Numero: 18
Data: 1271
Luogo: Kamakura
Destinatario: Destinatario sconosciuto

L’essenza del capitolo “Durata della vita”

Quando il Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, espose il capitolo “Durata della vita”, riferendosi a ciò che tutti gli esseri viventi avevano udito negli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto e nell’insegnamento transitorio del sutra, disse: «Gli dèi, gli uomini e gli asura di tutti i mondi credono che l’attuale Budda Shakyamuni, dopo aver lasciato il palazzo degli Shakya, si sia seduto nel luogo dell’illuminazione non lontano dalla città di Gaya e là abbia conseguito la suprema perfetta illuminazione»1. Questa frase esprime l’idea di tutti i discepoli del Budda e i grandi bodhisattva, dal tempo del primo sermone nel Sutra della Ghirlanda di fiori, fino al capitolo “Pratiche pacifiche” del Sutra del Loto.

Vi sono due imperfezioni nei sutra precedenti. Primo, [come dice Miao-lo] «poiché in essi i Dieci mondi sono separati l’uno dall’altro, questi insegnamenti non vanno al di là del provvisorio»2. Cioè non rivelano la dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita, quella di «aprire il provvisorio e rivelare il vero»3 e della capacità dei due veicoli di conseguire la Buddità, che sono legate ai dieci fattori della vita esposti nel capitolo “Espedienti” dell’insegnamento transitorio.

Secondo, «poiché insegnano che il Budda ottenne l’illuminazione per la prima volta in questo mondo, non hanno ancora abbandonato il transitorio»4, cioè non rivelano l’illuminazione originale del Budda nel remoto passato esposta nel capitolo “Durata della vita”. Queste due grandi dottrine [il conseguimento della Buddità da parte dei due veicoli e l’illuminazione originale del Budda] sono l’ossatura fondamentale del sacro insegnamento di tutta la vita del Budda, il cuore e il midollo di tutti i sutra.

Sostenendo che le persone dei due veicoli possono conseguire la Buddità, l’insegnamento transitorio elimina una delle imperfezioni dei sutra esposti nei precedenti quarant’anni e più di predicazione da parte del Budda. Tuttavia, poiché il capitolo “Durata della vita” non era stato ancora esposto, la dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita rimaneva oscura e l’illuminazione dei due veicoli non era assicurata; per questi aspetti l’insegnamento transitorio è simile al riflesso della luna sull’acqua o a una pianta senza radici che galleggia sulle onde.

Poi il Budda disse: «Invece, uomini devoti, sono trascorsi innumerevoli, infinite centinaia di migliaia di miriadi di milioni di nayuta di kalpa da quando ho realmente conseguito la Buddità»5. Con questa singola affermazione refutò come grandi menzogne le sue altre affermazioni [riguardo alla propria illuminazione]. Per esempio il Sutra della Ghirlanda di fiori afferma che Shakyamuni conseguì la Buddità per la prima volta in questo mondo; i sutra Agama parlano del primo raggiungimento della via; il Sutra di Vimalakirti dice: «Per la prima volta il Budda sedette sotto l’albero della bodhi» e nel Sutra della Grande raccolta si legge: «Sono trascorsi sedici anni [da quando il Tathagata conseguì per la prima volta la via». Il Sutra di Mahavairochana afferma che l’illuminazione del Budda ebbe luogo «molto tempo fa quando sedetti nel luogo della meditazione»; il Sutra dei Re benevolenti dice che l’illuminazione del Budda accadde «ventinove anni fa»; il Sutra degli Innumerevoli significati afferma: «Dopo essere rimasto seduto con la schiena diritta […] nel luogo dell’illuminazione» e il capitolo “Espedienti” del Sutra del Loto dice: «La prima volta che sedetti nel luogo della meditazione»6.

Quando si giunge al capitolo “Durata della vita” dell’insegnamento originale, demolendo l’idea che Shakyamuni conseguì la Buddità per la prima volta [in India], vengono demoliti anche gli “effetti” dei quattro insegnamenti. Demolendo gli “effetti” dei quattro insegnamenti, anche le loro “cause” vengono demolite. Le “cause” corrispondono alla pratica o agli stadi della pratica dei discepoli [per ottenere l’illuminazione]. Pertanto le cause e gli effetti degli insegnamenti precedenti e dell’insegnamento transitorio del Sutra del Loto vengono distrutti per rivelare la causa e l’effetto dei Dieci mondi7 dell’insegnamento originale. Questa è la dottrina della causa originale e dell’effetto originale. Essa insegna che i nove mondi sono presenti nel mondo di Budda senza inizio e il mondo di Budda è presente nei nove mondi senza inizio: questo è il vero mutuo possesso dei Dieci mondi, i veri cento mondi e mille fattori, i veri tremila regni in un singolo istante di vita.

Considerati in questa luce, il Budda Vairochana, seduto sul trono di loto, del Sutra della Ghirlanda di fiori, lo Shakyamuni alto sedici piedi dei sutra Agama e i vari Budda provvisori dei sutra Corretti ed equi, della Saggezza, della Luce dorata, di Amida e di Mahavairochana, non sono che riflessi del Budda del capitolo “Durata della vita”. Sono come fugaci immagini della luna nel cielo riflesse nell’acqua contenuta in recipienti di varia grandezza. I sapienti e gli studiosi delle varie scuole sono confusi anzitutto sulla [natura dei Budda della] propria scuola, ma soprattutto ignorano [il Budda] del capitolo “Durata della vita” del Sutra del Loto. Così scambiano la luna riflessa nell’acqua per la vera luna che brilla nel cielo e alcuni entrano nell’acqua per cercare di afferrarla con le mani, mentre altri cercano di prenderla al laccio con una fune. Come dice il Gran Maestro T’ien-t’ai: «Non sanno niente della luna nel cielo, guardano solo la luna nello stagno»8. Vuol dire che coloro che sono attaccati agli insegnamenti precedenti e all’insegnamento transitorio del Sutra del Loto non si accorgono della luna che splende nel cielo, ma vedono solo il suo riflesso nello stagno.

Nel Grande canone delle regole monastiche si racconta delle cinquecento scimmie che scesero dalla montagna e, vedendo la luna riflessa sull’acqua, cercarono di afferrarla. Ma, poiché era solo un riflesso, non vi riuscirono, caddero nell’acqua e annegarono. In questo scritto le scimmie sono paragonate a Devadatta e al gruppo dei sei monaci9.

Se non fosse per la presenza del capitolo “Durata della vita” fra tutti gli insegnamenti di Shakyamuni, questi sarebbero come un cielo senza sole e senza luna, come un regno senza re, come montagne e mari senza tesori, come una persona senza anima. Cioè, se non fosse per il capitolo “Durata della vita”, tutti i sutra sarebbero senza significato. L’erba senza radici non vive a lungo, il fiume senza sorgente non scorre lontano, un bambino senza genitori è guardato con disprezzo. Nam-myoho-renge-kyo, il cuore del capitolo “Durata della vita”, è la madre di tutti i Budda delle dieci direzioni e delle tre esistenze.

Con profondo rispetto,

Nichiren

Il diciassettesimo giorno del quarto mese

Cenni Storici

Di questa lettera non vengono indicati né il destinatario, né la data. I contenuti sono abbastanza simili a quelli esposti dal Daishonin nel suo trattato L’apertura degli occhi, riguardo all’importanza del capitolo “Durata della vita”. Per questo motivo, anche se la data di stesura comunemente accettata è l’ottavo anno di Bun’ei (1271), alcuni ritengono che sia stata ultimata dopo la stesura del trattato nel 1272.

Questo scritto chiarisce le importanti differenze tra gli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto, gli insegnamenti transitorio e originale del Sutra del Loto, e l’insegnamento originale rivelato da Nichiren Daishonin, vale a dire Nam-myoho-renge-kyo, implicito nella profondità del capitolo “Durata della vita”.

Innanzitutto i sutra precedenti al Sutra del Loto discriminavano certe categorie di persone in base alla loro presunta incapacità di conseguire la Buddità. Quanto all’insegnamento transitorio, esso rivela che la natura di Budda è presente allo stesso modo in ogni persona, ma non spiega che Shakyamuni ottenne l’illuminazione originale in un passato lontano innumerevoli kalpa. Per le persone comuni, conseguire la Buddità restava quindi un sogno remoto.

Ma nel capitolo “Durata della vita” dell’insegnamento essenziale del Sutra del Loto, Shakyamuni dichiara: «Invece, uomini devoti, sono trascorsi innumerevoli, infinite centinaia di migliaia di miriadi di milioni di nayuta di kalpa da quando ho realmente conseguito la Buddità». Dunque non è vero che Shakyamuni sia diventato un Budda nell’attuale esistenza come risultato di molti kalpa di pratiche ascetiche, perché lo è sempre stato.

Inoltre, nessun maestro buddista aveva mai rivelato quale fosse l’insegnamento, o la Legge, che Shakyamuni aveva compreso col cuore e messo in pratica quando ottenne l’illuminazione originale. Solo Nichiren Daishonin ha rivelato la Legge, Nam-myoho-renge-kyo, che permette a chiunque, in ogni epoca o luogo, di conseguire la Buddità.


Note
1. Il Sutra del Loto, cap. 16, pp. 311-312.
2. Annotazioni su “Il significato profondo del Sutra del Loto”.
3. Principio esposto nell’insegnamento transitorio del Sutra del Loto: il “provvisorio” qui si riferisce a tutti i sutra esposti nei primi quarantadue anni di predicazione da parte di Shakyamuni e il “vero” al Sutra del Loto.
4. Su “Significato profondo”.
5. Il Sutra del Loto, cap. 16, p. 312.
6. Ibidem, cap. 2, p. 87.
7. Qui “causa” o stadio della pratica corrisponde ai nove mondi dell’illusione, nei quali la natura di Budda è ancora allo stato latente o potenziale, mentre per “effetto” s’intende il decimo mondo, la Buddità. Rivelando che il Budda conserva tutti i nove mondi anche dopo aver ottenuto l’illuminazione, il capitolo “Durata della vita” dimostra che le cause (i nove mondi) e l’effetto (la Buddità) esistono simultaneamente, convalidando il principio del mutuo possesso dei Dieci mondi.
8. Il significato profondo del Sutra del Loto.
9. Gruppo dei sei monaci: monaci che vissero durante la vita del Budda e che, con la loro cattiva condotta, avrebbero reso necessaria la formulazione dei precetti. Sono Nanda, Upananda, Kalodayin, Chanda, Ashvaka e Punarvasu.