Numero: 72
Data: Data sconosciuta
Luogo: Luogo sconosciuto
Destinatario: Toki Jonin

Il problema da meditare notte e giorno

Il secondo volume del Sutra del Loto della Legge meravigliosa afferma: «Chi non riesce ad aver fede e invece offende questo sutra, distruggerà immediatamente tutti i semi per divenire Budda in questo mondo. […] oppure se, vedendo coloro che leggono, recitano, copiano e sostengono questo sutra, li dovesse disprezzare, odiare, invidiare, o provare rancore nei loro confronti […]. Allorché la sua vita giungerà al termine egli cadrà nell’inferno Avichi […]. Egli ripeterà questo ciclo per kalpa innumerevoli»1. Nel settimo volume si legge: «Per mille kalpa [subirono le grandi sofferenze] dell’inferno Avichi»2. Il terzo volume cita coloro che vagarono nei cattivi sentieri per tanti kalpa quanti i granelli di polvere di un sistema maggiore di mondi e il sesto volume si riferisce a coloro che rimasero nel regno della sofferenza per tanti kalpa quanti i granelli di polvere di innumerevoli sistemi maggiori di mondi. Il Sutra del Nirvana afferma: «Se sarete uccisi da un elefante impazzito non cadrete nei tre cattivi sentieri, ma se sarete uccisi da un cattivo compagno, senza dubbio vi cadrete».

Nel Trattato sul prezioso veicolo della Buddità del Bodhisattva Saramati si legge: «Coloro che per stupidità non possono credere nel corretto insegnamento, hanno vedute errate e sono arroganti, hanno tali limitazioni a causa delle passate offese alla Legge. Essi aderiscono a insegnamenti incompleti e sono attaccati alle elemosine e agli onori, leggono solo le false dottrine, si allontanano dai buoni amici e si accostano a chi offende la Legge, compiacendosi degli insegnamenti del piccolo veicolo; non credendo nel grande veicolo, disprezzano la Legge del Budda. Una persona dotata di saggezza non dovrebbe temere i clan nemici, i serpenti, il veleno del fuoco, il dio Indra, il rombo del tuono, le spade e i bastoni o le fiere come tigri, lupi e leoni. Infatti questi possono soltanto distruggere la sua vita, ma non farla cadere nel terribile inferno Avichi. Egli deve temere di offendere il profondo insegnamento e di essere amico di chi l’offende, perché ciò lo farebbe sicuramente cadere nel terribile inferno Avichi. Perfino la persona che avvicina cattivi compagni, che intenzionalmente versa il sangue del Budda, che uccide il padre o la madre, toglie la vita a molti saggi, che distrugge l’unità dell’ordine buddista e che annulla tutte le sue radici del bene, potrà salvarsi da quel luogo se concentra la mente sull’insegnamento corretto. Se invece una persona insulta l’insegnamento inconcepibilmente profondo, non potrà salvarsi per innumerevoli kalpa. Se qualcuno risveglia la fede degli uomini in un insegnamento come questo, è il loro padre e la loro madre, è il loro buon amico. Quest’uomo è una persona dotata di saggezza. Poiché corregge le vedute errate e i pensieri perversi e fa sì che le persone intraprendano la vera via, egli possiede una fede pura nei tre tesori e le sue azioni virtuose conducono gli altri all’illuminazione».

Il Bodhisattva Nagarjuna afferma nel Trattato sulla disciplina per l’ottenimento dell’illuminazione: «L’Onorato dal Mondo indicò cinque cause3 che conducono all’inferno di incessante sofferenza […]. Ma se uno, di fronte al profondo insegnamento che non ha ancora compreso, rimane attaccato [agli insegnamenti inferiori e nega che sia l’insegnamento del Budda], le colpe accumulate con i cinque atti suddetti, non sarebbero nemmeno una centesima parte di questa offesa».

Un saggio prevede il pericolo anche se vive nella sicurezza, un adulatore dalla mente distorta si sente sicuro pur vivendo nel pericolo. Un grande fuoco teme perfino una piccola quantità di acqua e i rami di un grande albero possono essere spezzati da un uccellino. Ciò che un uomo saggio deve temere è l’offesa al grande veicolo. Fu per questo motivo che il Bodhisattva Vasubandhu dichiarò che si sarebbe tagliato la lingua4, che il Bodhisattva Ashvaghosha implorò che gli tagliassero la testa5 e che il Gran Maestro Chi-tsang6 fece un ponte del proprio corpo. Il Maestro del Tripitaka Hsüan-tsang si recò nella sacra terra dell’India per scoprire [quale fosse il vero insegnamento], e così pure il Maestro del Tripitaka Pu-k’ung ritornò in India per chiarire i suoi dubbi7 e il Gran Maestro Dengyo cercò una conferma in Cina. Tutti questi uomini non hanno forse agito così per proteggere il vero significato dei sutra e dei trattati?

Oggi in Giappone, fra le quattro categorie di credenti delle otto scuole e delle scuole della Pura terra e Zen, a partire dall’imperatore e dall’ex imperatore fino ai loro vassalli e alla gente comune, non c’è una sola persona che non sia un attuale discepolo o sostenitore laico di uno dei tre grandi maestri: Kobo, Jikaku e Chisho. Ennin, conosciuto anche come Gran Maestro Jikaku, affermò: «[Sebbene quello della Ghirlanda di fiori e gli altri sutra siano definiti esoterici, essi non espongono completamente l’insegnamento segreto del Tathagata;] perciò essi differiscono [dagli insegnamenti della Vera parola]»8. Enchin, il Gran Maestro Chisho, disse: «A confronto con il Sutra di Mahavairochana, quello della Ghirlanda di fiori e il Sutra del Loto sono teorie puerili»9. E Kukai, il Gran Maestro Kobo, affermò: «[Ogni veicolo esposto pretende di essere il veicolo della Buddità, ma], a un esame successivo, risulta essere una teoria puerile»10.

Questi tre grandi maestri volevano dire che, sebbene il Sutra del Loto sia il supremo fra tutti gli insegnamenti predicati dal Budda Shakyamuni nel passato, nel presente e nel futuro, paragonato al Sutra di Mahavairochana11 è una teoria puerile. Come può una persona dotata di raziocinio prestar fede a queste affermazioni? Tutti gli uomini del Giappone oggi dovrebbero temere i preti eminenti che rispettano i precetti, ma hanno opinioni distorte, cento, mille, diecimila, milioni di volte di più degli elefanti impazziti, dei cavalli ombrosi, dei tori infuriati, dei cani feroci, dei serpenti velenosi, delle spine velenose, delle scogliere pericolose, dei precipizi, delle inondazioni, degli uomini cattivi, delle terre, delle città e delle case cattive, delle mogli, dei figli cattivi e dei servitori malvagi.

Domanda: Vuoi dire che i tre grandi maestri citati prima sono persone che offendono la Legge? Encho, il Gran Maestro Jakko, il secondo capo dei preti del Monte Hiei; il Gran Maestro Kojo, sovrintendente del tempio; An’ne, il Gran Maestro Daigyo; il Reverendo Eryo12; il Reverendo Annen; il Supervisore del clero Jokan13; l’Amministratore del clero Danna; il virtuoso dei tempi passati Eshin e molte centinaia di altri [della scuola Tendai], così come molte centinaia di discepoli di Kobo, inclusi Jitsue, Shinzei e Shinga14, e anche gli altri grandi maestri e virtuosi dei tempi passati delle otto scuole e delle dieci scuole sono come altrettanti soli, lune e stelle apparsi in successione. Nel corso di più di quattrocento anni, non uno solo di questi uomini ha mai messo in dubbio questa affermazione [dei tre grandi maestri]. Ti senti così saggio da osare criticarli?

Alla luce di quanto ho detto, voi, miei discepoli, dovreste abbreviare il sonno durante la notte e limitare il tempo libero durante il giorno per meditare su questo. Non dovete trascorrere questa vita invano e rimpiangerlo per i prossimi diecimila anni.

Con profondo rispetto,

Nichiren

Il ventitreesimo giorno dell’ottavo mese

Ho ricevuto il kan di monete. Spero che tutte le persone dotate di autentico spirito di ricerca15 si riuniscano per ascoltare questa lettera.

Cenni Storici

Il destinatario di questa lettera è Toki Jonin, un discepolo devoto ed erudito che viveva nella provincia di Shimosa.

Nichiren Daishonin vi sottolinea l’estrema gravità della colpa di offendere la Legge e l’importanza di abbracciare il supremo insegnamento buddista. La lettera è datata semplicemente il ventitreesimo giorno dell’ottavo mese e, sebbene l’ipotesi più accreditata la collochi nel primo anno di Kenji (1275), quando Nichiren Daishonin si trovava a Minobu, non è possibile stabilire una data certa. Secondo altre ipotesi risalirebbe infatti al 1276, o perfino al 1273, quand’egli si trovava ancora a Sado.

Dal punto di vista dell’insegnamento del Daishonin, ciò che decide della felicità o infelicità nella vita di una persona non è l’ottemperanza a eventuali codici di comportamento, quanto piuttosto l’atteggiamento nei confronti della Legge mistica, o realtà ultima: una persona che ricerca la verità fondamentale e si risveglia a essa otterrà l’illuminazione, mentre chi continua a ignorarla, o arriva a offenderla, è destinato a soffrire. Da ciò l’enfasi del Daishonin sulla necessità di dedicarsi in modo esclusivo al Sutra del Loto che insegna il conseguimento della Buddità per tutte le persone.

Nell’ultima parte della lettera, il Daishonin riporta una domanda che doveva assillare più di una persona: in virtù di quale saggezza egli osava criticare maestri eminenti del passato del calibro di Kobo, Jikaku e Chisho? Invece di rispondere direttamente, il Daishonin afferma: «Dovreste abbreviare il sonno durante la notte e limitare il tempo libero durante il giorno per meditare su questo». Questa frase, da cui deriva il titolo della lettera, suggerisce che il compito più importante della nostra esistenza di esseri umani consiste nel ricercare e sostenere l’insegnamento corretto che conduce all’illuminazione.


Note
1. Il Sutra del Loto, cap. 3, pp. 125-126.
2. Ibidem, cap. 20, p. 367. Si riferisce alla retribuzione karmica subita da coloro che perseguitarono il Bodhisattva Mai Sprezzante.
3. Cinque cause: i cinque peccati capitali che sono uccidere il padre, uccidere la madre, uccidere un arhat, ferire un Budda e provocare uno scisma nell’ordine buddista.
4. Secondo Biografia di Vasubandhu, quando Vasubandhu, originariamente uno studioso hinayana, fu risvegliato alla grandezza del Mahayana dal fratello Asanga, voleva tagliarsi la lingua per espiare la colpa di aver predicato gli insegnamenti hinayana e criticato quelli mahayana. Asanga lo persuase che poteva espiare meglio la sua colpa utilizzando la propria lingua per predicare il Mahayana.
5. Nessuna menzione di questo episodio appare nella biografia di Ashvaghosha. Probabilmente, dopo la sua conversione al Mahayana per opera di Parshva, egli provò un rimorso simile a quello provato da Vasubandhu per avere precedentemente condannato gli insegnamenti buddisti.
6. Chi-tsang (549-623): prete della scuola dei Tre trattati, talvolta considerato come il fondatore della scuola stessa. Secondo il Supplemento a “Parole e frasi del Sutra del Loto”, Chi-tsang fu convinto da T’ien-t’ai, e lo servì umilmente per riparare alla sua precedente conoscenza superficiale. “Fare un ponte del proprio corpo” significa che offriva la propria schiena a T’ien-t’ai come sgabello quando il maestro saliva sul podio per predicare.
7. Secondo la sua biografia, in Biografie dei preti eminenti della dinastia Sung, Pu-k’ung tornò in India per ottenere una copia del Sutra della Corona di diamanti e risolvere così i suoi dubbi sul mandala del regno di Diamante.
8. Breve commentario al Sutra Susiddhikara.
9. La fonte di questa citazione è incerta. Un commentario personale a “Il significato profondo del Sutra del Loto” di Shoshin, un prete vissuto fra il XII e il XIII secolo, attribuisce a Chisho questa affermazione.
10. La chiave preziosa della volta segreta. Questa frase significa che ognuna delle scuole pretende di essere il veicolo per la Buddità, ma che le loro dottrine risultano essere superficiali quando confrontate con le dottrine della scuola della Vera parola.
11. Secondo la scuola della Vera parola, il loro sutra fondamentale, il Sutra di Mahavairochana, fu esposto dal Budda Mahavairochana.
12. Eryo (801-859): prete della scuola Tendai. Studiò con Encho e Jikaku, rispettivamente il secondo e il terzo capo dei preti dell’Enryaku-ji, imparando le dottrine essoteriche ed esoteriche. Fu supervisore del tempio Hodo sul monte Hiei.
13. Jokan (843-927): conosciuto anche come Zomyo. Fu iniziato agli insegnamenti esoterici da Chisho e nel 906 divenne capo dei preti dell’Enryaku-ji. Fu nominato Supervisore del clero e in seguito Amministratore del clero nel 923, dopo che le sue preghiere guarirono la malattia dell’imperatore.
14. Jitsue (786-847): originariamente prete della scuola delle Caratteristiche dei dharma, divenne discepolo di Kobo quando questi ritornò dalla Cina nell’806. Aiutò Kobo a fondare il tempio Kongobu sul monte Koya. Shinzei (800-860): discepolo di Kobo, visse presso il tempio Jingo sul monte Takao. Nell’856 fu nominato Amministratore del clero, il primo prete della Vera parola a ricevere questo titolo. Shinga (801-879): discepolo e fratello di Kobo. Fu capo dei preti dei templi Todai e To e venne nominato Amministratore del clero nell’864.
15. L’espressione giapponese è kokorozashi, che letteralmente significa “direzione del cuore”, e quindi, per estensione, cuore che crede, cuore orientato nella direzione corretta, determinazione, volontà, sincerità, premura, sincera intenzione; sta ad indicare anche la sincerità dell’offerta e l’offerta stessa. Nichiren Daishonin usa spesso questa espressione come sinonimo di “fede”.