Numero: 112
Data: 1278
Luogo: Luogo sconosciuto
Destinatario: Destinatario sconosciuto

Lettera a Misawa

Dì alla gente di Suruga che siano tutti uniti nella fede1.

Ho ricevuto un centinaio di mandarini, alghe kombu, nori, ogo, e gli altri cibi freschi che ti sei preso il disturbo di mandarmi fino a queste montagne lontane. Ho anche ricevuto la veste imbottita mandata dalla monaca laica Utsubusa.

Ho esaminato attentamente la tua lettera e ho ben compreso ciò che dici.

Per cominciare, benché le persone che studiano il Buddismo siano più numerose dei granelli di polvere della terra, quelle che diventano realmente Budda sono meno del terriccio che può stare su un’unghia. L’Onorato dal Mondo di Grande Illuminazione lo afferma senz’ombra di dubbio nel Sutra del Nirvana. Leggendolo, mi sono chiesto perché fosse così difficile, ma dopo aver riflettuto ho capito che è veramente così. Benché le persone studino il Buddismo, è difficile che riescano a praticarlo correttamente, o a causa dell’ignoranza della loro mente, o perché, pur essendo sapienti, non si accorgono che la loro mente è fuorviata dal maestro.

Inoltre, anche se una persona ha incontrato un buon maestro e il vero sutra, e quindi sta abbracciando l’insegnamento corretto, nel momento in cui sta per liberarsi da [le sofferenze di] nascita e morte e conseguire la Buddità, come l’ombra segue il corpo e le nuvole accompagnano la pioggia, inevitabilmente si troverà davanti sette gravi difficoltà, chiamate i tre ostacoli e i quattro demoni. Anche se riesce a superare le prime sei difficoltà, se si fa sconfiggere dalla settima, non potrà conseguire la Buddità.

Lasciamo da parte per il momento le prime sei. La settima grande difficoltà è il re demone del sesto cielo. Se una persona comune dell’ultima epoca ha colto l’essenza di tutti i sacri insegnamenti del Budda, ha compreso il cuore dell’importante dottrina esposta in Grande concentrazione e visione profonda, ed è pronto a conseguire la Buddità, questo demone, vedendo ciò, è assai sorpreso e dice fra sé e sé: «Non deve succedere! Se gli permetterò di rimanere nel mio dominio, costui non solo si libererà dal ciclo di nascita e morte, ma condurrà anche gli altri [alla salvezza]. Inoltre, si impadronirà del mio regno e lo trasformerà in una terra pura. Cosa posso fare?». Allora convoca tutti i suoi sudditi dei tre mondi del desiderio, della forma e della non forma, e ordina loro: «Andate a insidiare quel devoto, ognuno secondo la sua abilità. Se non riuscite [a fargli abbandonare la pratica buddista], entrate nella mente dei suoi discepoli, dei suoi sostenitori laici e della gente del suo paese e cercate di consigliarlo o di minacciarlo. Se anche questo non riesce, scenderò io personalmente e cercherò di minacciarlo entrando nel corpo e nella mente del suo sovrano. Insieme è impossibile che non riusciamo a impedirgli di conseguire la Buddità». Così decidono.

Io, Nichiren, l’avevo capito già da tempo, e perciò so quanto sia difficile per una persona comune dell’ultima epoca conseguire la Buddità in questa esistenza. Molti sutra descrivono come il Budda Shakyamuni ottenne l’illuminazione e le grandi difficoltà provocate dal re demone del sesto cielo ci sembrano veramente insopportabili. Le azioni malvagie di Devadatta e del re Ajatashatru furono dovute unicamente all’operato di quel demone. Come afferma il sutra: «Poiché odio e gelosia nei confronti di questo sutra abbondano perfino mentre il Tathagata è nel mondo, quanto peggio sarà dopo la sua scomparsa?»2. Una persona comune come Nichiren non potrebbe sopportare nessuna delle persecuzioni subite dall’Onorato dal Mondo di Grande Illuminazione in un solo giorno o in un solo istante, e tanto meno le varie persecuzioni che lo colpirono per oltre cinquant’anni. Mi sono chiesto come avrei potuto sopportare le persecuzioni che nell’ultima epoca sarebbero state cento, mille, diecimila, milioni di volte più gravi. Si dice che un santo conosca gli avvenimenti futuri. Delle tre esistenze, la conoscenza del futuro è prerogativa del vero santo. Nichiren non sarà un santo, ma sa da tempo che il Giappone nell’epoca presente sta causando la propria rovina [aderendo a insegnamenti errati].

Sapevo che, se osavo dirlo apertamente, dovevo essere io il devoto del Sutra del Loto che secondo la profezia del Budda sarebbe apparso in un’epoca futura, e al quale si riferivano le parole «Quanto peggio sarà dopo la sua scomparsa?». Ma se, pur conoscendo il futuro, avessi taciuto, sarei rinato muto o balbuziente vita dopo vita, sarei stato il grande nemico del Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, il traditore del sovrano del Giappone e, dopo la morte, sarei caduto nella fortezza dell’inferno d’incessante sofferenza. Pensando a tutto questo, da anni ogni giorno mi sono rivolto l’ammonimento che, se il mio cuore dovesse vacillare, anche minimamente, trovandomi privo di cibo e di vesti, o biasimato dai genitori, dai fratelli e dagli amici, o perseguitato dal sovrano e da tutta la popolazione, farei meglio a non parlare.

È probabile che negli innumerevoli kalpa passati io abbia già incontrato il Sutra del Loto e abbia risvegliato l’aspirazione all’illuminazione. Tuttavia, pur riuscendo a sopportare una o due difficoltà, devo essermi ritirato di fronte a una serie di grandi difficoltà. Ma questa volta, avendo deciso di non cedere di fronte a nessuna persecuzione, dovevo parlare, e poiché ho parlato, ho incontrato grandi persecuzioni, una dopo l’altra, esattamente come dice il sutra.

Adesso sono fermamente convinto, deciso a sopportare qualsiasi avversità e, avendo realizzato le predizioni del Budda, non ho il minimo dubbio. Ora vivo qui in questa foresta di montagna. Anche se abbandonassero la fede nel Sutra del Loto, come potrei considerare estranei coloro che mi hanno aiutato a sopravvivere anche per un solo giorno o un solo momento? Dall’inizio non mi sono mai preoccupato di cosa poteva succedere a me personalmente, ma ho promesso che, qualunque cosa mi fosse capitata, non avrei mai abbandonato la fede e che, se avessi conseguito la Buddità, avrei guidato all’illuminazione tutti voi. Ma per voi che non conoscete il Buddismo come Nichiren e che inoltre siete credenti laici con proprietà, moglie e figli e dipendenti, sarà estremamente difficile [non abbandonare la fede]. Per questi motivi, vi ho sempre detto di fingere di ignorare [il mio insegnamento]. Qualunque cosa succeda, siate certi che io non vi abbandonerò e non vi trascurerò mai.

Quanto ai miei insegnamenti, considerate quelli anteriori al mio esilio nella provincia di Sado come i sutra predicati dal Budda prima del Sutra del Loto. Se il sovrano di questo paese avesse voluto proteggere il proprio regno, avrebbe convocato i preti della Vera parola per un confronto con me, e in quell’occasione avrei rivelato una questione di suprema importanza. Ma temevo che, se ne avessi parlato in confidenza ai miei discepoli, avrebbero potuto esserne informati anche gli altri e avrebbero evitato il confronto. Perciò mi sono astenuto dal rivelarla anche a tutti voi.

Ma la notte del dodicesimo giorno del nono mese dell’ottavo anno di Bun’ei (1271) rischiai di essere decapitato a Tatsunokuchi; da quel momento ho avuto pietà dei miei seguaci pensando che non avevo ancora rivelato questo vero insegnamento a nessuno di loro, e dalla provincia di Sado ho segretamente comunicato il mio insegnamento3 ai discepoli. Dopo la morte del Budda, grandi eruditi e maestri quali Mahakashyapa, Ananda, Nagarjuna, Vasubandhu, T’ien-t’ai, Miao-lo, Dengyo e Gishin, conoscevano questo insegnamento, ma lo tennero segreto nei loro cuori e non lo espressero a parole. La ragione era che il Budda aveva proibito loro di diffonderlo affermando: «Dopo la mia morte, questa grande Legge non dev’essere rivelata finché non si entri nell’Ultimo giorno della Legge»4. Io, Nichiren, posso non essere l’inviato del Budda, ma la mia apparizione in questo mondo coincide con l’epoca dell’Ultimo giorno della Legge. Inoltre, in maniera abbastanza inattesa, sono giunto a comprendere questo insegnamento che ora espongo per preparare la via a un santo5.

Dopo la comparsa di questo insegnamento, quelli esposti dagli eruditi e dai maestri buddisti del Primo e del Medio giorno della Legge saranno come stelle dopo che è sorto il sole o come un goffo apprendista accanto a un abile artigiano. Si afferma che allora le statue del Budda e i preti dei templi e delle pagode costruiti nel Primo e nel Medio giorno perderanno le loro mistiche facoltà benefiche e che solo questo grande insegnamento sarà propagato in tutto il paese di Jambudvipa. Poiché tutti voi avete un legame con questo insegnamento, dovete sentirvi rassicurati.

Utsubusa è venuta fin qui, percorrendo tanta strada per visitarmi, nonostante la sua età avanzata. Tuttavia, la sua è stata solo una visita casuale mentre ritornava dal santuario dedicato al dio dei suoi antenati e così non l’ho ricevuta anche se ho provato una grande compassione per lei. Se le avessi permesso di vedermi, le avrei lasciato commettere una grave colpa. La ragione è che tutte le divinità sono i sudditi e il Sutra del Loto è il loro signore. Anche secondo le regole sociali, render visita al signore ritornando dalla visita a un suddito non è ammissibile. Per di più Utsubusa, essendo una monaca laica, dovrebbe anteporre il Budda a tutto il resto. Avendo commesso questo e altri errori, ho rifiutato di incontrarla. Comunque non è l’unica, ho rifiutato di vedere anche molte persone che si erano fermate a visitarmi di ritorno dalle terme di Shimobe6. Utsubusa ha la stessa età che avrebbero avuto i miei genitori, mi dispiace di averle causato dolore, ma voglio che capisca questo punto.

Da quando mi hai fatto visita due anni fa, mi è giunta voce, non so se vera o falsa, che tu eri ammalato. Avrei voluto inviare un messaggero a chiedere tue notizie, ma i discepoli, pur comprendendo il mio desiderio, mi hanno sconsigliato perché avrebbe potuto metterti in imbarazzo. Così è fatto il mondo! E, sapendolo ho lasciato perdere pensando che tu sei sempre stato sincero e leale e, se fossi stato ammalato, mi avresti informato con un messaggero. Non avendo ricevuto alcun tuo messaggio, mi sono trattenuto dal cercare di saperne di più anche se in tutto questo tempo sono stato in ansia per te. L’impermanenza è comune a tutte le cose, ma l’anno scorso e quest’anno il mondo ha vissuto tali sconvolgimenti che temevo di non vederti più. Proprio quando mi struggevo dal desiderio di ricevere tue notizie, è arrivata la tua lettera e ne sono stato estremamente felice. Spiega alla monaca laica Utsubusa tutto quello che ho scritto in questa lettera.

Vorrei spiegare più dettagliatamente la mia dottrina, ma questa lettera è già troppo lunga. Prima ho accennato alle scuole Zen, Nembutsu e dei Precetti. Ma, fra le varie scuole buddiste, quella della Vera parola, in particolare, ha portato la rovina in Cina e la porterà in questo paese. Non solo i sei preti – i maestri del Tripitaka Shan-wu-wei, Chin-kang-chih e Pu-k’ung e i gran maestri Kobo, Jikaku e Chisho – erano confusi sulla superiorità relativa del Sutra del Loto e dei tre sutra della Vera parola, come quello di Mahavairochana, ma i primi tre maestri del Tripitaka istituirono [oggetti di culto che rappresentavano] i due mondi7 facendo credere che questi mandala provenissero dall’India e, così ingannati, i tre gran maestri appresero le dottrine della Vera parola, le portarono in Giappone e le diffusero in tutto il paese dall’imperatore al popolo. L’imperatore cinese Hsüan-tsung perse il suo impero a causa delle dottrine della Vera parola e anche il Giappone sta avviandosi alla rovina. Nonostante il giuramento8 del Grande Bodhisattva Hachiman di proteggere cento re, l’ex imperatore di Oki, che fu l’ottantaduesimo imperatore, fu privato del regno dal governo di Kamakura e questo solamente a causa delle preghiere [in favore della corte imperiale] di grandi preti seguaci dei tre gran maestri. Le preghiere «ricaddero su chi le aveva lanciate»9.

Lo shogunato di Kamakura, avendo attaccato quella dottrina malvagia e gli uomini malvagi che la esponevano, avrebbe potuto governare il nostro paese per altre diciotto generazioni, fino al centesimo sovrano, secondo il giuramento del Grande Bodhisattva Hachiman. Ma ora si è rivolto alle persone della stessa malvagia dottrina che una volta aveva osteggiato. Perciò, poiché nel paese non c’è più un sovrano [degno di protezione], Brahma e Shakra, gli dèi del sole e della luna e i quattro re celesti hanno preso una decisione e hanno ordinato a un paese straniero di minacciare il Giappone. Hanno anche mandato il devoto del Sutra del Loto come loro inviato, ma il governante, invece di ascoltare i suoi ammonimenti, si è alleato con i preti portando il caos sia nel mondo secolare del governo che in quello religioso del Buddismo. Di conseguenza, è diventato un acerrimo nemico del Sutra del Loto e, poiché questo dura già da tempo, il nostro paese è sull’orlo della rovina.

L’attuale epidemia è il sintomo che preannuncia la guerra che sta per cominciare. Che pena! Che tragedia!

Nichiren

Il ventitreesimo giorno del secondo mese

Lettera a Misawa

Cenni Storici

Scritta nel quarto anno di Kenji (1278), questa lettera è conosciuta anche con il titolo Prima e dopo Sado perché introduce una chiara distinzione tra gli insegnamenti del Daishonin esposti prima dell’esilio sull’isola di Sado e quelli esposti durante e dopo quell’esilio. Egli paragona i primi agli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto, utilizzati da Shakyamuni come espedienti per condurre i discepoli a quest’ultimo. Riguardo al suo vero insegnamento, il Daishonin cita le parole del Budda, definendolo semplicemente «questa grande Legge», e afferma: «Dalla provincia di Sado ho segretamente comunicato il mio insegnamento ai discepoli». Questo insegnamento verrà esposto approfonditamente in due tra i suoi scritti più importanti: L’apertura degli occhi e L’oggetto di culto per l’osservazione della mente.

Si ritiene che il destinatario di questa lettera fosse un seguace laico chiamato Misawa Kojiro, signore di Misawa nel distretto di Fuji, della provincia di Suruga, ma secondo un’altra ipotesi sarebbe stata inviata a suo nipote, Masahiro.

Sembra che Misawa avesse mantenuto una certa distanza dal Daishonin per timore di farsi dei nemici e di destare sospetti nello shogunato di Kamakura, ma il Daishonin esprime qui comprensione e considerazione per la sua posizione di signore di un feudo, responsabile del benessere e dell’incolumità dei propri familiari e sottoposti, e lo incoraggia con benevolenza.


Note
1. Probabilmente questa raccomandazione doveva essere un poscritto, ma il Daishonin la pose all’inizio per mancanza di spazio.
2. Il Sutra del Loto, cap. 10, p. 235.
3. Si riferisce a due importanti trattati: ­L’apertura degli occhi, ultimato nel secondo ­mese del 1272, e L’oggetto di culto per l’osservazione della mente, scritto nel quarto mese del 1273.
4. Non si tratta di una citazione vera e propria, ma di una parafrasi del Daishonin di vari passi del Sutra del Loto.
5. Santo (giap. shonin): è il Bodhisattva Pratiche Superiori al quale nel capitolo “Poteri sovrannaturali” del Sutra del Loto, Shakyamuni affida la propagazione della Legge mistica nell’Ultimo giorno della Legge. In numerosi scritti il Daishonin parla umilmente di sé come del precursore del Bodhisattva Pratiche Superiori.
6. Shimobe: terme situate nell’attuale prefettura di Yamanashi, circa sette chilometri a nord-est di Minobu.
7. Si riferisce ai due mandala che rappresentano il regno del Grembo e il regno di Diamante.
8. Giuramento del Bodhisattva Hachiman: si dice che durante il regno del cinquantunesimo sovrano, l’imperatore Heizei (r. 806-809), Hachiman giurò di proteggere il paese fino al regno del centesimo sovrano.
9. Il Sutra del Loto, cap. 25, p. 414. Nel sutra la frase è al tempo futuro, qui è stata cambiata per adattarla al contesto della lettera. Il Daishonin cita questa frase per sottolineare che l’ex imperatore Gotoba (1180-1239) fu sconfitto e poi esiliato sull’isola di Oki, per essersi affidato alle preghiere della scuola della Vera parola allo scopo di sovvertire il governo di Kamakura.