citate in precedenza. Ogni persona di coscienza si vergognerebbe anche al solo pensiero di comportarsi così!

Nel complesso, se consideriamo da una parte le cause, così come sono descritte nei vari sutra e trattati, che condannano una persona a soffrire in questi grandi inferni, e dall’altra i quattro tipi di credenti buddisti (preti, monache, laici e laiche), del Giappone attuale, scopriremo che nessuno di loro riuscirà a evitare questi sette grandi inferni, né si sentirà mai parlare di qualcuno che lo abbia fatto.

Il Sutra del Nirvana afferma: «Quando si entrerà in quell’ultima epoca, quelli che nasceranno come esseri umani saranno pochi come il terriccio che può stare su un’unghia, mentre coloro che cadranno nei tre cattivi sentieri saranno numerosi come i granelli di terra di tutti i mondi delle dieci direzioni». Se le cose stanno così, tutti i nostri padri, le nostre madri, i nostri fratelli e sorelle devono esser caduti in uno di questi sette grandi inferni. È a dir poco terrificante!

Draghi, serpenti e spiriti maligni, Budda, bodhisattva, santi: non abbiamo mai visto tali esseri, ne abbiamo solo sentito parlare. E nemmeno, nel mondo di oggi, si è mai visto o sentito parlare di un uomo o una donna che non abbia commesso alcuna delle azioni che conducono alla rinascita in uno dei sette grandi inferni. Eppure non c’è una sola persona che pensi davvero di cadere personalmente, insieme a tutti gli altri esseri viventi, nei sette grandi inferni. Anche se qualcuno a parole dice che probabilmente cadrà nell’inferno, in cuor suo non crede che succederà veramente.

In più, anche se ci sono preti, monache, laici e laiche che credono di aver commesso azioni che li condanneranno all’inferno, essi confidano in Deposito della Terra o in qualche altro bodhisattva, oppure in Amida o in qualche altro Budda, per essere salvati. Oppure tutti quelli che hanno seguito varie pratiche che producono buone radici, ne deducono che con quelle buone radici non correranno mai il pericolo di cadere nell’inferno. O ancora ci sarà chi, seguendo le pratiche della propria scuola, si affiderà alla sapienza che la propria scuola insegna e crederà di non far niente che lo possa condannare all’inferno.

E tuttavia la fede che queste persone hanno nei Budda e nei bodhisattva non ha niente a che vedere con l’amore che sentono per i loro adorati figli o per i mariti o le mogli, e nemmeno con il rispetto che provano per i loro genitori o per il loro sovrano. Qualitativamente c’è un abisso fra questi due tipi di emozioni. In realtà queste persone hanno una considerazione molto superficiale dei Budda e dei bodhisattva. Perciò è un grave errore che la gente del nostro tempo creda di poter sfuggire alle sofferenze dell’inferno solo perché crede nei Budda e nei bodhisattva o pratica gli insegnamenti di questa o quella scuola. Le persone intelligenti e coscienziose dovrebbero riflettere attentamente sulla questione.

L’ottavo inferno è il grande inferno Avichi, chiamato anche l’inferno d’incessante sofferenza. È situato sotto l’inferno del grande calore bruciante, proprio in fondo al mondo del desiderio. Questo inferno misura ottantamila yojana sia in lunghezza sia in larghezza, ed è circondato da sette mura di ferro.

Non descriverò nei particolari le sofferenze estreme che caratterizzano questo inferno; basti dire che, se dovessimo riunire tutte le sofferenze dei sette grandi inferni che abbiamo descritto prima e tutte le possibili sofferenze conosciute, le sofferenze dell’inferno Avichi sarebbero comunque mille volte maggiori. Agli occhi dei dannati che soffrono in questo inferno, coloro che si trovano nell’inferno di grande calore bruciante sembrano bearsi dei piaceri del Cielo in cui si gode liberamente delle creazioni illusorie degli altri, il supremo cielo del mondo del desiderio.

L’odore che emana questo inferno è così disgustoso che, se gli esseri dei quattro continenti o gli esseri celesti dei sei cieli del mondo del desiderio dovessero annusarlo, morirebbero tutti. Però ci sono due montagne, la Montagna che Emerge e la Montagna che Affonda che trattengono il fetore di questo inferno, impedendogli di raggiungere gli esseri umani.4 Per questo agli esseri del nostro mondo è risparmiata la morte.

Se il Budda dovesse descrivere fino in fondo le sofferenze di questo inferno, coloro che ascoltano le sue parole sputerebbero sangue e morirebbero. Per questo il Budda non le descrive nei particolari.

La durata della vita in questo inferno equivale alla lunghezza di un kalpa medio. Per descrivere la lunghezza di un kalpa medio, supponiamo che la durata della vita umana sia incommensurabile, ma che diminuisca di un anno ogni cento anni. Essa continua a calare in questo modo fino a raggiungere una durata di soli dieci anni e il periodo richiesto per completare questo processo si chiama singolo periodo di diminuzione. La durata della vita comincia poi a crescere nuovamente di un anno ogni cento anni, fino a raggiungere la lunghezza di ottantamila anni. E il periodo che occorre a completare questo processo si chiama singolo periodo di aumento. Un singolo periodo di aumento, unito a un singolo periodo di diminuzione, costituisce un piccolo kalpa mentre venti di questi periodi di aumento e diminuzione costituiscono un kalpa medio. Così, coloro che cadono in questo inferno di incessante sofferenza sono destinati a rimanervi e a subire grandi torture per una quantità di tempo paragonabile a questa.

Per quanto riguarda le cause che conducono a questo inferno, si può dire che coloro che commettono uno qualsiasi dei cinque peccati capitali cadranno in questo inferno. I cinque peccati capitali sono: uccidere il proprio padre, uccidere la propria madre, uccidere un arhat, versare il sangue di un Budda e creare disarmonia fra i membri dell’ordine buddista. Tuttavia, nell’epoca attuale, poiché non vi è alcun Budda vivente, è impossibile far sanguinare un Budda. E, poiché non vi è alcun ordine buddista, è impossibile creare disarmonia fra i suoi membri. E poiché non vi sono arhat, è impossibile uccidere un arhat. Quindi le uniche colpe possibili sono l’uccisione del proprio padre o della propria madre. E, siccome le leggi del sovrano proibiscono severamente di uccidere i propri genitori, è raro trovare qualcuno che commetta un crimine del genere. Quindi nella nostra epoca ben poche persone dovrebbero cadere nell’inferno Avichi.

Tuttavia ci sono colpe altrettanto gravi dei cinque peccati capitali5. Molte persone bruciano le immagini dipinte o scolpite dei Budda, oppure le sale e le pagode buddiste, si appropriano delle terre donate a queste effigi buddiste, fanno a pezzi o incendiano gli stupa, o uccidono i sapienti. Queste persone cadranno nei sedici luoghi separati annessi all’inferno Avichi6. Possiamo dunque esser certi che molti, fra coloro che vivono nel mondo attuale, cadranno in questi sedici luoghi separati, e anche coloro che offendono la Legge cadranno in questo inferno.

Adesso vorrei spiegare la gravità delle colpe che conducono a cadere nell’inferno di incessante sofferenza.

Domanda: C’è qualche colpa, a parte i cinque peccati capitali, che conduce a cadere nell’inferno di incessante sofferenza?

Risposta: Sì, la grave colpa di offendere la Legge, o insegnamento corretto.

Domanda: Quali passi puoi citare per provarlo?

Risposta: Il secondo volume del Sutra del Loto afferma: «Chi non riesce ad aver fede e invece offende questo sutra […] Allorché la sua vita giungerà al termine egli cadrà nell’inferno Avichi»7. Da ciò si comprende che offendere la Legge è un’azione che conduce all’inferno Avichi.

Domanda: I cinque peccati capitali e il peccato di offendere la Legge sono altrettanto gravi?

Risposta: L’Ampio Sutra della Saggezza riporta: «Shariputra disse al Budda: “Onorato dal Mondo, i cinque peccati capitali e il peccato di distruggere la Legge hanno una natura simile?” Il Budda disse a Shariputra: “No, non sono simili. Perché? Perché chi distrugge la perfezione della saggezza sta distruggendo la saggezza omnicomprensiva e la saggezza che comprende ogni aspetto dei fenomeni, posseduta dai Budda delle dieci direzioni. Se si distrugge il tesoro del Budda, si distrugge il tesoro della Legge, e se si distrugge il tesoro della Legge, si distrugge il tesoro dell’ordine buddista. Se si distruggono i tre tesori, si distruggono tutte le rette visioni del mondo, e se si distruggono tutte le rette visioni del mondo, si sta commettendo un crimine che arrecherà una retribuzione di portata illimitata. E se si commette un crimine che arreca una retribuzione illimitata, si dovranno sopportare dolore e sofferenza per un periodo di tempo illimitato”».

Sempre nello stesso sutra si dice: «Poiché le persone hanno accumulato le cause che derivano dall’aver distrutto la Legge, cadranno nel grande inferno per innumerevoli centinaia, migliaia, decine di migliaia, milioni di anni. Queste persone che distruggono la Legge passeranno da un grande inferno all’altro. E quando verrà il grande fuoco che distrugge il mondo, alla fine del kalpa del declino, passeranno nel grande inferno di qualche altro mondo. Così si sposteranno qua e là attraverso i mondi delle dieci direzioni e, anche se durante quel periodo di tempo si dovesse verificare l’incendio al termine del kalpa del declino ed esse morissero in uno di quei mondi, poiché non hanno ancora esaurito il cattivo karma acquisito con l’azione di distruggere la Legge, ritornerebbero nel grande inferno di questo mondo».

Nel settimo volume del Sutra del Loto si afferma: «Tra le quattro categorie di credenti ve ne erano alcuni, collerici e dalla mente impura, che parlavano male di lui o lo insultavano dicendo: “Questo monaco ignorante…!” […] Alcuni del gruppo afferravano dei bastoni, delle tegole o delle pietre per colpirlo e percuoterlo. […]. Per mille kalpa subirono le grandi sofferenze dell’inferno Avichi»8.

Questo passo sta a significare che, se qualcuno maledice il devoto del Sutra del Loto o lo colpisce con un bastone, anche se poi si pente di ciò che ha fatto, non potrà mai liberarsi completamente della sua colpa, ma cadrà nell’inferno Avichi per un periodo di mille kalpa. Il peccato di offendere la Legge, anche se poi ci si pente di averlo commesso, è mille volte più grave dei cinque peccati capitali. Quanto peggiore sarà dunque il destino di chi offende la Legge e nemmeno se ne pente? Come potrà mai sperare di uscire dall’inferno Avichi?

Perciò nel secondo volume del Sutra del Loto si afferma: «Se qualcuno […] vedendo coloro che leggono, recitano, copiano o sostengono questo sutra, li dovesse disprezzare, odiare, invidiare, o provare rancore nei loro confronti […] Allorché la sua vita giungerà al termine egli cadrà nell’inferno Avichi e sarà confinato là per un intero kalpa; quando il kalpa sarà trascorso, rinascerà nuovamente lì. Egli ripeterà questo ciclo per kalpa innumerevoli»9.

In questa terza sezione impiegherò la forma dialogica per chiarire alcuni punti.

Domanda: Adesso capisco che il peccato di offendere la Legge è persino più grave dei cinque peccati capitali. Ma cosa significa esattamente offendere la Legge?

Risposta: Il Gran Maestro T’ien-t’ai Chih-che nel suo commentario al Sutra della Rete di Brahma dice: «“Offendere” significa rifiutare». Così chi rifiuta la Legge sta offendendo la Legge. Vasubandhu, nel suo Trattato sulla natura di Budda dice: «Odiare una cosa è rifiutarla». Questo passo significa che chi odia la Legge e induce gli altri a rifiutarla sta offendendo la Legge.

Domanda: Vorrei sapere di più riguardo alla natura esatta di questa offesa. Me la puoi descrivere a grandi linee?

Risposta: Il volume cinque del Sutra del Nirvana dice: «Supponiamo che qualcuno dica che il Tathagata ha una natura transitoria. Come potrà evitare che gli cada la lingua?». Questo passo significa che a chiunque pretenda di affermare che il Budda ha una natura transitoria cadrà la lingua.

Domanda: I vari sutra hinayana affermano che il Budda ha una natura transitoria e inoltre anche i seguaci dei sutra hinayana dichiarano che il Budda è transitorio. Se le cose stanno così, dovrebbero forse cadere sia la lingua del Budda sia quelle dei suoi seguaci?

Risposta: Quando i credenti dei sutra hinayana affermano che il Budda dei sutra hinayana è transitorio, è improbabile che cada loro la lingua. Ma se, parlando dei sutra mahayana, dicono che il Budda in essi rivelato è transitorio, oppure cercano di refutare i sutra mahayana usando quelli hinayana, cadrà loro la lingua.

Se consideriamo questo fatto, vediamo che, anche se qualcuno si limita a seguire gli insegnamenti del sutra in cui crede, nel caso in cui cerchi di usarlo per refutare un sutra superiore a esso, offenderà la Legge. E in tal caso, le persone che ripongono fede in sutra mahayana provvisori come il Sutra della Meditazione e il Sutra della Ghirlanda di fiori, pur svolgendo le pratiche prescritte nei loro sutra, se non riescono ad abbandonarli e credere nei sutra superiori a essi, o se osano affermare che i loro sutra sono superiori, in realtà offenderanno la Legge. Così, per esempio, anche se qualcuno ha capito le dottrine insegnate nel Sutra della Meditazione e in altri sutra, ma, quando appare un sutra che le confuta, si rifiuta di accettarlo, offenderà la Legge. Il principio qui è lo stesso del caso dei sutra hinayana discusso in precedenza.

Domanda: Il Sutra in Due volumi descrive le dieci recitazioni e l’ottenimento immediato della rinascita nella Pura terra. Secondo gli insegnamenti di questo sutra chi esegue le dieci recitazioni del nome di Amida rinascerà nella Pura terra. Se adesso qualcuno usa gli insegnamenti di qualche sutra successivo per confutare queste asserzioni, non si tratterà forse di un caso di offesa alla Legge?

Risposta: Il Budda, parlando del Sutra della Meditazione e di altri vari sutra da lui esposti nei quarant’anni e più della sua vita di predicazione, disse: «Non ho ancora rivelato la verità»10. Alla luce di questa affermazione perciò dovremmo dire che, nonostante gli insegnamenti sulle dieci recitazioni e l’ottenimento immediato della rinascita, non è il caso di fare affidamento su tale rinascita. Ma, se non ci fosse l’affermazione del Budda stesso nel sutra, che sostiene di non “aver ancora rivelato la verità”, allora refutando gli insegnamenti che riguardano la rinascita nella Pura terra si sarebbe colpevoli di offesa alla Legge.

Domanda: Secondo alcuni, l’affermazione «In questi quarant’anni e più non ho ancora rivelato la verità», contenuta nel Sutra degli Innumerevoli significati, non implica che la verità non sia stata rivelata in alcuno dei vari sutra predicati nei precedenti quarant’anni e più, o che non sia stata rivelata neppure in uno dei tanti passi o frasi che li compongono. Significa semplicemente che, in vari punti di vari sutra predicati nei precedenti quarant’anni e più, il Budda parla con disprezzo di coloro che sono predestinati ai due veicoli degli ascoltatori della voce o dei risvegliati all’origine dipendente, dichiarando che tali persone non saranno mai capaci di conseguire la Buddità; inoltre parla come se il Tathagata Shakyamuni avesse ottenuto l’illuminazione per la prima volta nella sua vita presente. Sono soltanto queste le affermazioni che aveva in mente il Budda quando diceva di “non aver ancora rivelato la verità”; non si riferiva ad altri passi dei sutra precedenti. Così chiunque, vedendo il passo «In questi quarant’anni e più…» dichiari in maniera sprezzante che, per esempio, il passo del Sutra della Meditazione che promette la rinascita nella Pura terra ai comuni credenti11 in realtà non garantisce affatto tale rinascita, sta gravemente offendendo la Legge. Qual è la tua opinione in proposito?

Risposta: Questa interpretazione è molto simile a quella sostenuta da Tokuitsu della regione orientale.12 Tokuitsu, spiegando la frase «Non ho ancora rivelato la verità» affermava che il Budda, nei sutra precedenti a quello del Loto, aveva asserito che i predestinati ai due veicoli non avrebbero mai conseguito la Buddità, e che questa era l’affermazione che stava contestando quando diceva di non avere ancora rivelato la verità. Il Budda non intendeva dire che la sua frase riguardava tutti gli insegnamenti dei primi quattro gusti che aveva rivelato in passato. Il Gran Maestro Dengyo, d’altro canto, insisteva che la frase «Non ho ancora rivelato la verità» si riferiva a tutti i passi e frasi degli insegnamenti dei primi quattro gusti che avevano preceduto il Sutra del Loto.13 Vedi, dunque, che il punto di vista che hai citato è molto simile a quello di Tokuitsu, un denigratore della Legge dei tempi passati. A questo punto però, [prima di proseguire con la confutazione delle altre visioni errate], vorrei porre una domanda che ci permetta di esaminare e chiarire questa opinione.

Domanda: Nei sutra precedenti al Sutra del Loto si nega che le persone dei due veicoli possano mai conseguire la Buddità; poi il Budda afferma: «Non ho ancora rivelato la verità». Se è così, allora, i passi dei vari sutra nei quali il Budda aveva affermato in precedenza che i predestinati ai due veicoli non potranno mai conseguire la Buddità, devono essere bugie dette dal Budda che poi afferma: «Non ho ancora rivelato la verità». Vogliamo partire da questa assunzione? Se sì, allora ovviamente dobbiamo ammettere che il Budda dica bugie. E se qualcuno dice bugie, allora quando asserisce che qualcosa esiste oppure non esiste, non possiamo credergli in nessuno dei due casi. Tu potresti sostenere che solo l’affermazione che nega che i predestinati ai due veicoli possano mai conseguire la Buddità è una bugia, mentre quella che le persone degli altri veicoli, come i bodhisattva o i comuni esseri umani, possano rinascere nella pura terra e conseguire la Buddità è vera, ma noi lo riteniamo assai difficile da credere. Se un uomo mente e dice che l’est è l’ovest, allora è altrettanto probabile che ci dica che l’ovest è l’est. E se il Budda è capace di affermare che le persone dei due veicoli non possono mai conseguire la Buddità, allora quando ci dice che quelle degli altri veicoli, come i bodhisattva, possono conseguire la Buddità, come facciamo a sapere che anche questa non è una bugia? Tutte le persone dei cinque veicoli possiedono la natura di Budda. Celare il fatto che le persone dei due veicoli, cioè gli ascoltatori della voce e i risvegliati all’origine dipendente, possiedono la natura di Budda, e rivelare che la possiedono quelle dei veicoli di bodhisattva e di umanità, sortirebbe l’effetto contrario, cioè quello di negare la natura di Budda presente nei bodhisattva e nei comuni esseri umani.

Qualcuno ha detto che la frase del Budda «In questi quarant’anni e più non ho ancora rivelato la verità» si riferisce solo alla verità riguardo alla strada per conseguire la Buddità e non vuole significare che egli non ha ancora rivelato la verità riguardo alla rinascita nella Pura terra. Posso criticare così tale punto di vista: se riteniamo che nelle affermazioni sul conseguimento della Buddità pronunciate dal Budda durante i quarant’anni e più egli non abbia ancora rivelato la verità, allora dobbiamo ritenere che non stesse rivelando la verità anche quando, nel Sutra in Due volumi, affermò che il monaco Tesoro del Dharma non avrebbe accettato l’illuminazione corretta [e non sarebbe diventato un Budda fino a quando tutti gli altri esseri non fossero potuti rinascere nella sua Pura terra], e che in realtà erano già passati dieci kalpa da quando egli era diventato il Budda Amida? Se è così, allora, sulla base dei vari sutra predicati durante i quarant’anni e più, il monaco Tesoro del Dharma non sarebbe mai potuto diventare il Budda Amida e, dunque, dire che Tesoro del Dharma conseguì la Buddità è semplicemente una bugia. E, se è una bugia dire che Tesoro del Dharma conseguì la Buddità, allora quale Budda accoglierà i praticanti del Nembutsu al loro arrivo nella Pura terra?

Quella persona potrebbe cercare di aggirare tali difficoltà dicendo: «Durante i quarant’anni e più non c’era alcun conseguimento della Buddità. Ma il conseguimento della Buddità da parte di Amida non ebbe luogo in quest’era; egli conseguì la Buddità nel passato».

A questo però potrei obiettare dicendo: se i vari sutra predicati durante i quarant’anni e più in realtà non permettono alle persone comuni di conseguire la Buddità, allora anche nel remoto passato non sarà stato ugualmente possibile conseguire la Buddità sulla semplice base dei sutra provvisori predicati nei periodi di quarant’anni dei Budda di quelle epoche passate. Sappiamo questo perché tutti i vari Budda del passato, del presente e del futuro seguono lo stesso ordine nel predicare gli insegnamenti.

La persona potrà additare allora il passo del Sutra degli Innumerevoli significati che dice: «Non è capace di ottenere rapidamente la suprema illuminazione» per sostenere che, pur non essendo possibile conseguire rapidamente la Buddità attraverso i sutra predicati durante i quarant’anni e più, è possibile farlo dopo essersi applicati per vari kalpa. Ma io potrei criticare ciò facendo notare che, poco più in là, nello stesso testo, Grande Ornamento e gli altri bodhisattva esprimono la loro comprensione degli insegnamenti del Budda dicendo: «Anche se trascorressero innumerevoli, infiniti, incalcolabili asamkhya di kalpa, alla fine non otterranno la suprema illuminazione». Se questa affermazione è corretta, anche se dovessero trascorrere vari kalpa, non si potrebbe mai conseguire la Buddità sulla base dei sutra predicati prima del Sutra del Loto.

Ci sono anche coloro che dicono che, secondo l’interpretazione della scuola della Ghirlanda di fiori, solo il Sutra della Ghirlanda di fiori non fa parte dei sutra predicati nei quarant’anni e più. In esso la via per raggiungere la rinascita e conseguire la Buddità è già esposta e quindi, seguendo le pratiche raccomandate da quel sutra, come si può non riuscire a raggiungere la rinascita e conseguire la Buddità?

A questo replicherei che l’asserzione che il Sutra della Ghirlanda di fiori non va considerato fra i sutra predicati nei quarant’anni e più è una dottrina insegnata dalla scuola della Ghirlanda di fiori. Ma il Sutra degli Innumerevoli significati, parlando dei sutra predicati nei quarant’anni e più, nomina specificamente l’insegnamento della Ghirlanda di fiori riguardo alla meditazione sui riflessi sulla superficie del grande mare, indicando che tale sutra deve essere considerato fra quelli predicati nei quarant’anni e più. Quindi, se si accettano le affermazioni dei maestri della Ghirlanda di fiori, si voltano le spalle alle parole del Budda.

Domanda: Se è impossibile raggiungere la rinascita e conseguire la Buddità con qualsiasi altro mezzo diverso dal Sutra del Loto, allora perché, quando il Budda apparve nel mondo, non predicò soltanto il Sutra del Loto? Perché trascorse quarant’anni e più predicando tutti gli altri sutra?

Risposta: Lascerò che il Budda stesso risponda a tale obiezione, citando il passo del Sutra del Loto che recita: «Se avessi magnificato soltanto il veicolo del Budda gli esseri viventi sprofondati nella sofferenza [sarebbero stati incapaci di credere in questa Legge]. E poiché avrebbero respinto la Legge e rifiutato di credervi, sarebbero caduti nei tre cattivi sentieri»14.

Domanda: Se è così, allora perché le persone non respingono e non offendono i sutra predicati prima del Sutra del Loto?

Risposta: I sutra predicati prima del Sutra del Loto differiscono in infiniti modi. Ma, nel complesso, possiamo dire che furono predicati in accordo con la mente degli altri [invece che con la mente del Budda] e che parlano nei termini dei cuori degli ascoltatori. Perciò in essi non c’è niente che susciti opposizione da parte di chi li ascolta. È come quando si gettano i sassi nell’acqua ed essa non oppone resistenza. Inoltre, anche se questi sutra espongono molte dottrine diverse, non conducono la mente delle persone fuori dai nove mondi. Le menti delle persone continuano a dimorare nel mondo dell’illusione, ora seguendo il bene, ora il male, e perciò non potranno mai raggiungere il mondo di Buddità.

Domanda: Tu dici che il Budda, temendo che le persone potessero offenderlo, non predicò il Sutra del Loto all’inizio della sua vita d’insegnamento, ma attese quarant’anni e più prima di predicarlo. Perché adesso tu non fai come lui? Perché non predichi i sutra provvisori, e invece esponi senza esitazioni il Sutra del Loto, inducendo le persone a offenderlo e a cadere nei cattivi sentieri dell’esistenza?

Risposta: Quando il Budda era nel mondo, seduto sotto l’albero di bodhi, valutò le capacità delle persone dei suoi tempi. Percepì che se avesse predicato subito il Sutra del Loto, la gente lo avrebbe offeso e sarebbe caduta nei cattivi sentieri. Invece, se avesse atteso quarant’anni e più prima di predicarlo, non lo avrebbero offeso, ma sarebbero avanzati al primo dei dieci stadi della sicurezza, dal quale non c’è più regressione, e avrebbero continuato a progredire fino a raggiungere lo stadio di perfetta illuminazione. Ma egli comprese anche che, nella torbida epoca dell’Ultimo giorno della Legge, la capacità delle persone sarebbe stata tale che nemmeno una persona su diecimila avrebbe potuto raggiungere il primo dei dieci stadi della sicurezza. Allo stesso modo sapeva che quelli che avrebbero predicato gli insegnamenti in quel tempo, non essendo Budda, avrebbero avuto grande difficoltà a valutare correttamente le capacità delle persone. Perciò il Budda diede loro il permesso di predicare il Sutra del Loto fin dall’inizio, in modo che le persone potessero stabilire un legame con il sutra, sia che lo accettassero, sia che lo rifiutassero.

Al tempo stesso, spiegò che, anche dopo la sua morte, se c’erano persone dotate delle capacità adatte, si poteva cominciare predicando loro gli insegnamenti provvisori. Inoltre, le persone che si preoccupavano in particolar modo della compassione [ovvero di recare felicità alle persone] potevano iniziare predicando i sutra provvisori, così come aveva fatto il Budda. Invece, chi era mosso dalla pietà [ovvero dal desiderio di alleviare le sofferenze delle persone] poteva iniziare predicando il vero sutra, come aveva fatto il Bodhisattva Mai Sprezzante.15

Inoltre sapeva che, per le persone comuni dell’ultima epoca, sarebbe stato veramente difficile evitare di cadere nei cattivi sentieri dell’esistenza. Ma sentiva che, dovendo comunque cadere nei cattivi sentieri, era meglio che lo facessero per aver offeso il Sutra del Loto, piuttosto che per qualche crimine mondano. Perché, come dice un testo: «Coloro che odono la Legge, ne parlano in maniera offensiva, e di conseguenza cadono nell’inferno sono comunque superiori a coloro che offrono elemosine a tanti Budda quante le sabbie del Gange»16. Il significato di questo passo è che, anche se una persona offende il Sutra del Loto e come risultato cade nell’inferno, acquisirà cento, mille, diecimila volte più meriti che facendo offerte e rendendo omaggio a Shakyamuni, Amida e a un numero di Budda pari alle sabbie del Gange.

Domanda: Se quello che hai detto è vero, allora i patriarchi e i maestri delle scuole della Ghirlanda di fiori, delle Caratteristiche dei dharma, dei Tre trattati, della Vera parola, della Pura terra e di altre scuole devono tutti essere relegati nella categoria dei denigratori della Legge. La scuola della Ghirlanda di fiori, per esempio, sostiene che il Sutra della Ghirlanda di fiori è ampiamente superiore al Sutra del Loto, che sono distanti l’uno dall’altro come le nuvole e il fango, e anche le scuole delle Caratteristiche dei dharma e dei Tre trattati sostengono la stessa cosa. L’insegnamento della scuola della Vera parola in Giappone si divide in due rami. La Vera parola rappresentata dal tempio To sostiene che il Sutra del Loto è inferiore a quello della Ghirlanda di fiori e ovviamente è di gran lunga inferiore al Sutra di Mahavairochana. Il tipo di Vera parola della scuola Tendai17, insegna che i sutra di Mahavairochana e del Loto sono uguali per quanto riguarda i princìpi, ma che il primo eccelle per le mudra e i mantra. Tutti coloro che predicano dottrine simili dovrebbero dunque essere condannati a rinascere nei cattivi sentieri dell’esistenza?

Risposta: Ci sono due modi in cui una scuola costituita può esprimere giudizi sulla superiorità comparativa fra i vari sutra. Uno si chiama rifiuto apparente e l’altro rifiuto effettivo. Nel caso del rifiuto apparente, di fatto si approvano le asserzioni di un’altra scuola, ma apparentemente si rifiutano, forse allo scopo di chiarire meglio la verità sull’argomento. Nel rifiuto effettivo, non si comprende davvero la superiorità delle dottrine di un’altra scuola e, nella propria illusione, si crede sul serio che il proprio punto di vista sia superiore, rifiutando così nella maniera più assoluta quello dell’altro. I patriarchi e i maestri delle varie scuole in alcuni casi adottarono il rifiuto apparente e in altri il rifiuto effettivo.

Ci sono casi in cui una persona in cuor suo crede che il Sutra del Loto sia superiore a tutti gli altri sutra, ma per un certo periodo sembra allontanarsi da esso e rifiutarlo con l’intento di metterne maggiormente in evidenza gli insegnamenti. Così Devadatta, il re Ajatashatru e i non buddisti svolsero il ruolo di nemici del Budda e dopo che, in tal modo, ne ebbero reso manifesta la virtù, alla fine diventarono seguaci del suo insegnamento. D’altro canto, molti sono ignoranti davvero, si comportano da nemici del Budda e cadono nei cattivi sentieri. Perciò nel caso dei patriarchi e dei maestri delle varie scuole si dovrebbe determinare se nei loro scritti abbiano dato qualche segno di aver ritrattato le loro precedenti dichiarazioni oppure abbiano continuato a offendere la Legge, condannandosi a rinascere nei cattivi sentieri. Chia-hsiang della scuola dei Tre trattati, Ch’eng-kuan della scuola della Ghirlanda di fiori, Tz’u-en della scuola delle Caratteristiche dei dharma e Kobo del tempio To, per esempio, scrissero forse qualche ritrattazione del loro punto di vista? Questo è un punto da considerare con molta attenzione.

Domanda: Chi è veramente determinato a usare la propria esistenza presente per liberarsi dalle sofferenze di nascita e morte, cosa dovrebbe rifuggire e cosa dovrebbe ricercare?

Risposta: I vari sutra dicono che si dovrebbe rifuggire la compagnia delle donne, ma io vorrei mettere in rilievo il passo del Sutra del Nirvana, che il Budda predicò nel boschetto di alberi di sal appena prima di morire: «Bodhisattva! Anche se percepite gli innumerevoli difetti e acciacchi che affliggono i vostri corpi, poiché in cuor vostro avete deciso di accettare e seguire il Sutra del Nirvana, esso vi proteggerà, vi guiderà e non mancherete di nulla. Bodhisattva, non abbiate paura di elefanti impazziti! Abbiate paura dei cattivi compagni! Perché? Perché un elefante impazzito può distruggere il vostro corpo, ma non distrugge la vostra mente, mentre un cattivo compagno può distruggere il corpo e la mente. Un elefante impazzito distrugge un solo corpo, mentre un cattivo compagno può distruggere innumerevoli corpi e menti. […] Se sarete uccisi da un elefante impazzito non cadrete nei tre cattivi sentieri, ma se sarete uccisi da un cattivo compagno, senza dubbio vi cadrete».

Il significato di questo passo è che chi si preoccupa della prossima vita dovrebbe temere ogni sorta di causa che conduce alla rinascita nei cattivi sentieri. Ma, ancor più di tali cause, dovrebbe temere i cattivi amici o maestri.

Così, dopo la morte del Budda Grande Ornamento, quattro dei monaci suoi discepoli18, rinacquero negli inferni Avichi delle dieci direzioni per avere scelto di seguire dottrine malvagie. E, oltretutto, causarono la rinascita negli inferni delle dieci direzioni anche dei loro seicento milioni di seguaci e sostenitori. Angulimala, seguendo le istruzioni ricevute da Manibhadra, tagliò le dita a 999 persone e infine progettò persino di ferire sua madre e il Budda. Il monaco Sunakshatra era figlio del Budda Shakyamuni; egli ricevette e abbracciò le dodici suddivisioni delle scritture, praticò i quattro stadi della meditazione e recise ogni legame con il mondo del desiderio, ma, poiché in seguito adottò gli insegnamenti del maestro non buddista Ottenuto Dolorosamente, cadde da vivo nell’inferno Avichi. Devadatta aveva imparato a memoria i sessantamila insegnamenti delle scuole non buddiste e gli ottantamila insegnamenti del Buddismo, però svolse le cinque pratiche ascetiche contravvenendo all’insegnamento del Budda e così cadde in forma vivente nell’inferno di incessante sofferenza. Re Ajatashatru uccise suo padre, cercò di ferire sua madre, e liberò un enorme elefante sperando che avrebbe distrutto il Budda, tutto per via delle malvagie istruzioni del suo maestro Devadatta. Il monaco Kokalika offese Shariputra e Maudgalyayana e per questo cadde ancora vivo nell’inferno Avichi. Re Mihirakula cancellò ogni traccia del Budda, della Legge e dell’ordine buddista dalle cinque regioni dell’India; il suo fratello minore diventò re di Kashmira e fece distruggere milleseicento stupa e templi buddisti nel regno di Gandhara; il re di Karnasuvarna19 cercò di distruggere il Buddismo; il re Virudhaka massacrò 90.900.000 persone versando così tanto sangue da formare un lago; Re Shashanka distrusse il Buddismo, abbatté l’albero di bodhi e ne estirpò le radici; in Cina Re Yu-wen della tarda dinastia Chou20 distrusse più di 4600 templi e costrinse più di 260.600 preti e monache a fare ritorno alla vita secolare. La causa di tutti questi misfatti è che tali uomini avevano riposto fede in maestri malvagi e avevano permesso ai demoni malvagi di entrare nel loro corpo.

Domanda: In India e in Cina, gli insegnamenti non buddisti hanno distrutto gli insegnamenti buddisti, e le dottrine hinayana hanno sopraffatto le dottrine mahayana. Accadrà anche in Giappone?

Risposta: Ci sono seguaci degli insegnamenti non buddisti e delle dottrine hinayana in India e in Cina, ma non ve ne sono in Giappone. Noi abbiamo i nostri dottori in storia e letteratura cinese, ma essi non sono nemici degli insegnamenti buddisti. Inoltre abbiamo tre scuole di insegnamenti hinayana21, ma nessuno pensa di usare questi insegnamenti per liberarsi dalle sofferenze di nascita e morte. Sono considerati semplicemente un mezzo per comprendere meglio le dottrine mahayana.

In effetti, tutto ciò che abbiamo in questo paese sono le cinque scuole del Mahayana22. E poiché tutte le persone mirano a liberarsi dalle sofferenze di nascita e morte attraverso gli insegnamenti dell’una o dell’altra di queste cinque scuole, sorgono molte dispute su quale sia la scuola più adatta. In più, dato l’alto numero dei seguaci e dei sostenitori di queste scuole, c’è molta avidità di profitto e di sostegno.

Nella quarta sezione vorrei descrivere l’atteggiamento mentale che dovrebbe caratterizzare il praticante che s’impegna nella propagazione degli insegnamenti del Budda.

Chi spera di propagare gli insegnamenti del Budda deve tenere a mente le cinque guide e propagare il corretto insegnamento di conseguenza. Queste cinque guide sono: 1) l’insegnamento, 2) la capacità delle persone, 3) il tempo, 4) il paese e 5) l’ordine con il quale sono stati propagati gli insegnamenti buddisti.

Per quanto riguarda la prima, l’insegnamento, il Tathagata Shakyamuni, nei suoi cinquant’anni di predicazione insegnò dottrine che appartengono a diverse categorie, come gli insegnamenti mahayana e hinayana, provvisori e veri, essoterici ed esoterici. La scuola della Ghirlanda di fiori parla dei cinque insegnamenti23 nei quali si divide tutta la predicazione della vita del Tathagata e, fra questi, considera i sutra della Ghirlanda di fiori e del Loto come i più elevati. E di questi due sutra, colloca nella posizione suprema il Sutra della Ghirlanda di fiori. Questa è la dottrina accettata dalle tre scuole della Cina meridionale e dalle sette scuole della Cina settentrionale, dai patriarchi e dai maestri della scuola della Ghirlanda di fiori e dal Gran Maestro Kobo del tempio To in Giappone.

La scuola delle Caratteristiche dei dharma divide gli insegnamenti della vita del Budda in tre periodi24 e, fra questi, ritiene che i sutra dei Profondi segreti e del Loto siano i migliori di tutti i sacri insegnamenti della sua vita. Ma, anche se entrambi sono considerati “sutra completi e definitivi”, il Sutra del Loto è considerato “un sutra incompleto e non definitivo” tra i sutra completi e definitivi, mentre il Sutra dei Profondi segreti è considerato “un sutra completo e definitivo” tra i sutra completi e definitivi.

La scuola dei Tre trattati classifica gli insegnamenti nei due depositi e nei tre periodi25. Fra gli insegnamenti dei tre periodi, quelli del terzo periodo, gli insegnamenti della Via di mezzo, comprendono i sutra della Saggezza e il Sutra del Loto. E fra questi, i sutra della Saggezza sono considerati più elevati.

La scuola della Vera parola in Giappone si divide in due rami. Il ramo del tempio To segue la classificazione stabilita dal Gran Maestro Kobo nei suoi “dieci stadi della mente”26, assegnando al Sutra del Loto l’ottavo posto, al Sutra della Ghirlanda di fiori il nono posto, e agli insegnamenti della Vera parola il decimo posto, quello supremo. Ritiene dunque che il Sutra del Loto sia inferiore non soltanto a quello di Mahavairochana, ma anche a quello della Ghirlanda di fiori. Il ramo della Vera parola che esiste all’interno della scuola Tendai segue le dottrine del Gran Maestro Jikaku e altri, e ritiene che i sutra di Mahavairochana e del Loto differiscano nel grado di completezza, in quanto il primo è esauriente e il secondo è abbreviato. Così il Sutra del Loto rappresenta gli insegnamenti esoterici dal punto di vista teorico27, mentre quello di Mahavairochana rappresenta gli insegnamenti esoterici sia nella teoria sia nella pratica.

La scuola della Pura terra stabilisce le due categorie degli insegnamenti della Sacra via e di quelli della Pura terra, della via difficile da praticare e di quella facile da praticare, delle pratiche diverse e delle pratiche corrette. Secondo questa visione, tutti i sutra diversi da quelli della Pura terra, come quello del Loto, devono essere relegati nelle categorie della via difficile da praticare, degli insegnamenti della Sacra via e delle pratiche diverse.

La scuola Zen si divide in due rami. Un ramo sostiene che tutti i vari sutra e le profonde dottrine delle varie scuole sono comprese nella scuola Zen. L’altro ramo ritiene che tutti i sacri insegnamenti predicati dal Tathagata nel corso della sua vita sono solo una serie di parole e spiegazioni, meri espedienti fuoriusciti dalla bocca del Tathagata. La scuola Zen, al contrario, rappresenta l’intenzione segreta del Tathagata, che non è mai stata esposta con le parole o le spiegazioni. Essa costituisce una “trasmissione separata al di fuori dei sutra”.

Le scuole del Tesoro dell’Abhidharma, dell’Affermazione della verità e dei Precetti sono tutte scuole hinayana. In India e in Cina le scuole hinayana refutarono spesso le scuole mahayana, ma in Giappone ciò non è accaduto. [A questo punto porrò una domanda].

Domanda: Tutte queste scuole sembrano sostenere dottrine diverse. Dobbiamo supporre che ognuna di esse abbia una sua logica e che tutte conducano all’illuminazione? O c’è solo un’unica scuola che rappresenta la dottrina corretta e tutte le altre scuole in realtà offendono la Legge?

Risposta: Anche se hanno teorie diverse e differiscono in altri aspetti, probabilmente si può dire che tutte conducano all’illuminazione.

Quattrocento anni dopo la morte del Budda, il re Kanishka del Gandhara, che onorava gli insegnamenti del Budda, riunì un gruppo di monaci per lo spazio di un’estate, diede loro offerte e li interrogò sugli insegnamenti buddisti.28 Mentre ascoltava l’opinione di ciascun monaco, scoprì che vi erano molte differenze dottrinali. Il re, ritenendo che ciò fosse assai strano, chiese: «Sicuramente deve esistere un’unica dottrina invariabile che il Budda ha predicato!». Infine consultò il Venerabile Parshva.

Il Venerabile Parshva rispose: «Supponiamo di spezzare una verga d’oro in tanti pezzi e di farne vari oggetti. Anche se gli oggetti avranno forme diverse, proverranno tutti dalla stessa verga d’oro. Si può discutere sulle differenze di forma, ma non sul fatto che tutti sono fatti d’oro. Allo stesso modo vi sono diverse porte di accesso agli insegnamenti. Si può discutere su quale sia la migliore, ma la verità che si acquisisce dopo essere entrati è la stessa in tutti i casi»29.

E ancora Gunavarman30 disse: «Anche se i vari insegnamenti differiscono l’uno dall’altro, la verità che una persona raggiunge praticandoli è una sola. A causa dei propri attaccamenti unilaterali i risultati possono essere migliori o peggiori a seconda dei casi, ma una persona di vera conoscenza non si metterà a discutere di simili differenze».

Inoltre i cinquecento arhat erano diventati tali per cause diverse, ma tutti avevano ugualmente raggiunto una comprensione della sacra verità. Tra i quattro modi di predicare [del Budda] descritti in Grande perfezione della saggezza ce n’è uno chiamato “predicare comprendendo i vizi degli ascoltatori”31. E tra le quattro intenzioni della predicazione32 [del Budda], descritte nel Compendio del Mahayana ce n’è una chiamata “l’intenzione che si accorda con i desideri di tutti gli esseri viventi”. Di conseguenza, il Budda un momento disprezza un certo tipo di buona azione e in un altro momento lo loda. Allo stesso modo, il Budda a volte condanna questa o quella delle sei paramita, come le paramita dell’elemosina, dell’osservanza dei precetti e dell’assiduità, e altre volte le loda. Così egli conduce tutti all’illuminazione.

Se ci soffermiamo a considerare le cose in questo modo, possiamo dire che la disputa tra Dharmapala e Bhavaviveka33; la differenza di opinioni tra Jnanaprabha e Shilabhadra sui princìpi della vacuità e della Via di mezzo34; la disputa fra le tre scuole della Cina meridionale e le sette scuole della Cina settentrionale su dottrine come gli insegnamenti immediati, graduali e indeterminati, le suddivisioni degli insegnamenti del Budda in un periodo, due periodi, tre periodi, quattro periodi o cinque periodi, e le divisioni fra scuola delle quattro dottrine, scuola delle cinque dottrine e scuola delle sei dottrine; la dottrina Tendai dei cinque periodi; la dottrina della Ghirlanda di fiori dei cinque insegnamenti; la disputa fra la versione del To-ji e quella Tendai degli insegnamenti della Vera parola35; la dottrina della Pura terra sugli insegnamenti della Sacra via e quelli della Pura terra; la dottrina della scuola Zen sugli insegnamenti al di fuori delle scritture e quelli all’interno delle scritture36; tutti questi approcci sono diversi, ma tutti ugualmente conducono alla verità.

Obiezione: Se tu dici che queste dottrine, i cinque insegnamenti della scuola della Ghirlanda di fiori, i tre periodi delle scuole delle Caratteristiche dei dharma e dei Tre trattati, la dottrina della scuola Zen sugli insegnamenti al di fuori delle scritture, le categorie della scuola della Pura terra della via difficile da praticare e di quella facile da praticare, i cinque periodi delle tre scuole della Cina meridionale e delle sette scuole della Cina settentrionale e altre dottrine, pur essendo diverse, sono uguali in quanto tutte conducono alla verità, e che tutte si accordano con le intenzioni del Budda e non costituiscono offese alla Legge, allora di fatto l’offesa nei confronti della Legge non esiste?

Offendere la Legge significa rifiutare la Legge. Rifiutare la Legge significa che, nel caso dello Hinayana, si rifiutano gli insegnamenti hinayana e, nel caso del Mahayana, si rifiutano gli insegnamenti mahayana. Com’è possibile che chi rifiuta la Legge non stia commettendo un’offesa alla Legge? E come può chi offende la Legge non attirare su di sé una dolorosa retribuzione? Ma quello che hai appena detto contraddice questo principio di verità. Questa è la mia prima obiezione.

Il Sutra della Grande saggezza dice: «Coloro che offendono la perfezione della saggezza cadranno negli inferni Avichi delle dieci direzioni». Il Sutra del Loto dice: «Chi non riesce ad aver fede e invece offende questo sutra […] Allorché la sua vita giungerà al termine egli cadrà nell’inferno Avichi». E il Sutra del Nirvana dice: «In questo mondo ci sono tre tipi di malattie difficili da curare: il primo riguarda la violazione delle quattro gravi proibizioni, il secondo la perpetrazione dei cinque peccati capitali, e il terzo l’offesa nei confronti del Mahayana»37. Come è possibile trascurare questi passi dei sutra e non considerarli validi? Questa è la prova documentaria di ciò che sto dicendo.

L’Erudito Vimalamitra, il Grande Brahmano Arrogante, il Maestro della Meditazione Hsi-lien e il maestro del Dharma Sung-ling38 offesero l’insegnamento corretto, caddero da vivi nell’inferno Avichi e la lingua marcì loro in bocca. Questa è la prova concreta di ciò che sto dicendo.

Il Bodhisattva Vasubandhu scrisse un trattato sugli insegnamenti hinayana nel quale contraddiceva gli insegnamenti dei sutra mahayana. Ma in seguito, come confessò al Bodhisattva Asanga, si pentì così profondamente della colpa che aveva commesso da giungere quasi a tagliarsi la lingua per il dispiacere. Se offendere la Legge non è una colpa, allora perché quest’uomo, uno studioso che aveva scritto mille trattati39, doveva essere così pieno di rimorso?

La parola indiana “icchantika” si traduce con “miscredente”. Un miscredente è qualcuno che non crede che «tutti gli esseri viventi possiedono ugualmente la natura di Budda»40; questo è un icchantika.

Chi è un miscredente offende la Legge. Dei sette tipi di esseri viventi nel fiume Gange41, il primo è l’icchantika, o persona di incorreggibile miscredenza, che offende la Legge e così rimane costantemente sommerso nel fiume; il secondo è la persona che commette i cinque peccati capitali o offende la Legge e perciò rimane costantemente sommerso. Come si può non avere paura di offendere la Legge?

Risposta: Offendere la Legge significa parlar male degli insegnamenti buddisti senza motivo. Quando si parla male delle altre dottrine per perorare la validità delle dottrine della propria scuola non penso che si tratti di offesa alla Legge.

Fra le quattro intenzioni della predicazione descritte nel Compendio del Mahayana hai citato “l’intenzione che si accorda con i desideri di tutti gli esseri viventi”. Adesso supponiamo che ci sia una persona che nella sua vita non abbia mai fatto nemmeno una cosa buona, ma soltanto del male. E ora supponiamo che, avendo ricevuto un piccolo incoraggiamento in tal senso, egli faccia qualcosa di buono. Indipendentemente da cosa sia, di certo dovremmo gioirne e lodarlo. D’altro canto, supponiamo che ci sia una persona buona che finora nella sua vita ha compiuto buone azioni di un solo tipo. Per incoraggiarla a fare anche altri tipi di buone azioni potremmo anche criticare l’unico tipo di buona azione che ha compiuto finora. Quindi, l’aver compiuto una buona azione a volte ci causerà un rimprovero e altre volte una lode. Lo stesso vale per il metodo di “predicare comprendendo i vizi degli ascoltatori” che appartiene ai quattro modi di predicare esposti in Grande perfezione della saggezza. Così le critiche contenute nel Sutra di Vimalakirti sono indirizzate a dottrine che, durante il periodo dei sutra Agama, erano oggetto di lode.

Da ciò comprendiamo che, se ci sono tante persone dotate delle capacità adatte agli insegnamenti hinayana, parleremo male degli insegnamenti mahayana per incoraggiare più persone a prender fede nei sutra hinayana. Se invece ci sono tante persone che hanno capacità adatte agli insegnamenti mahayana, criticheremo gli insegnamenti hinayana e cercheremo di incoraggiare la fede nel mahayana. Oppure, se le persone sembrano avere una affinità con il Budda Amida, possiamo criticare gli altri Budda per incoraggiare la fede in Amida. Se molte persone sembrano avere una affinità con il Bodhisattva Deposito della Terra, possiamo criticare gli altri bodhisattva e tessere le lodi di Deposito della Terra. Se molte persone hanno una affinità con il Sutra della Ghirlanda di fiori, possiamo criticare gli altri sutra e tessere le lodi del Sutra della Ghirlanda di fiori; se le persone hanno una affinità con il Sutra della Grande saggezza possiamo criticare gli altri sutra e lodare quest’ultimo; e procederemo nello stesso modo se le persone dimostrano una affinità con il Sutra del Loto, con quello di Mahavairochana o con qualche altro sutra.

Osservare le capacità delle persone, e lodare o biasimare di conseguenza, non costituisce un’offesa alla Legge. Se però una persona che non ha alcuna comprensione delle capacità delle persone comincia a lodare o biasimare in modo irresponsabile, penso che si tratti di un’offesa alla Legge. Ma non penso che quando, per esempio, i maestri delle scuole della Ghirlanda di fiori, dei Tre trattati, delle Caratteristiche dei dharma, della Vera parola, Zen o della Pura terra, cercano di refutare i sutra di un’altra scuola allo scopo di affermare gli insegnamenti della propria, ciò costituisca un’offesa alla Legge.

Obiezione: Tu dici che non c’è niente di male nell’attaccare altri sutra e altre scuole per perorare le dottrine e i sutra della propria, o nell’attaccare altri Budda e bodhisattva per lodare il particolare Budda o bodhisattva cui vanno i nostri favori, o nell’attaccare certe buone radici perché si desidera incoraggiarne altre. Se è così, allora nei sutra Agama dello Hinayana, si trovano forse passi che attacchino il Sutra della Ghirlanda di fiori o altri sutra mahayana? Oppure, nel Sutra della Ghirlanda di fiori troviamo forse passi che attacchino il Sutra del Loto, quello di Mahavairochana o altri della stessa categoria?

Risposta: È vero che non ci sono passi nei sutra Agama dello Hinayana che attacchino i sutra mahayana. Ma il Sutra della Ghirlanda di fiori cita i due veicoli, il grande veicolo e l’unico veicolo, e attacca i due veicoli e il grande veicolo, e il Sutra del Nirvana menziona i vari sutra del grande veicolo e si dichiara contrario a essi. Il Sutra della Solennità Segreta dichiara di essere il re di tutti i sutra, il Sutra degli Innumerevoli significati dice che, nei quarant’anni e più, il Budda non ha ancora rivelato la verità, e il Sutra di Amida dice, che, paragonate al Nembutsu, le pratiche esposte negli altri sutra sono soltanto mezzi per piantare “radici del bene minori”. E questi non sono i soli esempi che si potrebbero citare. Possiamo supporre inoltre che anche i maestri che basano le proprie dottrine su questi vari sutra appoggino le affermazioni che ho citato.

Se ci fermiamo a considerare questo, mi sembra che, quando si espongono le idee della propria scuola, non ci sia niente di male nel criticare i vari sutra che espongono idee diverse.

Obiezione: È vero che il Sutra della Ghirlanda di fiori menziona il piccolo veicolo, il grande veicolo e l’unico veicolo, e il Sutra della Solennità segreta, come tu dici, si descrive come “il re di tutti i sutra”. Il Sutra del Nirvana menziona “i vari sutra del grande veicolo” e il Sutra di Amida dice che, paragonate al Nembutsu, le pratiche esposte negli altri sutra sono soltanto “radici del bene minori”. Ma non c’è nessuna opera che, come fa invece il Sutra degli Innumerevoli significati nel passo sui sutra predicati “nei quarant’anni e più”, designi uno specifico periodo di tempo, citi i vari sutra fondamentali predicati in quel periodo, come i sutra Agama, Corretti ed equi, della Saggezza e della Ghirlanda di fiori, e ne riveli l’inferiorità rispetto a se stessa.

Il Sutra del Nirvana, in effetti, contiene il passo su “i vari sutra del grande veicolo”. E poiché il Sutra del Nirvana fu l’ultimo sutra che il Budda predicò nel boschetto di alberi di sal, forse si può supporre che, quando parla dei “vari sutra del grande veicolo” stia disprezzando tutti i sutra diversi da quello del Nirvana. Ma, se esaminiamo la lista di sutra che segue la citazione dei “vari sutra del grande veicolo”, vediamo che comprende “le dodici suddivisioni del discorso”, “i sutra”, “i sutra corretti ed equi” e “la dottrina della perfezione della saggezza”42. Ma non fa menzione del Sutra degli Innumerevoli significati e del Sutra del Loto. E lo stesso Sutra degli Innumerevoli significati, quando menziona i sutra predicati nei quarant’anni e più, si limita a elencare i sutra Agama, Corretti ed equi, della Saggezza e della Ghirlanda di fiori, senza dare indicazioni sui meriti relativi dei sutra del Loto e del Nirvana.

Il Sutra della Solennità segreta descrive se stesso come “il re di tutti i sutra”. Ma, quando arriva a descrivere ciò che intende con “tutti i sutra”, menziona sutra come quello della Ghirlanda di fiori, o come il Sutra di Shrimala, rivelando di essere il re di tutti questi sutra, ma non nomina mai il Sutra del Loto. E, quando il Sutra di Amida parla di “radici del bene minori”, non dà indicazioni in merito al periodo del quale sta parlando o al tipo di radici del bene cui si riferisce. Quando parla di “radici del bene minori”, sta forse usando questo termine per designare i sutra hinayana? Oppure intende riferirsi alle buone pratiche che appartengono ai due regni degli esseri umani e celesti? Oppure, con “radici del bene minori” intende le varie buone pratiche descritte nel Sutra della Meditazione e nel Sutra in Due volumi? Chi lo sa? Non è spiegato da nessuna parte quali delle pratiche sostenute dal Budda nel corso della sua vita siano “radici del bene minori”, se paragonate al Nembutsu.

E ancora, nei vari insegnamenti esoterici, come il Sutra di Mahavairochana e il Sutra delle Sei paramita, non troviamo alcun passo che disprezzi tutti gli altri sutra predicati nella vita del Budda e che lodi soltanto quel particolare sutra. Il Sutra degli Innumerevoli significati, invece, nel passo che riguarda i sutra predicati nei quarant’anni e più, disprezza effettivamente tutti quei sutra. E solo nel caso del Sutra del Loto troviamo un passo che disprezza tutti i sutra predicati nei quarant’anni e più precedenti al Sutra del Loto, il Sutra degli Innumerevoli significati che fu predicato allo stesso tempo, e il Sutra del Nirvana predicato dopo di esso, riservando lodi soltanto al Sutra del Loto. Vediamo dunque che quando Shakyamuni e tutti gli altri Budda delle tre esistenze di passato, presente e futuro fanno la loro apparizione nel mondo e predicano i vari sutra, attribuiscono il posto supremo al Sutra del Loto.

È come nel caso delle parole “signore” e “subalterni”, che non hanno un significato fisso. Nelle campagne i contadini e gli attendenti del samurai chiamano “signore” il samurai, ma nella capitale anche i membri delle famiglie Minamoto e Taira sono chiamati “subalterni”, mentre il termine “signori” è riservato ai membri delle tre famiglie dei nobili di corte43. O è come il termine “re”, quando viene usato per riferirsi a un capo. Anche un contadino può essere un re a casa propria, mentre un amministratore, un signore del feudo e un conestabile saranno i re del loro particolare borgo, villaggio, distretto o provincia. Ma nessuno di loro è un grande re, un sovrano del paese.

Nei sutra hinayana il principio del nirvana senza residui44 è il “re” e, paragonata ai precetti e alla meditazione hinayana, la saggezza hinayana è il re. Nei sutra mahayana il principio della Via di mezzo è il re. Nel Sutra della Ghirlanda di fiori il principio della perfetta fusione e unità di tutti i fenomeni45 è il re. Nei sutra della Saggezza il principio della vacuità è il re, mentre nel Sutra della Grande raccolta la custodia della Legge corretta è il re. Il Sutra del Maestro della Medicina è il re tra i sutra che descrivono i voti particolari formulati dal Budda Maestro della Medicina46; il Sutra in Due volumi è il re tra i sutra che descrivono i quarantotto voti del Budda Amida; e il Sutra di Mahavairochana è il re tra i sutra che descrivono le mudra e i mantra. Ma nessuno di essi è il re di tutti i sutra predicati durante la vita del Budda. Il Sutra del Loto è il grande re di tutte le dottrine fondamentali esposte in tutti i sutra, come quella della verità suprema e della verità mondana, quella delle tre verità della vacui­tà, esistenza temporanea e Via di mezzo, le mudra e i mantra, il principio dell’incondizionato, i dodici grandi voti e i quarantotto voti. Comprendere questo significa aver compreso gli insegnamenti.

Così Shan-wu-wei, Chin-kang-chih, Pu-k’ung, Fa-tsang, Ch’eng-kuan, Tz’u-en, Chia-hsiang, i maestri delle tre scuole della Cina meridionale e delle sette scuole della Cina settentrionale, T’an-luan, Tao-ch’o, Shan-tao, Bodhidharma e tutti gli altri, quando affermarono che il particolare sutra sul quale basavano le proprie dottrine era il primo di tutti i sutra predicati durante la vita del Budda, dimostrarono di non aver compreso gli insegnamenti. Tra i maestri delle varie scuole si può dire che solo il Gran Maestro T’ien-t’ai Chih-che abbia compreso gli insegnamenti.

Gli insegnamenti della Sacra via e della Pura terra, la via difficile da praticare e quella facile da praticare, le pratiche corrette e le pratiche diverse, esposti da T’an-luan, Tao-ch’o e dagli altri, derivano originariamente dal Commentario al Sutra dei Dieci stadi. Ma, concludere che il Sutra del Loto e gli insegnamenti della Vera parola appartengono alla via difficile da praticare descritta nel Commentario al Sutra dei Dieci stadi è una visione estremamente errata. Sostenerla equivale a interpretare erroneamente l’intento dell’autore del commentario e i vari passaggi della sua argomentazione.

Tz’u-en, sulla base dei Sutra dei Profondi segreti, postulò tre periodi che comprendevano tutti gli insegnamenti della vita del Budda. Ma sbagliò quando non capì che i tre periodi descritti nel Sutra dei Profondi segreti non comprendono tutti i sutra.

Quando Fa-tsang, Ch’eng-kuan e altri suddivisero tutti gli insegnamenti della vita del Budda nei cosiddetti cinque insegnamenti, assegnarono il Sutra del Loto e il Sutra della Ghirlanda di fiori alla categoria dell’insegnamento perfetto, e sostennero che il Sutra della Ghirlanda di fiori era superiore al Sutra del Loto. Nonostante il Sutra della Ghirlanda di fiori, che essi preferivano, non menzioni mai il fatto che le persone dei due veicoli possono conseguire la Buddità o che il Budda ottenne l’illuminazione in un passato inconcepibilmente remoto, essi credevano che in realtà tale sutra insegnasse queste due dottrine. Di conseguenza, anche se sotto questo aspetto il Sutra del Loto è superiore a quello della Ghirlanda di fiori, essi asserivano che era inferiore a esso, un punto di vista estremamente errato. Allo stesso modo, Chia-hsiang, della scuola dei Tre trattati, nell’esporre le sue dottrine dei due depositi asserì che i sutra della Saggezza sono superiori al Sutra del Loto, un punto vista altrettanto errato. E, quando Shan-wu-wei e gli altri affermarono che il Sutra di Mahavairochana è superiore al Sutra del Loto, dimostrarono non solo di non aver capito il reale significato del Sutra del Loto, ma di non aver compreso nemmeno il Sutra di Mahavairochana.

Domanda47: Se tutte queste azioni sono di fatto offese alla Legge, allora le persone che le hanno commesse cadranno nei cattivi sentieri dell’esistenza? Che cosa ne pensi?

Risposta: L’atto di offendere la Legge può essere di quattro tipi: offesa di grado superiore, medio, inferiore e misto.48 L’offesa alla Legge commessa da uomini come Tz’u-en, Chia-hsiang e Ch’eng-kuan sembrerebbe appartenere alla categoria superiore o media. Inoltre, probabilmente perché essi stessi erano consapevoli di aver offeso la Legge, lasciarono scritti in cui ritrattavano le loro idee precedenti.

Inoltre, anche nei confronti delle idee di altri maestri ci sono due categorie di rifiuto: il rifiuto apparente e il rifiuto effettivo. A volte qualcuno, pur sapendo che la dottrina dell’altra persona è superiore, sembra attaccarla, allo scopo di chiarire meglio la questione. Questo si chiama rifiuto apparente. Il rifiuto effettivo è di due tipi. Se qualcuno crede erroneamente che un sutra superiore in realtà sia inferiore e lo refuta, si tratta di un cattivo rifiuto effettivo. Se qualcuno refuta un sutra che è davvero inferiore questo è un buon rifiuto effettivo.

Riferito alla similitudine della verga d’oro esposta dal Venerabile Parshva, ciò significa che, pur essendoci numerosi sutra hinayana diversi, essi sono simili in quanto espongono i princìpi della sofferenza, della vacuità, dell’impermanenza e del non sé. Tutti i seguaci dei sutra hinayana sottoscrivono queste dottrine e, anche se vi sono controversie fra le diciotto o le venti scuole hinayana49, si tratta di controversie che riguardano l’approccio alla verità e non la verità stessa. Perciò queste persone non sono colpevoli di offesa alla Legge quando si criticano a vicenda. Ma, quando i credenti non buddisti attaccano i sutra hinayana, lo fanno sulla base dei princìpi non buddisti di permanenza ed esistenza, mentre i sutra hinayana espongono i princìpi dell’impermanenza e della vacuità. Perciò, quando i non buddisti attaccano i sutra hinayana, si tratta di un’offesa alla Legge.

I sutra mahayana insegnano il principio della Via di mezzo, mentre i sutra hinayana insegnano quello della vacuità. Perciò, quando i sostenitori dei sutra hinayana attaccano i sutra mahayana, stanno offendendo la Legge, ma, quando i sostenitori dei sutra mahayana attaccano i sutra hinayana, non stanno offendendo la Legge.

La verità esposta nella maggior parte dei sutra mahayana deve ancora essere aperta e fusa all’interno della verità rivelata nel Sutra del Loto, perché non chiarisce che le persone dei due veicoli possono conseguire la Buddità e che il Budda ottenne l’illuminazione in un passato inconcepibilmente remoto. Invece, la verità esposta nel Sutra del Loto apre e fonde in sé la verità contenuta negli altri sutra, in quanto spiega questi due fatti. Perciò, quando i sostenitori degli altri sutra mahayana attaccano il Sutra del Loto stanno offendendo la Legge, ma quando i sostenitori del Sutra del Loto attaccano i sutra mahayana non stanno offendendo la Legge.

Così il Sutra di Mahavairochana e gli insegnamenti della scuola della Vera parola sono considerati insegnamenti che devono ancora essere aperti e fusi, perché non rivelano i due fatti appena citati riguardo alle persone dei due veicoli e al tempo in cui il Budda ottenne l’illuminazione. Perciò sono classificati come opere e dottrine predicate prima del Sutra del Loto. Se il Sutra di Mahavairochana fosse stato aperto e fuso [con il Sutra del Loto], e i due fatti suddetti fossero stati rivelati, apparterrebbe alla stessa categoria del Sutra del Nirvana. Ma le dottrine del male inerente alla vita del Budda50 e dei tremila regni in un singolo istante di vita, sostenute dai maestri del Tripitaka Shan-wu-wei, Chin-kang-chih, Pu-kung e I-hsing, sembrerebbero rubate dagli insegnamenti di T’ien-t’ai Chi-che. Se è così, allora le offese alla Legge commesse da Shan-wu-wei e da questi altri uomini apparterrebbero alla categoria del rifiuto apparente o delle offese miste alla Legge.

Nel caso dei cinquecento arhat, la ragione del loro ottenimento dell’illuminazione risiede nella dodecupla catena della causalità esposta negli insegnamenti hinayana. Attraverso l’ignoranza, l’azione e gli altri anelli della catena, essi furono in grado di raggiungere una comprensione del principio di vacuità. Così, anche se si può discutere sul particolare approccio da adottare, ciò non costituisce un’offesa alla Legge.

Per quanto riguarda le quattro intenzioni della predicazione descritte nel Compendio del Mahayana e i quattro modi di predicare descritti in Grande perfezione della saggezza, gli autori di questi trattati, Asanga e Vasubandhu, erano studiosi vissuti dopo la morte del Budda e compresero che il Sutra del Loto costituisce il cuore di tutti i sutra predicati dal Budda. Perciò impiegarono queste categorie delle quattro intenzioni della predicazione e dei quattro modi di predicare allo scopo di rivelare il significato delle dottrine contenute nei sutra predicati prima di quello del Loto. Ma, se si confondono le quattro intenzioni di predicazione e i quattro modi di predicare basati su una conoscenza che è stata aperta e fusa con le quattro intenzioni di predicazione e i quattro modi di predicare basati su una conoscenza che non è ancora stata aperta e fusa, come potrebbe non trattarsi di offesa alla Legge?

Si può dire che chi ha una comprensione perfettamente chiara di questi punti, ha compreso l’insegnamento.

Ci sono quattro frasi che riguardano la fede o credenza: la prima è “credere, ma non comprendere”; la seconda è “comprendere, ma non credere”; la terza è “credere e comprendere”; e la quarta è “né credere né comprendere”.

Domanda: Chi crede, ma non comprende, deve essere chiamato un denigratore della Legge?

Risposta: Il Sutra del Loto dice che si può riuscire «ad accedervi solo grazie alla fede»51 e il nono volume del Sutra del Nirvana afferma la stessa cosa52. [Quindi egli non deve essere considerato un denigratore della Legge].

Obiezione: Il volume trentasei del Sutra del Nirvana dice: «Ho spiegato nei sutra che ci sono due tipi di persone che offendono il Budda, la Legge e l’ordine buddista. Il primo è quello di coloro che non credono e i cui cuori sono pieni di odio e collera. Il secondo è quello di coloro che, anche se credono, non comprendono le dottrine. Uomo devoto53, se una persona ha un cuore che crede, ma manca di saggezza, non farà che cadere in un’ignoranza sempre più profonda. E se una persona ha saggezza, ma non ha un cuore che crede, rimarrà intrappolata sempre di più in visioni errate. Uomo devoto, poiché la persona che non crede ha il cuore pieno di odio e di collera, negherà l’esistenza del Budda, della Legge e dell’ordine buddista. E poiché la persona che crede manca di saggezza, la sua comprensione delle dottrine sarà rovesciata e indurrà coloro che ascoltano la Legge a offendere il Budda, la Legge e l’ordine buddista». Questo passo sembra affermare che, riguardo ai due tipi di persone, quella che crede, ma non comprende, è una persona che offende la Legge. Qual è la tua opinione in merito?

Risposta: La persona che crede, ma non comprende, corrisponde al secondo dei sette tipi di persone nel fiume Gange, descritte nel volume trentasei del Sutra del Nirvana. Una persona simile, quando ode il Sutra del Nirvana esporre la dottrina che «tutti gli esseri viventi possiedono la natura di Budda», crederà e tuttavia non crederà ancora.

Domanda: Cosa intendi con “crederà e tuttavia non crederà”?

Risposta: Quando sente esporre la dottrina che tutti gli esseri viventi possiedono la natura di Budda, egli la crede e, tuttavia, in cuor suo continua a dar credito alle visioni esposte nei sutra precedenti al Sutra del Loto, pensando che qualche tipo di essere umano non possieda la natura di Budda. Questo è ciò che si intende con credere e tuttavia non credere.

Domanda: Che prova documentaria hai di questo?

Risposta: Il Sutra del Nirvana, parlando del secondo tipo di persone nel fiume Gange, dice: «Così quando una persona ode questo Grande Sutra del Nirvana è capace di sviluppare un cuore che crede. Perciò viene enumerata fra coloro che sono in grado di emergere dal fiume». Ma dice anche: «Se una persona, pur credendo che gli esseri viventi possiedono la natura di Budda, suppone che questo non significhi che tutti immancabilmente la possiedono, questo si chiama stato di credenza insufficiente».

Secondo questi passi, tale persona, anche se dice con la bocca di credere nel Sutra del Nirvana, in cuor suo continua a dar credito alle dottrine dei sutra precedenti. Come abbiamo visto, il Sutra del Nirvana dice di una persona di questo secondo tipo: «E poiché la persona che crede manca di saggezza, la sua comprensione delle dottrine sarà rovesciata». Avere una comprensione rovesciata delle dottrine significa leggere un passo del vero sutra e interpretarlo in accordo con le dottrine dei sutra provvisori.

Domanda: Quali passi delle scritture puoi citare per sostenere la tua tesi che la persona che crede, ma non comprende, può raggiungere la via?

Risposta: Il volume trentasei del Sutra del Nirvana dice: «Sebbene esistano innumerevoli cause che conducono all’illuminazione, insegnare la fede le include tutte». E nel volume nove dello stesso sutra leggiamo: «Quando avrai finito di ascoltare questo sutra, possiederai tutte le varie cause e condizioni che conducono all’illuminazione. Quando la voce della Legge e la luce splendente del Budda sarà penetrata nei pori di una persona, questa sarà certa di ottenere la suprema illuminazione». E il Sutra del Loto, come abbiamo visto, dice che si può riuscire «ad accedervi solo grazie alla fede».

Domanda: Che dire di coloro che comprendono, ma non credono? Sono persone che offendono la Legge?

Risposta: Esse appartengono al primo tipo di persone nel fiume Gange.

Domanda. Che prove documentarie puoi addurre?

Risposta: Il volume trentasei del Sutra del Nirvana, parlando delle persone del primo tipo, dice: «Se una persona ascolta il Sutra del Grande Nirvana descrivere il Budda che è perennemente immutabile, che non conosce cambiamento, e gode delle virtù di eternità, felicità, vero io e purezza, e però alla fine non riesce a credere che tutti gli esseri viventi possiedono ugualmente la natura di Budda, è un icchantika. Una persona può offendere i sutra corretti ed equi, commettere i cinque peccati capitali, e violare le quattro gravi proibizioni, eppure alla fine otterrà l’illuminazione. Le persone che hanno raggiunto lo stadio di chi vince la corrente, dell’ultima rinascita, di non ritorno o lo stadio di arhat54, e i pratyekabuddha otterranno immancabilmente la suprema perfetta illuminazione. Ma l’icchantika, quando sente dire queste cose, nutrirà miscredenza nel suo cuore».

Domanda. Questo passo parla di coloro che non credono, ma non dice nulla di coloro che comprendono, ma non credono. Che passo puoi citare a proposito di questi ultimi?

Risposta: Il Passo del Sutra del Nirvana sopra citato, che tratta del primo tipo di persone, si conclude dicendo: «Se una persona ha saggezza, ma non ha un cuore che crede, rimarrà intrappolata sempre di più in visioni errate».

Cenni Storici

Nichiren Daishonin scrisse Cosa significa offendere la Legge nel 1262 mentre si trovava in esilio a Ito sulla penisola di Izu. In quest’opera egli affronta il tema dell’offesa alla Legge, un argomento essenziale nella fede buddista.

In generale, all’epoca del Daishonin i giapponesi credevano che tutti gli insegnamenti buddisti rappresentassero un’unica verità, e che, indipendentemente dalla scuola che una persona seguiva, studiando e praticando quella “verità” fosse possibile liberarsi dalle sofferenze di nascita e morte. Il Daishonin affermava invece che le scuole che contraddicono o rifiutano il Sutra del Loto, l’unico sutra nel quale il Budda rivelò la verità fondamentale, in realtà commettono un’offesa alla Legge.

Quest’opera si divide in quattro parti. Nella prima il Daishonin espone la natura degli otto inferni descritti nelle scritture buddiste e le cause che conducono a essi. La sua intenzione era quella di mettere in evidenza l’indicibile grado di sofferenza che si sperimenta nell’inferno Avichi, altrimenti conosciuto come inferno di incessante sofferenza, impedendo così alle persone di offendere la Legge e di rinascere in tale inferno.

Nella seconda parte, il Daishonin spiega che offendere la Legge è molto più grave che commettere i cinque peccati capitali, generalmente considerati la causa fondamentale della caduta nell’inferno Avichi.

Nella terza parte il Daishonin utilizza la forma di domanda e risposta e, anche se di solito è l’“avversario” a porre le domande e il Daishonin a fornire le risposte, a un certo punto è il Daishonin a porre le domande. (Nella traduzione, viene indicato il momento in cui avviene questo cambiamento). Il Daishonin definisce l’atto di offendere la Legge nel modo seguente: voltare le spalle alla Legge, o insegnamento corretto, odiare la Legge, o indurre gli altri a rifiutarla. Inoltre egli spiega che «anche se qualcuno si limita a seguire il sutra in cui crede, nel caso in cui cerchi di usarlo per refutare un sutra superiore a esso, offenderà la Legge».

In seguito il Daishonin affronta vari aspetti dell’offesa alla Legge. Egli distingue tra vero insegnamento e insegnamenti provvisori, nei quali, come Shakyamuni stesso afferma, la verità non è stata ancora rivelata. Egli confuta le affermazioni della scuola della Pura terra e della scuola della Ghirlanda di fiori secondo cui le loro dottrine non appartengono a quella categoria di insegnamenti nei quali la verità non è ancora stata rivelata. Il Daishonin risponde poi a due domande: perché Shakyamuni ha esposto gli insegnamenti provvisori che non conducono alla Buddità, e perché il Daishonin non propaga gli insegnamenti provvisori come fece Shakyamuni? Egli risponde che questa apparente discrepanza si spiega con la differenza di capacità delle persone che ricevono l’insegnamento.

Egli conclude dicendo che i fondatori e i patriarchi delle varie scuole sono sicuramente caduti nei cattivi sentieri per non aver abbracciato il Sutra del Loto. Poi, citando il Sutra del Nirvana, ammonisce riguardo a quanto sia pericoloso lasciarsi influenzare dai cattivi maestri, i cosiddetti “cattivi amici”.

Nella quarta parte il Daishonin fa riferimento alle cinque guide della propagazione – l’insegnamento, la capacità delle persone, il tempo, il paese, e l’ordine di propagazione degli insegnamenti del Budda – che i praticanti che aspirano a propagare il Buddismo dovrebbero tenere sempre a mente. Tra i vari punti, il Daishonin spiega cosa significa conoscere l’insegnamento. Le varie scuole sostengono che i loro insegnamenti possono essere diversi, ma conducono tutti all’illuminazione; se così fosse, afferma il Daishonin, non esisterebbe alcuna offesa alla Legge, della quale invece si parla in molti sutra. Egli dimostra la superiorità del Sutra del Loto citando un passo del sutra stesso che lo colloca al di sopra di qualsiasi altro insegnamento della vita di Shakyamuni. Egli afferma che le dottrine essenziali del Sutra del Loto, che non si trovano in nessun altro sutra, sono il conseguimento della Buddità da parte delle persone dei due veicoli e l’illuminazione originale del Budda Shakyamuni nel remoto passato.

Per concludere, il Daishonin cita un passo del sutra che descrive il mutuo possesso della natura di Budda da parte di tutti gli esseri viventi, e dice che chi ha fede in questo e nel vero sutra potrà conseguire la Buddità, mentre chi è dotato di saggezza, ma non di fede nel vero sutra, è un icchantika, ovvero una persona che offende la Legge.


Note
1. Cinque organi vitali: fegato, polmoni, cuore, reni e milza.
2. Commentario sui precetti del bodhisattva stabiliti da T’ien-t’ai, un’opera di Ming-k’uang della dinastia T’ang.
3. “Un uomo”: probabilmente si riferisce a Genshin, prete della scuola Tendai. Una frase simile si trova, infatti, nell’opera di Genshin I fondamenti per la rinascita nella Pura terra. Per Genshin vedi Glossario.
4. Questa affermazione è contenuta nel Sutra della Meditazione sul corretto insegnamento.
5. In Il tesoro dell’Abhidharma sono elencate varie offese simili ai cinque peccati capitali. Per esempio, distruggere gli edifici e le strutture di accoglienza dell’ordine buddista può causare la dispersione dei suoi membri e quindi equivale al peccato di creare disarmonia all’interno dell’ordine buddista. Distruggere uno stupa del Budda equivale a versare il sangue di un Budda.
6. I sedici luoghi separati sono elencati nel Sutra della Meditazione sul corretto insegnamento.
7. Il Sutra del Loto, cap. 3, pp. 125-126.
8. Ibidem, cap. 20, pp. 365 e 367.
9. Ibidem, cap. 3, pp. 125-126.
10. Sutra degli Innumerevoli significati, prologo del Sutra del Loto, p. 17.
11. Si tratta di una classificazione in nove livelli delle persone che ottengono la rinascita nella Pura terra del Budda Amida, basata sulla loro natura e le loro qualità. Le persone possono avere capacità superiori, medie o inferiori. Ciascuno di questi tre livelli si divide a sua volta in altri tre livelli di qualità o merito: superiore, medio e inferiore. A seconda del livello cui appartengono le persone, sarà diverso il modo in cui il Budda Amida scenderà in questo mondo per condurle nella Pura terra al momento della morte.
12. Tokuitsu, prete della scuola delle Caratteristiche dei dharma, è associato alla regione orientale perché svolse le proprie attività nel Giappone orientale, in varie zone come quella di Kanto e Oshu. L’affermazione di Tokuitsu, di cui si parla nella frase successiva, è citata nel Saggio sulla protezione del paese di Dengyo. Per Tokuitsu, vedi Glossario.
13. Questa affermazione è contenuta in Gli eminenti princìpi del Sutra del Loto.
14. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 88.
15. Il termine giapponese jihi si traduce con “pietà e compassione”. Di solito, come afferma il Trattato sulla grande perfezione della saggezza, ji, o “pietà”, significa recare felicità alle persone e hi, o “compassione”, significa alleviarne le sofferenze. Qui però il Daishonin usa la definizione del Sutra del Nirvana secondo la quale il carattere ji (pietà) corrisponde ad alleviare le sofferenze, e il carattere hi (compassione) a recare felicità.
16. In Annotazioni su “Grande concentrazione e visione profonda” si afferma che questa frase è tratta dal Sutra del Figlio del Cielo Bontà Immutabile.
17. Riferimento all’esoterismo Tendai. Jikaku e Chisho, rispettivamente il terzo e il quinto capo dei preti del tempio Enryaku, introdussero gli insegnamenti esoterici nella dottrina Tendai, sostenendone la validità.
18. I quattro monaci erano: Riva della Sofferenza, Sawata, Shoko e Batsunanda. (Le ultime tre sono le letture giapponesi dei nomi cinesi). Vedi Grande Ornamento (1) nel Glossario.
19. Secondo Cronache delle regioni occidentali, il re Shashanka, menzionato di seguito nello stesso paragrafo, all’inizio del settimo secolo diventò re di Karnasuvarna e abbracciò gli insegnamenti non buddisti. Poi fu sconfitto dal re Shiladitya di Kanyakubja.
20. Riferimento all’imperatore Wu (543-578), responsabile della persecuzione contro il Buddismo del 574. Wu prediligeva il Confucianesimo e cercò di distruggere gli insegnamenti buddisti.
21. Tre scuole di insegnamenti hinayana: Tesoro dell’Abhidharma, Affermazione della verità e Precetti.
22. Cinque scuole mahayana: Ghirlanda di fiori, Tre trattati, Caratteristiche dei dharma, Tendai e Vera parola.
23. I cinque insegnamenti: l’insegnamento hinayana, l’insegnamento mahayana elementare, l’insegnamento mahayana finale, l’insegnamento immediato e l’insegnamento perfetto. L’insegnamento perfetto sta a indicare i sutra della Ghirlanda di fiori e del Loto.
24. I tre periodi sono: 1) il periodo dell’insegnamento sulla realtà degli elementi dell’esistenza, esposto nei sutra hinayana, o Agama; 2) il periodo dell’insegnamento sulla vacuità, esposto nei sutra della Saggezza; 3) il periodo dell’insegnamento della Via di mezzo, esposto nei sutra della Ghirlanda di fiori, dei Profondi segreti e del Loto.
25. I due depositi sono gli insegnamenti per gli ascoltatori della voce e i risvegliati all’origine dipendente, che corrispondono agli insegnamenti hinayana, e quelli per i bodhisattva, che corrispondono agli insegnamenti mahayana. I tre periodi si riferiscono alla predicazione: 1) della dottrina che sia la mente sia la realtà oggettiva sono reali; 2) della dottrina che solo la mente è reale; 3) della dottrina che sia la mente sia la realtà oggettiva sono prive di sostanza. Il primo periodo corrisponde agli insegnamenti hinayana, e il secondo e il terzo periodo corrispondono agli insegnamenti mahayana.
26. Nel suo Trattato sui dieci stadi della mente, Kobo classificò i vari insegnamenti buddisti facendoli corrispondere a dieci stadi di sviluppo della mente. Vedi dieci stadi della mente nel Glossario.
27. Riferimento a quegli insegnamenti che si possono definire esoterici dal punto di vista teorico, ma che non descrivono le mudra (gesti con le mani) e i mantra (formule mistiche) che costituiscono la pratica esoterica.
28. Kanishka fu il terzo e più influente re della dinastia Kushan che governò sull’India settentrionale, compreso il Kashmir. Secondo la tradizione regnò nel secondo secolo. Studiò il Buddismo con il poeta buddista Ashvaghosha e convocò il Quarto concilio buddista in Kashmir, cui parteciparono cinquecento monaci, fra cui Parshva. Lo “spazio di un’estate” corrisponde a novanta giorni, dalla metà del quarto mese alla metà del settimo mese.
29. Quest’affermazione si trova nelle Annotazioni sui versi del “Tesoro dell’Abhidharma”, scritto da Yüan-hui, prete della dinastia T’ang.
30. Gunavarman: monaco (367-431) del Kashmir che lavorò come traduttore in Cina. L’affermazione attribuitagli qui è contenuta nelle Biografie di eminenti monaci.
31. È un metodo per aiutare le persone ad abbandonare le proprie illusioni e liberarsi dai tre veleni di avidità, collera e stupidità.
32. Le quattro intenzioni del Budda quando predica i suoi insegnamenti sono: predicare sull’uguaglianza di tutti i Budda; predicare in prospettiva del conseguimento in qualche altro tempo futuro; predicare con qualche altro intento; predicare in accordo con i desideri di tutti gli esseri viventi.
33. Dharmapala (530-561), della scuola della Coscienza come unica realtà, asseriva che i fenomeni sorgono dalla coscienza (vijnana) che è l’unica realtà. Bhavaviveka (490-570 ca.) della scuola filosofica Madhyamika (Via di mezzo) sosteneva che tutti i fenomeni sono interdipendenti e non hanno un’esistenza indipendente, ovvero sono privi di sostanza propria.
34. Jnanaprabha (d.s.) fu un importante discepolo di Shilabhadra che visse nello stato di Magadha attorno al settimo secolo. Profondo conoscitore degli insegnamenti hinayana, mahayana e della letteratura non buddista, era famoso in tutta l’India. Si dice che in seguito aderì alla dottrina della Via di mezzo di Nagarjuna e affrontò in dibattito il suo precedente maestro Shilabhadra che apparteneva alla scuola della Coscienza come unica realtà.
35. Riferimento alle differenze fra gli insegnamenti esoterici della scuola della Vera parola e quelli della scuola Tendai. Per esempio, secondo i primi, il signore degli insegnamenti è il Budda Mahavairochana, mentre, per i secondi, Shakyamuni e Mahavairochana sono due aspetti dello stesso Budda.
36. La scuola Zen afferma che l’illuminazione del Budda e il suo vero insegnamento sono stati trasmessi al di fuori delle scritture.
37. Questa citazione non si trova nelle versioni cinesi giunte fino a noi del Sutra del Nirvana, ma è probabilmente una parafrasi di passi del sutra.
38. Hsi-lien è un prete cinese della dinastia Sui (581-618), descritto nel Saggio sulla protezione del paese di Dengyo. Egli attribuiva grande valore alla verità mondana e denigrava le dottrine buddiste come la triplice contemplazione in un’unica mente esposta da T’ien-t’ai. Sung-ling viene identificato con Wei Yüan-sung, un prete cinese che tornò alla vita secolare e, nel 567, esortò l’imperatore Wu della dinastia Chou settentrionale ad abolire il Buddismo. Per Vimalamitra e Grande Brahmano Arrogante vedi Glossario.
39. Si dice che Vasubandhu abbia scritto mille opere: cinquecento sugli insegnamenti hinayana e cinquecento su quelli mahayana.
40. Sutra del Nirvana.
41. Il Sutra del Nirvana elenca sette tipi di esseri viventi in una parabola che parla del fiume Gange. (Vedi p. 535).
42. Sulla base del passo del Sutra del Nirvana (vedi Raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 1, p. 240), T’ien-t’ai stabilì una classificazione dei cinque periodi e identificò le “dodici suddivisioni del discorso” con il Sutra della Ghirlanda di fiori, “i sutra” con i sutra Agama, “i sutra corretti ed equi” con i sutra mahayana provvisori come quello di Vimalakirti, e “la dottrina della perfezione della saggezza” con i sutra della Saggezza.
43. Le tre famiglie alle quali era concesso di salire alla carica suprema del governo imperiale, quella di gran ministro dello stato. Esse appartenevano al lignaggio imperiale dell’imperatore Murakami, dei Fujiwara e dell’imperatore Kazan.
44. Il nirvana nel quale, al momento della morte, corpo e mente, che sono le fonti della sofferenza, si estinguono entrambi. Il Buddismo hinayana insegna che lo scopo ultimo della pratica può essere raggiunto solo con la morte cioè “riducendo il corpo in cenere e annullando la coscienza”.
45. Insegnamento secondo il quale tutti i fenomeni e tutte le cose sono costantemente interconnessi, danno origine gli uni agli altri, ogni fenomeno o cosa permea tutti gli altri, e ognuno li contiene tutti.
46. Dodici voti, formulati da Maestro della Medicina prima della sua illuminazione, relativi al curare tutte le malattie e condurre tutte le persone all’illuminazione.
47. La domanda riguarda l’obiezione sollevata dal Daishonin. Perciò a questo punto i ruoli di chi formula la domanda e di chi risponde si invertono, ritornando alla forma originale ed è il Daishonin che dà la risposta.
48. Classificazione dei punti di vista errati elaborata da T’ien-t’ai nel Commentario sul significato dei precetti del bodhisattva. La categoria dell’offesa di grado superiore corrisponde alla negazione della legge di causa ed effetto; quella dell’offesa di grado medio all’idea che i tre tesori del Buddismo siano inferiori agli insegnamenti non buddisti; quella di grado inferiore è l’opinione che si dovrebbe scartare il Mahayana a favore dello Hinayana; e l’offesa mista si divide ulteriormente in quattro tipi: 1) l’idea che il Mahayana è l’insegnamento del Budda, mentre lo Hinayana non lo è, oppure che qualcuno degli insegnamenti mahayana non è un insegnamento del Budda; 2) l’idea che gli insegnamenti mahayana recano benefici, ma li recano anche gli insegnamenti non buddisti e persino gli insegnamenti dei demoni; 3) l’attaccamento allo Hinayana e 4) sostenere una visione errata sulla base della propria comprensione superficiale.
49. Scuole hinayana formate dagli scismi nell’ordine buddista dopo la morte di Shakyamuni. Circa cento anni dopo la morte di Shakyamuni, si verificò il primo scisma nell’ordine buddista che produsse le scuole Sthaviravada e Mahasamghika. In seguito, dalla scuola Mahasamghika ebbero origine otto scuole e dalla scuola Sthaviravada dieci scuole. Aggiunte alle due scuole originali, costituiscono le venti scuole hinayana.
50. Concetto espresso da T’ien-t’ai nel Significato profondo del capitolo “Percettore dei Suoni del Mondo”: «L’icchantika ha eliminato la bontà come qualità acquisita e mantiene solo la bontà come qualità intrinseca, mentre il Budda ha eliminato il male come qualità acquisita e mantiene solo il male come qualità intrinseca». Quest’ultima qualità corrisponde al “male inerente alla vita del Budda”; significa che il Budda comprende la natura del male, la controlla e la usa per condurre tutti gli esseri viventi alla Buddità.
51. Il Sutra del Loto, cap. 3, p. 124.
52. Il passo del nono volume del Sutra del Nirvana recita: «Quando avrai finito di ascoltare questo sutra, possiederai tutte le varie cause e condizioni che conducono all’illuminazione». Il passo è citato in seguito.
53. Uomo devoto: nel Sutra del Nirvana il Budda si sta rivolgendo al Bodhisattva Kashyapa.
54. Riferimento ai quattro stadi dell’illuminazione hinayana. Vedi Glossario.