Numero: 223
Data: 1272
Luogo: Sado
Destinatario: Sairen-bo

La tradizione orale che riguarda l’illuminazione delle piante

Domanda: L’illuminazione delle piante concerne gli esseri senzienti o gli esseri insenzienti?

Risposta: L’illuminazione delle piante concerne gli esseri insenzienti.

Domanda: È certo che sia gli esseri senzienti sia gli esseri insenzienti possono ottenere l’illuminazione?

Risposta: Sì, è certo.

Domanda: Che prova si può citare di questo?

Risposta: La prova è nelle parole Myoho-renge-kyo. La parola myoho rappresenta l’ottenimento dell’illuminazione da parte degli esseri senzienti; la parola renge rappresenta l’illuminazione da parte degli esseri insenzienti. Gli esseri senzienti ottengono l’illuminazione nella vita, gli esseri insenzienti ottengono l’illuminazione nella morte. L’ottenimento dell’illuminazione nella vita e nella morte si riferisce all’ottenimento dell’illuminazione da parte degli esseri senzienti e insenzienti. Di conseguenza, quando noi esseri viventi moriamo, si erigono toba1 e si tengono cerimonie di apertura degli occhi per consacrarli. Questo è un esempio di ottenimento dell’illuminazione nella morte, o illuminazione delle piante.

Il volume uno di Grande concentrazione e visione profonda afferma: «Non vi è un colore o una fragranza che non sia la Via di mezzo». E Miao-lo commenta: «Le persone sono disposte ad ammettere che colore e fragranza rappresentano entrambi la Via di mezzo, ma se dite loro che gli esseri insenzienti possiedono la natura di Budda, ciò suscita perplessità ai loro orecchi e allarme nelle loro menti»2.

A quale dei cinque colori si sta riferendo il termine “un colore”? Il commentario afferma che il termine “un colore” si riferisce a tutti e cinque i colori: blu, giallo, rosso, bianco e nero. La parola “uno” si riferisce alla natura essenziale dei fenomeni. Così Miao-lo, nel suo commentario, interpreta la frase che colori e fragranze rappresentano la Via di mezzo; quindi il Gran Maestro T’ien-t’ai sta dicendo che non vi sono colori o fragranze che non siano la Via di mezzo.

La parola “uno” nella frase che riguarda “un colore” o “una fragranza” non va interpretata come “uno” in contrasto a “due” o “tre”. Piuttosto intende che “uno” si riferisce alla Via di mezzo, o natura essenziale dei fenomeni. Infatti, [non c’è un colore o una fragranza] che non contenga i Dieci mondi, i tremila regni, la vita e il suo ambiente, e così via. Questi colori e fragranze costituiscono l’illuminazione delle piante, cioè l’illuminazione di renge, o loto. “Colore e fragranza” e “renge” sono parole diverse, ma entrambe si riferiscono all’illuminazione delle piante.

La tradizione orale dice che il Budda può diventare erba e alberi. Questo significa che il Budda Shakyamuni del capitolo “Durata della vita” si può manifestare nell’erba e negli alberi.3 Il Sutra del Loto parla del «segreto e i poteri sovrannaturali del Tathagata»4. Non esiste niente, nell’intero regno dei fenomeni, che non sia una manifestazione del Tathagata Shakyamuni.

Il principio della natura di Budda latente che deve essere manifestata dalle persone comuni rappresenta la morte; essa rappresenta myoho, o la Legge meravigliosa. Il fatto concreto della manifestazione, da parte del Budda, del suo stato originale rappresenta la vita; esso rappresenta renge, o il loto. Il principio della natura di Budda latente, che rappresenta la morte, governa gli esseri senzienti. Il fatto concreto della manifestazione, da parte del Budda, del suo stato originale, che rappresenta la vita, governa gli esseri insenzienti. Ciò a cui noi esseri viventi ci affidiamo, da cui dipendiamo, sono gli esseri insenzienti di renge. Le parole e i suoni emessi da noi esseri viventi, che riguardano la vita, sono manifestazioni di myoho così come viene incarnato negli esseri senzienti.

I nostri corpi sono dotati sia di elementi senzienti sia di elementi insenzienti. Le nostre unghie e i nostri capelli sono insenzienti: quando li tagliamo non sentiamo dolore. Gli altri elementi però sono senzienti e tagliarli provoca dolore e sofferenza. Così un singolo corpo è dotato sia di elementi senzienti, sia di elementi insenzienti.

Entrambi questi elementi, senzienti e insenzienti, sono dotati dei dieci fattori della vita e dei due princìpi di causa ed effetto. Quindi questi elementi senzienti e insenzienti compongono i tre regni dell’esistenza: il regno degli esseri viventi, il regno delle cinque componenti e il regno dell’ambiente.

Nel grande mandala io ho rivelato in tutta la sua purezza la dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita. È una dottrina che gli studiosi dell’epoca attuale, con la loro scarsa comprensione di tali questioni, non possono nemmeno immaginare in sogno. T’ien-t’ai, Miao-lo e Dengyo meditarono su di essa dentro di loro, ma non la diffusero. Dissero solo che non c’è un colore o una fragranza che non siano la Via di mezzo, ma che tali parole suscitano perplessità all’orecchio e allarmano la mente. Invece di Myoho-renge-kyo essi la chiamarono concentrazione e visione profonda della perfetta e immediata illuminazione.

Così l’illuminazione delle piante si riferisce al conseguimento della Buddità da parte di coloro che sono morti5. Dottrine di questa natura sono note a pochi. Alla fine, se qualcuno non comprende il significato di Myoho-renge-kyo, può venire sviato da simili dottrine.

Non devi dimenticare ciò che ho detto qui, in nessuna circostanza.

Con profondo rispetto,

Nichiren

Il ventesimo giorno del secondo mese

Risposta a Sairen-bo

Cenni Storici

Nichiren Daishonin scrisse questa lettera il ventesimo giorno del secondo mese del 1272 mentre si trovava in esilio a Sado. Essa è indirizzata a Sairen-bo, un prete della scuola Tendai, anch’egli in esilio a Sado, che all’inizio di quello stesso mese era diventato suo discepolo. Il titolo si riferisce alla dottrina della scuola Tendai sull’illuminazione delle piante. Il Daishonin osserva che essa riguarda il conseguimento della Buddità da parte degli esseri insenzienti, e che il Sutra del Loto rivela che sia gli esseri senzienti, sia quelli insenzienti possono ottenere l’illuminazione.

Egli spiega che, nella frase Myoho-renge-kyo, myoho rappresenta il conseguimento della Buddità da parte degli esseri senzienti, mentre renge rappresenta il conseguimento della Buddità da parte degli esseri insenzienti o morti. Riguardo alla tradizione buddista giapponese di erigere dei toba, targhe commemorative in legno, afferma che svolgere la cerimonia dell’apertura degli occhi per queste targhe indica che gli esseri insenzienti e i morti possono ottenere l’illuminazione, e che ciò si accorda con il principio dell’illuminazione delle piante.

Poi Nichiren Daishonin interpreta la citazione, tratta da Grande concentrazione e visione profonda di T’ien-t’ai, «Non vi è un colore o una fragranza che non sia la Via di Mezzo», facendo riferimento al commentario di Miao-lo, e conclude che ciò «significa che il Budda Shakyamuni del capitolo “Durata della vita” si può manifestare nell’erba e negli alberi». Con questo egli afferma che un oggetto costituito di materia insenziente come il legno o la carta può manifestare la Buddità e quindi essere usato come oggetto di culto, cioè come Gohonzon.

Il Daishonin fa notare che sia gli elementi senzienti, sia quelli insenzienti esistono all’interno del nostro corpo; secondo la dottrina di T’ien-t’ai dei tremila regni in un singolo istante di vita, all’interno della nostra vita esistono i tre regni dell’esistenza (il regno delle cinque componenti, degli esseri viventi e dell’ambiente), i quali comprendono sia il mondo degli esseri senzienti sia quello degli esseri insenzienti.

Questo aspetto essenziale della dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita, la dottrina dell’illuminazione delle piante, fornì al Daishonin la base teorica per istituire come oggetto di culto nel suo insegnamento un mandala fatto di legno o di carta. Grandi studiosi come T’ien-t’ai, Miao-lo e Dengyo rifletterono profondamente dentro di loro sulla dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita, ma non la rivelarono in una forma concreta, afferma il Daishonin. Infine, data l’importanza di ciò che ha insegnato in questa lettera, egli invita Sairen-bo a tenerlo bene a mente.


Note
1. Toba: forma abbreviata di sotoba, la traslitterazione giapponese della parola sanscrita stupa, un tipo di monumento funerario originario dell’India in cui venivano custodite le reliquie del Budda Shakyamuni e di altri monaci santi. In Giappone era usata per indicare una targa commemorativa o una rappresentazione incisa su legno dei benefici conferiti al defunto.
2. Annotazioni su “Grande concentrazione e visione profonda”.
3. Il Budda Shakyamuni del capitolo “Durata della vita” sta a indicare il Budda che rivelò di aver conseguito la Buddità nel remoto passato o, da un punto di vista più profondo, il Budda dal tempo senza inizio che incarna la Legge eterna o verità fondamentale della vita e dell’universo. Il fatto che questo Budda “si può manifestare nell’erba e negli alberi” rappresenta la dottrina dell’illuminazione delle piante e fornisce la base teorica per l’iscrizione del mandala chiamato Gohonzon.
4. Il Sutra del Loto, cap. 16, p. 311.
5. «Coloro che sono morti» qui non denota solo i defunti, ma anche quelle forme di vita che non hanno sensi, emozioni o coscienza, cioè gli esseri insenzienti, fra i quali sono comprese le piante.