Numero: 93
Data: 1276
Luogo: Minobu
Destinatario: Konichi, monaca laica

Le azioni del devoto del Sutra del Loto

Il diciottesimo giorno del primo mese1 intercalare del quinto anno di Bun’ei (1268) arrivò dal grande impero mongolo una lettera ufficiale con la quale quei barbari d’occidente2 dichiaravano la loro intenzione di invadere il Giappone. La mia predizione in Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese, che scrissi nel primo anno di Bunno (1260), segno ciclico kanoe-saru, si è perfettamente avverata. I miei ammonimenti hanno superato perfino quelli dei poemi yüeh-fu di Po Chü-i3 e le mie profezie non sono inferiori a quelle del Budda. Può esserci qualcosa di più meraviglioso in quest’ultima epoca? Se il nostro paese fosse governato da un re saggio o da un sovrano santo, mi sarebbero conferiti i più alti onori del Giappone, incluso il titolo di Gran Maestro mentre sono ancora in vita. Mi aspettavo di essere consultato riguardo ai mongoli, di essere invitato al consiglio di guerra e che mi fosse chiesto di sconfiggerli con il potere della preghiera. Ma poiché questo non avvenne, nel decimo mese dello stesso anno mandai lettere di ammonimento a undici influenti personalità del paese.

Se in questo paese ci fosse stato un saggio, avrebbe immediatamente pensato: «Che prodigio! Di certo non è cosa comune! Tramite questo prete la Dea del Sole e il Grande Bodhisattva Hachiman stanno offrendo al Giappone una via di salvezza». Invece accadde che i preti delle altre scuole insultarono e derisero i miei messaggeri, i funzionari governativi ignorarono le mie lettere o rifiutarono di rispondere e quelli che risposero trascurarono di proposito di riferire la cosa al reggente. Il loro comportamento fu molto scorretto. Come impone il regolamento, i funzionari del governo avrebbero dovuto sottoporre le lettere alla sua attenzione, anche nel caso in cui avessero riguardato soltanto mie questioni personali. Per di più le mie missive contenevano un avvertimento circa eventi terribili che avrebbero colpito non solo il reggente ma anche ogni altro funzionario. Anche se i funzionari non volevano prestare attenzione ai miei ammonimenti, non avrebbero mai dovuto offendere i miei messaggeri. Ciò è accaduto perché da molto tempo tutti i giapponesi, umili e potenti, sono ostili al Sutra del Loto; così essi accumulano gravi offese e cadono preda dei demoni. La lettera ufficiale dei mongoli li ha privati dell’ultimo residuo di sanità mentale.

Nell’antica Cina, il re Chou della dinastia Yin si rifiutò di ascoltare gli avvertimenti del suo leale ministro Pi Kan e invece gli strappò il cuore. In seguito la sua dinastia fu rovesciata dai re Wen e Wu dei Chou. Il re Fu-ch’a dello stato di Wu, invece di ascoltare le rimostranze del suo ministro Wu Tzu-hsü4, lo costrinse al suicidio. Alla fine Fu-ch’a fu ucciso dal re Kou-chien dello stato di Yüeh.

Considerando quanto sarebbe tragico se il nostro paese andasse incontro a un simile destino, ho rischiato la mia reputazione e la mia vita avanzando energicamente le mie rimostranze davanti alle autorità. Ma come un forte vento solleva alte ondate o un potente drago produce piogge torrenziali, così i miei ammonimenti hanno suscitato sempre più risentimento e odio. Il consiglio supremo del reggente si è riunito per decidere se decapitarmi o bandirmi da Kamakura, se confiscare le terre dei miei discepoli e sostenitori laici oppure imprigionarli, esiliarli in luoghi lontani o condannarli a morte.

Udendo ciò, mi rallegrai dicendo che da tempo mi aspettavo che saremmo arrivati a questo. Nel passato, il ragazzo delle Montagne Nevose offrì il suo corpo per imparare metà di un verso, il Bodhisattva Sempre Dolente vendette il suo corpo, il ragazzo Buoni Tesori si gettò nel fuoco, l’asceta Colui che Aspira alla Legge si strappò la pelle, il Bodhisattva Re della Medicina si bruciò le braccia, il Bodhisattva Mai Sprezzante fu colpito con verghe e bastoni, il Venerabile Aryasimha fu decapitato e il Bodhisattva Aryadeva fu ucciso da un non buddista [tutto a causa della loro devozione al Buddismo].

Queste azioni devono essere considerate in relazione al tempo in cui vennero compiute. T’ien-t’ai dichiara che si dovrebbe usare il metodo che «si accorda con il tempo»5. E il Gran Maestro Chang-an afferma: «Dovreste compiere le scelte più appropriate e non aderire unicamente all’uno o all’altro»6. Il Sutra del Loto rappresenta una singola verità, ma il modo di praticarlo varia notevolmente secondo la capacità delle persone e il tempo.

Il Budda profetizzò: «Dopo la mia morte, all’inizio dell’Ultimo giorno della Legge che segue i due millenni del Primo e del Medio giorno, una persona apparirà per propagare solo i cinque caratteri del daimoku, il cuore del Sutra del Loto. A quel tempo sarà al potere un re malvagio, e preti malvagi, più numerosi dei granelli di polvere della terra, contenderanno fra di loro sulla superiorità dei vari sutra mahayana e hinayana. Quando il devoto del daimoku li sfiderà, essi inciteranno i credenti laici a picchiarlo, bastonarlo e imprigionarlo, a confiscare le sue terre, esiliarlo o decapitarlo. Nonostante le persecuzioni, egli continuerà incessantemente la sua propagazione. Quanto a coloro che lo perseguiteranno, dapprima il governo sarà turbato da conflitti interni e i sudditi si divoreranno l’un l’altro come spiriti affamati, infine il paese sarà attaccato da un paese straniero perché gli dèi buddisti Brahma e Shakra, gli dèi del sole e della luna e i quattro re celesti ordineranno a un altro paese di assalire una terra ostile al Sutra del Loto»7.

Nessuno di voi che vi dichiarate miei discepoli deve essere codardo. Non preoccupatevi per i genitori, le mogli e i figli, non temete per le vostre terre. Da innumerevoli kalpa avete sacrificato la vostra vita un numero di volte superiore ai granelli di polvere della terra per i genitori, i figli o le terre, ma non una sola volta avete dato la vita per il Sutra del Loto. Forse qualche volta avete cominciato a praticare il Sutra del Loto, ma, quando siete stati perseguitati, siete caduti e avete smesso di vivere secondo il sutra. È come bollire acqua solo per versarla nell’acqua fredda o come cercare di accendere un fuoco e rinunciare a metà strada. Ognuno di voi deve esser certo nel profondo del cuore che sacrificare la vita per il Sutra del Loto è come scambiare sassi con oro o immondizia con riso.

Ora, all’inizio dell’Ultimo giorno della Legge, io, Nichiren, per primo ho propagato in tutto Jambudvipa i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo, che sono il cuore del Sutra del Loto e l’occhio di tutti i Budda. Durante gli oltre duemiladuecento anni passati dalla morte del Budda, nessuno li ha mai propagati, nemmeno Mahaka­shyapa, Ananda, Ashvaghosha, Nagarjuna, Nan-yüeh, T’ien-t’ai, Miao-lo o Dengyo. Miei discepoli, serrate le fila e seguitemi e sarete superiori a Mahaka­shyapa o Ananda, a T’ien-t’ai o Dengyo! Se tremate di fronte alle minacce dei padroni di queste isolette [e abbandonate la fede], come potrete affrontare la ben più terribile collera di Yama, re dell’inferno? Se vi proclamate messaggeri del Budda, ma lasciate spazio alla paura, nessuno sarà più disprezzabile di voi.

[Mentre il reggente non giungeva ad alcuna conclusione], i preti Nembutsu, gli osservanti dei precetti e i preti della Vera parola, consapevoli che con la loro saggezza non potevano competere con me, inviarono petizioni al governo. E poiché le loro petizioni al governo non venivano accolte, avvicinarono le mogli e le vedove di funzionari di alto rango per diffamarmi in vario modo. [Le donne riportarono così le calunnie ai funzionari]: «A quanto dicono alcuni preti, Nichiren ha dichiarato che i defunti preti laici del Saimyo-ji e del Gokuraku-ji sono caduti nell’inferno della sofferenza incessante. Egli ha affermato che i templi Kencho, Jukufu, Gokuraku, Choraku e Daibutsu dovrebbero essere bruciati e che preti onorevoli come Doryu e Ryokan dovrebbero essere decapitati». In quelle circostanze la mia colpa sembrava indiscutibile al consiglio supremo del reggente e, per verificare se avessi veramente detto quelle frasi, fui convocato in tribunale.

In quella sede il magistrato mi chiese: «Hai ascoltato le parole del reggente. Hai fatto o non hai fatto queste dichiarazioni?». Risposi: «Ogni parola è mia, esclusa la frase che i preti laici del Saimyo-ji e del Gokuraku-ji siano caduti all’inferno. Sin da prima che morissero avevo dichiarato questa dottrina [che le scuole a cui appartenevano conducevano all’inferno].

«Ogni mia parola è stata pronunziata pensando al futuro del nostro paese. Se desiderate garantire pace e sicurezza a questa terra, è indispensabile che convochiate i preti delle altre scuole per un dibattito da svolgersi in vostra presenza. Se ignorate questo consiglio e mi punite irragionevolmente per conto di questi, l’intero paese dovrà rimpiangere la vostra decisione. Condannandomi, voi respingete l’inviato del Budda. Dovrete allora affrontare il castigo di Brahma e Shakra, degli dèi del sole e della luna e dei quattro re celesti. Entro cento giorni dal mio esilio o dalla mia esecuzione o entro uno, tre o sette anni, accadrà quello che viene chiamato disastro delle “lotte intestine”, ossia ribellioni all’interno del clan reggente. Questi disordini saranno seguiti dall’invasione straniera, vi saranno attacchi da ogni direzione, soprattutto da occidente. Allora rimpiangerete quello che avete fatto!». A queste parole il magistrato Hei no Saemon, dimenticando tutta la dignità del suo rango, si lasciò andare a una collera violenta come quella del gran ministro dello stato e prete laico [Taira no Kiyomori].

Il dodicesimo giorno del nono mese, nell’ottavo anno di Bun’ei (1271), segno ciclico kanoto-hitsuji, fui arrestato con una procedura insolita e illegale, più oltraggiosa dell’arresto del prete Ryoko, che era veramente colpevole di tradimento, e del Maestro di Disciplina Ryoken8, che cercò di distruggere il governo. Hei no Saemon, con il copricapo dei nobili di corte, venne a prendermi con centinaia di guardie armate di tutto punto. Lanciava sguardi rabbiosi e parlava con voce aspra. Le sue azioni mi sembrarono simili a quelle del gran ministro dello stato e prete laico che si impadronì del potere solo per condurre il paese alla distruzione.

Riconobbi immediatamente la gravità del fatto e pensai tra me: «Da mesi mi aspettavo che, presto o tardi, succedesse una cosa del genere. Quanto sono fortunato a poter donare la mia vita per il Sutra del Loto! Se perderò questa testa spregevole [per la Buddità], sarà come scambiare sabbia con oro o sassi con gioielli!».

Sho-bo, il capo dei soldati di Hei no Saemon, balzò verso di me, mi strappò il rotolo del quinto volume del Sutra del Loto9 che custodivo nella veste e mi colpì in viso con esso per tre volte. Poi lo gettò aperto per terra. Le guardie afferrarono gli altri nove rotoli del sutra, li spiegarono e li calpestarono o se li arrotolarono addosso, sparpagliandoli sulle stuoie e sul pavimento di legno finché ogni angolo della casa non ne fu ricoperto.

Io dissi a voce alta: «Che buffo! Guardate Hei no Saemon, è impazzito! Voi signori avete appena colpito il pilastro del Giappone!». Udendo ciò, i soldati rimasero interdetti. Vedendomi fronteggiare impavido il feroce braccio della legge, dovettero capire di essere in torto, poiché il colore defluì dai loro volti.

Sia il decimo [quando fui convocato], che il dodicesimo giorno, io descrissi esaurientemente a Hei no Saemon gli errori delle scuole della Vera parola, Zen e Nembutsu, nonché il fallimento di Ryokan nelle sue preghiere per la pioggia. I soldati ascoltavano, a volte scoppiando a ridere, a volte adirandosi ferocemente. Tuttavia non entrerò adesso in ulteriori dettagli.

Ryokan pregò per la pioggia dal diciottesimo giorno del sesto mese al quarto giorno del mese successivo, ma io ho ostacolato le sue preghiere e non è riuscito a far piovere. Ryokan si sforzò fino a sudare, ma nulla cadde, eccetto le sue lacrime. A Kamakura non piovve affatto e, al contrario, soffiarono senza posa forti raffiche di vento.

A questa notizia, gli mandai un messaggero per tre volte, dicendo: «Se uno non è in grado di attraversare un fossato largo dieci piedi, come può attraversarne uno largo cento o duecento? Izumi Shikibu10, una donna lasciva, violò uno degli otto precetti componendo poesie, eppure con una poesia provocò la pioggia. Il prete Noin riuscì con successo a far cadere la pioggia con una poesia anche se infranse i precetti. Dunque, com’è possibile che centinaia e migliaia di preti, tutti devoti osservanti dei duecentocinquanta precetti, si riuniscano a pregare per la pioggia e non riescano a provocare altro che forti venti persino dopo una o due settimane di preghiera? Da questo dovrebbe essere evi­dente che nessuno di voi sarà mai in grado di rinascere nella Pura terra». Il prete Ryokan leggendo questo messaggio pianse di rabbia e sparse calunnie sul mio conto.

Quando gli riferii tutto questo, Hei no Saemon tentò inutilmente di difenderlo, ma in effetti non fu capace di proferire una sola parola. Non riferirò adesso per intero tutti i dettagli della nostra conversazione.

La notte del dodicesimo giorno fui posto sotto la custodia del signore della provincia di Musashi11 e verso mezzanotte fui portato via per essere giustiziato. Entrando nel viale Wakamiya12, guardai la folla di guardie che mi circondava e dissi: «Non vi allarmate, non vi causerò alcun problema. Desidero solamente dire le mie ultime parole al Grande Bodhisattva Hachiman». Scesi da cavallo e gridai: «Ebbene, Grande Bodhisattva Hachiman, sei veramente un dio? Quando Wake no Kiyomaro13 stava per essere decapitato tu apparisti come una luna larga dieci piedi. Mentre il Gran Maestro Dengyo spiegava il Sutra del Loto, tu gli offristi un mantello di porpora. Adesso io, Nichiren, sono il più grande devoto del Sutra del Loto in tutto il Giappone e sono senza colpa alcuna. Ho esposto la Legge per salvare tutte le persone del Giappone dall’inferno della sofferenza incessante a causa della loro opposizione al Sutra del Loto. Inoltre, se le forze del grande impero mongolo attaccassero questo paese, potrebbero la Dea del Sole e il Grande Bodhisattva Hachiman restare salvi e illesi? Quando il Budda Shakyamuni espose il Sutra del Loto, il Budda Molti Tesori e molti altri Budda e bodhisattva delle dieci direzioni si radunarono, splendenti come altrettanti soli, lune, stelle e specchi. Alla presenza di innumerevoli dèi celesti, di divinità benevolenti e di santi dell’India, della Cina e del Giappone, il Budda Shakyamuni esortò ognuno di loro a impegnarsi per iscritto a proteggere il devoto del Sutra del Loto in ogni circostanza. Tutti voi dèi buddisti formulaste questo voto. Non dovrebbe essere necessario che io ve lo ricordi. Perché non apparite immediatamente per tener fede al vostro giuramento?». Infine gridai: «Se sarò giustiziato questa notte e andrò nella pura terra del Picco dell’Aquila, riferirò immediatamente al Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, che la Dea del Sole e il Grande Bodhisattva Hachiman hanno infranto il loro giuramento. Se pensate che ciò vi si ritorcerà contro, fareste meglio a provvedere senza indugio!». Poi rimontai a cavallo.

Quando il corteo passò davanti al santuario sulla spiaggia di Yui, parlai ancora: «Fermatevi un momento, signori. Ho un messaggio per qualcuno che abita qui vicino». Un ragazzo di nome Kumao fu mandato da Nakatsukasa Saburo Saemon-no-jo [Shijo Kingo], che si precipitò da me. Gli dissi: «Stanotte sarò decapitato. Questo è il desiderio che ho accarezzato per molti anni. In questo mondo di saha ho vissuto come un fagiano nato solo per essere catturato dal falco, come un topo nato solo per essere mangiato dal gatto e come un uomo nato solo per essere ucciso nel tentativo di difendere dai nemici la moglie e i figli. Tali cose mi sono accadute più volte di quanti siano i granelli di polvere della terra. Ma, fino a ora, non ho mai dato la mia vita per il Sutra del Loto. Io nacqui per diventare un umile prete, incapace persino di adempiere gli obblighi di pietà filiale verso i miei genitori e di ripagare i debiti di gratitudine verso il mio paese. Ora presenterò al Sutra del Loto il mio capo reciso e ne condividerò il merito con i miei genitori, i discepoli e i credenti laici, come ti ho promesso». Poi Saemon-no-jo e i suoi tre fratelli, tenendo le redini del mio cavallo, mi accompagnarono a Tatsunokuchi, presso Koshigoe.

Infine giungemmo in un posto che sapevo sarebbe stato il luogo della mia esecuzione. Infatti i soldati si fermarono e cominciarono a darsi d’attorno in grande agitazione. Saemon-no-jo, in lacrime, disse: «Questi sono i tuoi ultimi momenti». Io replicai: «Tu non capisci! Quale gioia potrebbe essere maggiore? Non ricordi ciò che hai promesso?». Avevo appena pronunciato queste parole quando una sfera brillante quanto la luna, proveniente da Enoshima, attraversò il cielo da sud-est a nord-ovest. L’alba non era ancora spuntata e faceva troppo buio per potersi vedere in faccia, ma l’oggetto brillante illuminò tutti chiaramente come la vivida luce lunare. Il boia cadde con la faccia a terra, gli occhi accecati. I soldati furono colti dal panico. Alcuni scapparono via, altri saltarono dai loro cavalli e si inginocchiarono in terra mentre altri ancora si rannicchiarono sulle loro selle. Io gridai: «Perché vi allontanate da questo ignobile prigioniero? Venite qui! Accostatevi!». Ma nessuno voleva avvicinarsi. «Cosa succederà quando l’aurora arriverà? Dovete affrettarvi a giustiziarmi perché sarebbe indecente farlo dopo il levarsi del sole». Benché li esortassi così, essi non risposero.

Dopo un po’ di tempo, qualcuno propose che io proseguissi fino a Echi nella stessa provincia di Sagami. Risposi che, poiché nessuno di noi conosceva la strada, qualcuno avrebbe dovuto guidarci fin là. Nessuno era disposto ad accompagnarci, ma, dopo aver esitato un altro po’, un soldato finalmente disse: «Quella è la strada che dovete prendere».

Ci avviammo seguendo la strada e verso mezzogiorno arrivammo a Echi. Di lì procedemmo verso la residenza di Homma Rokuro Saemon dove ordinai del sakè per i soldati. Quando arrivò il momento della loro partenza alcuni di essi chinarono la testa, giunsero le mani e dissero: «Non avevamo capito che tipo di persona tu fossi. Ti odiavamo perché ci era stato detto che calunniavi il Budda Amida che noi veneriamo. Ma ora che abbiamo visto con i nostri occhi ciò che ti è accaduto e abbiamo capito che persona degna tu sia, abbandoneremo il Nembutsu che abbiamo praticato così a lungo». Alcuni di loro presero perfino i rosari Nembutsu dal sacchetto delle pietre focaie e li gettarono via. Altri promisero di non recitare mai più il Nembutsu. Dopo la loro partenza, le guardie di Rokuro Saemon li sostituirono nella vigilanza. Poi Saemon-no-jo e i suoi fratelli partirono.

Quella sera nell’ora del cane [dalle diciannove alle ventuno], arrivò un messaggero da Kamakura con un decreto del reggente. I soldati erano sicuri che si trattasse dell’ordine della mia decapitazione. Uma-no-jo, il vice di Homma, corse da me con la lettera, si inginocchiò e disse: «Avevamo paura che saresti stato giustiziato questa notte, ma ora questa lettera ha portato notizie meravigliose. Il messaggero ha detto che, poiché il signore di Musashi era partito stamattina all’ora della lepre [dalle cinque alle sette] diretto alla sorgente termale di Atami, egli ha dovuto cavalcare quattro ore per venire qui al più presto nel timore che ti succedesse qualcosa. Il messaggero è ripartito immediatamente per portare notizie al signore ad Atami entro questa sera». La lettera di accompagnamento diceva: «Questa persona non è realmente colpevole. Sarà presto graziata. Se la giustiziate avrete di che pentirvene».

Era la notte del tredicesimo giorno. C’erano dozzine di guardie che piantonavano il mio alloggio e il giardino principale. Siccome eravamo a metà del nono mese, la luna era tonda e piena. Uscii nel giardino e lì, rivolto alla luna, recitai la parte in versi del capitolo “Durata della vita”. Poi parlai brevemente degli errori delle varie scuole, citando passi del Sutra del Loto. Dissi: «Tu, dio della luna, sei Luna Rara, il figlio di un dio che partecipò alla cerimonia del Sutra del Loto. Quando il Budda espose il capitolo “Torre preziosa”, ricevesti i suoi ordini e nel capitolo “Affidamento”, quando il Budda posò la mano sul tuo capo, pronunciasti il giuramento: “Noi svolgeremo rispettosamente tutti questi compiti come l’Onorato dal Mondo ci ha comandato”. Non sei forse lo stesso dio? Avresti qualche possibilità di adempiere al voto che hai pronunciato al cospetto del Budda se non fosse per me? Ora che mi vedi in questa situazione, dovresti accorrere gioiosamente per ricevere le sofferenze del devoto del Sutra del Loto in sua vece, adempiendo così al comando del Budda e al tuo voto. È incredibile che tu non abbia ancora fatto nulla. Se nulla sarà fatto per rimediare alla situazione del paese, non tornerò mai a Kamakura. Anche se non intendi fare nulla per me, come puoi continuare a splendere con quel volto soddisfatto? Il Sutra della Grande raccolta afferma: “Il sole e la luna non mostrano più la loro luce”. Il Sutra dei Re benevolenti dice: “Il sole e la luna usciranno dalle proprie orbite”. Il Sutra dei Sovrani dice: “I trentatré dèi celesti si arrabbieranno”. Qual è la tua risposta, dio della luna? Qual è la tua risposta?». Allora, come per rispondermi, una grande stella lucente quanto la stella del mattino cadde dal cielo e rimase sospesa su un ramo del susino davanti a me. I soldati, sbalorditi, saltarono giù dalla veranda prostrandosi nel giardino o corsero dietro la casa. Immediatamente il cielo si rannuvolò e cominciò a soffiare un vento così violento che l’intera isola di Enoshima sembrò ruggire. Il cielo tremò, echeggiando come un rullo di tamburi.

Si fece l’alba del quattordicesimo giorno e, all’ora della lepre, un uomo chiamato prete laico Juro venne da me e disse: «La notte scorsa c’è stato grande scompiglio nella residenza del reggente nell’ora del cane. Avevano convocato un indovino che ha detto: “Poiché avete punito quel prete, il paese cadrà in preda ai tumulti. Se non lo richiamate subito a Kamakura, non si può prevedere che cosa accadrà a questa terra”. Nell’udire ciò, alcuni dissero: “Graziamolo!”. Altri dissero: “Poiché egli ha predetto che la guerra sarebbe scoppiata entro cento giorni, dovremmo aspettare e vedere cosa succede”».

Fui tenuto a Echi per più di venti giorni. Durante quel periodo a Kamakura scoppiarono sette o otto incendi dolosi e vi fu una lunga serie di delitti. Calunniatori misero in giro la voce che erano stati i miei discepoli ad appiccare il fuoco. Gli ufficiali del governo lo ritennero possibile e fecero una lista di oltre duecentosessanta miei seguaci che, a loro avviso, andavano espulsi da Kamakura. Si sparse la voce che sarebbero stati tutti esiliati in qualche isola remota e che i discepoli già in prigione sarebbero stati decapitati. Comunque, risultò in seguito che gli incendi erano stati provocati dai credenti Nembutsu e dagli osservanti dei precetti per far accusare i miei discepoli. Accaddero anche altre cose, ma sono troppo numerose per riferirle qui.

Lasciai Echi il decimo giorno del decimo mese (1271) e arrivai nella provincia di Sado il ventottesimo giorno dello stesso mese. Il primo giorno dell’undicesimo mese, fui portato in una piccola cappella situata in un campo chiamato Tsukahara dietro la residenza di Homma Rokuro Saemon a Sado. Sostenuta soltanto da quattro colonne di legno sorgeva su un terreno in cui venivano abbandonati i cadaveri, un posto simile a Rendaino, a Kyoto. Non vi si trovava una sola statua del Budda, le assi del tetto erano sconnesse e le pareti piene di buchi. La neve vi cadeva e si accumulava senza mai sciogliersi. Trascorrevo i miei giorni in quel luogo, seduto su uno strato di paglia o sdraiato su una pelliccia. Di notte grandinava, nevicava e c’erano lampi continui. Persino durante il giorno, il sole splendeva raramente. Era un luogo squallido in cui vivere.

Mi sentivo come Li Ling14, che fu imprigionato in una grotta nella terra dei barbari del nord, o come il Maestro del Tripitaka Fa-tao, che fu marchiato sul volto ed esiliato nella regione a sud dello Yangtze dall’imperatore Hui-tsung. Tuttavia, il re Suzudan ricevette una formazione severa sotto il veggente Asita per ottenere i benefici del Sutra del Loto e, sebbene il Bodhisattva Mai Sprezzante fosse percosso con i bastoni dai preti arroganti e da altri, fu onorato come devoto dell’unico veicolo15. Perciò, niente mi dà più gioia che essere nato nell’Ultimo giorno della Legge ed essere perseguitato perché propago i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo. Per più di ventidue secoli dopo la morte del Budda, nessuno, nemmeno il Gran Maestro T’ien-t’ai Chih-che, ha sperimentato la verità del passo del sutra che dice: «Nel mondo [il Sutra del Loto] dovrà fronteggiare molta ostilità, e sarà difficile credervi»16. Solo io ho realizzato la profezia del sutra: «Saremo esiliati più e più volte»17. Il Budda afferma riguardo a chiunque «ascolterà anche un solo verso o una frase [del Sutra del Loto della Legge meravigliosa]» che «anche a lui predico il conseguimento [della suprema e perfetta illuminazione]»18. Così non c’è dubbio che io otterrò la suprema e perfetta illuminazione. Soprattutto il signore di Sagami è stato un buon amico per me. Hei no Saemon è per me ciò che Devadatta è stato per Shakyamuni. I preti Nembutsu sono paragonabili al Venerabile Kokalika e gli osservanti dei precetti al monaco Sunakshatra. L’epoca del Budda non è altro che quella attuale e l’epoca attuale non è altro che l’epoca del Budda. Questo è ciò che il Sutra del Loto descrive come «il vero aspetto di tutti i fenomeni», e come «coerenza dall’inizio alla fine»19.

Il quinto volume di Grande concentrazione e visione profonda afferma: «Quando la pratica progredisce e aumenta la conoscenza, i tre ostacoli e i quattro demoni emergono in maniera disorientante, facendo a gara per interferire». Afferma inoltre: «Sarà solamente come un cinghiale che si sfrega contro una montagna d’oro, come i vari fiumi che si riversano nel grande mare, come i ceppi che ravvivano il fuoco e come il vento che gonfia il corpo dell’insetto kalakula». Questi passi significano che se una persona comprende e pratica il Sutra del Loto come esso stesso insegna, in accordo col tempo e le capacità delle persone, allora questi sette ostacoli e demoni appariranno per affrontarla. Di essi, il re demone del sesto cielo [è il più potente. Egli] si impadronirà del sovrano, dei genitori, della moglie o dei figli, dei compagni di fede o di persone malvagie, e tramite loro cercherà con modi amichevoli di sviarla dalla pratica del Sutra del Loto o gli si opporrà apertamente. La pratica del Buddismo è sempre accompagnata da persecuzioni e difficoltà la cui gravità dipende dal sutra che si pratica. La pratica del Sutra del Loto provocherà persecuzioni particolarmente aspre. Praticare come il sutra insegna e in accordo col tempo e le capacità delle persone, comporterà prove estremamente ardue.

L’ottavo volume di Annotazioni su “Grande concentrazione e visione profonda” afferma: «Fintanto che una persona non cerca di uscire dal ciclo di nascita e morte e non aspira al veicolo del Budda, il demone veglierà su di lui come un genitore». Questo passo significa che sebbene uno possa coltivare le radici del bene, fintanto che pratica il Nembutsu, la Vera parola, lo Zen, i Precetti o qualsiasi altro insegnamento diverso dal Sutra del Loto, avrà il re demone come genitore. Il re demone indurrà gli altri a rispettare quest’uomo e a fargli l’elemosina e la gente si illuderà che sia un prete davvero illuminato. Se fosse onorato dal sovrano, ad esempio, la gente non esiterebbe a fargli l’elemosina. Diversamente, un prete che suscita l’ostilità del sovrano e degli altri [a causa del Sutra del Loto] sta sicuramente praticando l’insegnamento corretto.

Devadatta ebbe il posto supremo fra i buoni amici del Tathagata Shakyamuni. Anche in quest’epoca non sono gli alleati, ma i potenti nemici che aiutano una persona a progredire. Gli esempi sono di fronte ai nostri occhi. Il clan Hojo di Kamakura non avrebbe potuto insediarsi saldamente al governo del Giappone se non fosse stato per i problemi creati da Yoshimori e dall’ex imperatore di Oki20. In tal senso, questi uomini sono stati i migliori alleati che il clan reggente potesse avere. Per quanto mi riguarda, i miei migliori alleati per il raggiungimento della Buddità sono Kagenobu, i preti Ryokan, Doryu e Doamidabutsu, Hei no Saemon e il signore di Sagami. Provo gratitudine al pensiero che, senza di loro, non avrei mai potuto diventare il devoto del Sutra del Loto.

Nel cortile intorno alla mia capanna la neve si accumula sempre più alta. Nessuno viene a trovarmi, il mio unico ospite è il vento pungente. Grande concentrazione e visione profonda e il Sutra del Loto giacciono aperti davanti ai miei occhi e Nam-myoho-renge-kyo fluisce dalle mie labbra. Trascorro le notti parlando con la luna e le stelle a proposito della fallacia delle varie scuole e del profondo significato del Sutra del Loto. Così, un anno cede il passo al successivo.

Ovunque si vada si trova gente povera di spirito. Mi è giunta voce che gli osservanti dei precetti e i preti Nembutsu dell’isola di Sado, tra i quali Yuiamidabutsu, Shoyu-bo, Insho-bo, Jido-bo e centinaia di loro seguaci si sono incontrati per decidere cosa fare di me. Uno di loro avrebbe detto: «Nichiren, il nemico giurato del Budda Amida, un cattivo maestro per tutte le persone, è stato esiliato nella nostra provincia. Come tutti sanno, raramente gli esiliati su quest’isola sopravvivono. E anche se ci riescono, non tornano più a casa. Così nessuno sarà punito per aver ucciso un esiliato. Nichiren vive solo in una località chiamata Tsukahara. Non importa quanto forte e potente possa essere, se non ha nessuno intorno, cosa può fare? Prendiamo archi e frecce e andiamo insieme a ucciderlo!». Un altro ha detto: «Doveva essere decapitato, ma la sua esecuzione è stata rinviata poiché la moglie del signore di Sagami sta per avere un figlio. Ma il rinvio è solo temporaneo. Ho sentito dire che verrà comunque giustiziato». Un terzo ha proposto: «Chiediamo al signore Rokuro Saemon di decapitarlo, se si rifiuta possiamo farlo noi». Furono fatte molte proposte sulla mia sorte e alla fine venne scelta la terza [di quelle appena menzionate], per cui alla fine diverse centinaia di persone si riunirono nell’ufficio del conestabile21.

Rokuro Saemon si rivolse a loro dicendo: «È giunto dal governo un documento ufficiale nel quale si comanda che il prete non venga giustiziato. Costui non è un comune spregevole criminale e se gli dovesse accadere qualcosa, io, Shigetsura, sarò considerato colpevole di un grave delitto. Invece di ucciderlo, perché non lo affrontate in un dibattito religioso?». In seguito a questa proposta, i preti Nembutsu e delle altre scuole, accompagnati da preti novizi che portavano sotto braccio e appesi al collo i tre sutra della Pura terra, Grande concentrazione e visione profonda, i sutra della Vera parola e altri scritti, si riunirono a Tsukahara il sedicesimo giorno del primo mese [del 1272]. Non vennero soltanto dalla provincia di Sado, ma anche dalle vicine province di Echigo, Etchu, Dewa, Mutsu e Shinano. Diverse centinaia di preti e loro seguaci si riunirono nell’ampio cortile della capanna e nel campo vicino. Venne Rokuro Saemon, i suoi fratelli e il suo clan al completo, nonché i preti laici contadini22, tutti molto numerosi. I monaci Nembutsu lanciavano sfilze di insulti, i preti della Vera parola impallidivano, mentre quelli della scuola Tendai gridavano a squarciagola che mi avrebbero sconfitto. I credenti laici urlavano con odio: «Eccolo là, il famoso nemico del nostro Budda Amida». Il chiasso e lo scherno risuonavano come il tuono e sembravano scuotere la terra. Li lasciai urlare ancora per un po’, poi dissi: «Fate silenzio, tutti voi! Siete qui per un dibattito religioso, non è il momento di insultare!». A questo punto Rokuro Saemon e gli altri espressero il loro consenso e alcuni di loro afferrarono per il collo i preti Nembutsu che mi ingiuriavano e li spinsero indietro.

I preti procedettero a citare le dottrine di Grande concentrazione e visione profonda, della scuola della Vera parola e Nembutsu. Replicai a ciascuno di loro, stabilendo l’esatto significato di ciò che era stato detto, quindi ribattei con alcune domande. Tuttavia mi furono sufficienti una o due domande per metterli a tacere. Essi erano di gran lunga inferiori ai preti della Vera parola, Zen, Nembutsu e Tendai di Kamakura, così puoi immaginare come andò a finire il dibattito. Li sconfissi con la stessa facilità con la quale una spada affilata taglia un melone, o la tempesta piega i fili d’erba. Non solo erano del tutto impreparati in materia di dottrine buddiste, ma si contraddicevano nei loro ragionamenti. Confondevano i sutra con i trattati e i trattati con i commentari. Screditai il Nembutsu raccontando la storia di come Shan-tao cadde dal salice. Confutai la storia del vajra a tre punte del Gran Maestro Kobo e della trasformazione di quest’ultimo nel Tathagata Mahavairochana23. Man mano che dimostravo le falsità e le aberrazioni di ciascuna scuola, alcuni preti bestemmiavano, altri ammutolivano, altri invece impallidivano. Vi furono aderenti Nembutsu che ammisero l’errore della propria scuola, gettarono immediatamente la tunica e il rosario, e giurarono che non avrebbero più recitato il Nembutsu.

Tutti i componenti del gruppo cominciarono ad andarsene e così fece anche Rokuro Saemon con i suoi uomini. Mentre stavano attraversando il cortile richiamai il signore per fare una profezia. Per prima cosa gli chiesi quando sarebbe partito per Kamakura. Egli rispose che sarebbe partito intorno al settimo mese, dopo che i suoi contadini avessero finito il lavoro nei campi. Allora dissi: «Coltivare, per un guerriero, significa assistere il suo signore in tempi di pericolo e ricevere feudi in cambio dei servigi resi. Disordini stanno per scoppiare a Kamakura. Dovreste affrettarvi là per mostrare il vostro valore in battaglia e sarete ricompensato con alcuni feudi. Dal momento che i vostri guerrieri sono rinomati in tutta la provincia di Sagami, se restate in campagna a curare le coltivazioni e arriverete troppo tardi per la battaglia, il vostro nome cadrà in disgrazia». Non so cosa Homma pensò, ma, sconcertato, non disse nulla. I preti Nembutsu, gli osservanti dei precetti e i credenti laici, non comprendendo le mie parole, sembravano disorientati.

Dopo che tutti se ne furono andati, iniziai la stesura di un trattato in due volumi, intitolato L’apertura degli occhi, sul quale stavo lavorando dall’undicesimo mese dell’anno precedente, in cui intendevo fissare la meravigliosa esperienza di Nichiren, nel caso fossi stato decapitato. Il messaggio essenziale di questo trattato è che il destino del Giappone dipende esclusivamente da Nichiren. Una casa senza pilastri crolla, una persona senz’anima è morta. Nichiren è l’anima del popolo di questo paese. Hei no Saemon ha abbattuto il pilastro del Giappone e nel paese cresce il malumore mentre voci infondate appaiono come fantasmi per creare conflitti all’interno del clan reggente. Inoltre, il Giappone verrà presto attaccato da un paese straniero, com’è descritto in Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese. Dopo aver scritto così, ho affidato il trattato al messaggero di Nakatsukasa Saburo Saemon-no-jo. I discepoli intorno a me pensavano che ciò che avevo scritto fosse troppo provocatorio, ma non riuscirono a fermarmi.

Il diciottesimo giorno del secondo mese una nave raggiunse l’isola. Portava la notizia che vi erano stati combattimenti a Kamakura e in seguito anche a Kyoto, che avevano causato sofferenze inaudite. Homma Rokuro Saemon, a capo dei suoi uomini, partì quella notte su navi veloci alla volta di Kamakura. Prima della partenza, mi chiese umilmente con le mani giunte di aiutarlo con le mie preghiere.

Disse: «Ho dubitato della verità delle parole da voi proferite il sedicesimo giorno dello scorso mese, ma esse si sono avverate in meno di trenta giorni. Ora credo che i mongoli ci attaccheranno sicuramente, così come credo che i seguaci Nembutsu sono destinati all’inferno della sofferenza incessante. Non reciterò mai più il Nembutsu».

A questo risposi: «Qualsiasi cosa io possa dire, fino a che il signore di Sagami non darà ascolto alle mie parole, non lo farà neanche il popolo giapponese e, in tal caso, il nostro paese andrà sicuramente incontro alla rovina. Io posso essere una persona insignificante, ma dal momento che propago il Sutra del Loto sono l’inviato del Budda Shakyamuni. La Dea del Sole e il Grande Bodhisattva Hachiman, che sono insignificanti, sono trattati con grande rispetto nel nostro paese, ma sono solo divinità minori se paragonate a Brahma, a Shakra, agli dèi del sole e della luna e ai quattro re celesti. Tuttavia si dice che uccidere qualcuno che serve queste due divinità equivalga al peccato di uccidere sette uomini e mezzo. Il gran ministro dello stato e prete laico e l’ex imperatore di Oki perirono perché commisero questo delitto. Quindi, perseguitare me è incomparabilmente più grave che molestare chi serve queste due divinità. Poiché io sono l’inviato del Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, la Dea del Sole e il Grande Bodhisattva Hachiman devono chinare la testa e prostrarsi davanti a me a mani giunte. Il devoto del Sutra del Loto è assistito a destra e a sinistra da Brahma e Shakra e gli dèi del sole e della luna illuminano il suo cammino davanti e dietro. Anche se il mio consiglio verrà ascoltato, ma non mi verrà reso il rispetto che mi è dovuto come devoto del Sutra del Loto, il paese andrà incontro alla rovina. Quel che è peggio, è che le autorità abbiano suscitato contro di me l’odio di centinaia di persone e mi abbiano esiliato per ben due volte! Senza dubbio il paese è condannato alla rovina, ma poiché Nichiren aveva chiesto agli dèi di sospendere per il momento la punizione, esso è sopravvissuto fino a ora. Tuttavia, quella punizione infine è arrivata perché tali azioni irragionevoli sono state eccessive. E se anche questa volta il mio avvertimento non verrà seguito, gli dèi indurranno l’impero mongolo a inviare il suo esercito per distruggere il Giappone. Sembra che Hei no Saemon stia di proposito correndo incontro a questo disastro. Quando accadrà, dubito che anche voi e i vostri seguaci riusciate a salvarvi, perfino su quest’isola». Dopo che ebbi finito di parlare, Homma, profondamente perplesso e contrariato, se ne andò.

Saputo ciò, i credenti laici si dissero l’un l’altro: «Forse questo prete ha veramente un qualche potere trascendentale. È spaventoso! D’ora in avanti, faremo meglio a smettere di dare elemosine e sostegno ai preti Nembutsu e agli osservanti dei precetti!». Gli osservanti dei precetti, seguaci di Ryokan, e i preti Nembutsu dissero: «[Dal momento che questo prete ha previsto lo scoppio della rivolta nel nostro paese], forse è uno dei cospiratori». Dopo questi avvenimenti la situazione divenne più tranquilla.

In seguito i preti Nembutsu si riunirono nuovamente in consiglio. «Se le cose vanno avanti così» dissero «presto moriremo di fame. Dobbiamo a ogni costo eliminare questo prete. Già più della metà della popolazione della provincia si è schierata dalla sua parte. Cosa dobbiamo fare?»

Yuiamidabutsu, a capo dei preti Nembutsu, insieme a Dokan, un discepolo di Ryokan, e Shoyu-bo, che erano i capi degli osservanti dei precetti, si recarono in fretta a Kamakura. Una volta arrivati, fecero un resoconto al signore della provincia di Musashi: «Se questo prete rimane nell’isola di Sado, non resterà più un solo tempio buddista o un solo monaco! Prende le statue del Budda Amida e le getta nel fuoco o le butta nel fiume. Di giorno e di notte sale su un’alta montagna e, rivolto al sole e alla luna, maledice le autorità. Il suono della sua voce si ode nell’intera provincia».

Udendo ciò, l’ex governatore di Musashi decise che non vi era alcuna necessità di riferire queste notizie al reggente: inviò un suo ordine personale affinché ogni seguace di Nichiren nella provincia di Sado venisse scacciato o imprigionato, quindi mandò anche alcune lettere ufficiali con istruzioni simili. Lo fece tre volte. Non proverò a descrivere ciò che accadde in seguito, penso lo possiate immaginare. Alcune persone vennero imprigionate semplicemente perché erano passate davanti alla mia capanna, altre vennero esiliate perché accusate di avermi recato doni, o le loro mogli e i loro figli furono presi in custodia. L’ex governatore di Musashi riferì quindi il suo operato al reggente, ma, contrariamente alle sue aspettative, questi emanò una lettera di perdono il quattordicesimo giorno del secondo mese dell’undicesimo anno di Bun’ei (1274), che arrivò a Sado l’ottavo giorno del terzo mese.

I preti Nembutsu tennero un altro consiglio. «Quest’uomo, nemico del Bud­da Amida e calunniatore del Reverendo Shan-tao e dell’Onorevole Honen, è incorso nell’ira delle autorità ed è stato esiliato in quest’isola. Come possiamo sopportare di vederlo perdonato e libero di tornarsene a casa vivo?».

Mentre erano occupati a tessere trame, per una qualche ragione ci fu un improvviso mutamento del tempo, cominciò a soffiare un vento favorevole e mi fu possibile lasciare l’isola. Con venti favorevoli lo stretto può essere attraversato in tre giorni, mentre ci vogliono anche cinquanta o cento giorni se il tempo è cattivo. Io lo attraversai in un attimo.

Fu allora che i preti Nembutsu, gli osservanti dei precetti e i preti della Vera parola provenienti dal capoluogo di provincia di Echigo e dal tempio Zenko di Shinano si riunirono da ogni parte per tenere un consiglio: «È una vergogna che i preti di Sado abbiano lasciato che Nichiren tornasse vivo! Noi non lasceremo che quest’uomo passi sul corpo vivente del Budda Amida!»24.

A dispetto delle loro macchinazioni, diversi guerrieri dell’ufficio governativo provinciale di Echigo furono mandati a scortarmi. Così passai indisturbato davanti al tempio Zenko e i preti Nembutsu non poterono fare nulla per fermarmi. Lasciai l’isola di Sado il tredicesimo giorno del terzo mese e raggiunsi Kamakura il ventiseiesimo giorno dello stesso mese.

L’ottavo giorno del quarto mese ebbi un colloquio con Hei no Saemon. Contrariamente al suo comportamento in precedenti occasioni, questa volta i suoi modi furono gentili e mi trattò con cortesia. Il prete laico che lo accompagnava mi fece domande sulla scuola Nembutsu, un laico mi interrogò sulla scuola della Vera parola, e un’altra persona mi chiese qualcosa sulla scuola Zen, mentre lo stesso Hei no Saemon mi chiese se fosse possibile raggiungere la via con uno dei sutra precedenti al Sutra del Loto. Risposi a ognuna di queste domande citando passi dai sutra.

Quindi Hei no Saemon, apparentemente a nome del reggente, chiese quando le forze mongole avrebbe invaso il Giappone. Risposi: «Attaccheranno sicuramente entro quest’anno. Ho già espresso la mia opinione al riguardo, ma non è stata ascoltata. Se si cerca di curare la malattia di qualcuno senza conoscerne l’origine, quella persona si aggraverà ancora di più. Allo stesso modo, se verrà concesso ai preti della Vera parola di eseguire le loro preghiere e i loro rituali contro i mongoli, essi non faranno che causare la sconfitta militare del paese. In nessun caso ai preti della Vera parola, o ai preti di qualsiasi altra scuola, dovrebbe essere permesso di offrire alcuna preghiera, in nessun caso. Se ognuno di voi avesse davvero compreso il Buddismo, udendomi capireste quello che vi sto spiegando.

«Inoltre, ho notato che, mentre i consigli di altri vengono seguiti, i miei per qualche strana ragione sono invariabilmente ignorati. Vorrei comunque esporre alcuni fatti in modo che in seguito possiate rifletterci. L’ex imperatore di Oki era il sovrano del paese e l’amministratore incaricato [Hojo Yoshitoki] era un suo suddito [eppure egli attaccò e sconfisse l’ex imperatore]. Poteva la Dea del Sole permettere a un suddito di attaccare il suo sovrano che dovrebbe essere come un padre per lui? Poteva il Grande Bodhisattva Hachiman permettere a un vassallo di attaccare impunemente il suo signore? E tuttavia, come sappiamo, l’imperatore e la sua corte furono sconfitti da Hojo Yoshitoki. Questa sconfitta non si verificò per puro caso. Accadde perché avevano riposto fede nelle dottrine perverse del Gran Maestro Kobo e nelle interpretazioni distorte dei gran maestri Jikaku e Chisho, e perché i preti del Monte Hiei, del To-ji e dell’Onjo-ji, che erano contro lo shogunato di Kamakura, avevano offerto preghiere per sconfiggerlo. Così, le loro maledizioni «ricaddero su chi le aveva lanciate»25 e la conseguenza fu che l’imperatore e la sua corte furono costretti a subire una sconfitta. I capi militari di Kamakura, essendo all’oscuro di questo genere di rituali, non eseguirono alcuna preghiera per sottomettere il nemico e vinsero. Ma, se adesso facessero ricorso a preghiere simili, subirebbero la stessa sorte della corte.

«Il popolo di Ezo, nel nord del Giappone, non ha nessuna conoscenza dei princìpi di nascita e morte. Ando Goro26 era un uomo di fede devota che conosceva la legge di causa ed effetto e che costruì molti templi e pagode buddisti. Nonostante questo, gli Ezo lo decapitarono. Alla luce di questi avvenimenti, non ho alcun dubbio che, se si continuerà a concedere a questi preti di pregare per la vittoria, anche Vostra signoria si troverà a dover fronteggiare qualche spiacevole evento. E quando questo accadrà, non potrete certo dire che io non abbia cercato di avvertirvi!». Così severamente io mi rivolsi a lui.

Quando ritornai a casa, venni a sapere che al Sigillo del Dharma del tempio Amida27 era stato ordinato di pregare per la pioggia dal decimo giorno del quarto mese. Il Sigillo del Dharma è il prete più colto del To-ji e maestro del prelato di Omuro28. È un profondo conoscitore degli insegnamenti esoterici della Vera parola di Kobo, Jikaku e Chisho e sa a memoria tutte le dottrine delle scuole Tendai e della Ghirlanda di fiori. Incominciò a pregare per la pioggia il decimo giorno, e l’undicesimo la pioggia cadde. Non c’era vento, ma solo una pioggia leggera che cadde ininterrottamente per un giorno e una notte. Si dice che il reggente, il signore della provincia di Sagami, sia rimasto così colpito da ricompensare il Sigillo del Dharma donandogli trenta ryo d’oro, un cavallo e altri regali.

Quando le persone di Kamakura vennero a sapere ciò, tutte, dalle più eminenti alle più umili, batterono le mani, storsero la bocca e con un sorriso di scherno dissero: «Quel Nichiren ha predicato un falso Buddismo e per poco non è stato decapitato. Alla fine è stato perdonato, ma, invece di imparare la lezione, va in giro a calunniare le scuole Nembutsu e Zen e osa persino parlar male degli insegnamenti esoterici della Vera parola. È stata una fortuna questa pioggia, poiché ora abbiamo una prova del potere delle preghiere della Vera parola!».

Davanti a queste critiche i miei discepoli si scoraggiarono e dissero che i miei attacchi alla scuola della Vera parola erano troppo provocatori. Ma io dissi loro: «Aspettate un momento. Se i cattivi insegnamenti del Gran Maestro Kobo fossero corretti e potessero veramente produrre preghiere efficaci per la salvezza del paese, l’ex imperatore di Oki sarebbe senz’altro uscito vittorioso nella sua lotta contro lo shogunato di Kamakura e Setaka29, il paggio prediletto del prelato di Omuro, non sarebbe stato decapitato. Kobo afferma nel suo Trattato sui dieci stadi della mente che il Sutra del Loto è inferiore al Sutra della Ghirlanda di fiori. Nella Chiave preziosa della volta segreta afferma inoltre che il Budda Shakyamuni del capitolo “Durata della vita” del Sutra del Loto è una persona comune, e in Comparazione tra il Buddismo essoterico ed esoterico definisce ladro il Gran Maestro T’ien-t’ai. E c’è di più: Shogaku-bo30 nel suo Regole dei riti per riverire le reliquie del Budda afferma che il Budda che predicò l’unico veicolo del Sutra del Loto non è nemmeno degno di badare i sandali di un maestro della Vera parola. Se il Sigillo del Dharma del tempio Amida, che è un seguace degli uomini che insegnarono tali dottrine distorte, si dimostrasse superiore a Nichiren, allora i re draghi che hanno mandato la pioggia devono essere nemici del Sutra del Loto e saranno per questo sicuramente castigati dagli dèi Brahma e Shakra e dai quattro re celesti. Ci deve essere certamente qualche ragione più profonda!».

«Che cosa intendi con “qualche ragione più profonda”?» chiesero allora i miei discepoli con un sorriso scettico.

Risposi: «Shan-wu-wei e Pu-k’ung riuscirono entrambi a far cadere la pioggia con le loro preghiere, ma pare che soffiarono anche venti impetuosi. Quando Kobo pregò per la pioggia, piovve ventun giorni dopo; è come se non avesse pregato perché, in un intervallo di ventun giorni, può piovere naturalmente. Il fatto che piovesse [mentre lui pregava] non è affatto sorprendente. Veramente notevole è far piovere con un’unica cerimonia, come fecero T’ien-t’ai e Senkan31. Questa è la ragione per cui dico che ci deve essere qualcosa di speciale riguardo a questa pioggia».

Non avevo ancora finito di parlare che cominciò a soffiare un forte vento. Case di ogni dimensione, templi e pagode buddiste, vecchi alberi ed edifici governativi, furono tutti sollevati in aria o schiantati al suolo. Un enorme oggetto luminoso attraversò il cielo e la terra fu cosparsa di travi e tronchi. Uomini e donne rimasero uccisi e morirono anche molti buoi e cavalli. Sarebbe stato comprensibile se un tale vento terribile fosse arrivato in autunno, la stagione dei tifoni, ma questo era solo il quarto mese, l’inizio dell’estate.

Inoltre tale vento non investì tutto il Giappone, ma soltanto le otto province del Kanto e in particolare le due province di Musashi e di Sagami. Soffiò più forte a Sagami, e nella provincia di Sagami colpì particolarmente Kamakura, e a Kamakura si scatenò maggiormente sulla sede del governo, a Wakamiya, e sopra i templi Kencho e Gokuraku. È chiaro che non era un vento normale, ma piuttosto il risultato delle preghiere del Sigillo del Dharma. Quelli che dapprima avevano riso di me e avevano storto la bocca si fecero improvvisamente seri e anche i miei discepoli dissero che era sorprendente.

Proprio come avevo previsto sin dall’inizio, i miei ammonimenti non furono ascoltati. Se una persona ammonisce tre volte il governante e non viene ascoltata, deve lasciare il paese. Perciò lasciai Kamakura il dodicesimo giorno del quinto mese e venni qui sul monte Minobu.

Nel decimo mese dello stesso anno (1274) i mongoli sferrarono il loro attacco. Furono attaccate e invase le isole Iki e Tsushima e anche le truppe di stanza a Dazaifu32, sede del governo nel Kyushu, furono sconfitte. Quando i comandanti Shoni e Otomo33 ne furono informati fuggirono e i soldati rimasti furono uccisi senza difficoltà. [Benché le truppe mongole si fossero poi ritirate], fu evidente quanto sarebbe stata debole la difesa del Giappone in caso di una ulteriore aggressione futura.

Il Sutra dei Re benevolenti dice: «Quando il saggio si allontana, inevitabilmente si presentano i sette tipi di disastri». Il Sutra dei Sovrani afferma: «Dato che gli uomini malvagi sono rispettati e prediletti mentre gli uomini buoni sono sottoposti a punizioni, giungeranno saccheggiatori da altre regioni e la popolazione andrà incontro a disordini e morte». Se queste dichiarazioni del Budda sono veritiere, allora esistono sicuramente uomini malvagi nel nostro paese e il sovrano li rispetta e li favorisce mentre tratta come nemici gli uomini buoni.

Il Sutra della Grande raccolta afferma: «Il sole e la luna non mostrano più la loro luce e nelle quattro direzioni regna la siccità […]. I re e i monaci perversi che commettono queste dieci azioni malvagie offendono e distruggono il mio corretto insegnamento». Nel Sutra dei Re benevolenti si legge: «Monaci malvagi, sperando di ottenere fama e profitto, spesso compariranno davanti al sovrano, all’erede al trono e agli altri principi, arrogandosi il compito di predicare dottrine che condurranno alla violazione della Legge buddista e alla distruzione del paese. Il sovrano, non rendendosi conto della verità, li ascolterà e crederà a tali dottrine. […] In tal modo provocherà la distruzione del Buddismo e del paese». Anche il Sutra del Loto parla di «monaci corrotti di quell’era turbolenta»34. Se questi passi dei sutra sono veritieri, devono esserci senza dubbio dei monaci malvagi nel paese. Su una montagna ricca di tesori gli alberi deformi sono destinati a essere abbattuti e i cadaveri vengono respinti dal grande mare. Il grande mare della Legge buddista e la montagna dei tesori dell’unico veicolo possono contenere i cocci e i detriti dei cinque peccati capitali e l’acqua sporca delle quattro offese maggiori35, ma non hanno posto per i “cadaveri” di coloro che offendono il Sutra del Loto e per gli “alberi deformi”, gli icchantika, o persone di incorreggibile miscredenza. Perciò, coloro che vogliono praticare la Legge buddista e che si preoccupano della loro vita futura devono sapere quanto è terribile offendere il Sutra del Loto.

Molti si chiedono perché mai dovrebbero prestare ascolto a una persona come me che parla male di Kobo, di Jikaku e degli altri. Lasciamo da parte la gente di altre regioni, ma so che ovunque la gente della provincia di Awa ha dei buoni motivi per credere in quello che dico. Essi ne hanno avuto la prova davanti ai loro occhi. Endon-bo di Inomori, Saigyo-bo e Dogi-bo di Kyosumi e Jitchi-bo di Kataumi erano tutti preti eminenti. Ma ci si dovrebbe chiedere come morirono questi uomini. Comunque non dirò nient’altro di loro, ma Enchi-bo trascorse tre anni nella grande sala del Seicho-ji a copiare il testo del Sutra del Loto in modo elaborato, inchinandosi tre volte per ogni singolo carattere. Aveva imparato a memoria tutti i dieci volumi e, per cinquant’anni, aveva recitato l’intero sutra due volte, ogni giorno e ogni notte. Tutti prevedevano che sarebbe diventato sicuramente un Budda. Soltanto io dicevo che egli, insieme a Dogi-bo, sarebbe sprofondato nell’inferno di incessante sofferenza ancor più sicuramente dei preti Nembutsu. Faresti bene a chiederti che fine fecero questi uomini. Se non fosse stato per me, tutti avrebbero creduto che avessero conseguito la Buddità.

Dal modo in cui Kobo, Jikaku e gli altri morirono puoi renderti conto del miserabile destino che li attendeva. Ma i loro discepoli riuscirono a tenere segreta la cosa, tanto che neppure i membri della corte imperiale ne vennero mai a conoscenza. Perciò questi uomini sono stati sempre più venerati nelle epoche successive. E se non ci fosse qualcuno come me che rivela la verità, si continuerebbe a onorarli a questo modo per infinite epoche a venire. Il maestro non buddista Uluka [si trasformò in pietra al momento della morte], ma ottocento anni dopo [vennero portati alla luce i suoi errori e] la pietra si sciolse e diventò acqua. E, nel caso del maestro non buddista Kapila36, passarono mille anni prima che le sue colpe venissero alla luce.

Le persone possono nascere in forma umana grazie all’osservanza dei cinque precetti in una vita precedente e, se continuano a osservarli in questa vita, le venticinque divinità benevolenti le proteggeranno e Stessa Nascita e Stesso Nome, i due messaggeri celesti che sin dalla nascita le accompagnano stando sulle loro spalle, veglieranno su di loro. Così, finché non commetteranno alcuna colpa, i demoni non avranno alcuna occasione di far loro del male. Eppure in questo paese ci sono innumerevoli persone che piangono disperate. Sappiamo anche che gli abitanti delle isole di Iki e Tsushima hanno sofferto per mano dei mongoli, e ciò che è stato di coloro che difendevano Dazaifu nel Kyushu. Di quali errori erano colpevoli le persone di questo paese per dover incontrare un simile destino? È una cosa che si vorrebbe sapere. Uno o due di loro potevano forse essere colpevoli, ma possibile che lo fossero tutti?

Ciò è dovuto interamente al fatto che questo paese è pieno di discepoli di coloro che disprezzarono il Sutra del Loto: preti della Vera parola che seguono le dottrine ereditate da Kobo, Jikaku e Chisho; preti Nembutsu, i discepoli attuali di Shan-tao e Honen, e i seguaci di Bodhidharma e di altri patriarchi della scuola Zen. Per questo motivo gli dèi Brahma e Shakra, i quattro re celesti e le altre divinità, fedeli al giuramento fatto nella cerimonia del Sutra del Loto, di spaccare la testa in sette pezzi37 [a chiunque molestasse un praticante del sutra] hanno inviato questa punizione.

Qualcuno può obiettare che, benché la testa dei nemici del devoto del Sutra del Loto dovrebbe spaccarsi in sette pezzi, ci sono uomini che calunniano il monaco Nichiren e che ancora non hanno la testa rotta. Dobbiamo concludere, forse si chiedono, che egli non è il vero devoto del Sutra del Loto?

Rispondo dicendo che se Nichiren non è un devoto del Sutra del Loto, allora chi lo è? Forse Honen, che nei suoi scritti ordinò alle persone di gettar via il Sutra del Loto? O il Gran Maestro Kobo, che disse che il Budda Shakyamuni era ancora nella regione dell’oscurità? O Shan-wu-wei e Jikaku, che insegnarono che il Sutra del Loto e i sutra della Vera parola sono uguali in termini di principio, ma i sutra della Vera parola sono superiori nella pratica?

Inoltre, cosa si intende per “testa spaccata in sette pezzi”? Non bisogna immaginarsi il tipo di frattura che può provocare una spada affilata. Al contrario, il Sutra del Loto dice che la spaccatura è come “i rami dell’albero arjaka”38. Nella testa di una persona ci sono sette gocce di liquido e fuori ci sono sette demoni. Se i demoni bevono una goccia di liquido, si ha mal di testa, se ne bevono tre gocce, la vita è in pericolo e se bevono tutte e sette le gocce, si muore. Tutte le persone oggi hanno la testa a pezzi come i rami dell’albero arjaka, ma sono così immersi nel loro cattivo karma che non se ne rendono conto. Sono come persone che sono state ferite nel sonno o in stato di ubriachezza e che ancora non se ne sono accorte.

Invece di dire che la testa è spaccata in sette pezzi, a volte si dice che la mente è spaccata in sette pezzi. Le ossa craniche che si trovano sotto il cuoio capelluto si incrinano e a volte si spezzano al momento della morte. Nella nostra epoca a molte persone si spaccò la testa nel grande terremoto dell’era Shoka (1257) o al tempo dell’apparizione della grande cometa nell’era Bun’ei (1264). Quando le loro teste si spaccarono, essi ebbero difficoltà a respirare e quando i cinque organi interni solidi39 furono danneggiati, essi soffrirono di dissenteria. Come hanno fatto a non capire che erano stati puniti per aver calunniato il devoto del Sutra del Loto?

Poiché la sua carne è saporita, il cervo è ucciso dall’uomo; per il suo olio la tartaruga perde la vita. Se una donna è attraente, molti la invidieranno. Il governante di un paese teme gli altri paesi e la vita di un uomo ricco è costantemente in pericolo. Coloro che abbracciano il Sutra del Loto conseguiranno immancabilmente la Buddità. Perciò il re demone del sesto cielo, signore di questo triplice mondo, diverrà intensamente geloso di chiunque abbracci questo sutra. Questo re demone si attacca alla gente in maniera invisibile come la peste. Poi, come le persone che si ubriacano con buon vino d’annata, regnanti, padri e madri, mogli e figli, piano piano vengono posseduti da lui e provano gelosia per il devoto del Sutra del Loto. Questa è precisamente la situazione oggi nel mondo. Poiché io recito Nam-myoho-renge-kyo, da più di venti anni sono stato cacciato da un posto all’altro, due volte sono incorso nella collera delle autorità e alla fine mi sono ritirato su questa montagna.

Qui sono circondato da quattro monti, Shichimen a ovest, Tenshi a est, Minobu a nord e Takatori a sud. Ognuno di essi è tanto alto da toccare il cielo e così ripido che anche gli uccelli hanno difficoltà a sorvolarlo. In mezzo ci sono quattro fiumi chiamati Fuji, Haya, Oshira e Minobu. Nel centro, in una gola di alcune centinaia di metri, ho costruito la mia capanna. Non posso vedere il sole di giorno o la luna di notte. D’inverno c’è la neve alta, in estate l’erba cresce folta e, poiché sono così poche le persone che vengono a visitarmi, è difficile trovare il sentiero. Quest’anno in particolare la neve è così alta che nessuno è venuto a trovarmi. Sapendo che la mia vita può finire in qualsiasi momento, mi affido soltanto al Sutra del Loto. In queste circostanze la tua lettera è stata particolarmente benvenuta. Mi è sembrata quasi un messaggio del Budda Shakyamuni o dei miei genitori defunti e non posso dirti quanto ti sono grato.

Nam-myoho-renge-kyo, Nam-myoho-renge-kyo

Cenni Storici

Questo scritto è un resoconto autobiografico di un periodo cruciale nella vita del Daishonin, quello che inizia poco prima della persecuzione di Tatsunokuchi, comprende i due anni e mezzo dell’esilio a Sado e termina con il suo ritiro sul monte Minobu. Nel corso delle lotte condotte in questi nove anni, il Daishonin realizzò le profezie enunciate nel Sutra del Loto riguardo al suo devoto, dimostrando, sia con le parole sia con le azioni, di essere il Budda dell’Ultimo giorno della Legge.

La lettera fu composta nel secondo anno dell’era Kenji (1276), ed è indirizzata alla monaca laica Konichi, una vedova che viveva ad Awa, nella provincia nativa del Daishonin, e si era convertita ai suoi insegnamenti poco dopo suo figlio. In seguito il figlio morì, ma Konichi riuscì a superare il suo profondo dolore e rimase una credente sincera fino alla fine dei suoi giorni.

La cronaca degli eventi ha inizio nel 1268, quando un inviato dell’impero mongolo giunse per chiedere la sottomissione del Giappone. Cominciava ad avverarsi così la profezia di invasione straniera espressa da Nichiren Daishonin nel trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese. In quella circostanza il Daishonin presentò un’ulteriore rimostranza alle autorità secolari di Kamakura e a quelle religiose, ma i suoi ripetuti ammonimenti furono ignorati e anzi attirarono su di lui e sui suoi seguaci ostilità ancor maggiori da parte del governo e delle altre scuole religiose, che culminarono nella persecuzione di Tatsunokuchi. Intanto il Daishonin esortava i suoi discepoli a non cedere mai alle persecuzioni, continuando a dedicare la propria vita alla propagazione della Legge mistica.

In seguito, ne L’apertura degli occhi, il Daishonin avrebbe riconosciuto in quell’attentato alla sua vita la causa diretta che gli permise di rivelarsi come Budda dell’Ultimo giorno della Legge.

Nel passo seguente il Daishonin racconta della sua vita a Sado ed esprime profonda gioia per essere l’unico che ha realizzato la profezia contenuta nel Sutra del Loto riguardo al suo devoto che sarebbe stato più volte esiliato.

Dopo il suo ritorno a Kamakura (1274), il Daishonin presentò la sua terza rimostranza al governo, ma, vedendo ancora una volta respinto il suo consiglio, lasciò Kamakura e si ritirò a vivere sul monte Minobu, da dove scrisse questa lettera. Cinque mesi più tardi l’esercito mongolo attaccò il Giappone. La causa di ciò, dichiarò il Daishonin, era l’offesa del paese nei confronti del Sutra del Loto. Egli conclude esprimendo il suo apprezzamento alla monaca laica Konichi che gli ha inviato una lettera nell’eremo solitario di Minobu.


Note
1. Primo mese: in realtà il secondo mese lunare di quell’anno. Per aggiustare la differenza tra il calendario lunare e il cambio delle stagioni, periodicamente veniva aggiunto un mese supplementare.
2. Barbari d’occidente: era un modo di dire inventato dai cinesi per descrivere le tribù del­l’ovest e il Daishonin lo applica ai mongoli.
3. Po Chü-i (772-846): poeta e funzionario cinese noto per i suoi Hsin Yüeh-fu, (Nuovi Yüeh-fu), una serie di poemi in forma di yüeh-fu, cioè di ballata, che criticavano i mali sociali e politici dell’epoca.
4. Fu-ch’a (m. 473 a.C.): venticinquesimo re dello stato di Wu. Suo padre fu ucciso dal re Kou-chien dello stato di Yüeh e Fu-ch’a si vendicò due anni dopo sconfiggendolo in battaglia. Kou-chien propose un accordo amichevole a Fu-ch’a, ma in realtà progettava di attaccare di nuovo lo stato di Wu. Wu Tzu-hsü, leale suddito di Fu-ch’a, scoprì il complotto e suggerì al re di uccidere Kou-chien, ma il sovrano non volle ascoltarlo e anzi costrinse Wu Tzu-hsü al suicidio nel 485 a.C.
5. Parole e frasi del Sutra del Loto.
6. Annotazioni sul Sutra del Nirvana.
7. Non è una vera e propria citazione, ma esprime il punto di vista di Nichiren sul pensiero di Shakyamuni, basato su vari passi del Sutra del Loto e altri sutra.
8. Ryoken e Ryoko: cospirarono contro il governo di Kamakura, ma fallirono e furono messi a morte. Ryoko fu giustiziato nel 1251 e Ryoken nel 1261.
9. Il «rotolo del quinto volume del Sutra del Loto» contiene quattro capitoli, dal dodicesimo al quindicesimo. Un passaggio del tredicesimo capitolo, “Esortazione alla devozione”, afferma che il devoto del Sutra del Loto sarà attaccato con spade e bastoni. Gli «altri nove rotoli del sutra», di cui si parla nella frase successiva, sono gli altri sette volumi del Sutra del Loto più il volume del Sutra degli Innumerevoli significati e del Sutra di Virtù Universale, considerati rispettivamente il prologo e l’epilogo del Sutra del Loto.
10. Izumi Shikibu (n. 976 ca.): poetessa del periodo Heian, famosa per le sue passioni amorose. Noin (n. 998), nella frase successiva, fu un prete poeta vissuto a Kyoto. Sia Noin che Izumi Shikibu composero poesie di preghiera per la pioggia.
11. Signore della provincia di Musashi: Hojo Nobutoki, governatore della provincia di Musashi (1267-1273) e conestabile della provincia di Sado; in questa lettera viene chiamato anche ex governatore di Musashi.
12. Viale Wakamiya: la strada principale di Kamakura, che la attraversava da nord a sud, sulla quale sorgeva il santuario Tsurugaoka Hachiman davanti al quale Nichiren Daishonin rimproverò il Grande Bodhisattva Hachiman.
13. Wake no Kiyomaro (733-799): funzionario di corte di alto rango che fu perseguitato per essersi opposto ai tentativi del prete Dokyo di usurpare il trono.
14. Li Ling (m. 74 a.C.): comandante militare durante la prima dinastia Han; capeggiò l’esercito cinese contro le tribù nomadi Hsiung-nu che vivevano a nord della Cina e ne fu fatto prigioniero.
15. L’unico veicolo qui significa l’insegnamento del Sutra del Loto.
16. Il Sutra del Loto, cap. 14, p. 287.
17. Ibidem, cap. 13, p. 272.
18. Ibidem, cap. 10, p. 231.
19. Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 66. In questo contesto “vero aspetto” si riferisce al principio che il devoto del Sutra del Loto incontrerà persecuzioni e “tutti i fenomeni” al fatto che le persecuzioni colpirono sia Shakyamuni che Nichiren. Nella frase successiva, «coerenza dall’inizio alla fine», l’“inizio” si riferisce all’epoca di Shakyamuni e la “fine” a quella del Daishonin.
20. Wada Yoshimori (1147-1213): capo della polizia militare sotto Minamoto no Yoritomo, fondatore del regime di Kamakura. Nel 1213 si ribellò contro il clan Hojo, ma fu sconfitto e ucciso. L’ex imperatore Gotoba (1180-1239) aveva cercato di rovesciare il regime di Kamakura nel 1221, nel cosiddetto tumulto di Jokyu, ma era stato sconfitto ed esiliato a Oki. Per questo veniva chiamato l’ex imperatore di Oki. Grazie a vari scontri del genere si consolidò il potere dei reggenti Hojo.
21. Conestabile della provincia di Sado: Hojo Nobutoki, signore della provincia di Musashi, che viveva a Kamakura. Homma Rokuro Saemon, amministratore di Niiho a Sado, era il vice conestabile.
22. Preti laici contadini: termine che indica le persone che, pur avendo preso i voti, non entrano in un tempio, ma continuano a vivere nelle loro case.
23. Shan-tao (613-681): capo della scuola della Pura terra in Cina. Si dice che per il grande desiderio di rinascere nella Pura terra tentò di impiccarsi a un salice, ma invece cadde dall’albero e si ferì a morte. Una leggenda afferma che quando Kobo stava per lasciare la Cina e fare ritorno in Giappone, lanciò in aria il suo vajra a tre punte (v. nota 4, p. 533) che fu in seguito ritrovato in Giappone sul monte Koya; un’altra dice che durante un dibattito con importanti maestri buddisti a corte si sia trasformato in Mahavairochana, il Budda riverito dalla scuola della Vera parola.
24. Il corpo vivente del Budda Amida: la statua di Amida custodita presso il tempio Zenko a Shinano.
25. Il Sutra del Loto, cap. 25, p. 414. Nel sutra il verbo è coniugato al futuro. Qui è stato cambiato il tempo per adeguarsi al contesto.
26. Ando Goro: magistrato che governò la parte settentrionale del Giappone durante la reggenza di Hojo Yoshitoki (1163-1224).
27. Sigillo del Dharma del tempio Amida: il prete della scuola della Vera parola, Kaga Josei, sovrintendente del tempio Amida di Kamakura.
28. Prelato di Omuro: principe Dojo (d.s.), figlio dell’imperatore Gotoba, che si era fatto prete. In genere questo titolo denotava un ex imperatore o un principe che era entrato nel clero e viveva al Ninna-ji, un tempio della Vera parola a Kyoto. Omuro è un altro nome del Ninna-ji.
29. Setaka (m. 1221): sesto figlio di Sasaki Hirotsuna, un samurai fedele all’imperatore Gotoba. Era il favorito del principe-prete Dojo del tempio Ninna. Fu decapitato nel 1221, durante il tumulto di Jokyu.
30. Shogaku-bo (1095-1143): noto anche come Kakuban, precursore di quella derivazione della scuola della Vera parola chiamata Scuola della Nuova dottrina.
31. Senkan (918-983): prete della scuola Tendai. Nell’estate del 962, quando il Giappone fu colpito da una grave siccità, l’imperatore gli ordinò di pregare per la pioggia. Si dice che abbia fatto piovere subito dopo l’arrivo del messaggero imperiale.
32. Iki e Tsushima: isole al largo della costa del Kyushu, nel Giappone meridionale. Dazaifu: centro amministrativo del Kyushu, Iki e Tsushima, luogo deputato per gli affari esteri e punto di raccolta per le truppe in caso di invasione straniera. Fu un baluardo difensivo di importanza strategica durante l’attacco mongolo del 1274.
33. Shoni Sukeyoshi (1198-1281), conestabile di Chikuzen e Otomo Yoriyasu (1222-1300), conestabile di Bungo.
34. Il Sutra del Loto, cap. 13, p. 272.
35. Quattro offese maggiori: riferimento ad alcuni precetti per i preti, riguardanti l’omicidio, il furto, le relazioni sessuali e la menzogna.
36. Kapila: il fondatore della scuola Samkhya, una delle sei principali scuole brahmane dell’India. Secondo Annotazioni su “Grande concentrazione e visione profonda”, si trasformò in pietra per paura della morte. Quando il Bodhisattva Dignaga scrisse un verso di ammirazione sulla pietra, questa si frantumò, rivelando così la falsità degli insegnamenti di Kapila, mille anni dopo la sua morte.
37. «A chiunque ignora i nostri incantesimi e tormenta i predicatori della Legge, si spacchi la testa in sette pezzi come i rami dell’albero arjaka» (Il Sutra del Loto, cap. 26, p. 422).
38. Ibidem. L’albero arjaka cresce in India e si dice che quando un suo ramo cade al suolo si spacchi in sette pezzi.
39. Cinque organi interni solidi: polmoni, cuore, milza, fegato e reni.