Ho ricevuto il carico di sale e zenzero che hai inviato. Se l’oro fosse tanto quanto la sabbia del Giappone, chi lo accumulerebbe in fondo a una cassa come se fosse un tesoro? E se ci fossero tanti dolci di riso da riempire l’intero paese di Jambudvipa, chi sentirebbe un debito di gratitudine ricevendo del riso?
Dal primo mese di quest’anno piove tutti i giorni. In particolare, dal settimo mese, la pioggia cade senza sosta. Questo posto non soltanto è circondato dai monti, ma a sud scorre il fiume Hakiri, a nord il fiume Haya, a est il fiume Fuji e a ovest si ergono ripide montagne. Così la pioggia incessante e gli scrosci si susseguono un’ora dopo l’altra, un giorno dopo l’altro, le montagne si spalancano e seppelliscono le vallate, le pietre franano e vanno a ostruire i sentieri, i fiumi scorrono impetuosi e le barche sono impossibilitate ad attraversarli. Senza uomini ricchi che li elargiscono, i cinque cereali scarseggiano. Senza mercanti che offrano merci, le persone non si radunano mai. Nel settimo mese per esempio uno sho di sale costava cento monete e abbiamo anche barattato un to di grano per cinque go di sale. Ma adesso il sale non si trova da nessuna parte. Cosa possiamo usare per comprarlo? Anche il nostro miso è finito. Siamo come bambini che bramano disperatamente il latte.
La sincerità che hai dimostrato inviando questo carico di sale in un luogo simile e in queste circostanze è più salda della terra, più vasta del cielo. Le mie parole non bastano a renderle giustizia. Mi limiterò a rimettere la questione al Sutra del Loto e al Budda Shakyamuni.
C’è ancora così tanto che vorrei dire, ma è impossibile esprimerlo in una lettera.
Con profondo rispetto,
Nichiren
Il diciannovesimo giorno del nono mese del primo anno di Koan [1278]
Risposta a Ueno