Numero: 157
Data: 1280
Luogo: Minobu
Destinatario: Nanjo Tokimitsu

Il ricco Sudatta

Ho ricevuto la tua offerta di un kan di monete. Ti dirò questo, poiché hai dimostrato una sincera devozione1. Non pensare che io sia un prete avido.

Ti insegnerò come diventare facilmente un Budda. Insegnare qualcosa a un altro è come oliare le ruote di un pesante carro così che possano girare, o come far galleggiare una barca sull’acqua così che possa procedere senza difficoltà. Il modo per diventare facilmente un Budda non è niente di straordinario: è come dare dell’acqua a un assetato in tempo di siccità, come dare del fuoco a una persona intirizzita dal freddo o come dare a un altro l’unico esemplare che si possiede di qualcosa, oppure offrire in elemosina ciò da cui dipende la propria vita.

Il paese di un re chiamato Colore Dorato2 fu colpito da una grande siccità durata dodici anni e innumerevoli abitanti morirono di fame. I cadaveri si accumulavano creando dei ponti sui fiumi e gli scheletri formavano dei tumuli sulla terra. A quel tempo il re Colore Dorato risvegliò in sé un grande desiderio di salvare gli altri3 e distribuì una gran quantità di elemosine. Dette in elemosina tutto ciò che poté, finché nel suo deposito non rimasero che cinque misure di riso. Quando i ministri lo informarono che era la razione di un solo giorno per il sovrano, il grande re prese le cinque misure e le distribuì tutte dando un chicco, due, tre o quattro chicchi a ciascuno dei sudditi affamati. Dopo di ciò si rivolse al cielo e gridò che sarebbe morto d’inedia, prendendo su di sé il tormento della fame e della sete di tutti gli esseri. Il cielo lo udì e immediatamente fece cadere una pioggia di amrita. Quando questa pioggia cadde sui corpi e toccò il volto delle persone, la loro fame fu soddisfatta e in un attimo tutti gli abitanti del paese tornarono a vivere.

In India viveva un uomo ricco chiamato Sudatta che per sette volte era diventato povero e per sette volte era diventato ricco. Durante l’ultimo periodo di miseria, tutti gli abitanti erano fuggiti o erano morti ed erano rimasti solo lui e la moglie. Quando avevano solo cinque misure di riso, una provvista sufficiente a loro per cinque giorni, si presentarono a chiedere l’elemosina uno dopo l’altro cinque uomini, Mahakashyapa, Shariputra, Ananda, Rahula e il Budda Shakyamuni ed egli donò loro le cinque misure di riso. Da quel giorno in poi, Sudatta divenne l’uomo più ricco di tutta l’India e costruì il monastero di Jetavana. Da questi esempi dovresti comprendere tutte le altre situazioni.

Tu somigli già a un seguace del Sutra del Loto, come una scimmia somiglia all’uomo o una torta di riso somiglia alla luna. Per aver protetto in questo modo le persone di Atsuhara, la gente di questo paese ti considera [un ribelle] come Masakado dell’era Shohei (931-938) o come Sadatodell’era Tengi (1053-1058). E ciò semplicemente perché hai dedicato la tua vita al Sutra del Loto. Ma gli dèi celesti non ti considerano affatto come un uomo che abbia tradito il suo signore. Inoltre, poiché al tuo piccolo villaggio sono stati imposti numerosi oneri pubblici, tu stesso non hai il cavallo che dovresti montare e tua moglie e i tuoi figli non hanno gli abiti che dovrebbero indossare.

Nonostante tale situazione, preoccupato che il devoto del Sutra del Loto possa soffrire fra le nevi di queste montagne e possa mancare di cibo, hai inviato mille monete. La tua offerta è simile a quella della povera donna che dette a un mendicante la veste che divideva con suo marito o a quella di Rida che dette a un pratyekabuddha tutto il miglio contenuto nel suo vaso4. È ammirevole! Ti scriverò ancora più estesamente.

Con mio profondo rispetto,

Nichiren

Il ventisettesimo giorno del dodicesimo mese del terzo anno di Koan (1280)

Risposta a Ueno

Cenni Storici

Nichiren Daishonin scrisse questa lettera da Minobu, nell’inverno del 1280, a Nanjo Tokimitsu, il suo giovane discepolo, amministratore del villaggio di Ueno, nella provincia di Suruga. Da quando Nichiren Daishonin si era ritirato sul monte Minobu, Tokimitsu era stato molto vicino a Nikko Shonin, sostenendolo nelle attività di propagazione nella zona del Fuji. Durante la persecuzione di Atsuhara aveva usato tutta la sua influenza per proteggere gli altri credenti, ospitandone alcuni nella propria casa e negoziando per il rilascio di coloro che erano stati arrestati. Il Daishonin rese onore al suo coraggio chiamandolo “il Saggio di Ueno”, nonostante Tokimitsu fosse appena ventenne.

Questa lettera venne scritta solo un anno dopo il periodo più duro della persecuzione di Atsuhara. Le autorità di Kamakura, come ritorsione per il sostegno da lui offerto ai seguaci del Daishonin, avevano imposto a Tokimitsu pesanti tassazioni sulla sua proprietà, insieme all’obbligo di fornire personale per lavori non retribuiti. Nonostante le gravi difficoltà economiche il suo primo pensiero era sempre per il Daishonin e in qualche modo era riuscito a inviargli un’offerta di mille monete. Profondamente toccato da tale gesto, il Daishonin gli rispose con questa lettera.


Note
1. Sincera devozione: L’espressione giapponese è kokorozashi, che letteralmente significa “direzione del cuore”, e quindi, per estensione, cuore che crede, cuore orientato nella direzione corretta, determinazione, volontà, sincerità, premura, sincera intenzione; sta a indicare anche la sincerità dell’offerta e l’offerta stessa. Nichiren Daishonin usa spesso questa espressione come sinonimo di “fede”.
2. Colore Dorato: il Budda Shakyamuni in una precedente esistenza. La storia che compare nel Sutra del Re Colore Dorato è leggermente diversa: il re dette la sua ultima misura di riso a un pratyekabuddha e dal cielo piovvero cibi, vesti e altri tesori che alleviarono le sofferenze del popolo
3. «Un grande desiderio di salvare gli altri»: giap. dai bodaishin, il “cuore-mente” (giap. shin) che mette in pratica la via del Budda ricercando l’illuminazione. Nel Buddismo mahayana, in cui la pratica per gli altri riveste particolare importanza, significa adoperarsi per la felicità e la salvezza delle altre persone.
4. Rida: Secondo il Sutra del Deposito di vari tesori, un uomo ricco aveva due figli, Rida e Arida. Alla morte, non divise le sue proprietà fra i figli, ma raccomandò loro di aiutarsi l’un l’altro. Col tempo il maggiore, Rida, si trovò in difficoltà, prese i voti e divenne un pratyekabuddha. Anche il fratello minore Arida cadde in miseria e si ridusse a vivere vendendo legna da ardere. Un giorno, vedendo in città un pratyekabuddha con la ciotola dell’elemosina vuota, gli offrì un pasto senza riconoscere in lui il proprio fratello. Grazie a questa buona azione, rinacque dapprima come il re celeste Shakra, poi come un re che mette in moto la ruota e infine come uno dei dieci maggiori discepoli di Shakyamuni. Il testo nomina Rida, ma il Daishonin probabilmente si riferisce ad Arida.