Nel primo anno dell’era Shoka (1257), con il segno ciclico hinoto-mi, il ventitreesimo giorno dell’ottavo mese, fra l’ora del cane e l’ora del cinghiale (circa alle ventuno), si registrò un terremoto di intensità senza precedenti. Nel secondo anno della stessa era, segno ciclico tsuchinoe-uma, il primo giorno dell’ottavo mese, si sollevò un grande vento. Il terzo anno, segno ciclico tsuchinoto-hitsuji, si verificò una grave carestia. Durante il primo anno dell’era Shogen (1259), segno ciclico tsuchinoto-hitsuji, le epidemie divamparono incessantemente e, per tutte e quattro le stagioni del secondo anno, segno ciclico kanoe-saru, seguitarono a infierire senza placarsi, causando la morte di più di metà della popolazione. Il sovrano allarmato si rivolse allora alle scritture buddiste e non buddiste e diede ordine di pregare per porre rimedio a questa situazione. Ma non si ottenne il benché minimo risultato; al contrario, carestia ed epidemie continuavano a imperversare più ferocemente che mai.
Io, Nichiren, osservando questa situazione, decisi di consultare la grande raccolta delle scritture buddiste e scoprii in esse la ragione e la prova documentaria del perché queste preghiere non avessero effetto e, anzi, non facessero che accrescere il male. A quel punto non potei esimermi dall’esporre le conclusioni a cui ero giunto in un’opera che intitolai Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese. Nel primo anno dell’era Bunno (1260), segno ciclico kanoe-saru, il sedicesimo giorno del settimo mese, nell’ora del drago (dalle sette alle nove) l’affidai al prete laico Yadoya1 affinché la facesse pervenire a Sua signoria, il prete laico del Saimyo-ji, ora deceduto. Feci tutto questo unicamente per poter ripagare il debito di gratitudine verso la mia terra natale.
Ecco l’intento di questa opera di invito alla riflessione. Sotto il regno dell’imperatore Kimmei, il trentesimo dei cento sovrani umani che seguirono ai sette regni delle divinità celesti e ai cinque regni delle divinità terrestri, il Buddismo giunse per la prima volta in Giappone, dal regno di Paekche. Da quell’epoca fino al regno dell’imperatore Kammu, il cinquantesimo sovrano umano, un periodo di circa duecentosessant’anni, furono introdotte tutte le varie scritture buddiste e le sei scuole del Buddismo tranne la scuola T’ien-t’ai e quella della Vera parola.
Durante il regno dell’imperatore Kammu, viveva un giovane prete chiamato Saicho, discepolo dell’Amministratore del clero Gyohyo del tempio Yamashina (che in seguito fu chiamato Gran Maestro Dengyo). Egli studiò approfonditamente le sei scuole che per prime erano comparse in Giappone e anche la scuola Zen, ma nessuna di queste sembrava soddisfarlo. In precedenza, durante il regno dell’imperatore Shomu, era giunto in Giappone il Reverendo Chien-chen [Ganjin], recando con sé i commentari di T’ien-t’ai. Più di quarant’anni dopo Saicho fu la prima persona che li esaminò attentamente e comprese il profondo significato del Buddismo.
Nel quarto anno dell’era Enryaku (785), Saicho eresse un tempio sul monte Hiei, al fine di garantire il mantenimento della pace in cielo e in terra. L’imperatore Kammu rese onore al nuovo tempio e lo considerò un luogo di culto dove offrire preghiere alla stella guardiana del sovrano. Abbandonò completamente gli insegnamenti delle sei scuole per abbracciare le perfette dottrine della scuola Tendai.
Nel tredicesimo anno dell’epoca di Enryaku, l’imperatore trasferì la capitale da Nagaoka alla città di Heian2. Nel ventunesimo anno della stessa era, il diciannovesimo giorno del primo mese, l’imperatore convocò al tempio Takao quattordici esponenti delle sei scuole dei sette grandi templi di Nara, compresi i preti Gonzo e Choyo, per affrontare Saicho in un pubblico dibattito. Davanti a Saicho questi illustri maestri delle sei scuole non ressero nemmeno al primo scambio di opinioni e la loro bocca si serrò [incapace di parlare] al pari del loro naso. I cinque insegnamenti della scuola della Ghirlanda di fiori, i tre periodi della scuola delle Caratteristiche dei dharma, i due depositi e i tre periodi propugnati dalla scuola dei Tre trattati3, tutte queste dottrine furono demolite da Saicho. Egli non solo le refutò, ma provò anche che i loro sostenitori erano tutti colpevoli di aver offeso l’insegnamento corretto. Il ventinovesimo giorno dello stesso mese l’imperatore emanò un editto nel quale biasimava severamente i quattordici monaci e questi a loro volta scrissero una lettera all’imperatore scusandosi per la loro condotta.
Da quel momento in poi anche i successivi sovrani prestarono fedeltà al Monte Hiei, nei cui confronti avevano un rispetto ancor più grande di quello che un figlio devoto ha verso il proprio padre e la propria madre e un timore reverenziale maggiore di quello che la gente comune ha per il suo sovrano. A volte emanavano editti a favore del Monte Hiei, altre volte erano costretti ad approvarne le ingiuste pretese. Per esempio, l’imperatore Seiwa4 riuscì a salire al trono grazie alle potenti preghiere del Reverendo Eryo del Monte Hiei. Il nonno materno dell’imperatore, il ministro della destra Kujo, dichiarò per iscritto la sua fedeltà al Monte Hiei. Il generale della destra Minamoto no Yoritomo [fondatore dello shogunato di Kamakura], come si ricorderà, era un discendente dell’imperatore Seiwa eppure ora le autorità governative di Kamakura, al di là del fatto che la loro amministrazione sia più o meno corretta, ignorano il Monte Hiei e gli si oppongono. Non temono per questo la punizione del cielo?
In seguito, all’epoca dell’ex imperatore Gotoba, durante l’era Kennin (1201-1204), apparvero due uomini arroganti, Honen e Dainichi, i cui corpi erano posseduti dai demoni, che viaggiarono in tutto il paese ingannando la gente sia di bassa che di alta condizione sociale fino a che ogni persona diventò un credente Nembutsu oppure aderì alla scuola Zen. Coloro che ancora rendevano onore al Monte Hiei erano diminuiti sorprendentemente e avevano perso convinzione. Dappertutto gli studiosi con una profonda conoscenza del Sutra del Loto e degli insegnamenti della Vera parola finirono per essere ignorati e rifiutati.
Perciò la Dea del Sole, il Grande Bodhisattva Hachiman, gli dèi dei sette santuari del Sanno5 che custodiscono e proteggono il Monte Hiei, e anche le altre divinità benevolenti che vigilano sulle varie parti del paese, non poterono più gustare il sapore della Legge. Il loro potere e il loro splendore svanirono e infine abbandonarono il paese. Approfittando di ciò, i demoni malvagi invasero il paese portando calamità e disastri. Come già avevo annunciato nella mia opera di invito alla riflessione, questi presagi significavano che il nostro paese alla fine sarebbe stato distrutto da un paese straniero.
Inoltre, nel primo anno dell’era Bun’ei (1264), segno ciclico kinoe-ne, il quinto giorno del settimo mese, apparve a est una cometa e la sua luce illuminò tutto il Giappone. Un segno così funesto non si era mai visto sin dagli inizi della storia. Nessuna autorità in materia di scritture buddiste o non buddiste riuscì a capire cosa avesse potuto produrre tale infausto presagio. Tutto ciò mi causava una sempre maggiore sofferenza e angoscia. Ora, nove anni dopo aver presentato la mia opera di invito alla riflessione [al prete laico del Saimyo-ji], nel primo mese intercalare di quest’anno è giunta la lettera ufficiale dal grande paese dei mongoli. Questi eventi si accordano con le mie predizioni esattamente come le due metà di un tagliando6.
Il Budda lasciò questa profezia: «Più di cento anni dopo la mia morte apparirà un sovrano, il grande re Ashoka, che diffonderà in lungo e in largo le mie reliquie»7. Durante il regno del re Chao, quarto sovrano della dinastia Chou, il Grande Storico Su Yu fece questa predizione: «[Un santo è nato nella regione occidentale]. Fra mille anni le parole di questo santo verranno diffuse in tutto il paese»8. Il principe Shotoku così predisse: «Dopo la mia morte, quando saranno trascorsi duecento anni e più, verrà fondata la città di Heian nella provincia di Yamashiro»9. E anche il Gran Maestro T’ien-t’ai affermò: «Duecento anni e più dopo la mia morte rinascerò in un paese orientale e diffonderò il mio insegnamento corretto»10. Tutte queste predizioni si realizzarono perfettamente.
Io, Nichiren, osservando il grande terremoto dell’era Shoka, il grande vento e la carestia avvenuti nella stessa epoca e il dilagare di violente epidemie che scoppiarono nel primo anno dell’era Shogen, feci questa profezia: «Questi segni stanno a significare che il nostro paese sarà annientato da un paese straniero». Sembra che io mi compiaccia di aver formulato una simile predizione, ma non è così, poiché se il nostro paese venisse distrutto, questo significherebbe sicuramente anche la distruzione degli insegnamenti buddisti.
Gli eminenti preti buddisti della nostra epoca sembrano d’accordo con coloro che offendono la Legge, ma in realtà non sono in grado di capire neppure il vero significato degli insegnamenti della propria scuola. Se dovessero ricevere un editto imperiale oppure l’ordine dalle autorità governative di pregare per contrastare questi mali, sicuramente non farebbero che aumentare ancor di più la collera dei Budda e delle divinità e il nostro paese non potrebbe evitare di andare incontro alla rovina.
Io, Nichiren, saprei cosa fare per porre rimedio a questa situazione. Oltre al santo del Monte Hiei11, sono l’unico in tutto il Giappone a saperlo. Come non esistono due soli e due lune, così non si trovano due santi l’uno accanto all’altro. Se le mie parole sono false, possa io essere punito dalle dieci fanciulle demoni che proteggono il Sutra del Loto che io abbraccio. Dico tutto questo unicamente per il bene del paese, della Legge e di tutte le persone, non per mio vantaggio. Comunque verrò a trovarti di persona, perciò ti sto informando di tutto questo. Se non seguirai il mio consiglio, sicuramente te ne pentirai in seguito.
Con profondo rispetto,
Nichiren
Il quinto giorno del quarto mesedel quinto anno dell’era Bun’ei (1268), segno ciclico tsuchinoe-tatsu
Al Reverendo Hokan