Numero: 305
Data: 1278
Luogo: Minobu
Destinatario: Ikegami Munenaga

Un rigido inverno fra le montagne

Ho ricevuto sei kan di monete, compreso il kan di Jiro1, e una spessa veste bianca di cotone imbottito. In ognuna delle quattro stagioni tu offri cose preziose ai tre tesori. Ogni singola offerta ti recherà immancabilmente benefici.

Tuttavia, a seconda del tempo, i benefici sono di diversi gradi: possono essere piccoli o grandi, superficiali o profondi. Il beneficio che si ottiene offrendo cibo a chi sta morendo di fame è più grande di quello che si ottiene offrendogli vestiario. Il beneficio che si ottiene offrendo vestiario a coloro che stanno morendo di freddo è più grande di quello che si riceve offrendo loro cibo. Il beneficio che si ottiene donando una spessa veste imbottita in autunno o in inverno è due volte più grande di quello che si riceve donandola in primavera o in estate.

Da questi esempi avrai già capito ciò che intendo. Tuttavia, riguardo a questo, qualsiasi sia la stagione, il giorno o il mese, io ricevo da te denaro, riso, vesti sfoderate, biancheria, un giorno dopo l’altro, un mese dopo l’altro, senza sosta. È come il re Bimbisara che inviava ogni giorno a Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, cinquecento carri pieni di offerte, o il re Ashoka che donò dieci milioni di pezzi d’oro al monastero di Kukkutarama. La differenza è solo fra piccolo e grande, ma la tua determinazione sincera2 è superiore alla loro.

Inoltre questo è stato un anno diverso da qualsiasi altro. Se l’inverno si chiama così, come potrebbe non far freddo? Se l’estate si chiama così, come potrebbe non far caldo? Eppure, anche se non ho idea di come sia stato nelle altre province, qui ad Hakiri il freddo è stato eccezionale. Quando chiediamo ai residenti più anziani, di ottanta, novanta, cento anni, dicono tutti di non aver mai visto un inverno così freddo.

Non viene nessuno a visitarmi da una distanza di dieci o venti cho, valicando le montagne che circondano la mia capanna nelle quattro direzioni, e quindi non so come stiano le cose là, ma a circa un cho da qui la neve si accumula alta fino a cinque, dieci, venti piedi, anche nei punti meno profondi.

Il tredicesimo giorno del decimo mese intercalare è nevicato un po’, ma la neve si è subito sciolta. Questo mese c’è stata un’intensa nevicata, che è iniziata all’ora del drago [dalle sette alle nove] dell’undicesimo giorno ed è proseguita fino al quattordicesimo giorno. Due o tre giorni dopo è caduta una pioggia leggera, la neve si è ghiacciata diventando dura come il diamante e ancora non si è sciolta. Questo freddo che gela le ossa giorno e notte è fuori dalla norma. Il sakè è diventato duro come la pietra, l’olio gelato brilla come oro e, quando rimane anche un minimo d’acqua nell’orcio per cucinare, si congela e lo spacca. E, mentre continua a diventare sempre più freddo, le nostre vesti sono leggere, il cibo scarseggia, e nessuno osa uscire. I nostri alloggi sono costruiti solo a metà e così non c’è modo di impedire al vento e alla neve di entrare, e non abbiamo niente per coprire il pavimento. Nessuno può uscire alla ricerca di legna e quindi ci è impossibile accendere il fuoco. La pelle di quelli che hanno solo un’unica veste trapuntata, vecchia e sporca, somiglia a quella degli abitanti dell’inferno del loto scarlatto o del grande loto scarlatto3. Le loro voci sembrano provenire dall’inferno Hahava o Ababa4. Mani e piedi si gelano, si crepano, si spaccano e le morti si susseguono senza fine. Le barbe dei laici sembrano pendenti ornamentali e i nasi dei preti campanelle appese.

Un fatto così straordinario non si era mai verificato prima. In più ho avuto un attacco di diarrea dal tredicesimo giorno del dodicesimo mese dell’anno scorso, che non è migliorato nemmeno nella primavera o nell’estate di quest’anno. È trascorso l’autunno e, verso il decimo mese5, è addirittura peggiorato. Dopo di che c’è stato un lieve miglioramento, ma potrebbe ricominciare in qualsiasi momento.

È stato proprio in un momento del genere che sono arrivate le due vesti trapuntate che voi due fratelli mi avete inviato. Nonostante l’imbottitura di quaranta ryo di cotone, sono leggere come una veste estiva sfoderata. Il contrasto è ancor più evidente perché finora avevo solo una veste con una imbottitura così sottile che sembrava fatta di un solo strato di tessuto. Prova a immaginare come dev’essere stato. Senza queste due vesti sicuramente quest’anno sarei morto assiderato.

Inoltre, sia da voi due fratelli sia da Ukon-no-jo6, il cibo continua ad arrivare. Anche quando non c’è quasi nessuno, siamo almeno quaranta persone qui, e quando è affollato arriviamo anche a sessanta. Per quanto io cerchi di respingerli, vengono comunque a visitarmi. Dicendo di essere il fratello maggiore o minore di qualcuno di qui, si insediano stabilmente, ma, per riguardo ai loro sentimenti, alla fine non dico niente. Dovendo dire quello che davvero desidererei, avrei pregato di poter stare tranquillo solo con il mio accolito a recitare il sutra nella mia capanna. Perciò niente potrebbe essere più fastidioso di questo stato di cose. Così sto progettando di fuggire da qualche parte dopo Capodanno. È veramente seccante! Di certo ti scriverò ancora.

Ma soprattutto, riguardo a te e a tuo fratello Uemon no Tayu Sakan, al fatto che la relazione con vostro padre sia migliorata e che vi siate guadagnati la fiducia del vostro signore, senza poterci incontrare di persona non mi bastano le parole per esprimere tutto ciò che vorrei.

Con profondo rispetto,

Nichiren

Il ventinovesimo giorno dell’undicesimo mese

Risposta a Hyoe no Sakan

Cenni Storici

Nichiren Daishonin scrisse questa lettera da Minobu il ventinovesimo giorno dell’undicesimo mese del 1278, a Ikegami Hyoe no Sakan Munenaga, il fratello minore di Ikegami Uemon no Tayu Munenaka, che risiedeva nella provincia di Musashi. Hyoe no Sakan aveva da poco inviato al Daishonin sei kan di monete e una veste trapuntata pesante. Il Daishonin loda queste offerte affermando che il beneficio che ne deriva è maggiore o minore, superficiale o profondo, a seconda del tempo. E l’inverno era stato talmente rigido che, se non fosse stato per quella veste, egli sarebbe morto assiderato. Il Daishonin conclude la lettera esprimendo la sua gioia per il fatto che i rapporti tra i fratelli Ikegami e il loro padre siano migliorati, e, in più, che i fratelli siano riusciti a conquistare la fiducia del loro signore.


Note
1. Jiro: probabilmente un parente dei fratelli Ikegami, anche se non si hanno altre notizie su di lui.
2. Determinazione sincera: l’espressione giapponese e kokorozashi, che letteralmente significa “direzione del cuore”, e quindi, per estensione, cuore che crede, cuore orientato nella direzione corretta, determinazione, volontà, sincerità, premura, sincera intenzione; sta a indicare anche la sincerità dell’offerta e l’offerta stessa. Nichiren Daishonin usa spesso questa espressione come sinonimo di “fede”.
3. L’inferno del loto scarlatto e l’inferno del grande loto scarlatto sono il settimo e l’ottavo degli otto inferni freddi. In questi due inferni si dice che il freddo sia così intenso da spaccare la carne, che si apre assumendo l’aspetto di un fiore di loto scarlatto.
4. L’inferno Hahava e l’inferno Ababa sono il primo e il quarto degli otto inferni freddi. I nomi di questi due inferni derivano dalle grida emesse dai dannati che si lamentano per il freddo insopportabile.
5. Secondo il calendario lunare, l’inverno dura dal decimo al dodicesimo mese.
6. Sembra che Ukon-no-jo fosse un parente dei fratelli Ikegami, ma su di lui non si hanno altre notizie.