Ho puntualmente ricevuto il carico di riso non raffinato, i contenitori di bambù di sakè raffinato, che probabilmente valgono quanto venti caraffe, e il sacchetto di betonica secca che mi hai inviato.
Qui le cose sono come ti ho già detto in passato. Sono venuto su questa montagna nell’undicesimo anno dell’era Bun’ei [1274], il diciassettesimo giorno del sesto mese, e da allora fino a oggi, l’ottavo giorno del dodicesimo mese, non ho mai messo piede fuori da questa montagna. Ma negli ultimi otto anni, un po’ per la malattia debilitante, un po’ per la vecchiaia che avanza, sono diventato sempre più debole fisicamente e ogni anno la mia mente è sempre più distratta. Dalla primavera di quest’anno sono stato particolarmente afflitto dalla malattia e da quando, trascorso l’autunno, siamo entrati nell’inverno, ogni giorno sono sempre più fiacco e ogni notte mi aggravo sempre di più.
Negli ultimi dieci giorni circa non ho quasi mangiato e intanto la neve si accumula e l’aria fredda mi assale. Il mio corpo è freddo come la pietra, il petto è gelato come il ghiaccio. Ma adesso, quando scaldo un po’ di questo sakè raffinato e lo bevo, oppure mangio un po’ di betonica, il fuoco mi arde in petto come se fossi in un bagno bollente. Il sudore lava via la sporcizia e le mie membra si bagnano di umidità. Come posso ringraziarti per la tua gentilezza nell’avermi mandato queste cose? Sono così felice che mi vengono le lacrime agli occhi.
Eh sì, era davvero il nono mese dell’anno scorso, quando, nel quinto giorno, il defunto Goro1 è scomparso. Costernato, conto sulle dita il tempo che è passato e vedo che è già trascorso più di un anno, sedici mesi, più di quattrocento giorni! Tu sei sua madre, forse hai sentito qualcosa di lui. Se è così, potresti farmelo sapere?
La neve caduta cadrà di nuovo, i fiori dispersi dal vento sbocceranno ancora. Perché solo gli esseri umani, una volta andati via, non tornano più? Che malinconia, che tristezza! Da mero osservatore esterno, so che era un giovane splendido, un ragazzo meraviglioso, un gioiello di figlio; come dovevi essere felice di avere un figlio del genere.
Ma, come la luna piena è coperta dalle nuvole e si nasconde dietro le montagne, come i boccioli splendenti sono impietosamente spazzati via dal vento, ah, com’è dolorosa la sua perdita!
A causa della mia malattia, di solito non rispondo personalmente alle lettere che ricevo. Ma nel tuo caso ciò che è successo è così triste che ho preso il pennello per scriverti. Ho la sensazione che non rimarrò ancora a lungo in questo mondo. Se sarà così, senza dubbio presto incontrerò Goro. Se dovessi incontrarlo prima di te, gli dirò quanto piangi la sua perdita. Ti scriverò di più un’altra volta.
Con profondo rispetto,
Nichiren
L’ottavo giorno del dodicesimo mese
Risposta alla madre di Ueno